Capitolo 1: Londra

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//CAPITOLO REVISIONATO//

Quando misi piede per la prima volta a Londra avrò avuto più o meno sedici anni; mi ricordo ancora quando scesi, tremante per l'agitazione, dal volo diretto: Seattle-Londra, che mi aveva portato via da casa mia, dalla mia vecchia scuola, e dai miei amici, insomma, dal mio mondo . Ci siamo trasferiti qui perché mio padre ha avuto un'offerta di lavoro migliore, in breve, cose che capitano a molte ragazze protagoniste dei romanzi che leggo, peccato che questo non sia un libro, ma la mia vita. Frequenterò la prestigiosa scuola superiore 'Fire Shire' di Londra. Prima frequentavo un piccolo liceo a Seattle: ero una ragazza come tante, avevo tanti amici, a cui ho dovuto dire addio. Mi mancano già, soprattutto i miei due migliori amici, Cris e Luke. Abbiamo formato un gruppo magnifico, che col passare degli anni si è ampliato sempre di più per fare spazio ai nuovi arrivati. Ci conosciamo dai tempi dell'asilo, e dovergli dire addio è stato un duro colpo. Prima di partire, mi hanno organizzato una fantastica festa d'addio che, devo ammetterlo, mi ha fatto piangere come non mai. Mi hanno accompagnato a casa, ci siamo scambiati dei braccialetti tutti uguali, in segno della nostra amicizia, ci siamo abbracciati forte, e ci siamo salutati. Ho ancora la felpa bagnata di lacrime, ed anche ora, che ci stiamo dirigendo verso la nostra nuova casa, piccole goccioline d'acqua salata continuano a scendere, alla vista di tanti ragazzi, più o meno della mia età, che si divertono coi loro amici. Mi fanno tornare in mente i momenti più belli passati con loro.
Il mio cellulare inizia a vibrare, e così facendo, mi riporta alla realtà. Guardo lo schermo, ed è un messaggio da Cris.
*Ciao Bea, come stai? Siete già arrivati? È andato bene il viaggio? Com'è Londra? E la nuova casa? Ci manchi già. Un abbraccio da tutti.*
Una lacrima riga il mio volto non appena finisco di leggere il messaggio. Laura, mia sorella più piccola, mi prende per mano e sorride. Ha gli occhi rossi. Probabilmente non deve essere stato facile neanche per lei lasciare tutto. Le stringo con forza la mano e sorrido. Poi torno a guardare avanti, mentre un venticello fresco mi accarezza il viso. Mi guardo in giro: Londra è così caotica; il marciapiede su cui stiamo camminando con le nostre valigie è affollato da tantissima gente. Sono le diciassette, e probabilmente è l'ora di punta. Ci sono persone in giacca e cravatta, ragazzini, anziani, bambini che giocano a rincorrersi, proprio come facevamo noi. Dopo un quarto d'ora di camminata, passato percorrendo a zig-zag il marciapiede, nella speranza di non urtare nessuno, imbocchiamo una stradina laterale. La via è molto ampia, con la strada in mezzo, e il marciapiede che divide la strada dalle tantissime case colorate, con il rispettivo giardino. Non avevo mai visto una via secondaria così bella! E se fossero tutte cosi? Un piccolo "Wow" esce dalle mie labbra.

"È bellissimo" continua Laura.

"È un bel quartiere, non è vero?" ci chiede mia madre, mentre io e lei annuiamo solamente, entusiaste.

"Cosa ne pensi Mike?" chiede mia madre a mio fratello maggiore. Mike la ignora e sbuffa. È di cattivo umore perché non ne voleva sapere di venire qui, di lasciare i suoi amici e la sua fidanzata. Ha diciannove anni, ed è un ragazzo scontroso, che si chiude in se stesso, e con un carattere orribile. Io e lui non andiamo per niente d'accordo, anzi ci detestiamo. Invece io e Laura siamo davvero affiatate, e non discutiamo quasi mai. Io ho sedici anni, mentre Laura ne ha tredici, ma mi sembra di parlare con una ragazza della mia età. È molto matura e responsabile rispetto a molte sue coetanee. Finalmente ci fermiamo davanti alla terzultima casa del quartiere: ce ne saranno una ventina solo in questa via! È molto carina, e su due piani; è color pompelmo, molto luminosa, ha un giardino tutto suo, circondato da alte siepi, probabilmente per mantenere la privacy. Finalmente un aspetto positivo in tutto questo. Entriamo in giardino, quasi interamente ricoperto d'erba fatta eccezione per una striscia di mattonelle che collega il cancellino alla porta d'ingresso ed un'altra che segna il confine di tutta la casa. Papà apre la porta d'ingresso, facendoci segno di entrare. Avanziamo lentamente, intimidite, ritrovandoci subito davanti ad una stanza enorme, che probabilmente è il salotto. Lasciamo i bagagli nell'atrio e facciamo un giro per tutta la casa, passando per la cucina, per l'unica camera da letto a piano terra-che ho già deciso sarà la mia-, per lo studio con anche il televisore, per la lavanderia, per il bagno a piano terra con la doccia, per quello al piano di sopra- che invece ha la vasca-, per le tre camere da letto e per l'altro studio. È una casa veramente enorme! Mi ci perderò sicuramente.

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