"Come si permette!" Esclamò la contessa, quella mattinata non si prospettava per niente semplice "Per anni non ha più mostrato la sua faccia in questa casa, non ha mai badato ai suoi affari e non ci ha nemmeno mai scritto una lettera per informarci se stesse bene o meno, e ora si ripresenta qui senza nemmeno avvisare! Oh, no, io non tollererò questo comportamento in casa mia!"
Di certo qualcuno avrebbe voluto far notare alla donna che legalmente la casa apparteneva a Michael, ma nessuno trovava il coraggio di ribattere.
"Forse le lettere sono andate perse durante la spedizione, capita spesso se devono giungere da lontano" provò a trovare una giustificazione Daniel, che voleva soltanto cercare di riappacificare, per quanto possibile, i due.
"No, ascoltami, tuo zio non si è mai curato di questa famiglia, non ci avrebbe abbandonati così altrimenti... Non sai che salti mortali ha dovuto fare tuo padre per non farci affondare durante tutti questi anni? E ora lui torna e decide di non presentarsi nemmeno all'orario della colazione, sarei tentata di far ripulire tutto, in questa casa non si sono mai tollerati i ritardi."
A quel punto nessuno disse più una parola.
In ogni caso quell'inaspettato ritorno aveva fatto saltare tutti i piani per quella giornata: Juliet n'era felice, una piccola pausa non le avrebbe fatto male.
Aspettarono un'altra mezz'ora seduti a tavola, ma il conte non si presentò, a quel punto la nonna, ormai piena d'ira, ordinò alla servitù di sparecchiare.
Ognuno si disperse quindi nelle sue attività, ormai stanchi di aspettare seduti come belle statuine qualcuno che forse alla fine non si sarebbe mai presentato.
Juliet si sedette al pianoforte, non suonava da un po', si era preoccupata così tanto di apparire perfetta negli ultimi mesi che aveva lasciato da parte alcune delle sue attività preferite.
Suonò prima qualche brano semplice, che ancora si ricordava a memoria dalle lezioni di anni prima, si sentiva arrugginita e voleva riprendere un po' la mano.
Si cimentò poi in qualcosa di più complicato, in brani di grandi autori.
Stava suonando perfettamente un meraviglioso pezzo di Mozart, quando suo cugino, seduto sul divanetto lì difronte, emise uno strano suono strozzato, facendole perdere la concentrazione, costringendola quindi a fermarsi sulle note di un accordo mal eseguito.
Lo fissò quindi leggermente frustrata: teneva in mano un opuscolo, cronache scandalistiche di certo.
"Cos'hai lì?" Gli chiese, ora più interessata, spettegolare con lui le era sempre piaciuto, Frederick aveva sempre delle belle storie da raccontare.
"Mi sembra abbastanza ovvio" rispose lui.
"Allora che dice?"
"Non sono certo che quello che c'è scritto qui sia adatto ad una signorina."
"Se fossi una delicata fanciulla come le altre forse avresti ragione, ma non lo sono, quindi me lo dirai."
"Riguarda Howard..."
"Howard?"
Juliet si alzò quindi in piedi, andando a strappare il foglio dalle mani del cugino. Lesse le prime righe capendo di che cosa si trattava: l'aveva pregata di non dire niente a nessuno, eppure non sembrava che suo fratello si fosse impegnato a nascondere quella scandalosa relazione con la cantante d'opera.
"Allora, sei sconvolta?" Le domandò poi il cugino, con voce ironica.
"Lo sapevo da mesi, ma quando la nonna lo verrà a scoprire, oh mio Dio povero Howard!" Commentò lei.
"Credi che saremo costretti a ritiraci in campagna per un po'?"
"Tu lo speri non è vero? Purtroppo però questa non è chissà quale notizia, molti scapoli hanno amanti e si comportano da libertini, quindi andremo avanti senza che nessuno ci giudichi, non in pubblico quantomeno."
"Di che confabulate voi due?" Chiese una voce profonda dalle scale, i ragazzi si voltarono e subito un ampio sorriso si aprì sui loro volti.
"Zio Michael!" Esclamarono quindi, correndo subito dopo ad abbracciarlo.
Non vedevano spesso lo zio, e sentivano continuamente cattiverie su di lui, e molti dei difetti elencati erano di certo veri, ma sotto sotto quell'uomo nascondeva un cuore grande e aveva un bellissimo legame con i suoi nipoti.
"Siete cresciuti, ormai siete adulti!"
"È passato tanto tempo zio" disse Frederick.
"È vero, sembra un'eternità... E ora entrambi siete in società e partecipate a tutti gli eventi mondani."
Andarono a sedersi sulle belle poltrone del salotto, godendosi quei pochi momenti sereni prima che la nonna li raggiungesse e iniziasse a lamentarsi.
"So che la stagione sta procedendo bene, Juliet" continuò poi Michael.
"Ho molti corteggiatori, non mi aspettavo un tale successo" rispose lei "Dove sei stato in tutti questi anni?" Chiese poi per cambiare argomento, determinata a non parlare di matrimonio e di futuro, che sembravano soltanto darle il voltastomaco ogni volta che uno dei suoi familiari si metteva a discuterne.
"Un po' dappertutto: in Francia, poi in Italia e qualche mese in Spagna, ma ora sono di ritorno dall'Egitto."
Juliet sorrise: aveva tanto da chiedere su quel luogo così lontano.
"È davvero bello come lo descriveva il nonno?"
"Lo è, una terra meravigliosa e affascinante, è come vivere in un'altra era... A proposito" mostrò loro una borsa in pelle "ho dei regali per voi."
Consegnò quindi a Juliet un magnifico acquarello raffigurante la piana di Giza e a Frederick un coltello che aveva un bel fodero in metallo intarsiato di gemme preziose.
Entrambi ringraziarono per quei doni stupendi.
"Ci sei stato?" Chiese poi lei, osservando le piramidi raffigurate in quel piccolo quadro.
"Sì, ho anche avuto l'onore di visitare la tomba scoperta dal nonno... L'aveva sempre descritta come un'ottava meraviglia del mondo, ma..." scosse la testa "le parole non bastano, quando ti trovi lì ti senti così piccolo e insignificante e resti incantato da ciò che hai davanti."
"Vorrei tanto poterci andare anch'io, provare almeno un quarto di ciò che il nonno provò essendo il primo ad entrare lì dentro dopo millenni, ma ormai credo che questo resterà solo un sogno..."
Quella considerazione fu come una pugnalata nel petto, si sentì spegnere, come se la sua essenza stesse venendo succhiata via.
In quel momento la nonna entrò nel soggiorno e fu come se un uragano si fosse rigettato improvvisamente in quella sala.
Era seguita da sua madre e dagli zii Robert e Miles che tentavano di farla ragionare, senza ottenere risultati.
"Hai una bella faccia tosta a ripresentarti qui Michael! Hai finalmente deciso di prenderti le tue responsabilità oppure ti approfitterai per qualche giorno dell'ospitalità, che purtroppo ti è per forza dovuta, di questa casa per poi scappartene nuovamente?!" Gridò la donna in tono velenoso, pietrificando chiunque fosse lì dentro per qualche istante.
Michael inspirò, chiudendo gli occhi, aspettando qualche momento prima di proferire parola.
"Ho sempre fatto la mia parte, per quanto fosse possibile" rispose lo zio, cercando, con tutte le sue forze, di restare calmo.
"Ah! Davvero? Allora com'è che restiamo a galla soltanto grazie a ciò che Robert ha fatto?! Ciò che tu avresti dovuto fare!"
"Madre, forse dovremmo rilassarci un momento davanti ad un'ottima tazza di tè" si intromise Miles, che voleva calmare la situazione prima che fosse troppo tardi: era come se in quella stanza ci fosse una bomba pronta ad esplodere.
Le urla avevano attirato tutta la famiglia in soggiorno, persino Ludovic, inseguito dal suo insegnate, era sceso per scoprire che cosa stesse accadendo.
"Credo che Miles abbia ragione" disse quindi Michael, che per quel giorno voleva essere diplomatico.
"Tu stai zitto! Anche se legalmente non è così sono ancora io ad avere l'ultima parola in questa famiglia" affermò la nonna gonfiando il petto, continuando a fissare il figlio in cagnesco.
"Che sta succedendo?" Chiese a bassa voce il piccolo Ludovic, che sembrava quasi sul punto di piangere.
"Niente tesoro, solo una piccola discussione tra adulti, noi usciamo un po' in giardino, va bene?" Gli rispose la zia Lucy, sua madre, trascinandolo quindi via di lì.
La situazione iniziava a pesare anche a Juliet, e le stava venendo mal di testa a furia di tutte quelle urla, decise quindi di sgattaiolare via anche lei, tanto di certo nessuno ci avrebbe fatto caso in quel momento, andandosi a rintanare nell'unico luogo in quella casa dove fosse possibile fuggire dalla realtà: la biblioteca.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...