Capitolo 88: Anche lui

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I miei amici mi stanno già tutti aspettando. Ripeto il solito giro di saluti di tutti i giorni, raggiungendo in breve la scuola. Oggi il mio umore è veramente sotto lo zero. Sarà perché ho rotto la sveglia, sarà perché abbiamo ginnastica alle prime due ore, sarà perché mi manca Matt... James mi stringe le spalle, avvicinandomi a lui, mentre saliamo i gradini della Fire Shire. In lontananza, in corridoio, noto un ombra che mi lascia esterrefatta. Davide. È a pochi passi da noi, immobile nel bel mezzo del corridoio, che mi fissa. Dalla sua espressione non riesco a celare un bel niente. Sembra quasi pietrificato. Mi allontano leggermente da James, cercando di sciogliere la sua presa su di me. Mi lascia andare praticamente subito, rimanendo però al mio fianco. Rallento il passo, tenendo lo sguardo fisso su Davide. I nostri sguardi si cercano, immobili. Gli passo accanto titubante. Sposto la testa di alto, in modo da poter reggere lo sguardo ancora un po'. Lo affianco lentamente, rimanendo per un attimo immobile. James si ferma a guardarmi. Con un passo incerto, continuo la mia camminata. Un atro passo. Uno ancora. Ad un paio di passi a distanza da lui, mi fermo a guardarlo. È rimasto immobile tutto questo tempo. Spostando lo sguardo per seguirmi. James mi circonda nuovamente le spalle con un braccio, trascinandomi avanti di qualche passo. "Bea, andiamo" sussurra al mio orecchio. Distolgo lo sguardo da Davide, fissando James. Quando finalmente realizzo ciò che ha detto, annuisco, seguendolo. Lancio ogni tanto lo sguardo dietro di me, notando soltanto ragazzi che si precipitano nelle classi, in ritardo. Non c'è più. Se ne è andato. Anche lui. Entro in classe, completamente scossa. Vado a sedermi al mio posto, aspettando con ansia la mia fine. Le due ore trascorro rapidamente, anche più del previsto, lasciandomi libera, con qualche livido, sì, ma pur sempre libera. Le altre tre ore scorrono fluide, mentre la mia mente viaggia parallela, in una altro universo, fatto di tristezza e dolore. Al termine delle lezioni raggiungo i miei amici, fuori dalla classe. "Andiamo?" mi chiede James, forse per la seconda volta. "Cosa?" chiedo scuotendo al testa, cercando di concentrarmi sulle sue parole. "Andiamo? Ti accompagno a casa" ripete avvicinandosi a me. "No...devo fare una deviazione" dico ricordandomi della sveglia. Mi guarda incuriosito. "Devo far riparare la sveglia. Stamattina l'ho buttata a terra per sbaglio" racconto imbarazzata. "Ti accompagno" dice premuroso. "No, preferirei andare da sola, se non ti dispiace" dico nervosa. "Ah, va bene" dice risentito. Forzo un sorriso. "Sei sicura di star bene?" chiede chinandosi su di me. "Certo" dico cercando di sembrare rilassata. Annuisce poco convinto. " A domani" dico abbracciandolo. "A domani" dice ricambiando la stretta. Sciolgo l'abbraccio, salutando poi anche gli altri. Esco dalla scuola, raggiungendo il centro in pochi minuti. Raggiungo un negozio di riparazioni. "Salve. Posso aiutarla in qualche modo?" chiede un signore, abbastanza anziano, da dietro il bancone, non appena varco la porta. "Sì. Avrei una sveglia da riparare" dico frugando nello zaino, cercandola. "Eccola. Mi chiedevo se si potesse riparare" chiedo educatamente. Lui l'afferra, scrutandola da vicino. Sistema gli occhiali sul naso, tornando ad osservarmi. "Non posso fare un granché. Le converrebbe di più comprarne una nuova" mi consiglia, sorridendo. "Posso consigliarle?" chiede gentilmente. Annuisco, sorridendo. Si volta, abbassandosi leggermente. Dopo un paio di minuti riemerge, con un paio di scatolette in mano. "Allora, queste sono le migliori. Le abbiamo in vari colori: rosse, gialle, verdi, azzurre, rosa e viola" dice scorrendo un catalogo. "Viola è perfetta" dico sorridente. "Oh, certo!" dice controllalo le varie scatoline. "Vediamo, sono 14.70£" dice afferrando una borsa di plastica e infilandoci dentro la scatolina. "Ecco" dico porgendogli la banconota. Lotta per alcuni minuti con la cassa, riuscendo infine ad aprirla. "Ecco il resto. Ed ecco a lei" dice porgendomi alcune monetine e la borsa di plastica riciclabile. "Grazie. Arrivederci" dico afferrando entrambi. "Arrivederci" mi saluta lui. Esco dal negozio, riponendo tutto nello zaino. Se mamma sapesse che ho speso quasi quindici euro per una sveglia mi farebbe fuori. Percorro rapidamente la distanza che mi divide da casa, senza pensare a niente. Tengo lo sguardo fisso sul marciapiede, senza pensare a niente. Niente di niente. Raggiungo casa in una manciata di minuti. Pranzo rapidamente, in compagnia di Laura e Mike, entrambi silenziosi. Mi rifugio poi in camera, dedicandomi allo studio. Un paio di orette e ho finito anche quello. Il mio cellulare inizia però a squillare improvvisamente. Non ho mai neanche un minuto di pace! È Hendric. Hendric Forn. Il fratello del famoso Matteo. "Pronto?" chiedo incredula. "Beatrice Evans?" chiede speranzoso. "Sì, sono io. Hendric?"chiedo. "Sì, sono io" ribatte ridacchiando. "Tutto bene?" chiedo preoccupata. "Sì, avrei solo bisogno di parlarti. Possiamo vederci al solito parco tra mezz'ora?". "Oh, ehm...va bene" rispondo infine. "Perfetto! Grazie mille!" dice riattaccando. Mi preparo, ancora un po' scioccata. Esco di casa, raggiungendo in pochissimo il parco. "Hendric! Ciao" dico sorridente. Al suo fianco c'è un ragazzino più piccolo, dai capelli castani, e gli tessi occhi di Hendric. "Oh, lui è Matteo" dice indicando il ragazzo. "Ah! E così tu sei il famoso Matteo" lo saluto sorridente. "È un piacere" dice stringendomi la mano. "Piacere mio". "Allora? Di cosa dovevi parlarmi?" chiedo curiosa. "Ecco, possiamo fare una passeggiata? Di solito parlare mi viene meglio se cammino" ammette imbarazzato. "Ehm...va bene" dico più incasinata che mai. "Ecco, il fatto è che i miei si separeranno a breve" inizia lui. "Mi spiace. Io...io non lo sapevo". "Non preoccuparti, ormai lo sapevamo da un pezzo" dice riferendosi a lui e Matteo. "Il fatto è che noi dobbiamo partire, con mio padre, ed ecco...Matteo avrebbe bisogno di aiuto per dirlo a Laura" continua lui. E quindi? "E quindi mi chiedevo se tu...ecco...avessi qualche idea" continua, dandomi l'impressione di essere letta nella mentre. "Oh" esclamo spiazzata. "Bè...potrei provare a parlare, per prepararla...ma non credo che la prenderebbe bene se tu te ne andassi senza dirle niente" dico parlando direttamente a Matteo. "Certo che no" risponde lui. "Ecco, ma alla fine credo che dovresti parlargli tu" dico guardandolo negli occhi. "Dici?" chiede. "Certo. Se non la vuoi perdere totalmente è meglio che tu glielo dica di persona, senza troppi giri di parole". "Oh...grazie" dice rattristandosi. "Tranquillo, Laura tiene a te, e non smetterà certo di farlo anche se voi vi trasferirete. E poi ci sono tanti modi per tenersi in contatto. E poi potremmo venirvi a trovare qualche volta" dico poggiandogli una mano sulla spalla. Alza lo sguardo, sorridendomi. "Grazie Beatrice. Vuoi che ti offra un gelato?" chiede Hendric mentre passiamo davanti ad una gelateria. "No grazie. E meglio che vada" dico forzando un sorriso. "Grazie Beatrice. Sapevo che avrei potuto contare su di te" dice abbracciandomi. "Mi dispiace che tu debba trasferirti" dico stringendolo forte. "Già, anche a me" dice sciogliendo l'abbraccio. "Quando partite?" chiedo curiosa. "Tra due settimane". Annuisco leggermene. "Bene. Io vado. Ciao Matteo" dico scompigliandogli i capelli. "A presto Beatrice" dice stringendomi la mano. Forzo un sorriso, cercando di non mettermi a piangere. Odio gli addii. "Grazie di tutto" ripete Hendric. "Figurati" dico dandogli un bacio sulla guancia. "Ci vediamo" dico allontanandomi a grandi passi. Mentre cammino verso casa, qualche piccolo frammento della conversazione di prima torna a riaffiorare nella mia mente. La tristezza dipinta negli occhi di Hendric, come in quelli di Matteo. Una tristezza diversa, ma alla fin fine uguale. Entrambi dovranno lasciare gli amici, la scuola, la loro casa, e anche le ragazze che amano. Già, perché da come Laura mi parla di Matteo sembra davvero innamorata. E Matteo non avrebbe costretto suo fratello a chiamarmi, se non tenesse a lei. E poi, Hendric. Sin dal primo giorno in cui l'ho conosciuto, ho immediatamente capito cosa provava per Sam. Si vede. Nei suoi occhi. Nel suo sorriso. Quando una persona ti manca, tutto di lei è dentro di te. Una piccola lacrima solca la mia guancia, mentre il mio pensiero torna su Matt. Mi ricordo benissimo il giorno in cui l'ho conosciuto. Quando ero appena arrivata. Stavo cercando con Laura la segreteria e gli sono andata a finire contro. Mi ricordo perfettamente la mia immagine riflessa nei suoi occhi. E dal primo sguardo mi sono innamorata. Una moltitudine di ricordi scorre rapidamente, come un vecchio registratore, sgretolando man mano il mio cuore. Il nostro primo incontro, le nostre chiacchierate sotto gli alberi, il nostro primo bacio, il nostro primo appuntamento, o ad esempio, la nostra prima festa insieme, la partita di basket, la foto, la litigata, la gelosia, Valentina, il campeggio, e poi... un rumore assordante mi risveglia di colpo dal mio stato di shock. Solo ora realizzo di essere nel bel mezzo della strada, con una macchina a pochi centimetri da me. L'uomo all'interno continua ad urlarmi contro. Faccio qualche passo in avanti, barcollando. "Bea!" urla qualcuno dall'altra parte della strada. Alzo leggermente il capo, ma uno stato di annebbiamento mi invade la testa. Il paesaggio intorno a me inizia a girare velocemente, e sempre più forte, mentre cado inerte sull'asfalto.

Spazio autrice:

Boom! Che succederà? Beatrice parla con Hendric, dando consigli al fratello su Laura. Tornando a casa però, cade in una specie di stato di shock, che la fa svenire nel bel mezzo della strada. Chi avrà gridato? Cercherò di aggiornare il prima possibile,e anche se è già un evento che abbia aggiornata durante la settimana!!! Commentate e scrivetemi cosa ne pensate!!

Baci

Giulialovegiulia


You Belong With Me (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora