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Arrivati al Palazzo della Casa Bianca, l'atmosfera è familiare e immutata. Le stanze ornate, i quadri che adornano le pareti e il personale che ci accoglie sono tutti come li ricordavo.  "Benvenuti," dice l'Imperatore con un sorriso cordiale. "Il viaggio è stato di vostro gradimento?"

"Piacevole, considerando che era una crociera borghese," risponde la nonna con un accenno di sarcasmo, mentre si sistema il vestito elegante. "Gli sposi avranno due camere separate per tradizione," continua l'Imperatore, poi si rivolge a Jay ed Emily. "Immagino che voi siate i testimoni della sposa."

"Esatto," confermo, annuendo. "Avranno i loro alloggi vicino alla sposa. Aurora, preferisci la suite della regina di Danimarca o vuoi sistemarti nella tua villa?"

"Starò vicina a mia nipote fino all'altare, Frederik," dice la nonna con decisione. "Perfetto. Elena, sentiti come a casa tua," mi dice l'Imperatore con un sorriso caloroso. "Vi ringrazio," rispondo, tentando di sorridere nonostante l'ansia crescente.

I miei genitori arrivano per la cena, accompagnati dai genitori di Leonard e due dei suoi amici, tra cui Marcus, che mi osserva con uno sguardo penetrante. La sala da pranzo è sontuosa, adornata con tiare e corone per i nobili e gioielli preziosi per i familiari di Leonard. Durante la cena, l'Imperatore si rivolge a me con un sorriso gentile. "Elena, spero che tutto sia di tuo gradimento."

"Sono sicura che sarà tutto perfetto," rispondo con il miglior sorriso che riesco a mettere.

"Frederik, ricordi il colore del suo diciottesimo?" chiede mia nonna, interrompendo il fluire tranquillo della conversazione.  "Certamente, era rosa," risponde l'Imperatore, visibilmente divertito.

"Ebbene, vedi qualcosa di rosa nell'organizzazione del matrimonio di Elena?" domanda la nonna, con un tono che sfida la formalità. "Ma il colore del matrimonio è il bianco, simbolo della purezza e della castità," risponde l'Imperatore, con un'aria di leggero stupore. "Se parliamo di simbologia, avrei optato per il rosso... il colore dell'amore," ribatte la nonna. "Mamma," la richiama mia madre, visibilmente imbarazzata.

"Vedo che a te non interessa se tua figlia sia felice o meno," continua la nonna, alzando la voce. "Ricordavo di averti educata meglio, Genevieve, ma evidentemente ho sbagliato qualcosa."

L'atmosfera tra le due donne si carica di tensione, e l'Imperatore interviene prontamente. "Faremo in modo che ci sia del rosa al matrimonio," afferma, cercando di placare la situazione e mantenere l'armonia. Le conversazioni riprendono, ma il clima resta teso, con mia madre e la nonna che continuano a scambiarsi sguardi infuocati. Leonard mi osserva da lontano, e io sento il peso delle aspettative e delle tradizioni che gravano su di me mentre il banchetto continua.

Dopo la cena, mi ritiro nella sontuosa camera che mi è stata assegnata. Le stanze del palazzo sono lussuose, con mobili eleganti, tappeti preziosi e pareti tappezzate di tessuti raffinati. Ma, nonostante l'opulenza, mi sento opprimente, intrappolata in un mondo di formalità e aspettative che non riesco a sentire come mio.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi lascio cadere sul letto con un sospiro di sollievo. L'enorme letto a baldacchino è coperto da lenzuola di seta e cuscini ricamati. Cerco di rilassarmi, ma il pensiero del matrimonio e delle sue implicazioni mi tormenta. Mi sento come se stessi vivendo una recita in cui non sono veramente coinvolta.

Mi alzo e mi avvicino alla finestra, aprendo le tende per guardare fuori. Il giardino sottostante è splendidamente curato, ma la vista non riesce a calmare l'agitazione che sento dentro di me. Mi chiedo se sarò mai felice in questo ruolo che mi è stato imposto, se riuscirò a trovare un equilibrio tra le mie desideri e le aspettative che gli altri hanno su di me.

Mi avvicino allo specchio, osservando il mio riflesso. Il vestito formale che indossavo stasera mi sembra una prigione di lustrini e pizzi. Con un gesto deciso, lo tolgo e mi cambio in un comodo pigiama, sentendo un po' di sollievo nella semplicità del tessuto.

Il rumore di un leggero tocco alla porta mi fa girare. "Entrate," dico, mentre mi preparo a ricevere la visita serale. Leonard entra nella stanza, il suo volto è serio, ma i suoi occhi mostrano una preoccupazione sincera. "Come ti senti?" chiede, avvicinandosi con passi lenti. "È tutto così... opprimente," ammetto, sedendomi sul bordo del letto. "Non so se sarò mai capace di adattarmi completamente a questo mondo."

Leonard si siede accanto a me, prendendomi la mano. "È normale sentirsi così," dice con una voce calma e rassicurante, poi si alza. "Prova a riposare. Domani sarà il grande giorno. Buonanotte, Elena," dice, prima di uscire, lasciandomi in compagnia dei miei pensieri e della tranquillità della stanza.

Mi sdraio sotto le coperte, cercando di liberare la mente dai pensieri opprimenti, sperando che il sonno arrivi presto e mi porti un po' di pace.

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora