Quella mattina si svegliò con il cuore che le batteva forte nel petto: era il suo compleanno, il che la rendeva emozionata come non mai.
Adorava ricevere i regali, organizzare una bella festa e anche essere il centro dell'attenzione per un giorno.
Edward non era nel letto con lei, doveva già trovarsi a far colazione probabilmente, e Juliet si chiese se non avesse qualche sorpresa in serbo per lei: da quando la settimana prima aveva finto di aver organizzato qualcosa di speciale sembrava sentirsi in dovere di preparare realmente qualcosa per lei.
Juliet non esitò quindi un momento di più, si tirò in piedi ed indossò la vestaglia, scendendo le scale di corsa, raggiungendo la sala da pranzo.
Rimase subito incantata dalla tavola imbandita, ricca di ogni cibo che si potesse immaginare. Non aveva mai visto il tavolo della colazione così pieno: c'erano piccole torte e frutta, meravigliosi pasticcini, accompagnati poi dalla classica colazione inglese.
"Buon compleanno Juliet" disse Edward, avvicinandosi a lei, e lasciandole un bacio sulle labbra, prima di stringerla a sé.
"È tutto meraviglioso, non dovevi" replicò lei, incrociando lo sguardo di lui, che la fissava amorevolmente, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Oh invece dovevo, e poi questa è solo la prima sorpresa."
"E quali sarebbero le altre?"
"Tutto a suo tempo, mia cara."
"Non puoi tenermi sulle spine così!"
"Posso eccome" disse lui, facendole fare una giravolta su se stessa, per poi accompagnarla fino al suo posto a tavola, spostando la sedia per aiutarla ad accomodarsi.
Edward prese dunque posto a sua volta.
Juliet si servì quindi delle uova e qualche dolcetto, versandosi poi il tè, cercando di far terminare il più in fretta possibile quella colazione, non potendo più attendere per scoprire quali fossero i regali del marito. Non era mai stata molto paziente in quel senso, dopotutto era lei quella che era riuscita a scoprire dove i suoi genitori nascondevano i doni comprati per lei e i suoi fratelli per Natale.
Finì di magiare piuttosto velocemente, mentre lui sembrava prendersi tutto il tempo. Juliet si ritrovò quindi a battere con le dita sopra al tavolo sempre più impaziente.
Edward le sorrise: era bello vederla il quel modo, così adorabile nella sua impazienza, così felice.
"Vedo che non riesci ad aspettare mia cara" disse quindi, andando a servirsi un altro pezzo di crostata, guadagnandosi così un'occhiataccia da parte della moglie.
"No, non il giorno del mio compleanno quantomeno" replicò lei, per poi aggiungere, dopo qualche secondo di silenzio:
"Voglio sapere che cosa mi hai regalato Edward!"
"Pazienta ancora un poco."
"Ma non ne posso più di aspettare!"
Il sorriso di lui si fece più grande: non pensava che carina fosse l'aggettivo adatto per Juliet, ma non sapeva come altro definirla in quel momento, era carina proprio come poteva esserlo un cucciolo di animale.
Quando poco dopo Edward decise che la colazione fosse ormai conclusa, e la condusse in uno dei salotti Juliet non stava più nella pelle, ma dopotutto chi non amava ricevere un regalo?
La fece sedere su un divanetto, e lei iniziò a muovere le gambe avanti e indietro come una bambina, mentre attendeva in trepidazione.
"Dovrai prima chiudere gli occhi" le disse lui.
Juliet incrociò le braccia e mise su un'aria di sfida.
"Non credo sia normale dover faticare così tanto per avere un regalo" replicò quindi, allungando leggermente il collo.
"O fai come ti dico o non riceverai proprio nulla."
Juliet rise, alzando gli occhi al cielo, per poi eseguire quegli ordini senza protestare.
Edward le mise quindi qualcosa in mano, per poi darle il permesso di guardare: Juliet osservò per un momento la busta che teneva fra le mani, facendo poi scorrere lo sguardo da questa a suo marito con aria interrogativa.
"Tutta la tua fretta mi sembra improvvisamente sparita" commentò lui, andandosi poi a sedere di fianco a lei.
"Credo che non mi aspettassi esattamente questo" disse Juliet, rigirandosi la busta fra le mani, domandandosi che cosa potesse contenere.
"Aprila" la esortò quindi il marito, con voce dolce.
Si decise dunque a rompere il sigillo in ceralacca che teneva chiusa la busta, tirandone quindi fuori il contenuto. La prima cosa che le cadde fra le mani fu un grazioso biglietto scritto a mano da Edward, che lei lesse velocemente e in cui lui le faceva gli auguri. Gli rivolse un sorriso, prima di dare un'occhiata anche al resto del contenuto: erano due biglietti per una nave chiamata Hermes, e che sarebbe salpata il mese successivo con destinazione... Juliet strabuzzò gli occhi, convinta di aver letto male, eppure la sua vista non sembrava starla ingannando, quelle parole restavano lì immobili, impresse con inchiostro nero sulla carta.
Si alzò in piedi, camminò fino alla finestra, e lesse di nuovo, le parole non cambiarono: destinazione: Alessandria d'Egitto.
Fissò ancora per un momento il nome della loro meta, iniziando quindi a realizzare.
"Non è vero" disse riportando lo sguardo sul marito, chiedendosi se in verità quella mattina non si fosse affatto alzata dal letto e stesse ancora sognando "Non può esserlo."
Edward la osservava divertito, mentre per l'ennesima volta sua moglie riprendeva a fissare quei biglietti con sguardo incredulo.
Juliet indugiò per qualche istante ancora sulle parole Alessandria d'Egitto, finché non fu assolutamente certa di aver letto correttamente.
"Oh, invece è vero!" esclamò quindi, e gli occhi le brillarono per la felicità. Corse quindi verso di lui, che nel mentre si era alzato in piedi, e lo strinse a sé, mormorando mille ringraziamenti diversi. Edward la prese in braccio, e lei gli avvolse le gambe intorno alla vita, mentre ancora continuava a ringraziarlo.
"C'è dell'altro" disse poi, adagiandola con cura sul divano.
"Dell'altro? Cos'altro puoi avermi preparato?" Chiese Juliet, che sentiva che da un momento all'altro si sarebbe commossa: non poteva credere che Edward le avesse regalato esattamente ciò che aveva sempre sognato.
Suo marito tirò quindi fuori un'altra busta, identica alla precedente, e gliela porse con dolcezza, ben consapevole che presto la felicità della moglie sarebbe duplicata.
Juliet questa volta non attese e ruppe subito il sigillo, estraendo all'istante il contenuto. Lesse velocemente e in modo distratto ciò che era scritto su quei documenti, ma non le ci volle una verifica approfondita per capire di che cosa si trattasse: era un permesso di scavo. Poteva scavare in Egitto alla ricerca di nuovi reperti! Poteva essere come il nonno!
Abbracciò forte Edward, sorridendo come non mai, felice come mai era stata prima di quel momento.
"Oh, Edward non è vero, non lo è... Come è possibile? Io... Tu, tu sei pazzo Edward! Sei un pazzo, nessuno avrebbe mai fatto una cosa del genere per me... devi essere assolutamente pazzo" disse, iniziando all'improvviso a piangere commossa: non poteva credere che suo marito la stesse aiutando a realizzare il suo sogno, un sogno che ormai era convinta sarebbe restato tale.
Si scostò leggermente da lui nel tentativo di asciugarsi le lacrime, tentativo che però risultò vano: era talmente felice.
"Io... io non ci speravo più, credevo che mai questo potesse diventare realtà... e invece, tu... tu sei riuscito a regalarmi il mio sogno Edward, e io... io ti amo."
Gli posò quindi le mani sul viso, accarezzandogli le guance, prima di appoggiare le sue labbra su quelle di lui.
"Ti amo" mormorò nuovamente, staccandosi di un poco da lui, prima di essere zittita da un secondo bacio.
Per i minuti successivi continuò a piangere commossa, mentre la felicità andava ad espandersi in tutto il corpo, in un modo che mai aveva provato prima: era come se fosse pronta a balzare fino alla luna con un solo salto. Rimase stretta fra le braccia del marito, osservando prima il viso di lui e poi le carte su cui la realizzazione del suo sogno era impressa con l'inchiostro, nero su bianco.
Non riusciva ancora a crederci.
Quando poi finalmente la grande euforia iniziale passò e Juliet tornò lucida, iniziò a pensare a tutti i preparativi per il viaggio, e si rese conto che non aveva poi così tanto tempo: doveva iniziare ad organizzarsi subito.
"Devo subito dare una sistemata a tutti i miei appunti e catalogarli nel migliore dei modi, e i diari del nonno, devo di certo recuperarli tutti... Oh cielo! Ci sarà un'immensità di lavoro da fare" disse alzandosi in piedi, per dirigersi verso la sua stanza, quando Edward si alzò a sua volta, fermandola.
Juliet scrutò nel suo sguardo, non riuscendo però ad interpretarlo, le sembrava in ogni caso che non riuscisse a trovare le parole adatte, o che gli mancasse il coraggio.
"Cosa?" Gli domandò allora lei sorridendo, non ottenendo però risposta, gli si avvicinò:
"Cosa?" Ripetette quindi, assumendo un tono molto più serio.
Lui le prese le mani, stringendole con dolcezza, perso nello sguardo di lei.
"Ti amo anch'io Juliet" le disse, e il sorriso che le adornava il volto si fece più grande: non avrebbe potuto ricevere regalo migliore quel giorno che sentirsi finalmente dire quelle due parole.
L'amore in quel matrimonio le sembrava quasi necessario ormai, e ora aveva la certezza che questo effettivamente fosse presente, che Edward ricambiasse i suoi sentimenti.
"Ti amo, e..." continuò quindi lui "E vorrei avertelo detto prima, ma ero così cieco, così certo che quello che stava accadendo fosse sbagliato in un certo senso, forse avevo addirittura paura, ma..." scosse la testa "Sono stato uno stupido, anzi direi più un codardo, e non avrei mai dovuto scappare quella mattina, ma ero così determinato a far in modo che non accadesse, quando invece era già avvenuto tutto, perché, Juliet, è da quella sera a teatro, a quel concerto, quando siamo rimasti soli, all'esterno, che tu sei diventata l'oggetto di ogni mio singolo pensiero. Hai alzato lo sguardo per osservare le stelle, ed io ho guardato nei tuoi occhi, che brillavano quanto la luna stessa, e vi ho scorto talmente tanta bellezza che non c'è stato più niente da fare: ero perso, e desideravo soltanto amarti, disperatamente."
"Oh Edward." A Juliet sembrava di non avere più parole, non dopo tutto ciò che il marito aveva fatto per cercare di renderla felice, non dopo che in quel solo giorno aveva fatto in modo che tutti i suoi sogni diventassero improvvisamente realtà.
Lo strinse quindi a sé per un tempo che parve quasi infinito: non aveva intenzione di lasciarlo andare mai più.Quella sera Juliet non fece che parlare della sua imminente avventura con chiunque avesse la pazienza per ascoltare, osannando per di più la grande generosità del marito.
Per Edward fu una vera e propria impresa riuscire ad ottenere un ballo con lei: sembrava impossibile fermare quella parlantina, soprattutto se la moglie parlava con uno dei suoi familiari illustrando l'intero viaggio e i ritrovamenti che sperava di fare.
"Juliet è il nostro ballo, credo potrebbe essere considerato scandaloso se non ballassimo" le disse ironico, facendola ridere mentre si lasciava finalmente condurre sulla pista da ballo.
"Cosa direbbero del resto allora?" domandò lei mentre appoggiava le mani sulle spalle di lui, pronta per iniziare la danza.
"Che dovremmo metterci subito in ginocchio ed implorare perdono per i nostri peccati" rispose, attirandola a sé più di quanto fosse necessario per ballare il valzer.
Dopo qualche istante in silenzio Juliet non poté fare a meno di riprendere a parlare di tutto ciò che secondo lei sarebbe accaduto in Egitto, ma Edward questa volta non fece proprio nulla per farla smettere, non ne aveva assolutamente l'intenzione, ascoltò ogni singola parola sorridendo, contento per la felicità che leggeva chiaramente sul viso di lei. Adorava sentirla parlare, esponendogli ogni suo singolo pensiero, e non la interruppe nemmeno una volta per tutto il resto della serata, rapito dalle sue frasi.Spazio autore🌙
Ciao ragazzi!
Spero che la storia vi stia piacendo, da qui inizierà una parte molto più avventurosa che spero apprezzerete.
Comunque volevo ringraziarvi per le 200 letture: ogni piccolo traguardo raggiunto è molto importante per me. Grazie a tutti per aver scelto di leggere questa storia, è una bella soddisfazione per me sapere che vi piace ciò che faccio.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...