13.

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Mi risveglio nel letto, ancora nuda sotto le bianche coperte, che ora sono macchiate di ciò che più mi vergognavo. Il letto accanto a me è vuoto, e Leonard non è in vista. Le coperte sembrano fredde e umide, e ogni parte del mio corpo sembra aver assorbito il dolore e l'umiliazione della notte.

Mi alzo con cautela, sentendo i miei muscoli indolenziti. Guardo intorno alla stanza, cercando un senso di normalità in mezzo al caos emotivo. Trovo una maglia bianca, visibilmente troppo grande per me, sparsa su una sedia vicino al guardaroba. La indosso, e la stoffa morbida e largamente sformata mi dà un senso di parziale protezione.

Esco dalla stanza e percorro il corridoio, il pavimento freddo sotto i piedi. La casa è silenziosa, come se stesse respirando un profondo sospiro di calma dopo la tempesta della notte. Scendo le scale e arrivo in cucina. Non c'è nessuno, e la luce del mattino filtra attraverso le grandi finestre, gettando una luce dura e implacabile su tutto.

Mi avvicino alla finestra e osservo il giardino curato, con i suoi cespugli ben potati e il prato impeccabile. Nonostante la bellezza del paesaggio, non riesco a distogliere la mente dai pensieri angoscianti che mi assillano. Leonard, con il suo sguardo autoritario e il tono dominante, è un'ombra costante nella mia mente.

Scendo in cucina, sperando di trovare un po' di normalità. Trovo un vassoio con un cornetto al pistacchio, il mio preferito, e mi sento un po' sorpresa. "Tuo padre mi ha detto che è il tuo preferito," dice Leonard, apparendo improvvisamente.

Mi volto di scatto, irritata dalla sua apparizione inaspettata. "Non puoi spuntare dal nulla e fare come se niente fosse!" esclamo, la mia voce carica di frustrazione.

"Ero seduto in sala da pranzo," risponde, cercando di sembrare tranquillo e giustificabile.

Mi siedo su uno sgabello dietro l'isola della cucina e inizio a mangiare il cornetto, cercando di sembrare indifferente nonostante la mia mente sia in tumulto. "Perché indossi la mia maglia?" chiede Leonard, notando finalmente l'abbigliamento che ho scelto.

"Non potevo certo scendere nuda," rispondo, cercando di mantenere un tono distaccato mentre continuo a mangiare.

"Non mi sarebbe dispiaciuto," sorride malizioso.

"Sei disgustoso. Non pensi ad altro che al sesso o a mettermi incinta prima che trovi lavoro?" ribatto, infastidita dalla sua attitudine.

"Entrambe le cose," risponde candidamente, passandomi una tazza di caffè.

"Non vuoi che io lavori? Non desideri che io abbia un minimo di indipendenza economica?" chiedo, cercando di comprendere le sue motivazioni. "Perché tutte queste domande a quest'ora?"

"Rispondimi," insisto, anche se dubito che la mia insistenza possa cambiare qualcosa.

"Voglio solo avere un figlio," dice Leonard. "Non devi pensare che sia tutto contro di te. Non dirò che ti amo, perché non è quello che provo. Ma voglio provare, voglio provare ad amarti. Farai lo stesso?"

Mi congelo a quelle parole. "Io... io non lo so," balbetto, lacerata dalla confusione e dal rancore. Non voglio, non posso, accettare questo destino imposto. L'idea di provare ad amare qualcuno che non ho scelto, che mi ha sottratto la libertà, mi sembra insopportabile. "Mi hanno imposto di sposarti e adesso devo convivere con te, fare una vita che non ho scelto. Come posso solo pensare di provare qualcosa per te? Non ti odio solo perché è stato deciso per me, ma anche perché mi hai costretto a vivere questa vita che non volevo."

Leonard sembra per un attimo riflettere su ciò che dico, ma poi si avvicina a me, con uno sguardo che mescola determinazione e rassegnazione. "Ti chiedo solo di darmi una possibilità. Di provarci almeno. Io ci proverò, anche se non sarà facile. Ti prego, non chiuderti completamente."

"Ho invitato degli amici a cena stasera," dice Leonard, cambiando argomento. "C'è la partita, e credo che vi godrete pizza e birra davanti alla TV."

"E io dove sarò? Chiusa in camera come un prigioniera?" chiedo con tono sarcastico. "Posso uscire?"

"Torna a mezzanotte," risponde Leonard, sbuffando. "E, per favore, evita di andare in locali notturni. Se scopro che hai trascorso tempo in qualche club...".

"E cosa pensi di fare se lo scoprissi?" lo interrompo, alzando lo sguardo verso di lui. "Non andare," mi ripete con fermezza.

"Sì, lo so. Ho solo bisogno di respirare," rispondo, cercando di mantenere la calma. "Non sbuffare," aggiunge lui, un po' irritato.

"Non stavo sbuffando, stavo solo respirando profondamente."

"Molto profondamente," ribatte Leonard con un tono di sarcasmo.

"Sei davvero irritante," dico, esprimendo la mia frustrazione.

"E tu sei esasperante," dice Leonard, avvicinandosi e stringendomi da dietro. "Esci e divertiti, ma non muovere quel bellissimo culo su un altro cazzo che non sia il mio," aggiunge, tenendomi stretta con un tono possessivo.

"Va bene," rispondo con un sospiro, cercando di liberarmi dal suo abbraccio. "Non posso nemmeno avere un po' di libertà senza che tu faccia una scena."

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora