Ventidue.

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-Se per caso non l'avessi notato, non siamo dell'FBI.- gemette Rose, infastidita.

-Voglio solo sapere qualcosa in più su di voi.- fece schioccare la lingua sul palato e rise.

-Del tipo?- chiese Cal e alzò le spalle.

-Nome del prossimo album, voglio ascoltare delle canzoni inedite e mi firmerete una copia del vostro libro.- si indicò lo zaino che aveva sulle spalle e ride.

-Altrimenti?- chiese Michael, sfidandola.

-Altrimenti usciranno foto che non vorreste vedere.- ci minacciò e Calum guardò il ragazzo dai capelli blu.

-Altro?- domandai, guardando la piccola stronzetta in piedi davanti a noi.

-Uh, si, voglio una drumstick* di Ash.-

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Continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, passandosi le dita tra i capelli.

Gli presi il polso e la tirai verso di me, facendola sedere sulle mie gambe.

-Hey piccola, stai tranquilla, è tutto risolto.- cercai di rassicurarla, lasciandogli dei baci sul collo.

-Sono tranquilla.- mentì, tirandosi le dita.

-Vuoi qualcosa da bere? Un tè o una tisana?- chiesi e scosse la testa.

-Che ti prende?- gli accarezzai un fianco e sospirò, toccandosi le punte dei capelli.

-È snervante.- mormorò.

-Cosa?-

-Non mi piace il fatto che quella ragazzina abbia il mio numero, non mi piace per niente. Ho un'ansia pazzesca addosso e devo studiare per diplomarmi, ma voglio anche stare con te e con i miei amici.- disse e sorrisi, scostandogli una ciocca di capelli dal viso. Era vero, la ragazzina ci ricattò e dovette dargli il suo numero per farla stare zitta.

-Andrà tutto bene, ne sono sicuro.- la rassicurai, continuando a sfiorargli lo zigomo destro con le dita.

Chiuse gli occhi e strinse le labbra in una linea sottile.

-Sarai bravissima, davvero.- continuai e sorrise leggermente.

-Devo tirare fuori le palle.- disse a se stessa, alzandosi e annuendo.

-Il fottuto professore di chimica ricorderà per sempre il mio nome.- si agitò e prese il pc, accendendolo e mettendosi sul letto a studiare.

Mi sdraiai di fianco a lei e l'osservai.

Le dolci curve del suo corpo chiamavano le mie mani, ma mi trattenni e chiusi gli occhi, crollando in un sonno profondo.

Al mio risveglio, la faccia di Rose era premuta contro il cuscino di fianco al mio. Sorrisi e pensai che avrei voluto svegliarmi tutte le mattine con lei al mio fianco.

Spostai lo sguardo verso la porta e notai Ashton seduto con il cellulare in mano e una borsa ai piedi. Agghiacciante.

-Che cosa fai tu qui?- chiesi, con voce impastata dal sonno.

-Uhm, abbiamo organizzato un "campeggio".- fece il segno delle virgolette e mi passai le dita sulle palpebre.

-Chi viene?- chiesi, stiracchiandomi e rimboccando le coperte a Rose.

-Uhm, tutti?- alzò le braccia la cielo e sbuffai.

Mugolai, infastidito dalla troppa luce che emanava il suo cellulare.

Esisteva una cosa chiamata regolazione della luminosità, una volta.

-E va bene, ci saremo.- acconsentì e rimase a fissarci.

-Woah, sei inquietante.- lo ripresi, lui alzò le spalle e se ne andò.

Svegliai Rose.

-Sai che cazzo di ore sono? Ti odio.- scalciò via le coperte e fece degli strani versi.

-Okay ragazza rumorosa, Ash ha organizzato un campeggio, quindi ora alzerai il tuo bel culo e mi aiuterai.- gli stampai un bacio sulla guancia e ridacchiò.

-Non vado in campeggio da quando avevo tipo quattordici anni.- rise e si alzò.

-Che? Tuo padre non ti porta ogni anno in campeggio come fa il mio?- domandai, guardandola.

Sulla sua fronte nacque una piccola ruga, causata dal suo cipiglio. Il suo sguardo si rabbuiò e alzai un sopracciglio, avvicinandomi e stringendola tra le mie braccia.

-Non conosco mio padre.- sussurrò, avvolgendo le sue braccia intorno ai miei fianchi.

Non pianse. Non era quel tipo di persona. Se qualcuno le faceva del male non ci pensava e rimaneva impassibile. La rabbia la scaricava attraverso le parole, o attraverso gesti frenetici e abituali. L'ansia riusciva a gestirla, pianificando tutto nella sua mente. L'unica cosa che la rendeva debole era l'amore, probabilmente. Insomma, quando ci ritrovammo lei si mise a piangere, e quando parlai con Eloise mi raccontò che non l'aveva mai vista stare male in quel modo per una persona.

-Mi spiace tanto, Rose.-

-Va tutto bene, è okay, non ci tengo a conoscerlo.- sorrise appena e si stacco dal mio corpo, prendendo il cellulare e accendendolo.

-Credo che andrò a farmi una doccia, ora. Quindi in teoria siete liberi per quanto?- mi chiese, mordendosi il labbro inferiore.

-Mh, abbiamo quattro giorni liberi da spendere qui in Italia, e poi venerdì partiamo per Zurigo.- mi pizzicai il naso con le dita e lei annuì, prendendo un cambio pulito dalla valigia e entrando nel bagno della suite.

Mi sdraiai sul letto e pensai alla mia vita, che in qualche modo era perfetta. Avevo degli amici che mi sostenevano e che mi volevano bene, una ragazza bellissima e che mi amava, una famiglia a casa ad aspettarmi e facevo il lavoro dei miei sogni, rendendo felici milioni di persone nel mondo con la mia musica.

Non potevo chiedere di meglio.


*drumstick: bacchetta che si usa per suonare la batteria, il nostro adorabile Ashton alla fine del concerto li lancia tra il pubblico, e beato chi se la prende! L'ho scritto in inglese perché è molto più figo, lol.


[Spazio autrice:

Hey, vi chiedo di non odiarmi troppo per questi capitoli corti, ma avendo tante materie da recuperare non trovo mai il tempo di scrivere.

Anyway, mi farebbe piacere se passaste a leggere DEAD, è 'nuova' e diversa dalle altre. Ve ne sarei davvero grata.

detto questo, scappo a fare diritto.

Baci baci.]

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