Juliet era seduta ad uno di quei tavolini che erano stati spostati in giardino per il rinfresco insieme a sua nonna e Alexandra.
Continuava ad osservare il testo che aveva tradotto il giorno precedente dagli scritti che Margaret le aveva regalato.
"È che mi sembra tutto così confuso e assurdo, inizio a chiedermi se non abbia sbagliato qualcosa..." disse ad un certo punto, e avrebbe voluto che quei fogli iniziassero a parlarle per rivelarle i loro segreti.
C'era qualcosa che non le tornava, qualcosa di nascosto sotto quelle parole: era un po' come quel sorrisetto incomprensibile di Edward, sentiva come se si stesse perdendo un dettaglio che in realtà era proprio sotto ai suoi occhi.
"No, sarebbe impossibile, parli così bene il greco antico che sembri provenire direttamente dall'Atene del quinto secolo avanti Cristo" affermò la nonna, Juliet scosse la testa.
"Forse andando avanti le cose si faranno più chiare, per il momento mi sembra tutto prettamente mitologico, sai uomini con la testa di lupo non sembrano essere qualcosa di molto realistico... È solo che mi aspettavo qualcosa di diverso, una nuova legge o un discorso importante del sovrano, non capisco altrimenti perché sia tradotto dal greco al geroglifico."
"Non stare qui a sfasciarti la testa su questo Juliet, hai altro a cui pensare adesso."
Quasi come se la nonna l'avesse programmato tutti i gentiluomini rientrarono in quel momento dalla caccia.
Si chiedeva se Edward le avrebbe fatto la proposta quel giorno, sapeva che bastava molto meno per costringere due persone a sposarsi, ma effettivamente loro non erano stati scoperti, e un bacio era parsa come una cosa piuttosto innocente a Juliet, se non altro le aveva fatto capire di essere certamente innamorata.
Era fermamente convinta che i veri scandali fossero altri.
Quanto al matrimonio sarebbe dipeso tutto dal senso dell'onore di Edward, e lei era sicura che non fosse forte tanto quanto quello di suo fratello, che, se si fosse ritrovato nella situazione dell'amico, avrebbe certamente già preso in moglie la ragazza in questione. Lord Stamford però era un'altra persona, e, per quanto si stesse convincendo del contrario, in realtà non lo conosceva così bene: il loro rapporto era nato all'inizio della stagione, prima di quel momento l'aveva sempre ignorata. Rendersene conto le fece ribollire il sangue, perché non le aveva mai dato importanza prima? Forse la stava davvero soltanto usando come un trastullo...
Quando ci pensò più chiaramente però si rese conto che se realmente fosse stato così di baci ce ne sarebbero stati già un centinaio, e probabilmente sarebbero andati oltre, per di più certamente quel sotterfugi sarebbe iniziato molto prima.
La sua mente stava iniziando a vagare troppo in fretta in mille scenari diversi, il che non le piaceva affatto.
Decise di tornare alla traduzione che, man mano che procedeva, sembrava assomigliare sempre di più ad un passo dell'Odissea piuttosto che un racconto realistico sull'impresa del condottiero macedone. Non credeva sarebbe mai riuscita a fare chiarezza su quei papiri che si era convinta contenessero qualche segreto: evidentemente non era così.
"Scusatemi, credo che mia madre mi stia chiamando" si congedò all'improvviso Alexandra, facendo alzare lo sguardo a Juliet, che subito notò Edward dirigersi verso di loro.
Sentì il cuore accelerare i battiti, aveva molte, troppe domande da fargli, desiderava sapere se avesse la minima intenzione di sposarla e, Cielo, avrebbe voluto un altro bacio. Le ci volle un momento per realizzare quanto imprudente sarebbe stato anche soltanto accennare a ciò che era successo la sera prima in quel giardino pieno di ospiti: avrebbe dovuto trovare un altro momento.
"Lady Halifax, Miss Byrne" salutò entrambe, chinando leggermente la testa rivolgendosi prima ad una e poi all'altra "Posso sedere con voi?"
"Certamente!" Esclamò con allegria la nonna "Anzi, sedetevi pure al mio posto Lord Stamford, credo che farò due passi insieme ad Howard: se tengo le gambe ferme per troppo tempo smettono di funzionare" aggiunse alzandosi, cedendo la sedia al conte.
Si diresse quindi verso il nipote, e subito Juliet sentì di avere gli occhi del fratello addosso: lui sapeva, non l'avrebbe più persa d'occhio.
"Allora Milord, come è stata la caccia?" Chiese dunque lei cortesemente, sistemando contemporaneamente tutti i fogli che aveva sparso sul tavolo.
"L'ho alquanto apprezzata, ma credo avrei preferito una cavalcata in piena libertà, proprio come la vostra" rispose lui, fissandola un momento negli occhi.
Juliet arrossì leggermente, voleva dire che l'aveva vista, chissà che pensava ormai di lei.
"E invece come procede la vostra traduzione?" Aggiunse poi passandole uno dei fogli, dopo averlo osservato qualche istante.
"Credo sarà un grande buco nell'acqua" impilò dunque la pagina con le altre.
"Perché dite così?"
"Sono solo racconto mitici sulla figura di Alessandro Magno, non porteranno a nessuna nuova scoperta, speravo di aver finalmente trovato qualcosa..." scosse leggermente la testa, sconsolata, pensando che non sarebbe mai potuta essere come suo nonno, non se restava bloccata in Inghilterra.
Edward avrebbe voluto stringerle le mani, cercare di darle conforto, facendole capire che alla fine ci sarebbe riuscita, avrebbe raggiunto i suoi obbiettivi, ma era piuttosto certo che quel gesto sarebbe stato considerato fin troppo intimo dalle persone lì presenti, e lui non aveva di certo intenzione di rischiare nuovamente con Juliet: la sera prima era stata un errore, non era quello il modo in cui agivano i gentiluomini, ma da quel momento avrebbe seguito la giusta via, avrebbe fatto tutto come andava fatto. Sarebbe stato un corteggiamento in piena regola, nessuno avrebbe potuto obbiettare nulla e nessuno avrebbe mai visto nemmeno l'ombra di uno scandalo aleggiare sopra le loro teste.
Avrebbe fatto di lei sua moglie e poi, finalmente, avrebbe potuto amarla come voleva.
Fu tentato, solo per un momento, di mettersi in ginocchio e chiederle di sposarlo, ma voleva procedere lentamente, avrebbe aspetto ancora qualche giorno, forse una volta ritornati a Londra, sì, sarebbe stato perfetto: si sarebbe recato da Lord Byrne per ottenere la sua benedizione e poi, il giorno successivo, avrebbe comprato un bel mazzo di fiori e lo avrebbe chiesto a Juliet, con l'anello che era stato di sua madre, ci sarebbero state le pubblicazioni e un bel ricevimento, e poi sarebbero iniziati i preparativi per il matrimonio, che si sarebbe svolto a qualche mese di distanza.
Sarebbe stato tutto perfetto, un'unione su cui nessuno avrebbe potuto spettegolare, non ci sarebbe stata nemmeno una sbavatura, perché voleva dare a Juliet soltanto il meglio, e lo avrebbe fatto, a tutti i costi.
"Ho sentito dire che questa sera una famosa cantante d'opera eseguirà alcune arie" disse poi, per portare avanti la conversazione.
"Sí, Ottavia Ricci: eseguirà alcuni dei pezzi preferiti di mia nonna" rispose quindi lei, appoggiandosi mollemente con i gomiti sul tavolo: avrebbe preferito trovarsi da un'altra parte in quel momento.
Quella donna era un argomento di cui era certo meglio non parlare.
"Ottavia Ricci dite?"
Fu quell'insolito guizzo negli occhi di lui ad attirare nuovamente la sua attenzione, stavano parlando dell'amante di Howard dopotutto, come aveva fatto a pensare che Edward non ne sapesse niente, o che non c'entrasse a sua volta?
Percepì una strana sensazione nella pancia, che le ricordava, per qualche motivo, una pianta spinata: gelosia. Si era convinta che quell'uomo fosse suo, ma poteva benissimo non essere così. Tutti gli scapoli erano anche libertini dopotutto, o almeno la maggior parte, e sapeva per certo che il conte non era escluso.
"La conoscete?" Domandò, socchiudendo leggermente gli occhi: voleva sondare il terreno prima di agire.
"Sì, vedete, io ho accompagnato vostro fratello a teatro qualche volta per vederla cantare, lui è un suo grande ammiratore" rispose quindi, con gli occhi che di tanto in tanto vagavano sul paesaggio alle sue spalle: le stava nascondendo qualcosa.
"Certo, Howard è un suo grande estimatore" pronunciò quella parola con quel pizzico di malizia, alzando le sopracciglia, facendo comprendere che lei non era del tutto all'oscuro di quei fatti. Non lo era affatto in realtà: era solo grazie a lei se la famiglia non sapeva ancora tutto.
"Voi... lo sapete?" Edward sembrò accigliarsi, giocando nervosamente per qualche istante con il polsino della giacca che indossava.
"Naturalmente, lo so fin troppo bene ciò che accade fra queste mura, non trattatemi come se fossi innocente e ingenua, non lo sono di certo... Il punto è quanto sapete voi, quanto c'entrate in questa storia Milord?" il suo tono era così autoritario, le opinioni espresse sempre in modo impeccabile, si sentiva confuso, ma allo stesso momento indotto a parlare.
"L'unica cosa di cui potreste rimproverarmi in tutta questa storia è di aver presentato quella cantante a vostro fratello."
"E com'è che voi la conoscevate?"
Quel suo incalzare di domande, quello sguardo attento ai dettagli: Juliet era gelosa. Ne fu compiaciuto, di certo questo poteva attestare i sentimenti di lei.
"Capisco..." mormorò lui, e quel dannato sorrisetto si formò sulle sue labbra.
Juliet fu sul punto di alzarsi, pestare i piedi urlando qualcosa, per poi rientrare in casa e starsene un po' da sola: non lo sopportava più, lei voleva una semplice risposta, voleva sapere se lui l'amava davvero a sua volta, o se quantomeno avrebbe potuto apprezzarla come moglie, voleva sapere se fosse un semplice gioco per lui o se fosse invece qualcosa in più.
"Credo di capire ciò che volete sapere" continuò quindi chinandosi verso di lei, abbassando la voce "vi chiedete se io abbia mai avuto una relazione illecita con lei, non è così? Posso assicurarvi che nulla del genere è mai accaduto con lei, ne con nessun'altra da dicembre a questa parte, so di avere dei doveri" si sporse ancora di qualche centimetro, e Juliet avvampò violentemente, convinta che l'avrebbe baciata "so di avere dei doveri verso di voi adesso."
La fissò per qualche istante negli occhi, cercando di assaporare quello sguardo leggermente sorpreso e così dolce, carico di una passione che era celata dietro un velo sottile, ma che faceva capolino ogni momento di più.
"Che cosa farete dunque?" Chiese, e fu lei questa volta ad avvicinarsi un altro po', prima di allontanarsi di scatto, tornando seduta ben composta: erano in pubblico dopotutto.
"Procederò con calma, proprio come un gentiluomo dovrebbe fare, corteggiandovi giorno per giorno, e alla fine vi donerò tutto quello che avete sempre desiderato" rispose Edward, rendendosi conto in quel momento di essere bramoso di un altro bacio: forse poteva accelerare un po' i tempi.
"Vi prego di non metterci troppo Milord" disse Juliet: lei non era mai stata paziente, si ricordava quando avevano provato ad insegnarle l'arte della pittura, che trovava meravigliosa e pienamente appagante in un primo momento, ma estremamente noiosa e complicata subito dopo, aveva così tanti dipinti lasciati a metà... Se doveva sposarsi avrebbe preferito saperlo il più presto possibile, non voleva essere distrutta dall'attesa.Quella sera non aveva intenzione di assistere alla performance di Ottavia Ricci, doveva schiarirsi le idee, realmente, non di certo come quella mattina.
Forse qualcosa l'aveva capito, ma era una percentuale così bassa da non potersi ritenere soddisfatta.
Il tutto le era parso più come un gioco di seduzione che una risposta.
Camminò per un po' avanti e indietro per il salone dove tutti gli ospiti attendevano l'inizio di quell'esibizione, per poi dirigersi verso Edward, che parlava con un gentiluomo di cui ignorava il nome.
"Lord Stamford, noi dovremmo parlare" disse quindi, cercando di far apparire la voce solenne, così che non rifiutasse di seguirla.
"Con permesso" si congedò quindi lui dall'uomo dai capelli corvini che aveva di fronte, mentre lei gli faceva cenno col capo di seguirla.
Entrarono quindi nella sala dei reperti, chiudendosi la porta alle spalle, e la stanza rimase illuminata soltanto dagli argentati raggi di luna, il che le ricordò, quasi pericolosamente, la situazione della sera precedente.
Se la stava proprio andando a cercare... Be', poco importava: aveva bisogno di sapere. Nel peggiore dei casi si sarebbe ritrovata sposata con Edward, il che non era una prospettiva così brutta.
"Credevo aveste detto che nessuno potesse entrare qui fino a sabato" disse Edward che, con lo sguardo stupefatto, studiava una ad una quelle statue così grandi ed antiche, così belle ed autoritarie, con quella loro espressione serena e severa.
"Farò un'eccezione per voi... Non possono di certo trovarci qui, nessuno ha il permesso di entrare" affermò quindi la donna, passando nervosamente le mani sulla stoffa morbida del vestito.
Era ovvio che non avrebbe mai rischiato di essere colta sul fatto, non era per niente nel suo stile.
Scosse quindi la testa, abbassando lo sguardo e sospirando rumorosamente, restando poi per qualche momento in silenzio.
"Juliet" disse lui, e lei sobbalzò: probabilmente non avrebbe mai potuto abituarsi al suo nome su quelle labbra, non se era pronunciato in quel modo, quel modo che le faceva dimenticare di tutto il resto.
Voleva però restare lucida: non poteva ottenere risposte altrimenti.
"Lord Stamford" era decisa a restare formale, non sarebbe crollata come la sera precedente "io, io temo di avere vari quesiti da porvi... vorrei sapere se..."
Non aveva la minima idea di come mettere giù la questione senza sembrare una stupida, soltanto una ragazzina alle prime armi con i sentimenti: quello che c'era stato poteva benissimo essere soltanto un passatempo che sarebbe durato soltanto pochi giorni.
"Io... Cielo! Credo di non trovare le parole..." balbettò quindi, incrociando le braccia sul petto, scuotendo la testa e chiudendo gli occhi, alla ricerca della giusta espressione da utilizzare.
"Juliet, che stai cercando di dirmi?" Domandò lui, facendo un passo verso di lei, che subito fece un passo indietro: non avrebbe ceduto, non quella sera.
Stava cercando soltanto di avere una conversazione privata per togliersi dei dubbi, avrebbe avuto più autocontrollo, non si sarebbe sciolta fra le sue braccia.
"Edward" stava già perdendo al suo stesso gioco, si morse quindi il labbro inferiore per impedirsi di continuare con una frase che di certo avrebbe mandato all'aria ogni cosa.
Sospirò.
"Io... io mi chiedevo se..."
"Ti chiedevi se?" Edward cercava di cavarle le parole da bocca, fece un passo verso di lei e questa volta Juliet non si mosse, si limitò a fissarlo con quello sguardo a cui lui non sapeva resistere.
Forse avrebbe dovuto lasciare immediatamente quella sala, si era ripromesso di non toccarla più finché non l'avesse sposata, ma Juliet aveva detto che lì non sarebbe mai entrato nessuno, e le statue di antichi re sarebbero stati i soli testimoni delle loro azioni vergognose.
Cercò però di trattenersi, voleva che finisse di parlare, ascoltare quel quesito che lei sembrava non poter far uscire dalla sua bocca.
"Mi chiedevo se ci fossero sentimenti di sorta fra di noi" disse quindi tutto d'un fiato, ritrovandosi con le guance arrossate, quasi come se fosse stata in apnea per un tempo improponibile.
Edward restò interdetto, non aveva idea di come rispondere, eppure capiva perché glielo avesse chiesto, anche lui si poneva quella domanda senza mai arrivarne a capo, si chiedeva se avesse interpretato nel modo giusto certi comportamenti di lei, e passava dunque ogni sera ad agitarsi nel letto alla ricerca di una risposta, e non riusciva a chiudere occhio finché il corpo non si ribellava, prendendo il sopravvento.
"Credo di avere soltanto un modo per darti una risposta" affermò quindi lui, con la voce che andava a rompersi per la grande incertezza per ciò che stava per fare: non avrebbe dovuto, se l'era promesso, l'aveva promesso a Howard, ma non seppe trattenersi.
Attirò Juliet a sé, e un momento dopo le loro labbra si toccarono, si cercarono, si accarezzarono dolcemente in quel bacio carico di passione.
Gli sembrò che quel contatto gli infondesse nuova vita, facendogli provare una sensazione mai avvertita prima, mentre tutto il mondo intorno a loro sembrava semplicemente star bruciando.
Lei poi si tirò indietro, allontanandosi di qualche passo, fissandolo con un'espressione preoccupata: non poteva restare lì, non poteva rischiare commettere lo stesso errore due volte.
Corse fuori da quella stanza, diretta verso la sua camera: tutto sembrava vorticare intorno a lei sempre più in fretta, fece appena in tempo ad appoggiarsi al letto, poi tutto fu buio.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...