Capitolo 16

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"Oh, non è possibile!" Esclamò Alexandra, facendo sobbalzare Juliet, che si sporcò con un po' della marmellata che stava spalmando su del pane tostato.
"Che succede?" Chiese quindi all'amica, voltandosi verso di lei leggermente preoccupata.
"Nulla, stavo solamente leggendo, non ti capita mai di parlare con i personaggi di un libro?"
"Oh, di continuo in realtà, ma mi hai fatto venire un colpo Alexandra!"
"Mi dispiace."
Juliet scosse la testa e tornò quindi a concentrarsi sulla scena che stava osservando: Howard ed Edward si erano allontanati, in un punto disseminato di bellissimi fiori, probabilmente per parlare di affari, ma poco dopo erano stati raggiunti dal piccolo Ludovic, con la sua palla in mano, e in quel momento stavano giocando amorevolmente tutti insieme.
Si sentiva felice, essere lì all'aria aperta, circondata dai suoi familiari che per una volta non bisticciavano, in quella meravigliosa giornata di sole, la faceva sentire parte di qualcosa.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quei tre, le piaceva guardarli, le stavano facendo crescere un bel calore nel petto.
"Edward è proprio un caro ragazzo" fece la nonna, accomodandosi su una sedia pieghevole che era stata trascinata lì dalla sua domestica, visto che non avrebbe mai potuto sedersi su quelle coperte per terra se voleva potersi rialzare senza l'impiego di una gru.
"Lo è di certo" disse lei, decidendosi finalmente ad addentare quel pezzo di pane, su cui era stata a stendere la marmellata per più tempo di quanto fosse necessario.
"Probabilmente sarebbe un ottimo padre" l'anziana la fissò, e Juliet a sua volta alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri come il cielo della contessa: di nuovo parlavano del suo futuro.
Avrebbe voluto risponderle che Edward era proprio quello che voleva, ma che se lui non si decideva a farle la proposta non era di certo colpa sua, e poi non poteva farci niente, non poteva di certo farlo lei al posto suo.
"Credo lo sarebbe" si limitò quindi a risponderle.
"Juliet, so quanto tu odi tutto questo, il mercato matrimoniale, ma lui sarebbe perfetto per te."
"Non credo di aver mai messo in dubbio ciò" riportò quindi lo sguardo su i tre che giocavano a palla.
Avrebbe pagato una qualsiasi cifra per vedere quell'uomo inginocchiato davanti a sé con un anello, a farle quella domanda, ma non avrebbe potuto fare proprio un bel niente se lui avesse deciso di non chiederla in moglie.
Forse avrebbe potuto trovare un altro, c'erano centinaia di ottimi partiti in Inghilterra.
Ma come avrebbe fatto? Tutti i suoi corteggiatori erano spariti, lei aveva scelto Lord Stamford, voleva lui, e probabilmente aveva fatto un grande errore a precludersi tutte le altre opzioni.
Sarebbe restata zitella alla fine, tutto questo perché aveva affidato il suo cuore ad un uomo che non ricambiava i suoi sentimenti, non appieno almeno, dato le evidenze.
Chissà quanta gente sparlava alle sue spalle...
Finí di mangiare ciò che aveva in mano nervosamente, inghiottendo subito dopo due pasticcini fin troppo in fretta, ormai presa dall'ansia, per qualche momento il suo stomaco le parve vuoto, ma, dopo un altro paio di dolci, questo si richiuse all'improvviso, e lei si sentì nauseata.
Avrebbe voluto scappare via, andarsi a rinchiudere in camera, non si sentiva bene, non si sentiva bene da settimane ormai, ed era esausta di aggirarsi in quel labirinto di cui si era all'improvviso trovata prigioniera senza trovare una via d'uscita, probabilmente non c'era neppure una via d'uscita!
"Di certo sareste una coppia magnifica, fareste invidia a tutta l'alta società" continuò ad un certo punto la nonna, e Juliet prese un paio di respiri affannati, tentando di non scoppiare in lacrime: si sentiva oppressa, e sapeva di non avere le redini di quella situazione in mano.
Era persa, sì, di certo quella era la parola esatta: si era persa in quel dannato labirinto dell'amore.
"Oh Juliet cara, temo di parlare a sproposito: non voglio che tu la prenda così male da non sentirti bene" disse, prendendo le mani della nipote fra le sue, calde e morbide "Su, respira" inspirò quindi profondamente insieme a Juliet, a cui sembrò che il peso che avvertiva sul petto si attenuasse un po'.
"Scusami nonna, è che ho così tanti pensieri per la testa... e sentire parlare del mio futuro, un futuro che potrebbe non avverarsi lasciando tutti delusi, non è ciò che mi serve in questo momento" rispose lei, cercando di liberare la mente, di godersi quel tranquillo pomeriggio in giardino.
Fu la vista di Ludovic che le veniva incontro, saltellante e con un bel mazzetto di margherite in mano a rincuorarla un po'.
"Da parte di Lord Stamford" disse quindi il cuginetto porgendole il bel mazzo di fiori, sorridendo apertamente, mostrando la finestrella lasciata dal dente appena caduto.
"Grazie mille Ludovic, e ringrazia il conte da parte mia" Juliet sorrise, dando un buffetto sulla guancia al cugino.
"Tu diventerai proprio un perfetto gentiluomo" aggiunse poi la nonna, scompigliando i capelli al nipote, che subito dopo tornò correndo verso Howard ed Edward ridendo, pronto a riprendere il gioco.
"Direi che sei riuscita a far cadere un conte ai tuoi piedi, mia cara Juliet" commentò Alexandra, fissandola con un sorrisetto sulle labbra.
A quel punto anche la nonna aggiunse qualcosa, ma Juliet non udì le sue parole, soltanto un parlottare che le apparì molto lontano: la sua attenzione era stata catturata dall'uomo in questione che si dirigeva proprio verso di loro.
Aveva appena dimostrato le sue intenzioni pubblicamente, sapeva che in quel momento avevano gli occhi di tutti gli ospiti lì presenti puntati addosso.
"Lord Stamford!" Esordì quindi lei, arrossendo leggermente: non aveva idea di che cosa aspettarsi, e la situazione procedeva così da un paio di giorni ormai.
Era piuttosto odioso in realtà, non avere più idea di che piega la propria vita stesse prendendo.
"I fiori sono stati molto graditi."
"È proprio quello che speravo" sussurrò lui, in modo che l'unica a sentirlo fosse Juliet.
"Ma vi prego Milord, sedete pure con noi" si intromise la nonna, indicando la coperta a con un ampio cenno del braccio.
"Molto volentieri Lady Halifax."
Si accomodò quindi proprio a fianco della ragazza che gli aveva rubato il cuore, osservando i morbidi ricci castani che le incorniciavano il volto: quanto sarebbe stato scandaloso giocherellarvi con un dito?
Molto probabilmente, per di più di certo si sarebbe beccato uno schiaffo da Juliet.
Si accontentò dunque della sola vista della giovane, che gli bastava eccome, che risplendeva davanti a lui come la luna, così elegante, così bella.
Ripensò al loro primo bacio: era stato proprio sotto i raggi lunari, circondati da quei magnifici fiori bianchi che aprivano il loro petali candidi in quel preciso momento, come li aveva chiamato lei? Fiori di luna? Era certo che non sarebbe mai riuscito a trovare un momento perfetto come quello neanche se avesse provato a programmare tutto settimane prima.
"Posso farvi una domanda Miss Byrne?" Chiese poi di botta, Juliet sorrise, fissò per un istante la nonna, che le sorrise di rimando, esitando un momento prima di rispondere.
"Certamente Milord" disse quindi entusiasta: c'era solo una domanda che potesse porle, era quello che tutti si aspettavano, tutti avevano puntato gli occhi su quella scena, Howard per poco non si prese in faccia la palla che Ludovic gli aveva lanciato.
Furono i due rimbalzi del pallone sull'erba fresca a scandire quei pochi secondi, che a loro parvero infiniti, in cui i due si fissarono senza proferire parola.
Edward portò la mano alla tasca, tastando la scatolina contenente l'anello: doveva farlo, non poteva di certo tirarsi indietro, non quando gli occhi di tutti erano puntati su di loro, per di più se non l'avesse fatto Juliet sarebbe stata sostanzialmente rovinata.
Aveva riflettuto, riflettuto all'infinito nelle ore precedenti, e aveva deciso cosa fare: prima di tutto avrebbe colto dei bei fiori per lei, e subito dopo si sarebbe seduto al suo fianco, arrivando infine, in un modo o nell'altro a farle la fatidica domanda.
"Juliet..." mormorò, inumidendosi le labbra, con la voce tremante "Miss Byrne" continuò poi, cercando di avere un tono più sicuro, più deciso.
«Vi prego proseguite» sembrava dirgli lei con lo sguardo.
Prese quindi a frugare nella sua tasca, che sembrava all'improvviso non avere più un fondo, impedendogli dunque di trovare l'anello.
Non avrebbe mai immaginato che quella proposta di matrimonio potesse essere tanto imbarazzante.
Aveva pianificato tutto dannazione!
Incrociò gli occhi speranzosi di Juliet, brillanti, come il mare quando riflette la luce del sole a mezzogiorno. No, non andava bene: lei si meritava più di quella dannata e pietosa messinscena, qualcosa che fosse degno di lei.
Smise di rovistare all'interno della giacca.
"Miss Byrne" disse dunque, sospirando "mi chiedevo se più tardi gradireste fare una passeggiata a cavallo con me" se ne uscì quindi malamente da quella situazione.
"Oh" gli occhi di lei iniziarono a riempirsi di lacrime, che trattenne coraggiosamente per il resto di quella conversazione "credo si possa fare Milord, ma ora vi prego di scusarmi... mi sento poco bene, con permesso" si alzò, e fu in quel momento che Edward notò qualcos'altro in quelle iridi oltre al dolore, alla delusione: la rabbia, apparvero infatti come un mare in tempesta.
Iniziò poi a correre verso casa, senza che nessuno potesse fare nulla per fermarla.
Lui si tirò in piedi.
Howard gli passò accanto, dandogli una spallata, per poi voltarsi verso di lui.
"Le mie più grandi congratulazioni Stamford" gli disse quindi sarcastico, con un sorriso ampiamente falso stampato sul viso, per poi sporgersi leggermente verso di lui sussurrando: "Ti avevo detto di lasciarla in pace."
Prese poi a correre dietro alla sorella, gridando il suo nome, cercando invano di farla fermare.
Il resto della giornata di Edward fu accompagnato da sguardi accusatori.

Juliet corse a perdifiato, fino a quando i polmoni non iniziarono a bruciare, e fu costretta a fermarsi, cercando invano di asciugarsi le lacrime con i dorsi delle mani.
Che cosa aveva di così sbagliato?
Che cosa aveva lui di così sbagliato?!
Un qualsiasi altro gentiluomo l'avrebbe già chiesta in moglie, probabilmente a quel punto sarebbe già stata sposata: non era lei la pietra preziosa più ambita di quella stagione?
Evidentemente non più, in qualche modo era riuscita a perdere tutto il suo lustro...
Sarebbe scoppiata in una risata isterica se non avesse sentito Howard chiamarla, ormai vicinissimo e non avesse tentato quella fuga impossibile, sulle sue gambe ormai indolenzite che per miracolo la tenevano ancora in piedi.
Naturalmente lui fu più veloce di lei, e l'afferrò per le spalle, bloccandola, facendola poi girare verso di sé.
A quel punto fu incapace di trattenersi: iniziò a piangere disperata.
"Voglio solo tornare a casa."
Quella frase lo preoccupò: era la frase che usava sempre quando era completamente persa nella disperazione che quasi non si rendeva conto di ciò che accadeva intorno a lei, quando avrebbe soltanto voluto rinchiudersi nella sua camera e sparire nell'oblio della disperazione.
"Juliet, oh, mia cara sorella" disse Howard, avvolgendola poi in un dolce abbraccio.
"Che cos'ho che non va?" Domandò lei, soltanto con un filo di voce.
"Assolutamente nulla, Juliet, sei la donna che chiunque desidererebbe al suo fianco, e ora ti prego, rilassati."
Aveva paura di vederla scoppiare in un pianto isterico, incontrollato, dove i singhiozzi le lasciavano a malapena il tempo di respirare, e lei sembrava isolarsi da tutto il resto, come era successo alla morte del nonno: calmarla diventava molto complicato.
Juliet era per lui la cosa più preziosa al mondo: per otto anni era stato solo, solo in quelle grandi case che chiedevano disperatamente di essere animate da strilli di bambini, poi lei era finalmente arrivata, e Howard si era sentito riempire il cuore d'affetto, promettendosi che avrebbe protetto la sorellina ad ogni costo. L'arrivo di Juliet aveva inoltre segnato un nuovo inizio: alcuni mesi dopo di lei infatti era nato Daniel, e subito dopo Frederick, successivamente, un paio di anni più tardi, Raphael aveva fatto il suo ingresso al mondo con il pianto più forte che Howard avesse mai udito, infine era arrivato Ludovic, a chiudere quella fila di nipoti che i coniugi Carter amavano molto. C'è inoltre da dire che alla fine tutte le case della famiglia diventarono fin troppo movimentate, ma, in compenso, tanto amore scaldò i cuori di ognuno di loro.
"Rilassati" ripetette, stringendo la sorella un po' di più, arrivando a sentire il battito cardiaco di lei che lentamente tornava normale, il respiro regolarizzarsi.
Sciolse quindi l'abbraccio, avvolgendole le spalle con un braccio, incamminandosi poi verso casa.
Scesero nel seminterrato e attraversarono gli alloggi della servitù, che si inchinava al loro passaggio mentre Howard ripeteva che tutta quella prosternazione non era necessaria, infine giunsero nelle cucine.
Fece sedere Juliet sulla panca posizionata sotto una finestra, da cui i raggi del sole penetravano ad illuminare la stanza, afferrò poi una bottiglia di latte e ne versò un po' in un bicchiere, mischiandolo poi con dello sciroppo alla menta, offrendolo dunque alla sorella: sapeva che quel loro piccolo rituale l'avrebbe definitivamente calmata.
Si appoggiò poi al tavolo, osservandola bere: era così fragile in quel momento. Si maledisse per non aver minacciato di più Edward, per non averlo spaventato a morte sfidandolo a duello, invece di fargli quella sola richiesta, una richiesta che era convinto sarebbe riuscito a soddisfare: non far soffrire Juliet.
Non gli era sembrato poi così assurdo, dopotutto non era dovere di ogni gentiluomo trattare una signora come si deve? Probabilmente aveva soltanto riposto troppa fiducia nel suo amico.
"Howard" lo chiamò con voce spezzata lei, facendolo tornare alla realtà, subito le si avvicinò, prendendo in mano il bicchiere ormai vuoto "grazie."
Lui le sorrise, andando poi a riporre il bicchiere insieme ai piatti sporchi che ancora aspettavano di essere lavati.
Si inginocchiò quindi davanti a lei, prendendole le mani, stringendole fra le sue.
"Che cos'è che ti preoccupa tanto?" Le chiese poi dolcemente, accarezzandole i dorsi delle mani con i pollici.
Lei esitò un momento.
"Non voglio deludervi tutti" fu la sua risposta, e fu solo in quel momento che Howard si rese conto di quanto peso tutta la famiglia avesse riversato sulle spalle di Juliet.
"Non potresti mai deluderci, semmai siamo noi a deludere te" le disse, stringendola poi teneramente al petto, sentendo lei ricambiare quella stretta energicamente: sotto sotto sarebbe sempre stata la piccola appena venuta al mondo che lui aveva tenuto fra le braccia tremanti, di cui aveva fissato in viso per qualche secondo, decretandone poi il nome, adempiendo a quel ruolo così importante e onorevole che i genitori gli avevano affidato: Juliet, proprio come la bellissima donna amata da Romeo nel dramma di Shakespeare, che Howard aveva adorato fin da bambino.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora