Capitolo 39

195 9 0
                                    

Edward sussurrò qualcosa all'orecchio della moglie facendola sorridere, mentre lei teneramente andava a stringere un po' di più il braccio di lui.
Appoggiò la testa sulla spalla del marito, godendosi quindi il bel venticello che tirava quel giorno sulle rive del Nilo, e che rendeva il clima egiziano molto più fresco e sopportabile: avrebbe passeggiato per ore se solo i suoi piedi avessero avuto la forza di sorreggerla per tutto quel tempo.
Le gambe di Juliet tendevano però a stancarsi in fretta, la passeggiata di quella mattina era infatti stata già abbastanza impegnativa per i suoi gusti, ed era quindi felice di star tornando a casa.
Bastet venne loro incontro, miagolando, con la coda vibrante puntata verso l'alto come una freccia. Si strusciò quindi soddisfatta fra le loro gambe, rischiando di farli inciampare.
Juliet sorrise, accarezzando l'animale sulla testa, per poi prenderlo in braccio quasi come fosse un bambino.
"Siamo tornati" mormorò quindi al felino "ti siamo mancati?"
Il micio miagolò, socchiudendo gli occhi in un gesto che alla donna parve amorevole, leccandole quindi la guancia. Decise di interpretarlo come un sì.
Rise, stringendo a sé quel gatto che sembrava averle donato di nuovo la vita, la speranza che in un solo colpo l'era stata portata via.
Edward ebbe la sfortuna di trovarsi troppo vicino alla moglie e a Bastet, e la sua elegante giacca blu, confezionata dal miglior sarto di Londra poco prima della partenza, si ritrovò coperta di peli bianchi, eppure a lui non importava: era contagiato dall'allegria della moglie, che proprio la gatta era riuscita a portare nella loro casa, scostando le nubi grigie, lasciando risplendere il sole.
Juliet adagiò l'animale sul freddo pavimento, cercando quindi di rimuovere qualche pelo dal suo abito passandovi le mani sopra, prima di dirigersi in cucina alla ricerca di uno snack per Bastet e una bella limonata rinfrescante per lei e il marito.
Edward andò a sedersi sul comodo divano del salottino, prendendo in mano il giornale di quella mattina e sfogliandone le pagine distrattamente.
Il gatto saltò sulla poltrona di fronte, sedendosi con eleganza, assumendo una posa da statua. Fissò l'uomo per qualche istante con i suoi grandi occhi verdi, prima di miagolare attirando quindi la sua attenzione. Lui sorrise, guardando il felino che gli appariva come lo spruzzo di luce che era riuscito a scacciare le tenebre.
"Credo di doverti ringraziare" disse, e Bastet subito rispose con un miagolio vibrante, socchiudendo gli occhi soddisfatta, prima di sistemarsi in una posizione più comoda per uno dei suoi tanti pisolini.
Nel mentre Juliet tornò con la limonata fresca in una caraffa e due bicchieri. Appoggiò il tutto sul tavolo, e poi lei e il marito si servirono.
La bevanda donò loro nuova energia e scacciò il senso di calura. Poco dopo infatti Juliet era pronta a riprendere il suo lavoro, e si diresse verso lo studio, la cui porta era chiusa a chiave, seguita silenziosamente dal marito, che amava ascoltarla formulare teorie man mano che la ricerca proseguiva.
Si sedette alla scrivania, su cui erano sparsi i papiri di Alessandro Magno, sospirando, mentre cercava di far mente locale per riprendere da dove si era interrotta.
Prese alcune carte in mano, nel tentativo di far un po' d'ordine in quello che ormai le appariva come un regno in subbuglio, travolto da una rivoluzione, e fu allora che lo sguardo le ricadde su uno dei papiri, illuminato da un fascio di luce quasi come se in segno divino glielo indicasse.
Esitò per un momento, trattenne il respiro, a quindi si decise a prendere quel documento in mano, rendendosi subito conto dei segni, che parevano sottolineare certe lettere, che mai aveva visto prima di quel momento: quei tratti non c'erano mai stati.
Il suo cuore saltò un battito, convinta che quel ritrovamento fosse stato rovinato, eppure non credeva che uno dei loro domestici avesse osato scarabocchiare su quel papiro millenario. Per di più nessuno aveva accesso a quella stanza quando loro erano fuori: Juliet si premurava sempre di chiuderla a chiave.
Lanciò un'occhiata preoccupata ad Edward, che accorse subito al suo fianco, osservando a sua volta lo scritto apparentemente sfregiato.
Chi poteva aver fatto una cosa del genere?
"Non c'è una seconda chiave, vero?" Chiese, cercando di capire chi si fosse anche solo sognato di fare una cosa del genere.
"No, non per quanto ne sappia almeno" rispose lui.
Juliet scosse la testa, iniziando poi a discutere col marito, alla ricerca di una spiegazione, di qualcuno da incolpare.
Durante questa conversazione l'antico foglio di papiro veniva abbandonato dal calore che i raggi del sole gli avevano infuso, e quei segni comparsi all'improvviso venivano cancellati lentamente, sbiadendo sempre di più, fino a scomparire come se una mano invisibile si fosse assunta il compito di cancellarli.
Lo scritto apparve quindi inalterato, non c'è dunque da sorprendersi che quando la donna appoggiò nuovamente lo sguardo su di esso iniziò a pensare di avere le allucinazioni.
Juliet strabuzzò gli occhi, chiedendosi se non avesse la febbre e non fosse quindi in preda a un qualche deliro.
"Ti prego dimmi che anche tu l'hai visto" balbettò, mentre Edward, estremamente confuso, annuiva.
Era convinta che stesse ormai impazzendo per colpa di quegli strani scherzi che quell'autore sconosciuto le stava facendo, e cercò quindi un nuovo insulto da rivolgergli, ma non ottiene risultati soddisfacenti.
Qual era il mistero quella volta?
Non capiva perché qualunque fosse il messaggio contenuto in quelle righe non fosse più semplice da decifrare, ma in fondo senza la difficoltà non ci sarebbe stato il divertimento.
Cercò quindi di scacciare via le superstizioni e di guardare ai fatti, pensando con la mente dello studioso.
Iniziò a riflettere: in effetti da qualche parte aveva letto di speciali inchiostri che risultano invisibili finché non attivati dal giusto procedimento, ed era piuttosto certa che questi esistessero anche in antichità.
Si diresse verso la libreria, studiando i titoli uno ad uno, prendendo poi in mano un libro di Plinio il vecchio. Tornò a sedersi alla scrivania, aprì un taccuino su cui prendere appunti, e con molta pazienza iniziò a sfogliare le pagine del volume.
Edward la studiò incuriosito, chiedendosi dove la moglie sarebbe riuscita ad arrivare, dove il suo ragionamento li avrebbe condotti.
"Mi prendi il volume su Ovi..." Juliet non terminò la frase, trattenne all'improvviso il fiato e fissò lo sguardo sul paragrafo che aveva attirato la sua attenzione, leggendolo quindi attentamente.
I tasselli che aveva iniziavano ad incastrarsi perfettamente, andando a formare un quadro sempre più grande, sempre più bello.
"È un inchiostro invisibile!" Esclamò, porgendo dunque il libro al marito, indicandogli il paragrafo che aveva appena letto "Una specie d'inchiostro simpatico insomma, vedi qui Plinio il vecchio spiega come veniva realizzato."
Juliet aveva appena innescato un meccanismo che sarebbe stato inarrestabile nella sua mente, doveva subito scoprire di più, e quindi si mise ad aprire uno ad uno tutti i cassetti presenti nella stanza alla ricerca di una candela.
Una volta trovata si rese conto che le sarebbe servito un fiammifero per accenderla, e dunque, nuovamente, si mise a cercare nei cassetti, finché trionfante non trovò ciò di cui aveva bisogno.
In tutto ciò Edward si trovava ancora intento a leggere il paragrafo indicatogli dalla moglie, tentando di capire il funzionamento di quel particolare tipo d'inchiostro.
"Guarda" disse Juliet, una volta accesa la candela, avvicinando quindi l'antico documento, facendo attenzione a non fargli prendere fuoco, alla fiammella tremolante. Subito quelle sottolineature apparvero sotto a delle lettere precise, nello stesso modo che aveva notato poco prima.
La donna sorrise, incrociando lo sguardo del marito, che a sua volta sorrideva, con gli occhi brillanti, sempre più fiero di lei, sentendo di amarla di più ad ogni battito del cuore.
"È un messaggio segreto, deve esserlo" disse lei, scostando il papiro dalla fiamma, spegnendola con un soffio "Devo solo capire come ricomporlo."
Iniziò quindi a raccogliere tutti i fogli sparsi sulla scrivania, impilandoli con cura.
"Avverti Basim, Edward, credo che avrò qualcosa entro questa sera, invitalo a cena magari, con anche la moglie e i figli."
Il marito annuì, lasciando quindi la stanza così da andare a scrivere un biglietto da recapitare all'egiziano, e Juliet ebbe dunque la solitudine di cui necessitava per portare avanti quel lavoro.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora