Le settimane successive furono un susseguirsi di consigli e riunioni, tutti dominati dalla presenza imponente di Leonard e dei suoi consiglieri. Ogni volta che provavo a intervenire, sentivo il peso del loro disprezzo e della loro indifferenza. Nonostante fossi stata incoronata regina, la mia parola sembrava valere meno di zero.
Seduta al lungo tavolo di legno scuro nella sala del consiglio, ascoltavo Leonard e i consiglieri discutere animatamente delle prossime riforme economiche. Era un tema che mi stava particolarmente a cuore, dato che riguardava le fasce più povere della popolazione, persone con cui avevo condiviso momenti di vita, che conoscevo da vicino.
"Abbiamo analizzato le cifre," disse il ministro delle finanze, sporgendosi in avanti. "La nuova tassa colpirà direttamente i contadini e gli artigiani. È una misura necessaria per mantenere l'equilibrio del bilancio."
I miei occhi si spalancarono, e prima ancora di poter riflettere, intervenni. "Questo è inaccettabile! La popolazione più povera non può permettersi ulteriori tasse. Stiamo parlando di persone che già faticano a sopravvivere."
Un silenzio imbarazzato calò nella stanza. Tutti gli sguardi erano puntati su di me, ma nessuno mi rispondeva. Leonard, seduto a capotavola, mi lanciò solo un'occhiata fugace prima di ignorarmi del tutto e tornare a guardare i suoi consiglieri.
Il ministro delle finanze continuò come se io non avessi detto nulla. "Le proposte verranno applicate entro la prossima stagione, in tempo per la raccolta. Inoltre, la manovra prevede un aumento delle imposte sulle piccole proprietà agricole..."
Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene. "Non potete semplicemente ignorare ciò che ho detto!" insistetti, la mia voce più forte di quanto volessi. "Queste decisioni colpiranno le persone più vulnerabili. Dobbiamo trovare una soluzione diversa!"
Uno dei consiglieri più anziani, un uomo dal viso segnato e i capelli grigi, sbuffò leggermente, come se le mie parole fossero una semplice seccatura. "Sua Maestà, con tutto il rispetto, queste sono questioni delicate che richiedono una certa conoscenza degli affari economici e politici. Forse sarebbe meglio che si occupasse di questioni più... adeguate."
Quelle parole mi ferirono profondamente. Mi sentii come una bambina rimproverata per aver osato parlare in mezzo agli adulti. Mi guardai intorno, cercando sostegno, sperando che Leonard intervenisse in mio favore.
Ma lui non lo fece. Rimase seduto, con una mano appoggiata sul mento, ascoltando il ministro senza dare segno di preoccuparsi delle mie parole. Alla fine, fu lui a parlare, ignorandomi completamente. "Procediamo come stabilito. Le misure devono essere approvate senza ulteriori ritardi."
Mi sentii crollare dentro. "Leonard..." sussurrai, sperando in un cenno, una parola. Ma niente. Mi resi conto che non mi avrebbe mai difeso, non in quella sala, non contro quei consiglieri che consideravano il mio parere irrilevante.
Con le lacrime che mi bruciavano gli occhi, rimasi in silenzio per il resto della riunione, costretta ad ascoltare decisioni che sapevo avrebbero danneggiato il popolo. Persone che conoscevo, famiglie con cui avevo condiviso momenti felici, sarebbero state gravemente colpite da quelle scelte.
Quando la riunione finì, mi alzai lentamente, le mani che tremavano per la rabbia repressa. Leonard, come se nulla fosse, si avvicinò a me. "Elena, non è questo il tuo posto. Lascia che io gestisca le questioni di governo."
"Non posso stare qui e guardare mentre distruggi tutto ciò che dovrebbe essere giusto," dissi, la voce rotta dall'emozione. "Non posso ignorare chi soffrirà per le tue decisioni."
Leonard sospirò, visibilmente esasperato. "Tu non capisci. Il regno non può funzionare come un'opera di carità. Ci sono priorità che tu, nella tua condizione, non riesci a vedere."
"Tu invece cosa vedi? Il potere e basta? Sei diventato cieco, Leonard. Non ascolti nessuno, nemmeno me."
"Questo è il mio compito, Elena," replicò secco. "Non il tuo. La tua priorità ora è portare avanti la gravidanza e prepararti per essere la madre di nostra figlia. Il resto lascialo a me."
Quelle parole furono un colpo al cuore. Mi resi conto, ancora una volta, di quanto fossi sola in quella battaglia. Non solo nel consiglio, ma anche nel mio matrimonio.
Senza dire altro, mi voltai e lasciai la sala. Mi ritirai nel silenzio della biblioteca del palazzo. Era uno dei pochi luoghi in cui mi sentivo ancora me stessa, lontana dal peso della corona e dalla presenza ingombrante di Leonard. Il silenzio delle alte pareti di marmo, i grandi scaffali di legno che custodivano antichi volumi e manoscritti, mi offrivano un rifugio sicuro.
Mi sedetti su una poltrona di velluto accanto a una delle grandi finestre che si affacciavano sui giardini reali. La luce del pomeriggio filtrava dalle tende di seta, proiettando ombre morbide sulle pagine del libro che avevo appena preso dallo scaffale. Era un vecchio testo che narrava i miti e le leggende della nostra terra, racconti antichi che avevano plasmato la cultura e l'identità del nostro popolo.
Scorrendo le pagine ingiallite, mi soffermai su una storia in particolare. Era la leggenda di una regina guerriera, una sovrana che, secoli prima, aveva difeso il suo popolo con astuzia e coraggio in un'epoca in cui le donne non erano ammesse alle arti della guerra o della politica. Si chiamava Regina Nerina, e il suo nome era diventato sinonimo di resistenza e forza.
"Quando i nemici circondarono il regno," lessi a bassa voce, "Nerina prese in mano la spada del re defunto e guidò il suo esercito in battaglia. Nessuno credeva che una donna potesse condurre una guerra, ma il suo spirito era indomito e la sua volontà inarrestabile. Con astuzia, sconfisse i nemici e riportò la pace nel regno, governando con saggezza e giustizia per il resto della sua vita."
Mi immersi completamente in quella lettura, come se la figura di Nerina potesse darmi la forza di affrontare il mio presente. Era una storia che conoscevo bene, ma rileggerla in quel momento mi fece riflettere profondamente su me stessa e sul ruolo che mi era stato assegnato. Ero davvero così impotente come mi sentivo? Ero davvero destinata a restare in silenzio, schiacciata dal volere di un marito che sembrava non rispettare il mio pensiero?
Chiusi il libro, le mani tremanti per l'emozione e l'agitazione. Quel racconto, così lontano eppure così vicino, risuonava in me come un richiamo. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra, guardando oltre i giardini verso l'orizzonte, dove il sole stava iniziando a tramontare. La mia terra aveva avuto una regina forte, una che aveva sfidato le convenzioni e protetto il suo popolo. Forse era tempo che io trovassi dentro di me la stessa determinazione.
Non avrei permesso che la mia voce fosse spenta. Se Leonard e i consiglieri credevano di potermi tenere al margine, si sarebbero sbagliati. "Tu non sei debole," sussurrai a me stessa. "Tu sei una regina. E questo è il tuo regno."
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Smith's: The Marriage
ChickLitCon la fine di una guerra, il mondo era tornato ad avere imperatori, re e titoli nobiliari; ma non tutti i nobili era ricchi...la famiglia Bianchi, per sopperire il limitato denaro, fanno si che la loro unica figlia sposi Leonard Smith, un giovane a...