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Mi recai nei giardini dove Isabella e Cristian giocavano, ignari della tempesta emotiva che si agitava dentro di me. Mi inginocchiai accanto a loro, prendendo Isabella tra le braccia e stringendola forte. "Mamma deve partire per un po'," le sussurrai, cercando di non far tremare la voce. "Devo andare a trovare la nonna. Ma tornerò presto, te lo prometto."

Isabella mi guardò con quegli occhi innocenti, senza capire del tutto, ma annuì. "Nonna Aurora sta male?" chiese con un filo di voce. Annuii, trattenendo le lacrime. "Sì, amore. Sta molto male, e io devo stare con lei." Le accarezzai i capelli, poi rivolsi lo sguardo a Cristian, che mi osservava con curiosità e un po' di confusione. Gli sorrisi, dandogli una leggera carezza sulla guancia. "Promettete di comportarvi bene con papà mentre sono via, ok?"

Isabella fece un piccolo cenno con la testa, e Cristian sorrise, non del tutto consapevole della gravità del momento. Li baciai entrambi sulla fronte, cercando di imprimere nella mente quel momento, poi mi alzai, facendo cenno alla mia dama di corte, Teresa, di prepararsi.

La carrozza era già pronta all'ingresso del palazzo, circondata da una piccola scorta di soldati armati, che ci avrebbero protetto lungo il viaggio verso la Danimarca. Teresa mi seguiva, silenziosa ma attenta, pronta a restare al mio fianco come sempre. Mi voltai un'ultima volta verso i bambini, che ora si erano allontanati di qualche passo per continuare a giocare, e mi sentii stringere il cuore. Ma non c'era altro da fare: dovevo andare. Salita in carrozza, tirai un profondo respiro, mentre la porta si chiudeva dietro di me. Teresa si sedette di fronte a me, gli occhi pieni di preoccupazione, ma senza dire una parola. Sentii i cavalli muoversi e la carrozza cominciare a scuotersi mentre lasciavamo il palazzo.

Mentre ci allontanavamo da Roma, i pensieri correvano al mio passato, a tutti i momenti trascorsi con nonna Aurora, alle sue storie, ai suoi insegnamenti. Il viaggio sarebbe stato lungo, ma il mio cuore era già in Danimarca, accanto a lei.

Il viaggio verso la Danimarca fu lungo e faticoso. Le strade che attraversavano il cuore dell'Europa sembravano infinite, con i paesaggi che si susseguivano senza sosta: colline, foreste, fiumi che scorrevano tranquilli, ignari delle preoccupazioni che portavo dentro di me. Era strano pensare che non ero stata in Danimarca se non poche volte da bambina, e l'ultima volta era stato per i funerali di nonno Cris. Il ricordo di quel giorno era ancora vivo nella mia memoria: il freddo tagliente, l'odore del mare che si mescolava al profumo dei fiori lasciati in omaggio alla sua tomba, e il dolore muto che avevo visto negli occhi di nonna Aurora.

Mentre la carrozza avanzava, i miei pensieri vagavano tra passato e presente. Ricordavo le visite da bambina, quando la corte danese mi sembrava così lontana e strana rispetto all'Italia. Il castello di Copenaghen era maestoso, ma freddo e distante, con i suoi corridoi lunghi e le sale silenziose. Nonostante tutto, avevo sempre sentito un legame speciale con quel posto, grazie all'amore che univa mia nonna e mio nonno. "Come ti senti, maestà?" chiese Teresa, spezzando il silenzio che ci avvolgeva. I suoi occhi mi guardavano con apprensione, ma anche con una gentilezza che apprezzavo.

"Sono preoccupata," risposi onestamente. "Non so cosa troverò quando arriverò. Nonna Aurora è stata sempre così forte, è difficile immaginarla debole e malata."

Teresa annuì, senza insistere. Sapeva quanto mi stesse pesando questo viaggio, e rispettava il mio bisogno di silenzio. Le giornate si susseguirono, e il paesaggio intorno a noi cambiava lentamente, diventando sempre più freddo e grigio man mano che ci avvicinavamo al nord. Mi ritrovai a guardare fuori dalla finestra della carrozza, osservando le nuvole basse che sembravano incombere sul nostro cammino, e mi sentii in qualche modo scollegata dalla realtà. Era come se fossi sospesa tra due mondi: quello della mia famiglia, del mio regno in Italia, e quello del passato, che ora mi richiamava a gran voce in Danimarca.

Quando finalmente vedemmo le prime luci di Copenaghen in lontananza, il mio cuore iniziò a battere più forte. Non ero pronta per quello che mi aspettava, ma non avevo altra scelta. Arrivammo al castello sotto un cielo plumbeo. Le torri si stagliavano contro il grigio del cielo, imponenti e severe, come a ricordarmi il peso della storia e delle responsabilità che mi portavo dietro. Mentre la carrozza rallentava e infine si fermava, mi preparai mentalmente ad affrontare ciò che mi aspettava all'interno di quelle mura.

Quando la porta si aprì e scesi, fui accolta da una delegazione di servitori e ufficiali della corte. Mi inchinai leggermente, cercando di mantenere la calma, ma i miei occhi si posarono subito sull'ingresso del castello. Era tempo di rivedere mia nonna, forse per l'ultima volta.

L'aria fredda di Copenaghen mi colpì appena scesi dalla carrozza, facendomi stringere il mantello attorno alle spalle. Il cortile del castello era silenzioso, quasi solenne. I servitori ci accolsero con inchini rispettosi, ma non vi era traccia del calore che ricordavo dalle mie visite infantili. Sentivo il peso della gravità della situazione. Teresa mi seguiva a qualche passo di distanza, silenziosa come sempre, ma pronta a intervenire se necessario.

Un ufficiale anziano si fece avanti. "Sua Maestà vi sta aspettando nelle sue stanze private, Altezza. La sua salute è... delicata."

Annuii senza parlare, sentendo il cuore pesante nel petto. Con un cenno, indicai a Teresa di rimanere indietro. Questo era un momento che dovevo affrontare da sola.

Mentre percorrevo i lunghi corridoi del castello, i miei passi risuonavano sulle pietre fredde del pavimento. Ogni cosa mi sembrava più grande, più imponente, come se il tempo avesse ingigantito la maestosità di quel luogo. I ricordi d'infanzia riaffioravano, ma erano offuscati dalla preoccupazione che ora mi assaliva. Pensai a nonno Cris, a come tutto sembrasse più luminoso quando lui era ancora in vita. La sua assenza era palpabile ovunque.

Finalmente raggiunsi le stanze della regina. Un servitore mi aprì la porta, e un senso di urgenza mi travolse non appena entrai. L'aria all'interno era pesante, intrisa del profumo di fiori appassiti e medicinali. E lì, nel grande letto a baldacchino, vidi nonna Aurora.

Era magra, pallida, quasi fragile, ma i suoi occhi si aprirono immediatamente quando mi vide. Nonostante la malattia, brillavano ancora di quella forza che conoscevo così bene. Mi avvicinai lentamente, temendo quasi di romperla se mi fossi mossa troppo velocemente. "Elena," sussurrò, la sua voce debole ma ferma. "Sei arrivata."

Annuii, trattenendo a fatica le lacrime. "Nonna, sono qui. Mi dispiace non essere venuta prima."

Lei scosse leggermente la testa. "Non dire sciocchezze. Sapevo che saresti venuta quando era il momento giusto. Sei sempre stata così... forte."

Mi sedetti accanto a lei, prendendole la mano. "Come stai? Cosa dicono i medici?"

Aurora chiuse gli occhi per un momento, poi sospirò. "Dicono quello che devono dire, ma io sento che il mio tempo si sta esaurendo, Elena."

Quelle parole mi colpirono come un colpo al petto. "Non dire così," dissi, la mia voce incrinata. "Sei sempre stata così forte. Supererai anche questo."

Lei sorrise, un sorriso triste, come se sapesse qualcosa che io non potevo ancora comprendere. "Ho vissuto molte vite, mia cara. Ho amato, ho combattuto, e ho governato. Ma ora è il tuo turno. Sei pronta?"

Esitai. "Non sono sicura. Non so se sarò mai pronta, nonna."

Lei strinse la mia mano con sorprendente forza. "Tu lo sarai. Hai già dentro di te tutto ciò di cui hai bisogno. La tua famiglia, il tuo regno... e gli dei ti guardano. Non temere il destino, Elena," continuò Aurora, il suo sguardo intenso. "Loro ti hanno scelta. Non sei sola."

Mi chinai per baciarle la fronte, il cuore pesante. "Nonna, non posso immaginare questo mondo senza di te."

Lei sorrise di nuovo, ma questa volta il suo sorriso era sereno. "Io sarò sempre con te, Elena. Sempre."

Rimasi accanto a lei fino a quando il sole cominciò a calare, con il silenzio della notte che avvolgeva il castello. Fuori, la neve cominciava a cadere leggera, coprendo il mondo con il suo manto bianco, come un simbolo di pace che si avvicinava.

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora