Capitolo 10

264 12 1
                                    

Juliet era seduta davanti alla sua specchiera mentre Camille le acconciava i capelli, completamente persa nei suoi pensieri. Non riusciva a non pensare: si sentiva talmente confusa e di certo gli eventi di quella giornata non l'avevano aiutata a fare chiarezza. Non sapeva perché fosse trasalita a quel minimo contatto, o perché si fosse sentita a disagio per tutto il pranzo soltanto perché Edward le era seduto vicino.
Avrebbe voluto poter svuotare la mente da tutti quei pensieri, ma le sembrava impossibile.
Cercò di pensare ad altro, come al quartetto d'archi che avrebbe suonato quella sera sotto il gazebo, non voleva diventare matta per colpa di quella questione.
Probabilmente doveva soltanto lasciare perdere e tutto semplicemente sarebbe andato come doveva andare, la natura avrebbe fatto il suo corso, o qualcosa del genere: dopotutto non aveva senso sfasciarsi la testa per qualcosa che in ogni caso non avrebbe potuto controllare.
Se si fosse accorta di essere innamorata di certo non avrebbe potuto cambiare i suoi sentimenti soltanto perché le andava, alla fine avrebbe dovuto conviverci, tanto valeva restare tranquilli e godersi quei magnifici giorni ad Hathor House.

Dopo la cena, non troppo elaborata quella sera, la nonna aveva organizzato una soirée musicale sotto il gazebo: gli ospiti sarebbero stati stanchi quindi un ballo non sarebbe stato possibile, ma voleva comunque organizzare qualcosa che lasciasse tutti soddisfatti.
"Allora come va? Il nostro piano sta funzionando?" Chiese ad Alexandra mentre camminavano, chiudendo quel piccolo gruppo che stava raggiungendo la soirée.
"Tutto alla perfezione... Ora che mio padre crede che io abbia le attenzioni di tuo fratello non mi forza più la mano, per di più ormai ho così tanti pretendenti che di certo riuscirò a fare un'unione più che vantaggiosa" le disse entusiasta "Non saprò mai come ringraziarti" si fermò un momento, stringendole le mani riconoscente
"Non devi... Sei mia amica, aiutarti è un mio dovere, non è questo che fanno gli amici?"
"Hai pienamente ragione Juliet... Invece tu, sei giunta ad una conclusione?"
"No, sono in completo stallo" scosse la testa "È che mi sento più confusa che mai, e non credo di poter fare molto... Ti ho detto che questa mattina lui..."
"Scusatemi ragazze" Howard si accostò a loro impedendole di finire quella frase "Mi chiedevo se potessi avere l'onore di scortarvi Miss Hamilton, sempre che questo non infastidisca mia sorella."
"Fai pure fratello."
Si ritrovò quindi a camminare da sola, sentendosi come se stesse per esplodere: aveva appena iniziato ad esternare il modo in cui si sentiva e ora non aveva più nessuno con cui parlare.
Eppure quel finto corteggiamento lo aveva ideato lei, forse avrebbe dovuto essere felice che ognuno stesse recitando perfettamente la propria parte, ma in quel momento avrebbe preferito restare in compagnia dell'amica.
Iniziò quindi a calciare un sasso: quel movimento ripetitivo riuscì a calmarla un po', la concentrazione riuscì a farle dimenticare tutti i suoi pensieri per qualche istante.
"Miss Byrne non dovreste camminare da sola, possibile non abbiate un accompagnatore?" Chiese Edward, affiancandosi a lei, porgendole il braccio, Juliet non sapeva nemmeno se fosse contenta o no di vederlo.
"Purtroppo no, credo di essere invisibile questa sera... Fortunatamente ci siete voi, Lord Stamford" rispose lei.
"Sempre al vostro servizio mia signora" rise, e lei non poté fare a meno di fare lo stesso "Davvero, non avrei mai immaginato che la più bella fra le debuttanti di Londra si ritrovasse senza un gentiluomo a scortarla... Sapete quasi mi sembra assurdo che non siate ancora fidanzata, siete la preziosa gemma a cui tutti ambiscono mi pare."
Le aveva appena detto che era bella? A Juliet parve di aver girato su se stessa troppe volte, ritrovandosi con lo stomaco in subbuglio. Tentò però di non darlo a vedere.
"Credo che purtroppo la gemma abbia perso il suo valore ormai" replicò quindi lei: di certo a quel punto le intenzioni di Edward apparivano più che serie, e Juliet non riusciva più a ragionare lucidamente, era ovvio che non avesse più molti corteggiatori.
Si era scavata la fossa da sola, era davvero ingenua santo cielo! Non avrebbe mai trovato un marito, diventando così una vecchia zitella, e tutto questo per cosa? Per un ipotetico innamoramento? Dio! Lei non sapeva nemmeno che cosa fosse davvero l'amore.
Si era fatta trascinare dai sentimenti e non aveva più pensato razionalmente come avrebbe dovuto, probabilmente non avrebbe mai trovato un buon partito a quel punto.
Sapeva che il conte di Stamford non l'avrebbe mai sposata, forse si stava divertendo con lei, forse provava un qualche sentimento, ma non avrebbe mai fatto di lei la sua contessa, non sapeva quali potessero essere i motivi, ma sapeva benissimo che in quel momento l'ultima cosa a cui pensava era il matrimonio e che di certo non avrebbe cambiato idea all'improvviso solo per lei.
Lui si era sempre comportato solo da amico alla fine, magari aveva soltanto frainteso quei piccoli segnali che si era convinta di aver scorto.
Di certo la sua testa sarebbe esplosa a causa di tutti quei pensieri.
"No, voi non potreste mai perdere il vostro valore," replicò quindi Edward, scuotendo la testa "probabilmente questo aumenterebbe e basta, sono poche le donne che hanno tutte le vostre doti Miss Byrne."
Sentì il cuore saltare un battito: quell'uomo la confondeva.
"Forse è questo che ha fatto allontanare molti dei corteggiatori, non tutti apprezzano una donna fuori dagli schemi, preferiscono una di quelle perfette damine che sembrano essere prodotte in serie" ribattette lei, fissando l'altro dritto negli occhi, aspettando una risposta.
"Ma non farebbe di certo scappare me, è proprio questo che mi piace in voi."
A Juliet sembrò di restare senza fiato per un momento: nessuno le aveva mai detto una cosa del genere, e se davvero anche lui avesse provato qualcosa?
Peccato che non avesse idea di come prendere un uomo al laccio, perché altrimenti ci avrebbe provato.
Forse tutto sarebbe stato più semplice se avesse saputo anche allora che in realtà Edward era già ai suoi piedi, che aspettava soltanto il momento giusto per urlare il suo amore al mondo.
Alla fine un "Oh" fu l'unico suono che riuscì a far uscire dalla sua bocca, le sembrò talmente stupido, ma non riuscì a reagire in altro modo.
Si morse quindi il labbro inferiore, lo faceva sempre quando pensava a delle questioni complicate, per di più sperava di riuscire a tenere la bocca chiusa in quel modo, non aveva intenzione di apparire ancora più stupida di quanto già non sembrasse.
Stava di certo combinando un disastro con la sua vita, ed era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata: pensava che tutto sarebbe andato normalmente come sempre, non aveva mai avuto un'esistenza piena di colpi di scena e tutte quelle altre cose interessanti, ma qualcosa sembrava essere improvvisamente cambiato.
Raggiunsero il bel gazebo, circondato da cespugli di rose di vario colore: Juliet aveva sempre amato quel posto, l'era sempre parso come un luogo incantato. Si era anche convinta che una fata vivesse lì per un periodo, e che quest'ultima l'avrebbe guidata in una terra lontana, una terra dove sarebbe stata libera da tutte le regole della società, dove finalmente sarebbe stata felice. In quel momento avrebbe voluto che quella sia fantasia fosse realtà.
"Potrei avere l'onore di occupare il posto al vostro fianco?" Le chiese poi lui, era evidente che non avesse voglia di mollarla quella sera.
La ragazza si guardò rapidamente intorno, alla ricerca di qualcuno dei suoi familiari, così che potesse far finta che quel posto fosse riservato ad uno di loro, purtroppo sembrava che quella sera nessuno sarebbe accorso in suo soccorso.
"Certo, dopotutto Howard è impegnato con Miss Hamilton, e i miei cugini e Raphael saranno di certo in qualche pub in paese a mandare giù qualche bicchiere di troppo... non ho intenzione di passare questa serata da sola" rispose quindi, quantomeno poteva cercare di apparire sicura.
Poco dopo il piccolo concerto ebbe inizio, ma, forse per la prima volta nella sua vita, la musica non riuscì a strapparla dalla realtà, non riuscì a rilassarsi, anzi per tutto il tempo sentì il cuore batterle in gola e i polmoni come schiacciati in un modo decisamente sgradevole.
Osservava Edward con la coda dell'occhio: era così calmo, al contrario di lei, e sembrava godersi il dolce suono del quartetto d'archi, ma ciò che realmente la preoccupava era che da un momento all'altro quell'uomo avrebbe potuto fare un'azione che avrebbe cambiato completamente la sua esistenza, se lo sentiva, la sua vita era arrivata ad una svolta.
Non sapeva però quando il colpo decisivo sarebbe arrivato, o se sarebbe effettivamente arrivato, magari alla fine si sarebbe ritrovata immersa in un'immensa delusione.
Iniziò a chiedersi quanto sarebbe stato considerato maleducato se avesse deciso di darsela a gambe, il giorno seguente avrebbe semplicemente potuto mettere fine alle chiacchiere dicendo che si era sentita poco bene, ma poi pensava alle aspettative della sua famiglia, sapeva che tutti volevano vederla sistemata entro la fine della stagione, e se qualcosa nel suo piano fosse andato storto e fosse nato uno scandalo sarebbe stata rovinata. Tutti si erano impegnati affinché potesse avere un debutto perfetto, non voleva rovinare tutti quegli sforzi.
Restò quindi seduta composta, gli occhi puntati sui musicisti e un'espressione serena, che cercava di mascherare quanto in realtà avrebbe voluto svanire in quell'istante. La sua vita probabilmente da quel momento in poi sarebbe sempre stata così: un fingere la felicità quando in realtà tutto le sembrava andare a rotoli.
Non era certa di voler vivere in quel modo, e odiava il fatto che non avesse altra scelta. A volte si chiedeva se non sarebbe stato meglio nascere in una famiglia povera, certo non disprezzava gli agi che la ricchezza le offriva, ma allo stesso tempo guardava Camille, o una qualsiasi delle domestiche, e si accorgeva di quanto più felici e spensierate di lei apparissero. Sarebbe potuta essere davvero libera, diventare un'artista, o imparare a cucire abiti meravigliosi, oppure ancora avrebbe potuto essere una cantante d'opera, avrebbe potuto decidere di restare nubile senza che un'enorme scandalo si abbattesse sul nome della famiglia, avrebbe semplicemente potuto essere se stessa.
Quando il concerto finí non se ne accorse nemmeno, udendo gli altri applaudire fece lo stesso automaticamente, sentendosi come se fosse appena stata risvegliata da un lungo sonno.
In molti si attardarono sotto il gazebo a parlare del più e del meno, ma Juliet si sentiva stremata, e aveva un disperato bisogno di starsene da sola per un po', iniziava a sentirsi sempre più oppressa in mezzo a tutte quelle persone che erano pronte a giudicarla.
"Credo che andrò a dormire" disse quindi ad Edward, sentendo il cuore accelerare i battiti quando incrociò lo sguardo dell'altro. C'era tensione, troppa, e l'unica cosa che voleva era che finalmente questa di rompesse, che qualcuno la portasse in qualche modo ad una conclusione.
"Lasciate che vi riaccompagni" rispose lui prontamente.
"Ci servirà uno chaperon" ribattette Juliet, che sperava di farlo desistere in quel modo.
"Di certo vostra nonna sarà stanca, e per me sarà un immenso piacere scortarvi entrambe."
"Sì, probabilmente avete ragione."
Si avvicinò quindi alla contessa che parlava con una delle sue cosiddette amiche poco più in là.
"Buonasera Lady Collins, è un piacere rivedervi" Juliet salutò la donna che se non ricordava male era una viscontessa, prima di rivolgere la sua attenzione alla nonna "Sono molto stanca e Lord Stamford gradirebbe riaccompagnarmi fino a casa, potresti fare da chaperon?"
"Certamente cara" rispose Raphaela, era ovvio che non si sarebbe fatta sfuggire un'occasione del genere, aveva già programmato tutta la vita della nipote insieme a quell'uomo d'altro canto: fin dall'inizio desiderava quell'unione.
Si congedò quindi frettolosamente con Lady Collins, impaziente di assolvere al suo ruolo.
"Spero non vi dispiacerà dover scortare due signore, Lord Stamford" disse poi, prendendo a braccetto il ragazzo.
"Certo che no, Lady Halifax" rispose lui sorridendo, prendendo al contempo anche Juliet sottobraccio.
Per un po' l'unica a parlare fu la nonna, che come ogni volta raccontava le solite storie sul nonno che ormai probabilmente tutta Londra conosceva a memoria, ma farla zittire era sostanzialmente impossibile: di solito l'unica cosa che lei e suo cugino Daniel si ritrovavano a fare era alzare gli occhi al cielo e sperare che quella tortura terminasse velocemente.
"Ormai però credo di aver parlato fin troppo di me" disse sorprendentemente ad un certo punto l'anziana, e solo in quel momento Juliet si ricordò del perché avesse deciso di accompagnarla, rinunciando a quella serata: voleva vederla fidanzata, e di certo Edward era la prima scelta della contessa.
"Le vostre storie sono sempre molto interessanti Milady" disse Edward, probabilmente appena ritornato alla realtà dopo essersi perso nel nulla ad ascoltare quei racconti.
"Sì, assomigliano a fiabe, quasi stento a credere che voi abbiate vissuto tutto questo" aggiunse Juliet, pensando allo stesso tempo che lei quelle avventure non avrebbe mai potuto viverle.
Odiava pensare che il suo futuro poteva essere uno e uno soltanto.
Il nonno le aveva sempre fatto credere che sarebbe diventata una grande esploratrice, un'avventuriera, e in quel momento quella sua fantasia di infanzia sembrava star sparendo sempre più velocemente.
"Mi sarebbe di certo piaciuto essere lì con voi" affermò dopo qualche secondo, con lo sguardo puntato su Hathor House, per non far leggere le sue vere emozioni alla nonna, era certa che si sarebbe accorta di quanto in realtà avrebbe voluto trovarsi da tutt'altra parte.
"Il sogno di Juliet è sempre stato quello di andare in Egitto a scavare alla ricerca di tesori" decise di specificare la contessa, con quel tono che usava sempre per cercare di farla apparire come la migliore fra tutte le debuttanti agli occhi dei gentiluomini.
"Un sogno che verrebbe definito alquanto bizzarro per una signorina" replicò Edward.
"Tutta colpa di mio marito, le aveva promesso che l'avrebbe portata con sé prima o poi." Juliet avrebbe voluto urlarle contro e dirle di non esporre completamente la sua vita a chiunque, ma sapeva bene che non sarebbe stato visto di buon occhio.
"In realtà lo trovo interessante, sapete molte di quelle giovani donne laggiù non hanno sogni e resteranno rinchiuse nelle loro case senza avere uno scopo nella loro vita, credo sia importante continuare a sognare, non ne convenite?"
Lo sguardo di lui andò quindi ad appoggiarsi, con calore, sulla giovane
"Certamente Milord" rispose la nonna.
Juliet gli rivolse un bel sorriso riconoscente, le sembrava finalmente di aver trovato nuovamente qualcuno che la capisse.
Raggiunsero il grande salone di Hathor House, salendo poi lo scalone che portava al corridoio dove erano situate le loro camere, dandosi poi la buonanotte prima di ritirarsi.
"Signorina! Allora come è andata questa sera? La soirée era bella?" Le chiese Camille, avvicinandosi a lei per aiutarla a prepararsi per la notte.
"È stato tutto fantastico" rispose lei, con aria sognante, senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora