Capitolo 30

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Quando furono in carrozza Edward fu certo che Juliet quella sera aveva fatto in modo di riuscire a torturarlo.
Aveva osservato la moglie abbastanza da capire che quando voleva sapeva essere una fredda calcolatrice.
Era di certo il suo modo di vendicarsi per ciò che era successo il pomeriggio. Be' forse avrebbe dovuto aspettarselo: era stato uno stupido, un enorme stupido, e gli sembrava di esserlo sempre più spesso ultimamente.
Juliet era seduta di fronte a lui, con un meraviglioso vestito che esaltava la sua figura e i capelli raccolti in modo che le incorniciassero il viso perfettamente. Il suo buonissimo profumo di rose impregnava all'istante tutta l'aria intorno a lei, e a Edward sembrava che questo gli stesse dando alla testa. Aveva poi portato con sé un libro da leggere, anche se il viaggio sarebbe durato meno di dieci minuti, probabilmente solo per non incrociare il suo sguardo ed ignorarlo completamente. Forse avrebbe dovuto trascinarla a piedi fino alla casa del conte di Halifax, così non avrebbe potuto tenere gli occhi puntati sulle parole e sarebbe stata costretta a guardare lui, ma sapeva anche che lei sarebbe stata capace di mettersi a camminare per le strade di Londra leggendo, riuscendoci anche alla perfezione.
Nel complesso Juliet appariva completamente assorta nella lettura, e probabilmente non era mai stata bella come in quel momento.
Voleva fargli saltare i nervi, Edward n'era certo. Aveva l'impressione che non avrebbe potuto sopportare ancora a lungo, anche perché avrebbe voluto stringerla fra le braccia e baciarla con ardore.
"Juliet" la chiamò quindi, sicuro che lo stesse in verità ascoltando: per quanto potesse apparire distratta era in completo contatto con la realtà.
Lei non lo degnò però del minimo cenno, decisa ad ignorare il marito per l'intera serata.
"Juliet" ripetette ancora "Juliet!" Sperò che alzando la voce lei lo avrebbe almeno guardato, ma non suscitò nella moglie nessuna reazione nemmeno quella volta.
Edward quindi sospirò, chiedendosi che diavolo avrebbe dovuto fare con quella donna.
"Juliet, se mi costringerai inizierò a ripetere il tuo nome all'infinito fino a farti scoppiare il cervello, ti assicuro che ne sono capace" disse dunque, attendendo un momento sperando in una risposta da parte di lei.
"Juliet Juliet Juliet..." iniziò a ripetere a raffica, finché lei non pronunciò sottovoce una parola che ad Edward parve incomprensibile, stringendo i denti. Ipotizzò fosse un qualche insulto in greco antico: la cadenza gli parve proprio quella, e si ricordava di quando sua moglie gli aveva detto che probabilmente avrebbe potuto portare avanti un'intera conversazione in quella lingua. Non dubitava dunque che fosse a conoscenza di una buona dose di insulti.
"Sì?" Fece quindi lei, tentando di far finta di niente, alzando lo sguardo dal testo e portandolo su di lui, lanciandogli un'occhiata che Edward non avrebbe saputo definire se non come la più seducente che avesse mai visto.
Gli scatenò infatti una reazione inarrestabile nella parte bassa del corpo, e di certo non aveva bisogno che il rigonfiamento nei pantaloni fosse così visibile ad una cena di famiglia.
Avrebbe voluto solo saltarle addosso e tenerla stretta a sé, sprofondare lentamente in lei, e gli appariva talmente lontana su quel sedile. Era però sicuro che Juliet in nessun modo si sarebbe fatta toccare, che non avrebbe perso il controllo sciogliendosi fra le sue braccia: sapeva di certo il fatto suo nel torturare gli uomini, o quantomeno nel torturare lui.
Sbatté un paio di volte le palpebre, mettendo in bella mostra le ciglia lunghe che le incorniciavano perfettamente gli occhi azzurri, rendendoli ancora più profondi, più belli.
"Edward?" Disse, aspettandosi che lui proseguisse, solo che Juliet l'aveva lasciato talmente sorpreso da non fargli nemmeno rendere conto di essere rimasto in silenzio per un tempo infinito.
Deglutì quindi a vuoto, non sapeva nemmeno che cosa avesse avuto in testa di dirle solo qualche minuto prima.
La sua salvezza fu il fatto di giungere a destinazione proprio in quell'istante.
"Siamo arrivati!" Esclamò, in un tono fin troppo entusiasta, il che gli fece soltanto guadagnare un'occhiata da parte della moglie che stava a significare: ma non mi dire.
L'avrebbe trattato con amarezza quella sera, doveva farsene una ragione.
Edward si catapultò quindi fuori dalla carrozza, e l'aria fresca sembrò affievolire la sensazione di calore procuratogli da Juliet poco prima. Le porse la mano per aiutarla a scendere dalla vettura, lei ci si appoggiò appena e si diresse a passo spedito verso il portone, bussandoci sopra.
Wilson non si fece di certo attendere e spalancò subito la porta d'ingresso, salutando i due con un inchino.
"Lord e Lady Stamford, è un piacere avervi qui" disse quindi facendoli entrare nella piccola anticamera, per poi iniziare a guidarli per i corridoi della casa "il resto della famiglia vi attende nel salottino verde."
Il maggiordomo entrò quindi nella stanza per annunciare la coppia, prima che questa potesse fare il suo effettivo ingresso.
Dopo alcuni convenevoli i due andarono a sedersi su un divanetto, di fronte ai fratelli di Juliet. La freddezza e il distacco fra di loro non passarono di certo inosservati, ma nessuno disse una parola, e l'atmosfera per qualche momento fu soffocata da un silenzio imbarazzante.
"Allora Juliet cara, va tutto bene?" Chiese sua madre, non lasciandole nemmeno il tempo per replicare prima di aggiungere:
"Spero che la vita coniugale proceda bene Milord, credetemi so quanto mia figlia possa essere asfissiante a volte, ma è comunque un tesoro, una gemma rara."
Edward mise su il suo sorriso migliore, e rivolse uno sguardo teatrale agli spettatori che attendevano la sua risposta.
"Mia moglie è di certo la migliore fra le donne, possiede dei difetti naturalmente, ma quasi non li noto per via delle sue numerose qualità, che la fanno risplendere come la luna nel cielo notturno. Vostra figlia mi rende felice come nessun'altra potrebbe fare." Replicò dunque, posando gli occhi su Juliet che ancora faceva di tutto per non guardare il marito in faccia, ma che si sentiva a disagio per via del suo sguardo su di sé. Era possibile sentirsi bruciare per uno sguardo che nemmeno si vedeva? Be' evidentemente lo era: Juliet si sentiva esattamente in quel modo.
Avvertì infine l'urgenza di voltarsi, fissò per un momento Edward, sentendo la rabbia sbollire leggermente, prima di rivolgere le sue attenzioni alla madre:
"Io comunque sto molto bene, se ancora ti importa..." disse, incrociando le braccia sotto al seno e appoggiandosi mollemente allo schienale, restando quindi seduta in modo non del tutto elegante, ma era in famiglia dopotutto: l'avevano tutti vista in condizioni peggiori, la teoria di Frederick non era così assurda alla fin fine.
Selene sorrise, finalmente rincuorata: qualsiasi cosa fosse successa fra Juliet e suo marito si sarebbe presto sistemata ed entrambi sarebbero tornati alla felicità. Le importava solo che la figlia fosse felice, con al fianco qualcuno che l'amava, e di certo le prove che aveva fra le mani la portavano a credere che Edward fosse davvero l'uomo giusto per Juliet.
Poco dopo Wilson entrò nuovamente nel salottino, attirando tutti gli sguardi su di sé, annunciando quindi i baroni Hamilton e loro figlia Alexandra.
Juliet spalancò gli occhi e guardò con aria interrogativa la nonna: le sue mosse avevano un significato ben preciso di solito.
"Credevo fosse una cena di famiglia" disse quindi, aspettandosi una risposta: non c'era motivo per invitare i baroni Hamilton a quella cena, a meno che...
L'anziana scrollò le spalle, e per un momento Juliet temette che quella sarebbe stata la sua unica replica, ma poi la nonna parlò:
"Sono persone squisite e Miss Hamilton è di certo incantevole, sono certa che tu convenga, non è tua amica, cara?"
"Lo è" mormorò lei, pensando che allora realmente gli Hamilton fossero ormai considerati di famiglia, ma perché?
Lo sguardo le cadde infine istintivamente sul fratello, il quale se ne stava seduto in maniera piuttosto rigida sulla sua poltrona, strano, Howard tendeva ad essere sempre rilassato.
All'improvviso i suoi sospetti sembrarono tornare ad essere fondati, anzi erano ormai certezze: era suo fratello l'uomo che Alexandra amava.
Stava per iniziare a porre almeno un migliaio di domande, ma l'ingresso dei loro ospiti la costrinse a tenere la bocca chiusa e ad alzarsi per un rapido inchino e uno scambio di convenevoli.
Andò poi a prendere l'amica sotto braccio, facendole fare l'intero giro della stanza, mentre tentava di trovare una scusa per restare sola con lei.
"Io e Alexandra andremo in biblioteca, le avevo promesso di mostrargliela" annunciò infine, e stava per muovere i primi passi verso le scale quando la nonna tossicchiò, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
"Mostrerai la biblioteca a Miss Hamilton più tardi, è ormai ora di accomodarci a tavola" disse la contessa. Juliet era convinta che avrebbe tranquillamente aspettato un'altra mezz'ora, ma evidentemente non voleva che lei scappasse via con la loro ospite.
Non poté far altro che alzare gli occhi al cielo cercando di non farsi notare, mentre tutti gli altri si dirigevano verso la sala da pranzo con Raphaela ad aprire la fila.
Quando tutti furono fuori dalla stanza Edward le si avvicinò porgendole il braccio, che lei fu sostanzialmente costretta ad accettare.
"Credo che tua nonna abbia appena rovinato uno dei tuoi piani" le disse, posando lo sguardo su di lei con dolcezza. Amava sua moglie, forse non era in grado di ammetterlo, non ancora almeno, ma di certo l'amava, per quanto Juliet fosse in grado di farlo impazzire.
"Io dovrei essere ancora arrabbiata con te" replicò lei, scuotendo la testa, rendendosi conto che la rabbia era ormai completamente passata.
"Volevi tenermi il broncio per tutta la sera?"
"Il mio piano era quello inizialmente."
"Suppongo non ci riuscirai."
"Vogliamo scommettere?" Chiese allora lei, senza però trattenere un sorriso: Edward la faceva stare bene, e non voleva essere adirata con lui, non più.
"In tal caso, mia cara, hai già perso: stai sorridendo."
Si fermò quindi in mezzo al corridoio, a qualche passo dall'ingresso della sala da pranzo, e si chinò su di lei, sfiorandole con amore le labbra con le sue.

A cena Juliet non poteva fare a meno di fissare, in modo anche piuttosto evidente, suo fratello ed Alexandra seduti l'uno di fianco all'altra. In un primo momento le erano parsi imbarazzati, ma ormai, a metà della cena, si erano sciolti e apparivano molto in confidenza. Si chiedeva quanto in realtà bene si conoscessero, era sicura di essersi persa dei pezzi della storia, e dei pezzi enormi probabilmente.
Fece poi scorrere lo sguardo sulla nonna, seduta a capo tavola, chiedendosi a che gioco stesse giocando precisamente: di certo ora che lei era sistemata doveva scegliere un nuovo nipote da torturare e la scelta sembrava essere ricaduta su Howard, con cui stava usando la stessa tecnica usata per lei, ovvero continuare a piazzare affianco alla povera vittima il consorte prescelto. Aveva funzionato così bene con Juliet d'altro canto...
Studiò nuovamente il fratello e poi di nuovo la nonna, tentando di scorgere un qualcosa, un segnale che potesse darle l'effettiva conferma che Howard era innamorato della sua migliore amica. Si ricordò però all'improvviso della scenata con Edward di quel pomeriggio: si accorse quindi che l'amore sembrava funzionare diversamente per gli uomini, come tutto il resto dopotutto... Era così difficile capirli a volte!
Fu in quel momento che lo sguardo andò a posarsi su suo marito: forse lei era incapace di comprendere suo fratello in quel momento, ma lui n'era di certo in grado. Si piegò quindi verso Edward mentre aspettavano che il dolce fosse servito, e cercò di essere il più discreta possibile mentre gli parlava:
"Mi serve il tuo parere" gli sussurrò.
"Su che cosa?" domandò lui, e Juliet gli fece cenno con gli occhi verso Howard e Alexandra.
Edward la fissò con aria interrogativa, non capendo perché la moglie avesse improvvisamente preso a comportarsi come una spia internazionale.
"Secondo te è preso da lei?" specificò quindi Juliet per bene, il che non fece che far aumentare l'espressione di sorpresa sul viso di lui.
"Come?"
"Mio fratello... potrebbe piacergli Alexandra? Mia nonna non fa mai le cose per caso, durante il tuo, se così si può definire, corteggiamento non faceva che farci sedere l'uno di fianco all'altra a tavola, e trovava qualsiasi scusa pur di lasciarci soli."
Edward quindi prese a studiare seriamente l'amico, e si accorse, con grande stupore, che Howard guardava Miss Hamilton in un modo molto simile, se non esattamente uguale, al modo in cui lui guardava Juliet. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Era ovvio, talmente evidente.
"Non capisco perché tu abbia dovuto cercare una mia conferma, ma credo proprio che tuo fratello stia per cadere nella trappola del matrimonio" bisbigliò dunque, riportando l'attenzione sulla moglie.
"Lo sapevo!" esclamò lei, alzando fin troppo la voce, attirando così le attenzioni dell'intera famiglia su di loro.
"Di che cosa state confabulando voi due da ormai qualche minuto?" domandò suo padre , scatenando quindi in tutti gli altri la voglia di sapere di che cosa stessero discutendo in grande segreto Juliet e suo marito.
"Perché non condividi i tuoi pensieri anche con noi altri cugina?" disse Frederick, con aria di sfida: Juliet sapeva che se non avesse risposto tutti i suoi parenti avrebbero iniziato ad assillarla e a pensare alle più strampalate teorie. Avrebbe volentieri tirato un ceffone al cugino. Purtroppo la violenza in quel caso non sarebbe stata la soluzione.
"Naturalmente" rispose quindi, facendo poi una pausa per prendere tempo nel tentativo di inventarsi qualcosa "Ho appena costretto mio marito a rivelarmi che ha organizzato una sorpresa per il mio compleanno settimana prossima, anche se non sono ancora riuscita a farmi dire quale sia la sorpresa in questione."
"Non riuscirai ad estorcermi altre informazioni, mia cara" aggiunse Edward, stando al gioco.
"Oh Juliet, sei sempre la solita" disse sua madre sorridendo e scuotendo la testa.
"Non credo voi vogliate che io cambi."
"Mai, non cambiare mai sorella" disse Howard, sorridendole con affetto.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora