Epilogo

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29 agosto 1819

Caro fratello,
credo sarai felice di essere informato che sono riuscita a sopravvivere a tutte le antiche trappole egizie senza riportare nemmeno un graffio.
Il viaggio in Egitto è stato quanto di più magico avessi mai potuto immaginare: ho vissuto così tanto qui, Howard, come mai avrei potuto fare in Inghilterra. Non vedo l'ora di informarti di tutte le mie avventure, che sarebbero troppo lunghe da riportare per iscritto. (Per salvaguardarti da un infarto ti assicuro che tutto è avvenuto sotto la stretta sorveglianza di mio marito, che, come di certo saprai, non lascerebbe mai che mi facessi del male, in nessun modo).
Quanto al tuo imminente sposalizio fratello, ti faccio le mie più sincere congratulazioni e i più affettuosi auguri (anche da parte di Edward, il quale continua a ricordarmi di sottolineare per bene ciò), sono così felice per te e per la tua sposa, quantunque questo improvviso fidanzamento non sia di certo una sorpresa per me, ci crederesti?
Stai certo che giungeremo ad Hathor House in tempo per le nozze, pronti a supportare te e la tua fidanzata con tutto il calore del nostro affetto, rivolto in equal misura verso entrambi.
Mentre scrivo questa lettera ci prepariamo per il ritorno verso l'Inghilterra, forse saremo a casa prima ancora che questa lettera giunga a destinazione.
Ti auguro amore e felicità, fratello, e ricorda che io ed Edward saremo sempre pronti ad aiutarti, qualunque sia il problema: siamo sempre al tuo fianco, tienilo a mente.

La tua cara sorella Juliet

Camminavano sulla spiaggia, mano nella mano, con le onde del mare a solleticare loro i piedi. In lontananza una nave, la cui ombra si stagliava sul sole al tramonto, faceva il suo ingresso in porto veloce ed elegante, il suo nome, Hermes, risplendeva sotto gli ultimi bagliori del giorno.
Juliet non faceva che pensare alla notte precedente, sentendosi come se si fosse appena risvegliata da un sogno stile Le mille e una notte. Non poteva credere di aver scoperto quella sepoltura, di essere stata faccia a faccia con Alessandro Magno.
Nessuno però l'avrebbe mai saputo. La tomba del macedone sarebbe rimasta un segreto, protetta sotto le fondamenta di quella moschea, dimenticata nelle profondità della silenziosa terra. Chissà se qualcuno sarebbe mai riuscito a ritrovarla...
Be', quello che Juliet sapeva per certo era che lei avrebbe lasciato tutti i suoi appunti sull'argomento ben nascosti nella biblioteca di Hathor House: forse prima o poi uno dei suoi nipoti li avrebbe ritrovati, e, incuriosito da quel mistero, sarebbe giunto su quella stessa spiaggia egiziana, avrebbe sollevato quella pietra in quella moschea ad Alessandria e si sarebbe avventurato per quei sotterranei fino a scoprire la tomba, e forse quella volta sarebbe stato possibile raccontare quella storia.
"Io ancora non ci credo" disse Juliet, sollevando lo sguardo sul volto di Edward, illuminato dai raggi rossastri del sole morente.
"Io invece ci credo eccome mia cara" rispose lui, baciando la moglie fra i capelli.
"Abbiamo anche delle prove dopotutto" aggiunse poco dopo.
"Sì, le abbiamo."
Si fermarono sulle rive del cristallino mare egiziano, con lo sguardo diretto verso l'orizzonte, e Juliet tirò fuori dalla sua borsetta in seta un medaglione in oro su cui il profilo del macedone era rappresentato fiero ed elegante, con il diadema regale intrecciato fra i bei capelli ricci, sul retro la scritta Alexandròs attestava che il proprietario di quell'oggetto fosse proprio il conquistatore.
I raggi del sole accarezzarono nuovamente la superficie di quell'oggetto dopo circa duemila anni, e questo brillò come una stella che si trasforma in supernova.
Sorrisero, scambiandosi uno sguardo complice, consci che quei momenti sarebbero per sempre rimasti soltanto loro e di nessun altro.
Continuarono quindi quell'ultima passeggiata, con la tiepida sabbia sotto i piedi, con il solletico delle onde e il fresco venticello, sapore di libertà, che le sarebbe di certo mancato una volta tornata a Londra.
Forse mai più sarebbe riuscita ad adattarsi al clima uggioso della capitale, forse non sarebbe mai più riuscita a seguire le strette regole dell'alta società, ma in fondo non le importava, era stata felice come non mai e poi aveva Edward: era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Il capitano Morris agitò il cappello in segno di saluto, Juliet sorrise a quel gesto teatrale, e salutò a sua volta, sbracciandosi in un modo che a Londra sarebbe stato considerato poco elegante.
La nave attaccò al molo, e Juliet si voltò cercando Camille.
"I nostri bagagli sono tutti pronti?" domandò alla fidata cameriera personale, la quale annuì in risposta.
"Sì, mia signora, imbarcheremo tutto il prima possibile."
"Grazie Camille, per tutto" disse Juliet, stringendole riconoscente un braccio.
Camille sorrise, prima di tornare a occuparsi dei bagagli dei suoi padroni.
Il miagolio disperato di Bastet, che odiava starsene chiusa nel suo nuovo trasportino, attirò la sua attenzione.
Si piegò dunque alla sua altezza, incontrando quei due dolci occhioni verdi.
"Bastet, stai calma" le disse teneramente, accarezzandole il nasino rosa "sono certa che la tua nuova casa a Londra ti piacerà."
Basim e Bashira li raggiunsero al porto, camminando stretti l'uno all'altra con amore, tenendo i bambini per mano.
Juliet strinse il braccio di Edward, e insieme si incamminarono verso quegli amici che tanto avevano imparato ad apprezzare.
Quando furono gli uni davanti agli altri per un momento non parlarono, si guardarono con gli sguardi brillanti di lacrime.
"Basim," disse Edward rompendo il silenzio, stringendo la mano all'egiziano "Bashira" aggiunse, rivolgendo alla donna un inchino.
"Mia cara Aida" continuò, facendo il baciamano alla bambina, che rise divertita "non dimenticate il mio invito a visitare la mia tenuta: è sempre valido. Samir, bada a tua sorella, va bene?"
"Certo, mio signore" rispose solennemente il bambino, a cui Edward diede una pacca sulla spalla, come se fosse stato uno dei suoi più cari amici.
Juliet sorrise apertamente, per poi sospirare e prendere parola:
"Basim, ti ringrazio: non avrei potuto avere guida e maestro migliore in questo viaggio, oltre che un amico sincero" gli strinse la mano con calore, avrebbe quasi voluto abbracciarlo, ma si trattenne.
Non poté però trattenersi dall'abbracciare Bashira.
"Oh Bashira cara, sei di certo la migliore delle amiche, come farò a Londra senza di te?"
"Mi mancherai molto Juliet, sei stata una ventata d'aria fresca" rispose lei, stringendola a sua volta.
"Venite a trovarci in Inghilterra quando vorrete, il più presto possibile."
"Be' credo che fino a quel momento sia un arrivederci" le disse Basim, e lei annuì.
"Arrivederci."
Si voltò, andando a stringere nuovamente la mano del marito, mentre si incamminavano verso la nave, verso il ritorno a casa, verso la fine di quella avventura e l'inizio di un'altra.
"Juliet!" Esclamò Basim all'ultimo, facendo voltare la donna verso di sé "Lui sarebbe fiero di voi."
Juliet sorrise, e allo stesso tempo le guance si bagnarono di lacrime: era stato quello il suo unico obbiettivo per tutta la vita, essere come suo nonno, e ora che sapeva che lui sarebbe stato fiero si sentiva così leggera, così certa di aver trovato il suo posto nel mondo.

