Quella notte era umida e soffocante, e pur non facendo molto caldo la pelle diventava appiccicosa e sudaticcia in modo assolutamente fastidioso.
Juliet oramai stanca di rigirarsi nel letto incapace di prendere sonno si era quindi alzata e aveva spalancato la finestra, lasciando che quel vento leggerissimo, quasi impercettibile, le accarezzasse la pelle, dandole un po' di sollievo.
Probabilmente da qualche altra parte lì vicino stava piovendo, così avrebbe spiegato quell'insolito fenomeno per la stagione la nonna.
Osservò il cielo, non riuscendo però ad intravedere nessuna stella, per via dei grandi nuvoloni che lo oscuravano: probabilmente avrebbe piovuto anche lì in un paio d'ore. I raggi della bella luna piena, la quale sembrava riuscire ad evitare le nubi, illuminavano la notte.
C'era quiete, l'unica cosa che udiva erano i canti degli animali notturni, i sospiri di qualcuno che aveva aperto la finestra ed i passi leggeri di qualcuno che come lei non riusciva a prendere sonno.
Sospettava che alla fine non avrebbe chiuso occhio, o che in ogni caso avrebbe dormito malissimo.
Odiava quelle notti umide.
Andò a rimettersi a letto, inspirando profondamente, sperando che in qualche modo riuscisse ad addormentarsi, ma si ritrovò soltanto a fissare il soffitto, senza nemmeno la voglia di leggere un libro per passare il tempo, visto che avrebbe desiderato dormire beatamente distrutta com'era, con le gambe intorpidite da tutto quel ballare.
Non poteva però negare che quella era stata una magnifica serata, che le sarebbe di certo rimasta impressa per sempre: aveva avuto la conferma che il sentimento che la legava ad Edward era nobile e puro, che era vero amore.
Non avrebbe più nutrito dubbi sul fatto che lui l'amasse, e che lei lo ricambiasse con altrettanto ardore.
Si tirò a sedere, guardandosi intorno per un momento, con gli occhi che ormai si erano abituati al buio, pensando che scendere nelle cucine per prendere un bicchiere di latte fresco sarebbe stata una buona idea: le avrebbe di certo fatto passare quel senso di calura.
Accese una candela e si appoggiò uno scialle sulle spalle, era improbabile che incontrasse qualcuno, ma era comunque meglio avere qualcosa con cui coprirsi.
Aprì dunque la porta, pronta ad avviarsi verso le cucine.Nello stesso momento Edward stava camminando avanti e indietro per la sua stanza, senza riuscire a prendere sonno: l'aver aperto la finestra sembrava quasi aver peggiorato la situazione.
Pensava che forse continuando a muoversi, sfinendosi, alla fine sarebbe crollato, prima o poi il suo corpo l'avrebbe costretto ad addormentarsi.
Quel suo metodo però sembrava non star funzionando molto bene.
Si lasciò cadere sulla poltrona in velluto sistemata di fronte al letto, controllando poi l'orario dall'orologio che aveva appoggiato sul mobile lì vicino: le due e un quarto, avrebbe già dovuto dormire da un pezzo a quel punto. Oltretutto gli sembrava straordinario non essersi addormentato appena toccato il letto dopo aver ballato per una serata intera.
Forse anche un solo bicchiere d'acqua fresca l'avrebbe sollevato un po', rifletté sulla possibilità di chiamare uno dei domestici, ma gli sembrò crudele svegliare qualcuno a quell'ora della notte, decise quindi che sarebbe sceso da solo nelle cucine alla ricerca di qualcosa che potesse rinfrescarlo un po'.
Afferrò una candela e uscì dalla sua stanza chiudendosi la porta alle spalle, proprio mentre Juliet metteva un piede fuori dalla sua.
"Edward! Che ci fai sveglio a quest'ora?" Domandò lei, coprendosi con lo scialle, ma lasciandolo subito dopo ricadere sulle braccia, troppo accaldata.
"Potrei farti la stessa domanda in realtà" replicò lui, avvicinandosi leggermente a lei.
"Ma io te l'ho fatta per prima."
Esitò per un momento, osservandola avvolta soltanto dalla stoffa sottile e impalpabile della camicia da notte, quella visione lo tentava fin troppo.
Distolse lo sguardo, per poi puntarlo negli occhi di Juliet.
"Non riuscivo a dormire" rispose.
"Nemmeno io, stavo scendendo per prendere un bicchiere di latte."
"Anch'io avevo un'idea simile."
Una folata di vento proveniente dalla finestra in fondo al corridoio, che era stata lasciata aperta, si fece strada per quest'ultimo, facendo dunque aderire la veste di Juliet alle sue forme. La stoffa rimase appicciata alla pelle di lei per qualche secondo, dando il tempo ad Edward di far scorrere lo sguardo sul suo corpo, vedendo ogni cosa.
Lei tentò di coprirsi leggermente, come la Venere di Botticelli, in un modo così pudico, eppure così seducente.
Osservò le sue guance arrossate, le labbra rosse e piene, erano così perfette da baciare, lo sapeva. Doveva baciarla, all'istante, e voleva farlo dappertutto.
Fu assalito dal desiderio, e in poco si rese conto che presto non avrebbe più risposto delle sue azioni.
"Juliet" disse quindi, incrociando lo sguardo imbarazzato di lei "torna in camera" la intimò.
Lei si accigliò, alzando un sopracciglio.
"Come prego?"
"Torna in camera, subito."
"Mi pare che questa sia casa mia, credo di avere tutto il diritto di fare ciò che voglio" ribattette lei, appoggiando sul fianco la mano con cui non teneva la candela.
E ciò fu probabilmente quanto di più sbagliato potesse fare, quella posa esaltò ancora di più le sue forme, ed Edward dovette mordersi il labbro inferiore, cercando di trattenersi.
"Juliet fa come ti dico."
"Sai, credo che la situazione dovrebbe essere al contrario, piuttosto dovrei essere io a dirti che fare."
Perché doveva essere così testarda?
Non era di certo il momento, il filo del suo onore si sarebbe definitivamente spezzato, non avrebbe saputo resisterle, lo sapeva: la desiderava, la desiderava come non aveva mai desiderato una donna.
"Juliet."
"Questa è casa mia Edward."
"Ti prego."
Lei scosse la testa, stanca di discutere, e fece per dirigersi verso le scale, ma ormai era troppo tardi, lui l'afferrò per il polso, attirandola poi con delicatezza a sé, baciandola, spingendola poi nella sua camera.
Entrambi appoggiarono le candele sulla cassettiera che si trovava alla destra della porta, ed Edward chiuse quest'ultima con un calcio, andando ad inchiodare Juliet contro la scrivania.
Fece scorrere una mano sui lunghi capelli di lei, raccolti in una treccia, fino a raggiungere il nastro che li teneva legati.
"Voglio vederti coi capelli sciolti" sussurrò, continuando a sfiorarle le labbra, andando quindi a slegare quella treccia, lasciando cadere il nastro per terra.
Passò le dita fra le morbide ciocche castane, giocherellandovi un po', finché i capelli non le ricaddero sbarazzini sulle spalle.
Solo a quel punto si concesse di allontanarsi un po', così da poterla osservare, facendo scorrere le mani sulla vita di lei, iniziando lentamente ad esplorare quelle forme che gli apparivano tanto perfette.
Si prese del tempo, cercando di imprimere quell'immagine nella sua mente: quel momento non sarebbe tornato.
"Oh Juliet, sei bellissima" disse quindi, baciandola nuovamente, con ancora più ardore "la donna più bella al mondo di certo, faresti invidia agli angeli, o forse anche alla stessa Venere" continuò quindi, senza però che nessuno di quei complimenti gli sembrasse davvero adatto.
La osservò quindi di nuovo, arrotolando una ciocca di capelli intorno ad un dito.
"Sei stata immaginata da uno dei grandi artisti greci Juliet, da Fidia o Lisippo, e sei di certo il loro più grande capolavoro" disse, questa volta soddisfatto delle sue parole, che finalmente gli sembrarono descrivere in modo perfetto la donna che teneva stretta fra le braccia.
Le baciò il collo, torturando ogni centimetro di pelle, sentendo i loro respiri che insieme si facevano sempre più irregolari, i loro cuori battere sempre più in fretta.
In un barlume di lucidità pensò a tutte le libertà che si stava prendendo, libertà che mai avrebbe dovuto prendersi con una giovane nobile e pura, ma fu solo un secondo: ormai aveva passato il punto di non ritorno, non avrebbe più distinto il giusto e il sbagliato, la passione avrebbe preso il sopravvento, probabilmente già l'aveva fatto.
"Juliet mi farai dannare..." mormorò poi, armeggiando con la scollatura della camicia da notte, nel tentare di scoprirle il seno "sono come Adamo nell'Eden: ho tutto, ma non è ancora abbastanza, voglio di più, voglio assaporare il frutto proibito, voglio te... quali peccati mi porterai a compiere?" Continuò, sfiorandole il capezzolo turgido con le dita, sentendola sobbalzare al suo tocco.
Juliet avvertiva il suo corpo fremere, chiedere sempre di più: non voleva che Edward smettesse di toccarla, anzi probabilmente avrebbe voluto le sue mani ovunque nello stesso momento.
Con tutte quelle sensazioni, che mai aveva provato prima e che nemmeno credeva possibili, ad impossessarsi del suo corpo non riusciva nemmeno più a parlare.
Anche lei aveva oltrepassato il punto di non ritorno: non sarebbe più riuscita a fermarlo.
La spinse poi con delicatezza verso il letto, facendola sdraiare su di esso, e lei gli slacciò la camicia, muovendo le mani rapidamente, quasi come se lo avesse già fatto, subito dopo lui se la sfilò, lasciando che questa cadesse per terra.
Lei lo osservò per un istante, con le guance arrossate e una strana sensazione premerle nel basso ventre, facendo poi scorrere con esitazione le mani sul petto di lui, attirandolo poi a sé per baciarlo.
Edward assaporò le labbra di lei per qualche istante, prima di spostarsi sul collo e poi sul seno perfettamente tondo, percorrendo nel mentre con le mani le sue forme, cercando di alzarle la gonna: non aveva di certo sbagliato ad immaginarla come una statua greca, lo era di certo, rispecchiava perfettamente quei canoni.
Fu in quel momento che arrestò all'improvviso quella che gli era parsa una vera e propria maratona: sapeva che le donne venivano tenute all'oscuro su certe cose, e non dubitava che Juliet sapesse qualcosa in fatto di rapporti intimi, ma non aveva idea di quanto sapesse effettivamente, e si sentiva in dovere di cercare di spiegarle tutto ciò in qualche modo prima di proseguire.
Tentò quindi di combattere contro il desiderio incalzante del suo corpo: doveva andare avanti con calma.
"Juliet io..." disse quindi, interrompendosi pensando che sarebbe stato impossibile spiegarle tutto ciò che intendeva farle "vorrei fare una cosa" continuò quindi "e potrai fermarmi quando vuoi se non ti piacerà."
Lei annuì, fissandolo, cercando di farsi un'idea su ciò che sarebbe successo da quel momento: non aveva esattamente una grande cultura in quel campo.
"Mi... mi permetti di toccarti dappertutto?"
"Sì" gli rispose dunque flebilmente dopo un momento di esitazione: non aveva ancora intenzione di fermarsi, di questo n'era assolutamente sicura.
Edward quindi le sfiorò prima con le dita le cosce, iniziando poi a lasciarle su di esse dei baci umidi, fino a raggiungere il suo punto più intimo, dove mai era stata toccata, e quando la baciò proprio lì non poté trattenere un gemito.
"Edward" lo chiamò quindi con voce languida.
"Vuoi che mi fermi?" Le domandò lui, lasciandole poi qualche bacio nell'interno coscia.
A Juliet sembrava ormai di aver perso la capacità di pensare, ed a ogni suo tocco lei si sentiva sempre più confusa, incapace di mettere su una frase sensata.
"No... non fermarti" rispose infine, risoluta, decidendo che quella sensazione stranissima che si stava diffondendo in tutto il corpo le piacesse.
Continuò quindi a darle piacere in quel modo per un po', godendo di quei gemiti soltanto sussurrati, trattenuti con pudore, finché arrivò al punto in cui voleva soltanto sprofondare dentro di lei, farla sua, diventare una cosa unica.
Si decise quindi a togliersi i calzoni, sapendo che non sarebbe riuscito ad aspettare un momento di più.
Juliet capì perfettamente ciò che sarebbe accaduto in quel momento, qualcosa lo sapeva dopotutto, e pur avendo deciso che non avrebbe lasciato quella cosa a metà si sentì leggermente preoccupata, e per un momento distolse lo sguardo, ma poi si ritrovò a guardare, presa dalla curiosità, a studiare ogni centimetro di pelle di Edward, e a quel punto una domanda le sorse spontanea: quanto avrebbe fatto male?
Nel mentre lui le fece allargare leggermente le gambe, così da avere abbastanza spazio, ma poi, pur essendo completamente impaziente, non la penetrò, rimase soltanto appoggiato a lei, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta: avrebbe preso la sua verginità dopotutto, non era di certo una cosa da niente.
Lei l'osservò per un momento, riprendendo fiato, riflettendo su tutta quella situazione, pensando a ciò che voleva in quell'istante.
"Prendimi" sussurrò quindi Juliet, leggendo l'esitazione nel suo sguardo, ormai stanca che le cose fra loro rimanessero sempre e solo a metà.
"Tu... ne sei certa?"
"Non voglio fermarmi adesso."
Edward fu contento di sentirsi dire quelle parole, perché non aveva idea se effettivamente sarebbe riuscito a fermarsi nel caso lei avesse voluto.
Le infilò dentro un dito e poi due, così che poi avrebbe sentito meno dolore, accertandosi che fosse abbastanza bagnata.
"Farò piano" disse poi per rassicurarla, lei annuì, e quindi con delicatezza si fece strada in lei, sentendola irrigidirsi per un momento.
Gli portò le mani sulle spalle, attirandolo a sé.
"Ti voglio vicino Edward" gli disse, e sentire il suo nome pronunciato in quel modo lo fece sentire come se stesse andando a fuoco.
Voleva sprofondare completamente dentro di lei.
La baciò, oltrepassando quindi quell'ultima barriera che fino a quel momento era restata inviolata, rendendo quella donna finalmente sua.
Lei gli graffiò le spalle nell'istante in cui provò quella piccola fitta di dolore che fortunatamente avvertì quasi istantaneamente trasformarsi in piacere.
Non aveva mai immaginato che il confine fra quelle due sensazioni potesse essere tanto sottile.
Dopo qualche secondo Edward iniziò a dare le prime spinte delicate, ascoltando i gemiti di piacere di lei come se fossero una bellissima melodia, prima di iniziare a soffocarli con dei baci, ben conscio del fatto che nessuno avrebbe dovuto udirli.
"Oh Juliet" mormorò quindi, ormai sempre più vicino all'apice, con lei che si inarcava sotto di lui raggiungendo il massimo del piacere, raggiunta subito dopo da lui, che si accasciò sul petto di lei, inspirando il suo dolce profumo, senza la minima intenzione di muoversi, sentendosi come se lei fosse stata creata apposta per sé.
Rotolò poi al suo fianco, riprendendo fiato, sentendosi sfinito, mentre lei si sistemava la camicia da notte, nel tentativo di darsi un aspetto leggermente più presentabile.
Andò poi ad appoggiarsi sul petto di lui, ascoltando il battito del suo cuore stabilizzarsi lentamente.
"Io... non credevo si potesse provare nulla del genere" disse, mentre lui copriva entrambi fino alla vita col lenzuolo in cotone.
Sorrise, accarezzandola poi dolcemente, lasciandole un bacio sulla fronte.
"Resta" aggiunse poi lei, volendo dormire con l'uomo che l'aveva amata così intensamente al suo fianco, volendo che quella fosse la sua normalità, che ogni cosa restasse esattamente com'era stata in quel momento.
"Sai che non possiamo rischiare che i domestici mi trovino qui" rispose Edward, che comunque era riluttante ad andarsene, quando si sentiva così bene con quella donna fra le braccia.
"Naturalmente, ma Camille non verrà a svegliarmi prima delle otto, puoi tornare nella tua stanza all'alba: nessuno se ne accorgerà."
Lui annuì, sentendo finalmente gli occhi volersi chiudere: era davvero esausto ormai, e anche Juliet lo era, non riuscì infatti a trattenere uno sbadiglio.
"Dormi" le sussurrò quindi, mentre lei chiudeva gli occhi, venendo trasportata fra i suoi sogni "Dormi amore mio" aggiunse quando fu certo lei dormisse, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra.
Lui si addormentò subito dopo, e le due candele che erano rimaste appoggiate sulla cassettiera si consumarono, esaurendo la loro fiamma, e nel spegnersi lasciarono eleganti spirali di fumo a danzare nell'oscurità.Spazio autore🥀
Ciao ragazzi!
Spero che la storia vi stia piacendo, vi prego di lasciare le vostre opinioni qui nei commenti, mi piacerebbe di certo leggerle.
Vi prego di perdonarmi se in questi giorni non aggiornerò in modo preciso e ad orari più strani, ma sono molto impegnata, da giovedì dovrebbe tornare tutto alla normalità.
Vi ringrazio inoltre per le 113 letture, forse alcuni lo considereranno solo un piccolo traguardo, ma significa molto per me, sono felice di sapere che abbiate scelto di leggere la mia storia e che la stiate apprezzando.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...