Capitolo 97 : Cambiamenti

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"Mi dispiace davvero, Bea" ripete Federica per l'ennesima volta. "Ti ho già detto che non importa, e ora dormi" rispondo secca, girandomi su un fianco, e cercando di trattene un forte impulso. Quello di piangere. Alla fine sono rimasta in quel gabinetto per una decina di minuti. Alla fine Sam mi ha costretta ad uscire, minacciandomi di tirare giù la porta. E conoscendo Sam e volendo evitare di dover pagare un capitale all'albergo, ho deciso di uscire. Siamo tornate al tavolo, e durante la cena non è volata nemmeno una mosca. Nessuno ha osato aprire bocca, ne tantomeno chiedermi qualcosa. Una situazione orribile, ma che in quel momento mi è smembrata perfetta, vista la mia voglia di parlare, pari a zero. Sospiro, cercando di calmarmi. Chiudo gli occhi, sperando di addormentarmi in fretta. La sveglia del cellulare suona, ricordandomi che un altro giorno è alle porte. Sbuffo, stiracchiandomi. "Ma che ore sono?" si lamenta Federica. Rimango muta, senza dire niente. "Ascoltami Beatrice" inizia lei, seria, alzandosi di scatto e raggiugendo il mio letto. "Ti ho già chiesto scusa, ormai ti avrò letteralmente stufato, ma sappi che non volevo affatto ferirti" dice seria. La guardo, immobile. Cris intanto si mette a sedere, rimanendo muta, guardandoci senza sosta. "Volevo solo farti aprire gli occhi una buona volta. È inutile che continui a voler far credere a te stessa che vada tutto bene, perché non è così. Non hai convinto noi, figuriamoci te stessa. Il ragazzo che tanto ti piace è partito, ma perché tu glielo hai detto, perché hai preferito la sua felicità alla tua. E questo dovrebbe renderti orgogliosa, non triste e pensierosa. È partito, bene. Potrebbe tornare da un giorno all'latro, come non potrebbe tornare mai più" "Fede!" la rimprovera Cris. "Che c'è? È meglio che sia preparata. Non può passare la vita credendo in qualcosa che magari non si avvererà mai. Quindi, Bea, sii orgogliosa e basta. E poi la vita va avanti, coraggio. Incontrerai altri ragazzi, magari anche migliori di lui" "Nessuno può essere migliore di lui, per me" dico guardandola fisso negli occhi. "Ascoltami Bea! Guardami" dice accarezzandomi una guancia. "Puoi passare la vita a sperare che lui ritorni, oppure alzarti da quel letto e spassartela. Insomma, abbiamo sedici anni! Quale età è migliore della nostra?" "Non so, qualunque?" la interrompe Cris. Federica le lancia un occhiataccia, continuando il suo discorso. "Quale momento è migliore di questo? Sicuramente Matt non sarebbe contento se sapesse che stai qui a deprimerti. Quindi alzati da quel divano e corri a vestirti. Hai tutta una vita davanti. Goditela" Dischiudo la bocca, senza sapere cosa dire o fare. Prendo un respiro profondo, alzandomi di scatto e correndo in bagno. Mi faccio una doccia veloce, indossando dei leggins neri, in finta pelle, una maglia a maniche corte rosa, con la scritta I AM DARK, contornata da teschi e cose simili. Lascio i capelli sciolti, appena piastrati, facendoli ricadere dolcemente sulle spalle. Un po' di eyeliner, u bel rossetto e via. Esco dal bagno, aprendo senza tanta delicatezza la porta, schiacciandola contro il muro. "Wow! Sei fantastica!" esulta Cris. "Dici?" chiedo altezzosa. "Ma certo" . "Non era questo che intendevo!" si intromette Federica, allibita. Le lancio un occhiataccia, ammutolendola all'istante. "Pero stai d'incanto" si corregge subito dopo, col nervosismo alle stelle. "Allora? Siete pronte?" chiedo infilando il giacchetto di pelle, rigorosamente nero, e le mie all star preferite. Indovinate un po' il colore? Nere, ovviamente. "C-certo" balbetta Cris. Apro la porta, sbattendola contro il muro, senza preoccuparmi di controllare che tutto fosse a posto. Cris e Federica mi seguono all'istante, impietrite. Scendo le scale, attirando non poca attenzione, specie da parte di alcuni ragazzi, che continuano a fissarmi. Le ragazze invece mi scrutano da capo a piedi, con una faccia a dir poco scandalizza. "Ehi!" saluto i ragazzi, alzando gli occhiali da sole che indosso, portandoli sopra la testa. "Beatrice? Ma che hai combinato?" chiede Luke allarmato. "Che c'è? Non ti piace il mio nuovo look?" chiedo masticando la gomma. "È solo un po'..." dice Mirko senza concludere la frase. "Esagerato" conclude Filippo. Sbuffo, voltandomi verso le ragazze, che stanno scendendo le scale, intimorite. "B-bea?" chiede Martina impaurita. Alzo una mano, in segno di saluto, accennando un sorriso. "Bene, studenti, ecco qui l'elenco delle cose che visiteremo oggi. Innanzitutto, dopo la colazione, tornerete in camera, finendo di preparare le valigie, caricandole sul pullman. Dopodiché, visiteremo l'edificio Pierhead, il Teatro di Cardiff, il City Hall e per finire, faremo una sosta al Cardiff Bay. Patiremo da Cardiff alle sedici, in modo da arrivare a scuola per le diciannove. Ora filate a fare colazione e a preparavi!" gracchia il professore al megafono. Ci avviamo al tavolo, facendo la colazione in perfetto silenzio.

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