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Era passato del tempo da quando la mia vita era stata immersa in una routine insopportabile. Ogni notte che Leonard passava fuori, la mia inquietudine cresceva. I suoi comportamenti mi facevano sentire una spettatrice impotente. Indosso un vestito nero e un mantello con il cappuccio. "Portami al Mary" ordino al cocchiere. Le luci tremolanti dei lampioni illuminavano un ambiente che aveva perso il suo fascino, ora popolato da figure solitarie e donne di malaffare.

Leonard era visibile da lontano, circondato da tre donne, con un bicchiere in mano e un'espressione annoiata. Quando mi ero avvicinata e avevo abbassato il cappuccio, avevo sentito la sua sorpresa e un pizzico di colpa nei suoi occhi. "Dovevo immaginare di trovarti qui," dico abbassandomi il cappuccio. "Che ci fai tu qui?" mi chiede lui sbarazzandosi delle donne che paga. "Non torni a casa la notte. Pensi che io stia tranquilla a saperti chissà dove? Più che altro a non sapere se qualcuno mi proteggerà mentre dormo. Sai bene che non riesco a dormire se non sei a casa".

"Cerco il piacere che tu non sei più in grado di darmi" risponde, come se ogni parola fosse un'accusa personale. Quella confessione mi aveva trafitto, e avevo abbassato lo sguardo, sentendo un nodo alla gola. "Scusami," sussurro, con la speranza che quelle parole potessero in qualche modo alleviare il dolore. "Mi impegnerò di più."

"Puoi impegnarti quanto vuoi, ma adesso voglio altre donne. Tu preoccupati piuttosto di darmi un bambino."

"Perché ti comporti così?" chiedo, il mio tono carico di una tristezza sincera. "Perché non mi guardi più in faccia se non per ferirmi? Ricordo che prima ci provavamo." La mia voce è fragile, la mia speranza di recuperare qualcosa di quello che avevamo perduto si infrangeva contro la dura realtà.

"Provarci per cosa? Per essere una famiglia perfetta? Sai quanto me che non è possibile." risponde con tono sarcastico e tagliente.

La mia mente vaga indietro, ai giorni in cui ci eravamo impegnati a costruire qualcosa di autentico. "Non è vero. Stavamo bene," replico, cercando di ricordare quei momenti di intimità che sembravano ormai irraggiungibili. Leonard però nega, "Si, è vero. Io scopavo la verginella e la comandavo mentre tu ti impegnavi a disobbedire."

"È perché non mi ribello più?" chiedo, sentendo il peso delle sue parole. "Ho imparato a stare al mio posto così come volevi e tu te ne sei andato."

Leonard sbuffa con disprezzo. "Pensavo che tu stessi accettando il tuo ruolo con dignità, ma sembra che non sia mai abbastanza. Non posso continuare a sopportare questa tua litania," dice, il tono sempre più tagliente. "Se non sei in grado di comportarti come una moglie decente e di dare un erede, non vedo perché dovrei perdere tempo con te."

La rabbia e il dolore mi travolgono. "E così ora mi cacci via come un pezzo di mobilio inutile? Questa era la mia condanna fin dall'inizio?"

Leonard alza le spalle con indifferenza. "Se non sei in grado di contribuire come desidero, allora trova il tuo posto altrove. Non ho bisogno di una moglie che si lamenta e non sa cosa vuole."

Senza dare ulteriore attenzione, si allontana, lasciandomi sola con la sensazione di essere stata completamente abbandonata. I suoi amici e le donne che lo circondano guardano con curiosità mentre mi allontano, ma io non mi preoccupo di loro.

Mi dirigo verso la carrozza, il cuore pesante e la mente affollata di pensieri disperati. Quando mi siedo sul sedile del veicolo, le lacrime iniziano a scorrere silenziose lungo il mio volto. Ogni sobbalzo della carrozza sembra amplificare il mio dolore, mentre il viaggio verso casa si trasforma in una tortura.

Il paesaggio che scorre davanti a me è un blur di ombre e luci, ma la mia mente è totalmente immersa nella disperazione. Leonard mi ha fatto capire che la mia posizione non ha valore se non sono conforme alle sue aspettative. E mentre le lacrime continuano a bagnare il mio volto, mi chiedo se ci sarà mai un momento in cui questa prigionia sarà spezzata, o se il mio futuro sarà per sempre segnato da un'esistenza di dolore e sottomissione.

Quando la carrozza finalmente si ferma davanti alla villa, il cielo è ormai buio e l'aria è fredda e tagliente. Mi avvicino alla porta d'ingresso, le lacrime ancora bagnanti sul volto. La domestica più fidata, Maria, è lì ad aspettarmi, e subito riconosce il mio stato d'animo.

"Signora Elena, che è successo?" chiede con voce preoccupata, avvicinandosi rapidamente. Vede il mio volto rigato di lacrime e mi aiuta a scendere dalla carrozza. "Non può essere vero... è stato così crudele?"

"Mi ha cacciata come se fossi un oggetto inutile," rispondo tra singhiozzi. "Mi ha detto che non ho più valore per lui."

Maria mi guida dentro la villa, aiutandomi a rimuovere il mantello e il cappotto bagnati. Mi siedo su una delle poltrone del salotto, il mio corpo tremante di freddo e di dolore.

"Non dovreste lasciarvi abbattere da lui," dice Maria con dolcezza, mentre mi porge una coperta calda. "Il signor Leonard ha sempre avuto il cuore indurito."

"Ma come posso continuare così?" chiedo, asciugandomi le lacrime con la manica. "Mi sento completamente persa e inutile."

"Siete una donna forte, anche se vostro marito non lo vede," dice Maria, accarezzandomi la testa con affetto. "E poi pensate che quel zuccone vi lascerebbe perdendo ogni titolo e privilegio?"  continua Maria con una nota di speranza nella voce.

"Ma non lo so," rispondo, il mio tono carico di sconforto. "Sembra che Leonard non abbia più alcun interesse in me, eppure io sono ancora intrappolata in questo matrimonio per il bene dei titoli e delle convenzioni."

Maria mi guarda con compassione. "Signora Elena, il vostro valore non dipende dal vostro marito o dai vostri titoli. Non dimenticate mai che è proprio quella nobiltà che vi distingue e vi permette di affrontare le difficoltà con grazia."

Mi lascio avvolgere nella coperta, sentendo il calore rassicurante del tessuto e delle parole di Maria."Ora, cercate di riposare. La notte può essere lunga, ma domani sarà un giorno nuovo, e avremo tempo per trovare delle soluzioni."

Mi accoccolo sotto la coperta, mentre Maria resta accanto a me, il suo affetto e la sua presenza mi aiutano a calmare il tumulto interiore. Spero che, con il tempo, riuscirò a trovare una via d'uscita da questa situazione angosciante e a ritrovare un senso di speranza e autonomia.

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora