Juliet non era convinta di riuscire a sopportare ancora per molto tutte le lamentele di sua nonna a proposito di certi parenti che avrebbero presto incontrato, mentre veniva sballottata nella carrozza, stretta fra i suoi genitori, nel percorrere quelle accidentate vie di campagna.
Sua madre continuava ad annuire, meglio non mettere in discussione le parole dell'anziana contessa, suo padre invece controllava distrattamente l'orario dal suo orologio da taschino per l'ennesima volta.
Lei studiava i vestiti indossati da sua nonna: una pesante pelliccia e un abito color blu notte, un cappellino in coordinato e i ricchi gioielli ad adornarle la gola e le braccia.
Osservò poi il suo vestito rosa e la mantella bianca che indossava, continuando a sperare di apparire bella quanto le sembrava con quegli abiti addosso.
"...e poi Juliet dovrà trovare un marito quanto prima" disse ad un certo punto la contessa.
Juliet sentendosi nominare subito cercò di tornare attenta, tentando di riprendere il filo del discorso.
Stavano parlando di matrimonio... Certo, quella sarebbe stata la sua prima stagione.
"Entrerà in società tra qualche mese, avrà tutto il tempo per trovare un marito" rispose sua madre, Selene, cercando di piegare le labbra in un piccolo sorriso.
"Certo, certo, ma comunque voglio vedere la mia unica nipote femmina ben sistemata, non vogliamo che diventi una vecchia zitella o che scelga la persona sbagliata, come hanno fatto i tuoi fratelli..."
Era strano, sua nonna era stata la prima a fare un matrimonio fuori dagli schemi, sposando un uomo caduto in rovina soltanto per amore, eppure non sembrava accettare le mogli dei propri figli maschi. Non che fosse facile piacere a Raphaela, trovava sempre un motivo per cui non farsi andare giù qualcuno, e se per una qualche ragione si riusciva ad entrare nelle sue grazie ci si doveva ritenere davvero fortunati.
"Comunque credo che la prospettiva di un marito, soprattutto se un buon partito, e di formare una famiglia sia molto allettante per una giovane donna, non è così mia cara?" Le chiese ad un certo punto.
"Sì, certo nonna" rispose stirando le labbra in un sorriso, ma in realtà non si sentiva per niente pronta a diventare una moglie, dentro si sentiva ancora una bambina, e tutto ciò a cui stava andando incontro la terrorizzava a morte.
Non le piaceva parlare di quello che sarebbe stato il suo futuro, un futuro che le appariva fin troppo vicino.
Ma quanto era lontana quella chiesa?
Si affacciò leggermente dal finestrino, individuando il campanile: doveva riuscire a sopportare solo altri pochi minuti, e poi sarebbe potuta sgattaiolare via insieme ai suoi cugini.
Era da tanto che non vedeva Frederick e Daniel: avevano appena finito gli studi e, per quanto ancora giovani, erano considerati, insieme a suo fratello Howard, fra gli scapoli più ambiti di quella stagione.
Le avrebbero di certo rallegrato le giornate durante quel periodo oscuro che si prospettava essere per lei la stagione londinese, sì, vedere quei due inseguiti da mandrie di leggiadre fanciulle sarebbe stato divertente, per non contare il fatto che almeno avrebbe avuto qualcuno con cui scappare via.
Ci sarebbe di certo stato anche Ludovic, fratello minore di Daniel, ma era molto più piccolo di loro, e, per quanto trovasse il cuginetto adorabile, con gli altri due aveva un legame indissolubile: erano cresciuti insieme dopotutto.
Finalmente la carrozza si fermò e il valletto, dopo aver aperto la portiera, porse la mano alle signore per aiutarle a scendere.
"Siamo in ritardo" annunciò suo padre, prendendo la moglie a braccetto, mentre Juliet faceva lo stesso con la nonna così da aiutarla a percorrere la salita che portava alla piccola chiesetta di paese.
Spalancarono il portone in legno della chiesa, facendo quindi il loro ingresso, fortunatamente la funzione non era ancora iniziata.
Individuò subito i suoi due cugini seduti in terza fila e, dopo aver salutato gli altri parenti con un cenno del capo, corse a sedersi di fianco a loro: non voleva di certo finire in prima fila con la nonna, si sarebbe sentita troppo esposta allo sguardo giudicatore del prete.
"Juliet! Alla fine sei riuscita a sfuggire alle grinfie della nostra amatissima contessa" esclamò Daniel, mantenendo comunque la voce bassa.
"Soltanto per poco, e poi dovreste ricordarvi che fra un paio di mesi saremo tutti alla sua mercé" gli rispose lei.
"Che Dio ci assista allora" intervenne quindi Frederick, alzando gli occhi al cielo assumendo un'espressione simile a quella addolorata di un santo in un dipinto rinascimentale.
Per la stagione Raphaela insisteva affinché tutti soggiornassero nella casa di famiglia, che in teoria apparteneva allo zio Michael, in quanto nuovo conte, ma che in pratica apparteneva ancora alla donna, visto che lui in quel momento si trovava chissà dove per il mondo.
Restarono dunque in silenzio.
Juliet osservò prima i semplici affreschi di quella chiesa e poi il coro, chiedendosi quanto sarebbe stato doloroso per le sue orecchie ascoltarlo.
I cori in campagna sembravano essere tutti uguali: composti da gente che di certo non era portata per il canto, con donne che cercavano in tutti i modi di rendere le proprie voci stridule e uomini che si improvvisavano tenori.
Probabilmente i suoi timpani si sarebbero disintegrati entro la fine della messa.
Il portone d'ingresso venne aperto nuovamente, proprio mentre l'organo iniziava a suonare e il prete faceva la sua entrata.
Juliet si lanciò un'occhiata alle spalle vedendo i suoi due fratelli affrettarsi a prendere posto di fianco a lei, salutando con un gesto del capo.
"Raphael, non credevo ci fossi anche tu, pensavo che fossi troppo impegnato con i tuoi studi" disse poi, mantenendo però lo sguardo sull'altare.
"Non sarei potuto mancare" rispose in tono sarcastico, facendo così intuire di essere stato costretto a presentarsi alla funzione.
Sorprendentemente quella messa non sembrò essere interminabile, forse per la presenza dei suoi familiari, visto che con loro non ci si annoiava mai, o forse quel giorno il tempo aveva semplicemente deciso di scorrere più in fretta. In ogni caso Juliet fu ben felice di uscire da quella chiesa, dove ormai l'aria era irrespirabile a causa dell'incenso, dopo aver fatto gli auguri ai suoi zii, Miles e Monique, che quel giorno festeggiavano l'anniversario di matrimonio.
Howard la prese a braccetto, e si incamminarono all'esterno, nella piazza davanti al luogo sacro, così da aspettare lì gli altri.
Suo fratello stava per aprire bocca quando qualcuno alle loro spalle lo chiamò, ed entrambi furono quindi costretti a voltarsi.
"Edward!" Esclamò quindi lui, riconoscendo subito l'uomo che si stava dirigendo verso di loro, andando poi a stringergli la mano.
A Juliet ci volle un attimo per metterlo a fuoco, le sembrava di ricordarsi solo vagamente di lui. Quegli occhi marroni, caldi come una tazza di cioccolata d'inverno, i capelli lucidi dello stesso colore, la pelle chiara, come d'avorio, quasi come se quell'uomo non si esponesse mai ai raggi del sole così in contrasto con la sua e con quella di Howard, l'espressione sempre ironica, specialmente quando guardava lei, come se volesse sempre prenderla in giro... Le era tutto estremamente familiare.
Dopo qualche istante finalmente riconobbe Edward Knight, il futuro conte di Stamford.
Da bambini avevano passato del tempo insieme, essendo lui il migliore amico del fratello, per di più le loro residenze di campagna erano confinanti.
Da quanto non lo vedeva?
Probabilmente erano passati almeno sette anni, ma poteva benissimo trattarsi di molto più tempo.
In ogni caso non si sarebbe mai aspettata di vederlo apparire sulla soglia della parrocchia, non metteva piede in una chiesa da quando aveva all'incirca dieci anni, di questo ne era sicura: non lo aveva mai visto alla messa della domenica.
"Lord Knight, non mi aspettavo di vedervi qui" intervenne lei ad un certo punto, una volta che ebbe messo insieme tutte le informazioni che aveva sull'uomo davanti a sé.
"Vostra nonna mi ha invitato, non sarei mai potuto mancare, le nostre famiglie sono da sempre molto unite" rispose lui, rivolgendole uno di quei suoi sorrisetti, che a Juliet erano sempre parsi incomprensibili.
Non sapendo cos'altro dire o fare sorrise anche lei di rimando.
"Vostro padre è qui?" Chiese poi Howard all'amico.
"Purtroppo no, ultimamente si sente poco bene" la sua voce divenne più bassa all'improvviso, lo sguardo si rabbuiò.
"Niente di grave spero."
"In realtà non ne ho idea, il medico non sembra in grado di stabilire quale sia il male che lo affligge."
"Si riprenderà, il conte è sempre stato un uomo molto forte."
Edward si limitò ad annuire.
In quel momento tutti gli altri si riversarono fuori dalla chiesetta, assalendo subito dopo chiunque si trovasse abbastanza vicino con tutti i convenevoli che potessero essere inventati.
Almeno cinque persone le si avvicinarono dicendole che non la vedevano da quando era bambina, per poi rivolgersi a sua madre aggiungendo che era davvero sbocciata quell'anno, che non avrebbe avuto rivali durante la stagione, Juliet non si ricordava di nessuno di loro.
Quando finalmente rimontarono in carrozza doveva essere passata un'ora, ed era impaziente di mettere qualcosa sotto i denti.
Il pranzo si sarebbe tenuto nella grande villa di famiglia, Hathor House come era stata soprannominata da suo nonno: Joseph, da appassionato di egittologia qual era, aveva dato alla loro casa il nome della dea dell'amore, sperando che questo prosperasse in quel luogo.
La tavola era stata preparata con precisione millimetrica dalla servitù la sera precedente, i fiori da usare come centro tavola erano stati scelti personalmente dalla contessa madre, e sempre lei si era accertata che tutto fosse esattamente come doveva essere.
Il suo stomaco brontolò quando l'odore del cibo arrivò alle sue narici.
"Sto morendo di fame" borbottò Daniel spuntando alle sue spalle.
"Stavo per dirlo io" risposero quindi lei e Frederick all'unisono, nemmeno si era accorta che si fosse avvicinato, era sempre stata convinta che fossero telepatici in qualche modo e quella tesi sembrava rafforzarsi sempre di più.
I tre si guardarono negli occhi, cercando di escogitare qualcosa soltanto con gli sguardi, ed erano ormai pronti a sgattaiolare nelle cucine pur di trovare qualcosa da mangiare quando tutti vennero invitati ad accomodarsi a tavola.
Camminarono a passo spedito verso i loro posti, senza neanche dover badare al segnaposto: in fondo alla tavolata, Juliet in mezzo ai suoi fratelli e di fronte i suoi tre cugini. Era così da sempre.
Quel giorno però sembrava che qualcuno avesse deciso di cambiare ciò che era sempre stato, lo capì quando si ritrovò Howard di fronte al posto che alla sua destra.
Aggrottò dunque le sopracciglia, rivolgendo un'occhiata interrogativa all'altro, che rispose solo con una scrollata di spalle, facendole capire che da lui non avrebbe ottenuto risposte.
Tutto si fece più chiaro quando al posto del fratello si trovò a fianco Lord Knight, e fu solo in quel momento che si rese conto del perché fosse stato invitato dalla nonna, del perché quella mattina si fosse messa a parlare del futuro, di matrimonio.
Non poteva trattarsi di una coincidenza, tutto era stato programmato nei minimi dettagli, ogni mossa veniva eseguita per un motivo che mai avrebbe potuto essere casuale.
All'improvviso Juliet avrebbe voluto urlare, scappare via di lì, non era nemmeno entrata in società e già il suo futuro veniva scelto, si stava scegliendo a chi venderla praticamente!
Sua nonna voleva che sposasse Edward e non era certa di poter avere via di scampo.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...