Il vento era loro favorevole e soffiava con moderata intensità, che avrebbe donato loro un viaggio senza troppi intoppi.
Le vele venivano spiegate, mentre il capitano parlava con il suo equipaggio accertandosi che ogni cosa fosse al suo posto, prima di levare finalmente l'ancora.
Juliet inspirò profondamente, assaporando il profumo del mare, quel profumo che per lei avrebbe per sempre significato libertà. La nave si mise in moto, il vento le scompigliò i capelli, e lei si sentì leggera: le era mancato essere in mare effettivamente, navigare la faceva sentire così bene, senza confini ad imporsi contro la sua felicità, c'era soltanto l'orizzonte, così tanto da scoprire.
Si voltò un'ultima volta verso la bella Alessandria, la città di Alessandro, e alzò un braccio salutando nuovamente Basim e Bashira, che si facevano sempre più piccoli, figure indefinite in lontananza.
Guardò poi il marito sorridendogli.
"Mi sento così appagata Edward," gli disse, dirigendosi verso il parapetto, appoggiandosi su di esso con scioltezza, lasciandosi accarezzare dalla brezza frizzante "come se fossi finalmente completa, come se avessi finalmente raggiunto l'obiettivo della mia vita."
Lui si appoggiò al parapetto a sua volta, fissando per un momento l'orizzonte tingersi dei toni del rosso e del viola, per poi guardare la moglie: quanto era cambiata in quegli ultimi mesi. Osservò la pelle abbronzata, la leggera spellatura sul naso, dove non aveva fatto che scottarsi per tutta la loro permanenza in Egitto, gli occhi risaltavano come non mai, e sembravano essere più brillanti, più pieni. Juliet era sempre più bella.
"Se morissi in questo momento, di certo morirei felice" aggiunse poi, sospirando.
"No, non dire così..." rispose Edward, stringendo la moglie per la vita "abbiamo così tanto ancora da fare. Non vogliamo provare a scoprire la tomba di Cleopatra quando torneremo?"
La fece avvicinare ancora un po' a sé, e lei rise, portandogli le braccia intorno al collo.
"Oppure potremmo ritrovare il testo della seconda Odissea, e spiegare finalmente la fine dell'eroe, non sarebbe affascinante?" Ribattette lei, iniziando nuovamente a sognare a occhi aperti.
"Lo sarebbe, ma non scordiamoci anche dei nostri progetti personali e familiari, abbiamo molto da fare in quest'ambito."
"Sì, abbiamo molto da fare."
Juliet appoggiò dolcemente le labbra su quelle di Edward, l'uomo che amava quanto la sua stessa vita, l'uomo che l'amava alla follia, l'uomo che sarebbe stato sempre al suo fianco, che l'avrebbe sempre sostenuta.
Le loro labbra si accarezzarono prima teneramente, poi con passione, sempre più a fondo, con un ardore che mai sarebbe andato a spegnersi.
Il capitano Morris osservò la giovane coppia sorridendo, stringendo saldamente il timone, facendo rotta verso l'Inghilterra. L'ultima luce del porto di Alessandria si spegneva alle loro spalle, inghiottita dal blu del mare e del cielo che si fondevano all'orizzonte.
Il medaglione rappresentante Alessandro Magno, che faceva capolino dalla borsetta di Juliet, brillò sotto uno degli ultimi raggi del sole, mandando un bagliore, come un ultimo saluto alla sua casa, a quella città ormai scomparsa come un miraggio dietro di loro.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora