Capitolo 17

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Per tutto il giorno successivo non si era fatta vedere, troppo timorosa degli sguardi che gli ospiti le avrebbero riservato, ma quel sabato invece non si sarebbe rintanata nella sua camera per nessun motivo al mondo: doveva presentare la mostra composta dai ritrovamenti del nonno.
Per tutta la mattinata si era rinchiusa nella sala dei reperti insieme a sua madre, e aveva iniziato a ripetere tutte le informazioni che aveva studiato, tenendo in mano i fogli con i suoi appunti, camminando avanti e indietro per tutta la sala, indicando dettagli nei vari oggetti.
"Risulto abbastanza chiara? Sei convinta che la sappia bene?" Domandava in continuazione, agitata: voleva fare un buon lavoro.
"La sai alla perfezione Juliet" le rispondeva quindi Selene, ormai quasi come fosse stata un automa, stanca di sentirla ripetere migliaia di volte la stessa cosa.
"Forse dovrei provarla di nuovo, sai, solo per essere certa" e quindi ricominciava ad illustrare ogni singolo reperto.
Continuò in questo modo fino all'ora di pranzo.
Era quindi stato semplice per lei, almeno fino a quel momento, evitare Lord Stamford: non voleva rivederlo, di certo non in quel momento, forse non lo voleva vedere mai più. L'aveva delusa e fatta soffrire, non sarebbe stato semplice per lui riacquistare i suoi favori, non glielo avrebbe reso semplice quantomeno.
In ogni caso quando si sedette a tavola le fu molto difficile ignorarlo: si irrigidì sulla sedia, mantenendo quindi una postura perfetta, iniziando una conversazione con i suoi fratelli e i suoi cugini, che a loro volta si comportavano in modo ostile nei confronti di Edward. La mamma e soprattutto la nonna invece non avevano smesso di trattare il conte con ogni riverenza, sperando ancora in una proposta, che mettesse a tacere le voci secondo le quali Juliet avesse un qualche innominabile difetto che aveva fatto fuggire all'improvviso il gentiluomo.
Perché si doveva sempre trovare una giustificazione per l'uomo? Non poteva avere lui qualcosa che non andava per una volta?
Perché nel suo caso Juliet era piuttosto certa di non avere nessun problema, certo aveva dei difetti, ma Edward sembrava averli amati piuttosto che disprezzati, quindi era ovvio che quella improvvisa ritirata non potesse essere stata causata da lei. Meritava qualcosa di meglio probabilmente...
"Miss Byrne" le si rivolse lui, e non lei poté più ignorarlo senza sembrare una completa maleducata: non avrebbe dato altri motivi alla gente per dubitare di lei.
"Lord Stamford" disse quindi, fissandolo sprezzante negli occhi, con un sorriso tirato in viso.
"Ho saputo che il ballo che si terrà questa sera si rifà a una tradizione della vostra famiglia, mi piacerebbe saperne di più."
Juliet portò lo sguardo su suo fratello, che guardava l'amico con espressione truce, e poi sulla nonna, che con un piccolo cenno del capo le intimò di proseguire all'istante. Lei sbuffò, alzando in modo impercettibile gli occhi al cielo.
"Lo chiamiamo ballo delle luci" iniziò quindi a spiegare lei "l'unica illuminazione è data dalle candele affidate ad ognuna delle debuttanti, la sala viene adornata da meravigliosi fiori bianchi, fiori di luna colti dalla nostra serra, che regalano un meraviglioso spettacolo schiudendo i loro petali sotto i raggi lunari, e si balla soltanto con un cavaliere per tutta la notte..." sopirò, con aria sognante "Leggenda vuole che se la candela rimane accesa per tutta la durata delle danze si è incontrata la propria anima gemella."
"E voi ci credete, signorina?"
"Perché no? La prima scintilla nasce sempre nelle tenebre, non si potrebbe definire tale se non illuminasse l'oscurità" fece quindi le spallucce "In ogni caso abbiamo deciso di riadattare l'evento al mito di Geb e Nut, la terra e il cielo per gli egizi, per via dell'apertura della collezione del nonno..."
"E di che cosa parla il mito?" Domandò quindi Edward incuriosito, per di più amava lo sguardo rapito di Juliet quando parlava dell'antichità, delle antiche leggende.
"Geb e Nut, la terra e il cielo come ho già specificato prima, erano fratelli e sposi, molto innamorati per di più, ed erano uniti in eterno abbraccio, ma erano così avvinghiati da non lasciare che la vita potesse generarsi sulla terra, fu così che loro padre Shu sollevò Nut, separandola così per sempre da Geb. Non per questo il loro amore diminuì, anzi continuò ad ardere potente, per questo Geb rimase sempre proteso verso Nut, cercando l'abbraccio delle stelle" spiegò lei, gli occhi che brillavano, che sembravano riuscire a tornare indietro di milioni di anni per osservare la creazione del mondo così come narrata da quel mito "È un racconto che rimane impresso, non trovate?"
Edward non disse nulla, annuì soltanto, e poi fu come se quel momento non ci fosse mai stato, tornarono ad ignorarsi.
Juliet era infuriata con lui, lo sapeva, e ne aveva tutte le ragioni, ma preso avrebbe sistemato tutto e l'avrebbe resa felice.
Solo un altro paio di giorni: una volta tornati a Londra le avrebbe chiesto la mano, proprio come aveva programmato inizialmente.
La ragazza finí di mangiare piuttosto in fretta, alzandosi in piedi, chiedendo quindi di scusarla se scappava via in quel modo, ma che aveva ancora un paio di cose da sistemare prima che la collezione fosse aperta al pubblico, congedandosi con un bel sorriso stampato sul viso.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora