Quella mattina Juliet si svegliò molto presto, prima di chiunque altro dei suoi familiari.
Si infilò una vestaglia e corse giù fino agli alloggi della servitù, per andare a chiamare Camille che naturalmente era già pronta e aveva fatto colazione.
Tornarono nella sua stanza e la cameriera l'aiutò a vestirsi con degli abiti comodi e le portò qualcosa da mangiare.
Aveva un programma intenso per la mattinata: voleva iniziare a dare una sistemata alla sala in cui erano custoditi tutti i tesori scoperti dal nonno, visto che la collezione sarebbe stata aperta per la prima volta a quel ridotto numero di esponenti dell'aristocrazia inglese proprio quel sabato.
Aveva insistito affinché fosse lei ad occuparsene, aveva paura che i domestici potessero fare qualche danno, quegli oggetti erano delicatissimi e conservavano tanti ricordi, non avrebbe sopportato di vederne anche uno soltanto in frantumi sul pavimento.
"Ci sarà molto da fare" disse a Camille mentre scendevano le scale.
"Certo signorina, ma siete certa che non ci servirà più aiuto?" Le chiese l'altra.
"Possiamo farcela solo noi due, e se fossimo in troppi la situazione diventerebbe troppo caotica, non è quello che voglio, per di più sono certa che gli altri saranno impegnati per l'arrivo degli ospiti, non diamo loro altro disturbo."
Camminò a passo spedito fino alla porta in fondo al corridoio e appoggiò la mano sulla maniglia, restando poi immobile.
Nessuno era più entrato lì, nessuno ne aveva più avuto il coraggio.
"State bene?" Domandò la cameriera, appoggiandole una mano sulla spalla.
"Sì, è solo che non ci sono più entrata dopo che..." la sua voce si incrinò e si bloccò per un momento "insomma hai capito."
"Certo signorina."
Prese un respiro profondo e spalancò la porta, attraversò poi lentamente la stanza, con tutti quegli antichi reperti a fissarla: la presenza del nonno era ancora così reale lì, quasi da farle credere che lo avrebbe incontrato mentre studiava una delle statue.
Spalancò quindi le tende, facendo entrare la luce in quella sala dopo molti anni. I gioielli e il sarcofago con intarsi d'oro risplendettero sotto i raggi del sole, le statue sembrarono sorriderle, come a ringraziarla, e godersi quel calore accarezzare loro la pelle di pietra.
Ispezionò quindi ogni reperto: erano impolverati, e su alcuni c'erano delle ragnatele, ma sembrava che nessun oggetto fosse danneggiato.
Le condizioni dell'aria le sembravano perfette, non c'era umidità, dopotutto il nonno era stato attento a conservare quegli oggetti nel modo corretto.
Decise che avrebbero iniziato dalle vetrine, le sembrava la migliore opzione e lavorare con i reperti più piccoli sarebbe decisamente stato più semplice.
"Iniziamo da qui" disse quindi alla cameriera indicando la prima teca "ci servirà una superficie su cui appoggiare le cose, e dei panni di cotone... in biblioteca dovrebbe esserci un diario con tutto l'elenco dei ritrovamenti, ci servirà naturalmente, e in quella scatola dovrebbero esserci le descrizioni che la nonna ha fatto stampare."
"Potremmo portare qui il tavolino del soggiorno" propose Camille.
"Sì, andrà bene, poi io andrò a prendere quel diario e tu dei panni in cotone e tutto ciò che ci servirà per pulire."
Raggiunsero il salone, e tirarono su il tavolo, pronte a trasportarlo, quando Juliet notò Howard fermo sulle scale ad osservarle con quel suo dannato sorrisetto divertito sulle labbra.
"Buongiorno sorella" le disse, e lei non potè far almeno di notare quel suo tono ironico che le fece alzare gli occhi al cielo.
"Buongiorno anche a te fratello" rispose lei, sperando che poi potesse semplicemente andarsene e tornare al suo lavoro.
"Sai, non avrei mai immaginato di avere una simile visione di te al mattino, voglio dire mai mi sarei aspettato di ritrovarti a rimodernare la casa appena sveglia."
"In realtà sto sistemando la sala dei reperti, mi serviva soltanto qualcosa su cui appoggiare gli oggetti... e poi almeno io sto dando una mano, non dovresti essere con zio Michael ad aiutarlo a gestire i conti della proprietà?" ribattette lei, lasciando il fratello senza parole: adorava riuscirci, riuscire a tenergli testa.
Gli rivolse quindi un ghigno, uscendo poi dal salotto portando via il tavolino: di certo una grande uscita di scena, che contribuì a lasciare Howard senza parole.
Salì poi al piano superiore ed entrò nella piccola biblioteca, alla ricerca dell'elenco di tutte le scoperte, era un volume verde se non ricordava male... Di certo però doveva trovarsi nella sezione sull'archeologia, naturalmente sperando che nessuno, anni addietro, si fosse divertito a spostare tutti i libri.
Iniziò quindi a tirare giù dallo scaffale tutti i diari del nonno, erano tutti così simili che le era impossibile distinguerli, se non aprendo la prima pagina per leggere la data.
Fu un procedimento abbastanza lungo, e stava per mettersi ad urlare per la frustrazione, ma alla fine riuscì a trovare ciò che cercava, quindi potè ritornare giù da Camille pienamente soddisfatta.
"Hai trovato tutto?" chiese alla cameriera, e questa annuì.
"Perfetto."
Estrassero uno ad uno i vari oggetti dalla vetrina, riponendoli sul tavolino, per poi decidere che Juliet si sarebbe occupata dei reperti, mentre Camille avrebbe pulito le teche.
Prese la scatola con le descrizioni, il diario e uno dei vecchi pennelli del nonno ed iniziò quell'infinita operazione: puliva uno ad uno quei magnifici tesori, osservandoli incantata, li teneva in mano per la prima volta, quando era più piccola Joseph non glielo permetteva per paura che rovinasse qualcosa, ma in quel momento si sentiva talmente emozionata e onorata.
Iniziò poi a sfogliare pazientemente il diario, cercando le illustrazioni dell'oggetto che teneva in mano, così da potergli finalmente dare un nome e poter abbinare ad ognuno il proprio cartoncino. Infine ripose delicatamente ognuno dei reperti al suo posto, sistemandoli al meglio, così che tutta la loro bellezza fosse mostrata. Con molta pazienza iniziò a ripetere quel processo per un numero infinito di volte.
"Miss Byrne! Finalmente sono riuscito a trovarvi."
Edward si era affacciato dalla porta, e la fissava seduta a terra con quella moltitudine di foglietti descrittivi tutt'intorno a lei, mentre consultava il diario del nonno alla ricerca del nome di quel magnifico pettorale placcato in oro che teneva in mano.
"Oh, Lord Stamford!" esclamò Juliet, arrossendo rendendosi conto di star indossando ancora il suo abito da casa e che nessun ospite, un uomo specialmente, avrebbe mai dovuto vederla vestita in quel modo, istintivamente cercò di coprirsi con lo scialle che teneva sulle spalle per il freddo di quella mattina.
Stava per aprire bocca per chiedergli come mai si trovasse lì, ma si rese conto che aveva già una risposta. Restò quindi ammutolita.
"Sembra un lavoraccio" disse Edward, andandosi a sedere di fianco a lei, osservando uno dei disegni del nonno, sfiorandole le dita nell'avvicinare il diario a sé. Bastò solo quel minimo contatto a farla sobbalzare: doveva ormai ammettere che certamente provava qualcosa per quell'uomo.
"N-non dovreste essere qui" balbettò appena riuscì ad acquisire nuovamente il dono della parola "Vedete questa è la collezione archeologica privata della mia famiglia, e nessun ospite dovrebbe vederla, almeno fino a sabato, quando verrà aperta al pubblico per la prima volta" aggiunse poi alzandosi in piedi, con quella giustificazione di certo non sarebbe risultata scortese.
"Capisco..." perché le sembrava ferito? Aveva detto qualcosa di male?
Non poteva di certo pensare che l'avrebbe inviato a restare.
Le si formò un nodo in gola, fortunatamente non dovette dire nient'altro, visto che Edward aggiunse:
"Comunque mi sento in dovere di avvisarvi che manca solo mezz'ora all'ora di pranzo."
"Oh cielo!" Esclamò "È già così tardi? Gli ospiti sono già giunti?"
"La maggior parte."
"E io sono un disastro, non mi ero resa conto che fosse passato tanto... mi sembrava di star lavorando da appena pochi minuti..."
"Forse potreste ancora fare in tempo a cambiarvi" le suggerì lui, ed effettivamente aveva ragione, Juliet fece quindi un cenno alla sua cameriera e a passo spedito le due si avviarono verso la stanza della ragazza.
STAI LEGGENDO
Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...