La carrozza avanza lentamente tra le strade della città, le ruote che scricchiolano sul ciottolato creano un sottofondo monotono e quasi inquietante. Nessuno di noi parla. Il silenzio tra di noi è denso, carico di un disagio che sembra crescere con ogni istante che passa. Il mio corpo è rigido, e stare seduta mi fa male, così mi giro di lato, poggiando la testa su un cuscino. L'immagine del tavolo del club mi passa davanti agli occhi, e il senso di umiliazione si intensifica.
"Qualcosa non va?" mi chiede Leonard, con quella sua solita calma apparente.
"Devo rispondere o è una domanda retorica?" rispondo, il tono aspro.
"Se ho fatto qualcosa che ti ha infastidita, basta dirlo," continua, come se fosse all'oscuro di tutto.
La mia pazienza si esaurisce. "Mi hai scopata in discoteca, su un tavolo, senza il mio permesso, e ora non riesco nemmeno a stare seduta," dico con voce gelida. "Dimmi tu se c'è qualcosa che non va."
Leonard sbuffa, visibilmente infastidito dalla mia reazione. "Per così poco?" risponde irritato, come se quello che fosse successo fosse una banalità.
"Poco?" esplodo, incredula. "Ti sembra poco?" Le mie parole riecheggiano nella carrozza, ma lui resta impassibile, senza neanche tentare di rispondere con qualcosa che possa sembrare una scusa.
"Non mi sembra un motivo sufficiente per non parlarmi," dice, come se il problema fosse solo la mia riluttanza a interagire con lui. Poi, senza preavviso, cambia argomento come se nulla fosse accaduto. "La nobiltà dovrà avere dimore più aristocratiche, meno moderne, e dovrà abitare principalmente in città, più vicino al castello."
Le sue parole suonano vuote, prive di qualsiasi considerazione per quello che è appena successo tra di noi. Il mio corpo brucia di rabbia, ma allo stesso tempo una fredda rassegnazione si insinua in me. Non c'è niente che possa dire, niente che possa fare per cambiare la sua visione distorta di ciò che è giusto o sbagliato.
Rimango in silenzio, fissando fuori dalla finestra della carrozza. Le luci della città scorrono sfocate, come se riflettessero la confusione che ho dentro. Ogni passo che facciamo sembra condurmi sempre più lontano da qualsiasi senso di controllo sulla mia vita. Leonard sembra immerso nei suoi pensieri, ma quando finalmente rompe il silenzio, le sue parole mi lasciano ancora più vuota.
"Dobbiamo trasferirci di nuovo," dice, senza troppa enfasi. "Un'altra volta."
Mi volto verso di lui, incredula. "Non è passata nemmeno una settimana dal nostro ultimo trasloco. Non posso credere che sia necessario muoverci di nuovo."
"L'agenzia di traslochi sta già portando tutto nella nuova casa," continua, come se fosse la cosa più normale del mondo. "Inizieranno i lavori di ristrutturazione al più presto. Staremo in un albergo per un giorno, non preoccuparti."
"Siamo diretti lì ora?" chiedo, cercando di mantenere un tono neutro nonostante l'esasperazione che sento crescere dentro di me.
Leonard annuisce e si sposta per sedersi accanto a me. Il suo braccio scivola dietro le mie spalle, e mi tira a sé, come se volesse placare il mio malessere con un semplice gesto.
"Per di più," aggiunge, come se stesse rivelando un grande segreto, "l'imperatore vuole che la sua pronipote si sposi a palazzo, come una vera principessa. Dovremo fare un viaggetto a Washington. Dicono che il palazzo imperiale è meraviglioso."
La sua voce si anima mentre lo dice, come se l'idea di quella vita regale fosse qualcosa da sognare. Io, invece, non posso che sentire una fitta di disgusto. Un altro passo nella direzione sbagliata. Un altro atto che non ho mai voluto interpretare.
"Bianco, con antiche colonne," continuo io, "oro, legni pregiati, marmi e pietre."
"Sì," dice Leonard, lasciando trasparire l'ammirazione per quel che immagina. "Dev'essere davvero magnifico."
Fingo un sorriso e lascio che continui a sognare quella vita che lui considera perfetta. "A dire il vero, non è niente di speciale," mormoro, la mia voce carica di un cinismo che mi sfugge quasi senza volerlo.
Leonard mi guarda con una lieve curiosità, ma non approfondisce la questione. Forse sa che le mie parole non rispecchiano solo un giudizio estetico, ma una realtà che io, più di chiunque altro, comprendo. Non è il palazzo a non essere speciale, è questa vita che stiamo costruendo a essere vuota, priva di significato per me.
Lui mi stringe di più, come se volesse proteggermi da quel mondo che stiamo per affrontare, ma non sa che sono le sue stesse azioni a farmi sentire così prigioniera.
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Smith's: The Marriage
ChickLitCon la fine di una guerra, il mondo era tornato ad avere imperatori, re e titoli nobiliari; ma non tutti i nobili era ricchi...la famiglia Bianchi, per sopperire il limitato denaro, fanno si che la loro unica figlia sposi Leonard Smith, un giovane a...