Lavorò per tutto il giorno, non si fermò nemmeno quando fu buio, continuò alla sola luce delle candele, sforzando la vista.
A mezzanotte passata Edward la convinse a stendersi nel letto, ma lei comunque non smise di lavorare: il testo andava a prendere forma man mano, ed era ormai così vicina al completarlo che non riusciva a fermarsi, doveva andare avanti fino ad ottenere le risposte che voleva.
Sentiva la testa pesante, gli occhi che avrebbero soltanto voluto chiudersi, il cervello imporre al corpo intorpidito del riposo, eppure continuava, combattendo contro se stessa, per arrivare alla soluzione di quell'enigma che aveva tormentato i suoi pensieri per troppo tempo. Si riscuoteva all'istante ogni volta che le palpebre si abbassavano alla ricerca di nuove energie.
Scoprì di provare anche lei quella sensazione che tante volte aveva tenuto il nonno in piedi fino a tardi a lavorare il più possibile, a scrivere e a documentare, come se il tempo stesse per scadere, come se fosse certa che un domani non ci sarebbe stato e dovesse finire il suo lavoro.
Andò avanti per ore, i primi raggi dell'alba illuminarono il mondo e a Juliet erano rimasti solo due papiri, due avvenimenti da collegare nell'ordine giusto per avere il messaggio completo.
Non riusciva più a ragionare lucidamente, la stanchezza ormai si faceva sentire, e non aveva più voglia di sfogliare libri alla ricerca di informazioni: d'altro canto le mancavano solo due eventi da posizionare sulla linea del tempo, e se il messaggio non avesse avuto senso sarebbe semplicemente bastato invertirli. Decise dunque di tentare a caso.
Le sembrò che per tradurre quelle poche parole le ci volesse un'eternità: le lettere greche si mischiavano a quelle dell'alfabeto latino, costringendola a sbattere le palpebre per scacciare quell'illusione, per di più si ritrovava a leggere la stessa frase più e più volte prima di riuscire a comprenderne il significato. Era come se non fosse davvero lì, come se il suo corpo stesse già dormendo.
Mise dunque insieme l'intera frase e la lesse, apparendole senza senso. Dovette fissarla ancora per qualche momento prima di capire che il suo sguardo era soltanto scorso sulle parole senza nemmeno tentare di capirne il significato.
Rilesse, e allora i suoi occhi si illuminarono, le labbra si piegarono in un sorriso.
"Mio Dio! Non è possibile..." mormorò, scostandosi le coperte di dosso e avvicinandosi alla luce della candela per assicurarsi di aver letto correttamente.
Lesse dunque quelle parole con un filo di voce, come se sentirle risuonare nell'aria le potesse dare la certezza che fossero vere.
"Il figlio di..." si interruppe un momento, intimidita dal dover pronunciare quelle parole "di Zeus-Amon ha lasciato questa terra, dopo aver unito i regni benedetto dagli dei, e ora ha iniziato il suo viaggio verso i campi elisi.
I suoi resti mortali riposano fra queste sabbie, mentre la sua anima immortale è stata accolta fra gli dèi con tutti gli onori.
Non osate disturbare il riposo del grande re! Molte disgrazie si abbatteranno su chi oserà profanare il luogo del suo sacro riposo."
Juliet rimase immobile per un lunghissimo istante, con gli occhi spalancati per la gioia, per la sorpresa di scoprire finalmente che cosa aveva avuto fra le mani per tutto quel tempo.
Quando tornò lucida e iniziò a mettere insieme tutti i pezzi, capendo di quale grande scoperta sarebbe stata l'artefice, si alzò di scatto, prendendo un grande volume in mano e spalancandolo con un tonfo sulla piccola scrivania della loro stanza: fu probabilmente quel trambusto a svegliare Edward.
"Che succede?" Domandò, tirandosi a sedere, e Juliet era convinta che, se il marito fosse stato il tipo da dormire con un'arma sempre accanto, la sua mano sarebbe andata a posizionarsi proprio su di essa, in un movimento fulmineo.
Non gli rispose, riuscendo finalmente a trovare la pagina che le interessava, su cui era rappresentata una meravigliosa mappa di Alessandria d'Egitto nell'antichità, durante il periodo tolemaico, proprio quello che le interessava in quel momento. Fece scorrere un dito su quella minuziosa illustrazione, finché non raggiunse il punto in cui molti credevano fosse sepolto il grande condottiero macedone.
Si volse dunque verso il marito, rivolgendogli un ampio sorriso.
"Alessandro Magno" disse, avvicinandosi quindi a lui per mostrargli la traduzione completa.
Edward lesse ad alta voce quelle parole che non avevano risuonato nell'aria per millenni, mentre Juliet annuiva.
"Vedi questo passaggio? I suoi resti mortali riposano fra queste sabbie." Continuò, mostrandogli la citazione, alzandosi poi nuovamente per prendere un taccuino dalla scrivania su cui iniziò ad annotare il suo intero ragionamento.
"In sostanza ci sta dicendo che la tomba si trova qui in Egitto, ad Alessandria di certo, come del resto si sa da sempre. Ti ricordi però che avevo notato il fatto che i racconti dei papiri sembravano come scritti da qualcuno vicino ad Alessandro? Da qualcuno che era presente? Uno dei suoi generali, di certo, e di certo deve essere stato lui anche l'autore del messaggio segreto. Sai chi ereditò il regno d'Egitto?"
Edward scosse la testa: non era una cima in storia, per di più riusciva a malapena a seguire il discorso della moglie mezzo addormentato com'era, non sarebbe stato in grado di ripescare un'informazione che aveva ormai accantonato anni addietro nella sua memoria.
"Fu Tolomeo, ciò vuol dire che fu lui a scrivere quel messaggio, o tutt'al più uno dei suoi immediati successori." Proseguì la donna "Sai qual è la cosa interessante sulla stirpe tolemaica? Nessuno di loro, be' tranne Cleopatra, che però viene secoli dopo, imparò mai la lingua egizia, non potevano dunque saper scrivere in geroglifico, ciò significa" afferrò il papiro redato nell'antica lingua egizia "che questi non sono veri geroglifici. Non si sarebbero di certo scomodati scrivere il messaggio segreto in una lingua che nemmeno loro comprendevano e che consideravano barbara, credo dunque che vi sia nascosta un'altra informazione in codice e credo..." non riuscì a continuare, era come se avesse paura che, se avesse tirato fuori ciò che pensava, avrebbe scoperto che quello era stato soltanto un sogno, e avrebbe aperto gli occhi ritrovandosi a Londra, nella sua stanza illuminata dalla luce pallida del giorno inglese.
Edward la spronò a proseguire con lo sguardo, curioso di scoprire a che cosa stavano per andare incontro. Juliet inspirò profondamente.
"Credo ci siano nascoste le informazioni per raggiungere la tomba di Alessandro Magno, devo solo capire qual è la chiave per decifrare il codice."
Osservò quindi i geroglifici, quei finti geroglifici, prendendo poi una penna in mano, iniziando ad appuntarsi ogni singola interpretazione di quei simboli che le passasse per la mente, come se non avesse abbastanza tempo per fermarsi, chiudere gli occhi fino al mattino successivo.
Era probabilmente il sapere che la sua intera vita non sarebbe bastata a fare tutto ciò che voleva, a leggere ogni libro e a visitare ogni grande monumento nel mondo, a tenerla sveglia in quelle notti dove le sembrava di avere così tanto fra le mani: il tempo di un'esistenza mortale non è molto, e lei non aveva intenzione di sprecarlo.
La nonna rammentava spesso che il nonno solesse dire di non avere molto tempo, di lasciarlo fare perché non poteva sprecare nemmeno un minuto, e Juliet era grata che si fosse intestardito a tal punto: come sarebbe stata la sua vita se Joseph non avesse sempre corso contro il tempo, se non avesse avuto il tempo di insegnarle tutto ciò che sapeva?
Edward le afferrò il polso, saldamente, ma comunque con dolcezza, come faceva sempre, con una presa non troppo dura da cui Juliet avrebbe potuto liberarsi facilmente.
"Riposa un po', sono certo che procederai meglio domani mattina dopo aver dormito un po'" le disse, mentre lei alzava lo sguardo per incontrare quello di lui, annuendo subito dopo.
Finì dunque di buttare giù il pensiero interrotto dal marito nei suoi appunti, per poi riporre tutto il suo materiale e andare a stendersi di fianco ad Edward.
Soffiò sulla candela spegnendola, e quella notte senza luna li lasciò immersi nella più completa oscurità, avvolti l'una dalle braccia dell'altro.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...