Quella notte, il sonno mi avvolse in un abbraccio inquieto, il peso delle decisioni che mi attendevano non mi permetteva di riposare davvero. Le parole di Léonard, le preoccupazioni per la Danimarca, e i consigli di nonna Aurora vorticavano nella mia mente come un vento incessante.
Poi, improvvisamente, mi ritrovai in un luogo che non riconoscevo. Era un vasto campo di grano dorato che ondeggiava dolcemente sotto un cielo di un azzurro perfetto, come se il mondo intero fosse sospeso in una calma irreale. Nel mezzo di quel campo, una figura imponente mi apparve, avvolta in una veste bianca e dorata. I suoi capelli erano lunghi e fluenti, come una cascata di grano maturo, e portava una corona di spighe intrecciate. I suoi occhi, color del sole al tramonto, mi fissarono con una profondità che mi tolse il respiro. Era Demetra, la dea della terra e della fertilità. Sentii un brivido attraversarmi, riconoscendo immediatamente la sua presenza divina.
"Elena," disse la dea con una voce profonda e calda, come il rintocco di una campana in lontananza. "Il tempo delle decisioni importanti è giunto. Sei divisa tra il dovere verso la tua famiglia e il tuo regno, e la paura di ciò che potresti perdere."
Mi avvicinai a lei, incapace di nascondere i miei dubbi. "Non so cosa fare," confessai. "Mi è stato chiesto di guidare non solo l'Italia, ma anche la Danimarca. Ma come posso portare il peso di due regni quando già uno sembra schiacciarmi?"
Demetra sorrise, ma il suo sguardo era pieno di comprensione. "Il mondo si regge sull'equilibrio, Elena. Io porto il grano e la vita, ma anche la morte e la carestia fanno parte del ciclo. Così è anche per il potere: non è solo un fardello, ma un'opportunità. Sei stata scelta per questo ruolo, e non è per caso che ti trovi qui."
La dea si avvicinò, poggiando una mano sul mio ventre, dove il frutto della mia vita stava crescendo. "Sei la madre del futuro, Elena. Non solo di Isabella, ma di interi popoli. La tua eredità non è solo sangue e terra, ma saggezza e guida. Accetta il tuo destino con coraggio, e sarai benedetta non solo da me, ma da tutte le forze della terra."
Le sue parole sembravano risuonare dentro di me, come se una parte del mio cuore che avevo ignorato finora fosse finalmente risvegliata. "Ma se accetto, se prendo anche la Danimarca sotto il mio controllo, cosa succederà al mio popolo qui? E alla mia famiglia? E se non riuscissi a bilanciare tutto?"
Demetra si voltò verso l'orizzonte, dove il sole stava lentamente tramontando, tuffandosi nel mare dorato. "Il futuro è incerto, ma la forza risiede in te, Elena. Nessuno può prevedere ogni sfida, ma il tuo cuore è il tuo vero consiglio. Accetta il tuo destino e confida nella tua saggezza. La terra che governi ti guiderà, come io guido le stagioni."
Poi, lentamente, la figura di Demetra iniziò a dissolversi, come se fosse stata portata via dal vento che accarezzava le spighe. Le sue ultime parole risuonarono ancora nelle mie orecchie: "Il cambiamento è inevitabile, ma la tua volontà lo modellerà. Ricordalo sempre."
Mi svegliai di soprassalto, il cuore ancora martellante per l'intensità del sogno. La luce del mattino iniziava a filtrare attraverso le tende della mia stanza. Accanto a me, Léonard dormiva profondamente, inconsapevole di ciò che avevo appena vissuto. Mi alzai dal letto con il cuore gonfio di una nuova determinazione. Il sogno, il messaggio della dea, era stato troppo vivido per essere solo frutto della mia immaginazione.
Mi avvicinai alla finestra, guardando fuori sul giardino reale, mentre il mondo si risvegliava lentamente. C'era una nuova chiarezza dentro di me. La decisione era presa.
Quella mattina, mi alzai con una calma risoluta che non avevo mai provato prima. Le parole di Demetra erano ancora impresse nella mia mente, ma sapevo di doverle tenere per me. Non potevo parlare di dèi antichi, non in un regno profondamente cristiano come il nostro. Però, il consiglio che avevo ricevuto era chiaro: dovevo accettare il mio destino.
Mi vestii con cura, scegliendo deliberatamente un abito nei colori della bandiera danese: un ricco rosso scarlatto, bordato di dettagli bianchi. Il corsetto avvolgeva il mio corpo ormai visibilmente trasformato dalla gravidanza, ma con grazia e fermezza. Mentre le ancelle mi aiutavano a prepararmi, sentivo crescere dentro di me una determinazione incrollabile. Oggi avrei sorpreso tutti, anche Léonard.
Quando entrai nella sala del consiglio, il rumore delle conversazioni si interruppe immediatamente. Tutti gli occhi si posarono su di me. I consiglieri, abituati a vedermi silenziosa e quasi in disparte, non si aspettavano una mia partecipazione attiva. Neanche Léonard, che si trovava già seduto al suo posto, pronto per l'inizio della riunione, sembrava preparato a ciò che stava per accadere. Il suo sguardo sorpreso mi confermò che avevo scelto il momento giusto.
Feci un passo avanti, con la testa alta. "Signori del consiglio," iniziai con un tono fermo ma composto, "ho preso una decisione importante che riguarda il futuro del nostro regno e della mia famiglia."
Léonard si sporse leggermente in avanti, con un'espressione mista di curiosità e confusione. Non si aspettava nulla di tutto questo.
"Come sapete," continuai, "la Danimarca è stata governata dalla mia famiglia per generazioni, e il legame tra la mia linea di sangue e quella terra è indissolubile. Con la morte di mio nonno, il re Cris, e con mia nonna Aurora qui presente, le responsabilità che derivano da quel regno non possono essere ignorate."
I consiglieri si scambiarono sguardi confusi e preoccupati, mentre Léonard sembrava trattenere il respiro. Aveva capito dove volevo arrivare, ma ancora non riusciva a crederci.
"In quanto unica erede diretta del trono danese, ho deciso di assumermi anche il ruolo di regina della Danimarca."
Un mormorio sorpreso attraversò la sala, con i consiglieri che si sussurravano tra loro, increduli per l'annuncio. Léonard mi guardava con una mescolanza di sorpresa e rabbia, i suoi occhi brillanti di una tensione che non riusciva a nascondere. Ma non mi fermai. Ero troppo decisa per lasciarmi scoraggiare.
"Sono consapevole delle sfide che questo comporta," aggiunsi, il mio sguardo fisso su di loro, "ma la mia fedeltà e il mio impegno nei confronti dell'Italia non vacilleranno. Governerò entrambi i regni con la stessa dedizione e responsabilità. Questa è la mia decisione, e ho piena fiducia che il consiglio saprà appoggiarmi in questa nuova fase."
Il silenzio che seguì era quasi assordante. Nessuno aveva previsto un tale annuncio, né la sicurezza con cui l'avevo fatto. Léonard, visibilmente contrariato, si alzò lentamente dal suo posto. "Elena," disse con voce controllata, "è una decisione molto... affrettata, non credi? Dovremmo discuterne, riflettere. Non è una cosa che puoi decidere da sola."
Lo guardai negli occhi, mantenendo la mia posizione. "Ho riflettuto a lungo, Léonard. E non sono sola. Ho il supporto della mia famiglia e ho fiducia che questo consiglio capirà l'importanza di questa scelta."
Uno dei consiglieri anziani, visibilmente scosso, si alzò. "Maestà," disse, rivolgendosi a Léonard, "è una decisione senza precedenti. Dovremmo valutare le conseguenze geopolitiche di una simile mossa. La regina potrebbe essere distratta da questioni danesi e questo potrebbe indebolire l'Italia..."
Prima che Léonard potesse rispondere, intervenni con fermezza. "Il mio impegno verso l'Italia non verrà mai meno. Come madre, come regina, e ora come sovrana della Danimarca, sarò ancora più forte, più determinata. La mia presenza qui rimarrà costante. Sarò in grado di gestire entrambe le responsabilità."
Léonard strinse la mascella, ma non replicò immediatamente. Lo conoscevo abbastanza da sapere che avrebbe voluto dire qualcosa di duro, ma davanti al consiglio e alla mia dichiarazione pubblica, si trattenne. Lo sguardo che mi rivolse era carico di tensione, ma non mi feci intimidire.
Alla fine, dopo qualche secondo di silenzio, uno dei consiglieri più giovani si fece avanti. "Se la regina ritiene di essere all'altezza di questa doppia responsabilità, allora forse è il nostro dovere sostenerla e assicurarci che il regno non ne risenta."
Il consiglio sembrava diviso, ma la mia determinazione aveva fatto breccia in alcuni cuori. Léonard, pur visibilmente contrariato, annuì lentamente. "Vedremo come gestirai questa situazione, Elena," disse con voce bassa ma carica di significato. "Per ora, andremo avanti. Ma ricorda, il nostro regno deve sempre essere la tua priorità."
"Lo sarà," risposi, fissandolo negli occhi con la stessa determinazione con cui avevo iniziato la giornata. "Sia l'Italia che la Danimarca saranno al sicuro sotto la mia guida."
E con quelle parole, il consiglio continuò, anche se le tensioni non si erano dissipate del tutto. Ma sapevo che avevo fatto il primo passo verso il mio destino.
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Smith's: The Marriage
ChickLitCon la fine di una guerra, il mondo era tornato ad avere imperatori, re e titoli nobiliari; ma non tutti i nobili era ricchi...la famiglia Bianchi, per sopperire il limitato denaro, fanno si che la loro unica figlia sposi Leonard Smith, un giovane a...