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Il sole è già alto quando ci avviamo verso la modista. Leonard ha insistito per accompagnarmi, nonostante sapessi che la giornata sarebbe stata lunga e noiosa per lui. La carrozza ondeggia dolcemente mentre percorriamo le strade della città, il rumore degli zoccoli dei cavalli è quasi ipnotico. Leonard guarda fuori dal finestrino, pensieroso, mentre io sono immersa nelle mie riflessioni.

Arrivati alla modista, il negozio ci accoglie con un misto di profumo di tessuti nuovi e di candele aromatiche. Il pavimento in legno scricchiola sotto i nostri passi mentre una signora anziana, minuta e impeccabilmente vestita, si avvicina con un sorriso professionale. "Benvenuti, vostra grazia," dice inchinandosi leggermente a me, rivolgendo poi un rapido cenno di rispetto anche a Leonard. "Sono Madame Béatrice, la modista della corte reale. È un onore servirvi."

Sento il peso di quello che sta per accadere, il passo successivo verso il mondo che dovrò inevitabilmente abitare, e non posso fare a meno di sentirmi un po' fuori luogo. Madame Béatrice ci guida attraverso il negozio, mostrandomi tessuti pregiati e abiti già confezionati, tutti perfettamente in linea con gli standard dell'aristocrazia moderna. "Vostra grazia, ho già iniziato a preparare alcuni disegni per voi, ma naturalmente possiamo personalizzare ogni dettaglio."

Leonard osserva attentamente mentre sfoglio i campioni di stoffa. Mi sento il suo sguardo addosso, come sempre, come se stesse cercando di valutare ogni mia reazione, ogni mia scelta. A volte è confortante, altre volte soffocante. "Che ne pensi di questo, Leonard?" gli chiedo mostrando un tessuto di seta blu scuro.

Lui si alza dalla poltrona su cui si era seduto e si avvicina. "È bello, ma preferisco il rosso su di te." La sua mano scivola lungo la mia schiena mentre sfiora il tessuto rosso accanto a me. Madame Béatrice osserva la scena con discrezione, interrompendo l'attimo con la sua voce professionale. "Il rosso è un colore regale, molto apprezzato a corte. E la seta di cui disponiamo è della migliore qualità."

"Non voglio sembrare una regina," ribatto senza pensarci troppo. "Solo qualcosa di semplice, elegante, ma che mi faccia sentire a mio agio."

La modista annuisce con comprensione. "Naturalmente, vostra grazia. Posso suggerire uno stile più sobrio, con dettagli delicati, per enfatizzare la vostra bellezza naturale senza eccessi."

Leonard si siede di nuovo, stavolta visibilmente più annoiato. "Semplice o no, la verità è che dovrai fare bella figura. Non puoi presentarti come una delle ragazze del Mary," dice con un tono tagliente che mi irrita.

Lo guardo con un misto di esasperazione e sfida. "Non pensi che so già cosa devo fare? Non sono una bambina."

"Non ho detto che lo sei," ribatte Leonard, incrociando le braccia sul petto. "Solo che a volte ti piace andare controcorrente, solo per il gusto di farlo."

"Perché credi che voglia sembrare diversa da quella che sono?" rispondo, sentendo la tensione crescere tra di noi. "Voglio solo un abito che mi rappresenti, non che segua le regole imposte da altri."

Madame Béatrice interviene con delicatezza, cercando di smorzare l'atmosfera. "Vostra grazia, posso creare qualcosa di unico per voi, che sia in linea con il protocollo, ma anche capace di riflettere la vostra personalità. Sono sicura che troveremo il giusto equilibrio."

Annuisco, cercando di calmare la mia irritazione. "Sì, grazie, Béatrice. Mi fido di lei."

Passiamo le ore successive tra misure e disegni. La modista annota ogni dettaglio con precisione, mentre Leonard si allontana a parlare con qualcuno all'ingresso del negozio. Mi sento un po' più leggera senza la sua presenza costante accanto.

Alla fine, mentre mi osservo nello specchio con un abito di prova addosso, non posso fare a meno di pensare a come la mia vita stia cambiando rapidamente. Gli abiti, le regole, la corte... tutto sembra un mondo lontano dal mio, ma allo stesso tempo così inevitabile. Quando Leonard ritorna, gli chiedo distrattamente: "Che te ne pare?"

La carrozza ci porta verso la nostra nuova casa in città, a pochi passi dal palazzo reale. È una residenza imponente per essere situata in pieno centro, con alte finestre e un cortile privato. Nonostante la sua bellezza, non riesco a scrollarmi di dosso quella sensazione di vuoto che sembra accompagnare ogni nuovo passo in questa vita.

Durante il pranzo, nella lussuosa sala da pranzo, il silenzio tra me e Leonard è rotto solo dal tintinnio delle posate sui piatti di porcellana. Dopo qualche boccone, sento il bisogno di parlare, di riempire l'aria di qualcosa che non siano solo pensieri.

"Leonard," inizio con voce calma, "vorrei un cane."

Lui alza lo sguardo dal suo piatto, leggermente sorpreso. "Che razza preferisci?" chiede senza esitazione, quasi come se fosse pronto a soddisfare qualunque desiderio.

"Un Golden Retriever," rispondo, immaginando già la sua presenza calorosa in questa casa che, altrimenti, sembra così fredda.

"Non ti piacciono i cani più piccoli?" chiede Leonard, con quel tono pacato che usa quando tenta di negoziare qualcosa.

"No, preferisco quelli grandi," dico decisa, senza lasciare spazio a compromessi.

Leonard sospira leggermente, come se avesse accettato una richiesta inevitabile. "Te ne prenderò uno," mormora, rassegnato, ma comunque pronto a soddisfare anche questa mia esigenza.

Dopo pranzo, esploriamo la casa insieme. Al piano di sopra ci sono quattro camere da letto, ognuna arredata in modo impeccabile, mentre al piano di sotto si trovano le stanze della servitù. Tutto è curato nei minimi dettagli, ma è come se mancasse qualcosa di più profondo, qualcosa che non si può acquistare o decorare.

Mentre sono in camera, mi cambio per rilassarmi un po'. Non ho ancora finito di infilare la maglia quando sento Leonard entrare alle mie spalle. Il suo sguardo si posa su di me, e senza dire una parola, si avvicina lentamente.

"Ti preferisco nuda," sussurra con quel suo tono scherzoso, fermandomi a metà del gesto. Senza preavviso, mi prende in braccio, facendomi sorridere mio malgrado, e mi adagia sul morbido materasso. Il letto sembra assorbirci entrambi, avvolgendo i nostri corpi come un bozzolo.

"Abbiamo appena finito di mangiare," protesto con un filo di voce, cercando di mascherare il mio divertimento.

"E quale modo migliore per smaltire le calorie?" risponde Leonard, con quel suo sorriso furbo che conosco fin troppo bene. Le sue labbra si posano sulle mie, interrompendo qualsiasi replica, e le sue mani esplorano la mia pelle con una familiarità che mi è al tempo stesso rassicurante e inquietante.

Mentre mi bacia, il mondo esterno sembra scomparire, e per un attimo mi concedo di lasciarmi andare, di dimenticare il peso di tutto ciò che ci circonda. Mi tiene ferma e spinge forte dentro di me mentre le sue labbra succhiamo il capezzolo aumentando il rumore dei miei gemiti. "Leo..." sussulto "I vicini...".

"Non me ne fotte un cazzo di quello che dicono i vicini" dice grezzo spingendo più forte.

Smith's: The MarriageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora