62

5 0 0
                                    

Il suono dei cavalli e delle carrozze riempiva l'aria fredda del castello di Copenaghen, mentre una processione di figure regali cominciava ad arrivare. Le bandiere dei regni d'Europa sventolavano fiere contro il cielo grigio della Danimarca. Ogni angolo del castello era immerso in un'atmosfera di solenne rispetto, ma anche di tensione. Mia nonna, la regina Aurora, sarebbe stata onorata, ma il vuoto lasciato dalla sua morte era palpabile.

Léonard arrivò con Isabella e Cristian poco dopo, il loro ingresso annunciato da uno squillo di tromba. Mi voltai appena li vidi, il cuore che si scioglieva nel vedere i miei figli, ma lo sguardo di Léonard era carico di preoccupazione. Avrei potuto immaginare cosa stesse pensando: la morte di mia nonna significava un cambiamento nella politica europea, e lui, sempre attento alle questioni di potere, sapeva che questa era un'occasione delicata.

Isabella corse subito verso di me, i suoi piccoli passi che echeggiavano nei corridoi, le guance arrossate dal freddo. "Mamma!" chiamò, gettandosi tra le mie braccia. La sollevai e la strinsi forte, trovando in quel gesto un piccolo conforto. Cristian, ancora troppo giovane per comprendere la gravità della situazione, si aggrappava alla mano della sua balia, osservando tutto con curiosità. Léonard si avvicinò a me, il suo volto serio. "Elena, tutti stanno arrivando. I sovrani di Francia, Spagna, il Regno Unito... e anche l'imperatore sarà qui tra poco."

Annuii, sentendo il peso della responsabilità crescere. "Lo so." Il mio sguardo vagò oltre le finestre, verso il cortile dove i preparativi per la cerimonia funebre erano già in corso. "Questa non è solo una cerimonia di addio per nonna. È un momento cruciale per l'Europa."

Mentre parlavamo, vidi arrivare una fila di carrozze nere. Ogni ingresso veniva annunciato con una formalità rituale. Il re e la regina di Francia furono tra i primi ad arrivare, seguiti dai sovrani di Spagna. Persino il giovane principe del Regno Unito era stato mandato in rappresentanza. Tuttavia, era l'arrivo dell'imperatore che catturò l'attenzione di tutti. La sua carrozza imperiale era imponente, il simbolo stesso del potere. Quando scese, ogni movimento trasudava autorità.

L'imperatore Frederick avanzò verso di me, la sua figura austera come sempre, ma i suoi occhi mostravano una traccia di genuina tristezza. Mi chinai leggermente in segno di rispetto. "Maestà," dissi con voce calma, cercando di mantenere il mio contegno. Frederick mi osservò per un momento, poi posò una mano pesante sulla mia spalla. "Elena, tua nonna era una donna straordinaria. Ha sempre mantenuto l'equilibrio del potere in Europa. Ora spetta a te continuare ciò che ha iniziato."

Sentii il peso di quelle parole su di me, ma annuii con decisione. "Farò del mio meglio, maestà."

"Lo so," rispose Frederick, il suo tono quasi affettuoso. Poi il suo sguardo si spostò verso Léonard, un breve cenno di testa che sembrava carico di significati. Léonard rispose con lo stesso gesto, ma era chiaro che, nonostante il rispetto reciproco, tra i due uomini non c'era mai stata vera fiducia.

La giornata proseguì in una serie di incontri formali, mentre i regnanti di tutto il continente arrivavano per rendere omaggio. L'atmosfera era tesa, con conversazioni che si muovevano tra diplomazia e sospetto. Anche nella morte di mia nonna, il potere era al centro di tutto. Quando infine ci riunimmo nella grande sala per l'inizio della cerimonia funebre, sentii il peso di tutti gli occhi su di me. Ero l'erede di Aurora, e tutti aspettavano di vedere come avrei affrontato il futuro. Ma mentre i canti solenni iniziavano a riempire l'aria, la mia mente vagò altrove, verso le divinità che sembravano osservare da lontano. Quando la bara di Aurora venne sollevata e portata fuori, seguita dal corteo reale, mi sentii per la prima volta consapevole di quanto quel regno, quella vita, fossero il mio destino. E che il mondo, anche nella sua freddezza, aspettava da me molto di più di quanto avessi mai immaginato.

La sala del trono del castello di Copenaghen era gremita di dignitari, nobili e regnanti, tutti riuniti per assistere a un evento che avrebbe cambiato le sorti del regno di Danimarca. L'incoronazione era vicina, e l'atmosfera era solenne, ogni passo era studiato, ogni movimento carico di significato. Io indossavo un abito nero, come ancora si conveniva in segno di lutto per mia nonna, ma una nuova veste regale mi aspettava. Léonard mi affiancava, vestito di un rosso profondo, i suoi occhi che riflettevano la tensione del momento. Sapevo quanto fosse difficile per lui accettare ciò che stava per succedere. La decisione di mia nonna di farmi regina di Danimarca, lasciando a Léonard solo il titolo di principe consorte, lo aveva ferito nel profondo. Aveva sempre immaginato di regnare al mio fianco, non di rimanere relegato all'ombra. Ma la volontà della regina defunta non poteva essere contestata. "Questo non è giusto," aveva detto quella mattina, la voce bassa e carica di risentimento. "Io sono il tuo pari, dovrei essere re."

"È la volontà di mia nonna," gli avevo risposto, cercando di mantenere la calma. Lui si era voltato, il viso rigido, evitando di rispondere. Sapevo che quel silenzio nascondeva una tempesta di emozioni, ma ormai era troppo tardi per discutere.

Ora, mentre mi preparavo a essere incoronata, sentivo il peso della storia su di me. Il vescovo che officiava la cerimonia si avvicinò, reggendo la corona dorata della Danimarca. Il suo viso era una maschera di gravità, come se l'intero futuro del regno dipendesse da quel singolo gesto. Lentamente, con una solennità quasi sacra, posò la corona sulla mia testa. Il freddo metallo sfiorò la mia fronte, e in quell'istante tutto sembrò fermarsi. La folla trattenne il respiro. "Ti incoroniamo, Elena di Roma, regina di Danimarca, sovrana di queste terre, e ti conferiamo il potere di governare con saggezza e giustizia, come la tua illustre antenata."

Un applauso contenuto attraversò la sala, un riconoscimento del passaggio di potere. Sapevo che la Danimarca avrebbe sempre visto in me non solo una regina, ma l'erede della regina Aurora. Sentii una fitta di nostalgia per mia nonna, ma allo stesso tempo un senso di determinazione. Dovevo essere all'altezza del suo nome. Léonard si avvicinò subito dopo, e il vescovo gli conferì il titolo di principe consorte. Il suo volto era impassibile, ma dietro la maschera di controllo percepivo l'orgoglio ferito. Quando si inchinò per ricevere il simbolo del suo nuovo status, sentii il pubblico trattenere il respiro, consapevole della tensione che aleggiava. Nonostante il dispiacere, Léonard rimase al suo posto, la schiena dritta e il capo alto.

Dopo la cerimonia, ci fu un banchetto, ma l'aria tra me e Léonard era tesa. Isabella e Cristian, che avevano assistito all'incoronazione, sedevano accanto a noi, inconsapevoli delle dinamiche di potere che stavano definendo la loro eredità futura. A un certo punto, l'imperatore Frederick si avvicinò al nostro tavolo. Il suo sguardo mi osservava con curiosità, ma anche con una sorta di ammirazione. "Elena, hai preso sulle tue spalle un fardello pesante, proprio come tua nonna. Sono certo che sarai all'altezza di questo compito."

"Grazie, maestà," risposi con un leggero inchino della testa. "Farò tutto ciò che posso per onorare il suo ricordo e proteggere queste terre."

L'imperatore fece un cenno di assenso, poi si rivolse a Léonard, il tono del suo discorso cambiando leggermente. "E tu, principe, hai un ruolo importante da svolgere. Spero che tu saprà rendere giustizia a queste aspettative."

Léonard si irrigidì, ma rispose con un cenno del capo, senza aggiungere nulla. Sapevo che l'orgoglio ferito continuava a bruciare dentro di lui, ma per il momento si tratteneva.

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora