Capitolo 13

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Quando quella notte tornò infine in camera sua non riuscì a togliersi quel dannato sorriso da ebete dalla faccia.
Si sentiva all'improvviso tanto diversa, era certa di non essere più la persona che era stata fino a poche ore prima, si sentiva più leggera.
"Allora signorina, come é andata questa sera?" Le domandò Camille curiosa, mentre l'aiutava a prepararsi per la notte: dal modo in cui Juliet si comportava era ovvio che fosse accaduto qualcosa.
"Molto bene, davvero benissimo" rispose lei, trattenendo a stento una risatina, non aveva idea del perché, ma aveva voglia di ridere, era come se finalmente avesse ritrovato quella spensieratezza che era convinta di aver perso.
"Avete scoperto se avete realmente trovato la vostra metà mancante?"
"Sì, credo di sì, seppur mai avrei potuto immaginarlo."
Quello fu tutto ciò che rivelò a Camille: sapeva che i domestici tendevano ad avere la lingua lunga e un buon udito.
Si distese nel letto e, una volta restata sola, si sfiorò le labbra, come alla ricerca di un cambiamento, la sua bocca era sempre la stessa, ma allo stesso tempo la sentiva ardere, tutto il mondo intorno a lei sembrava star bruciando in quel momento.
A quel punto non riuscì più a trattenersi: rise, sentendosi finalmente libera. Quell'uomo era suo! Suo, per l'amor del cielo! Proprio lei, Juliet Byrne, che mai avrebbe potuto immaginare di innamorarsi di Edward Knight, conte di Stamford, venendo persino ricambiata, perché quel bacio, anzi quei due baci dovevano pur significare qualcosa.
Si rigirò per un po' nel letto, rivivendo quella scena all'infinito nella sua mente, felice di aver finalmente scoperto cosa volesse dire amare ed essere amati.
Quella era la notte più bella della sua vita, ne era certa.

La mattina seguente cavalcava al galoppo il suo bellissimo morello, ed era ormai lontana dal gruppo di gentildonne che aveva deciso di intraprendere quella passeggiata a cavallo, scandalizzate dal scoprire che non montava all'amazzone: lei lo aveva sempre trovato piuttosto scomodo, era contenta che il nonno le avesse sempre permesso di andare a cavallo come gli uomini.
Poteva così spingere l'animale al massimo, ed aprire le braccia, con i capelli scompigliati dal vento, e sentirsi come se stesse volando, con la certezza di essere ben ancorata alla sella.
Saltó un paio di siepi, per poi far rallentare il cavallo una volta giunta in uno degli angoli estremi del giardino, dove solitamente non si incontrava mai nessuno. Si trovava lì soltanto una panchina e un laghetto artificiale, nel cui centro si erigeva una meravigliosa statua di Poseidone: era un luogo che le aveva sempre trasmesso pace con quel suo continuo scorrere d'acqua, proprio come la riva del mare, con le onde ad infrangersi sulla scogliera.
"Oh, è davvero complicato starti dietro" borbottò Alexandra con il fiatone. Juliet era stata così persa nei suoi pensieri che nemmeno si era accorta che l'amica l'avesse seguita.
"Ti assicuro che sarebbe più semplice se non cavalcassi all'amazzone" ribattette quindi lei, non capiva perché le donne si ostinassero a portare aventi una simile forma di tortura, non che questa fosse l'unica in realtà.
"Se non lo facessi mia madre mi ripudierebbe, non vuole scandali, mentre tu hai la fortuna di avere come nonna la contesa madre di Halifax, nessuno vuole avercela contro, quindi nessuno dirà una parola."
Juliet fece la spallucce, non era certa che nessuno avrebbe aperto bocca in realtà, ma teneva troppo al suo collo per badare ai pettegolezzi in quel caso.
Smontò da cavallo e andò a sedersi sulla panchina, raggiunta subito dopo dall'amica.
"Allora, come sta andando? Qualche gentiluomo é interessato a te?" Chiese quindi, sperando che il suo piano per aiutare Alexandra stesse avendo l'affetto desiderato.
"Sì, qualcuno c'è... Decisamente partiti migliori di quelli che avevo all'inizio di questa stagione" rispose l'altra, sorridendo.
"Ti prospetti una proposta?"
"Forse, credo ci siano buone probabilità, e devo ringraziarti, se non fosse per te a questo punto sarei sposata con Lord Wright, mi vengono i brividi solo a pensarci."
"Sì, sarebbe detestabile sposare uno come lui."
Si fissarono per un momento negli occhi, prima di scoppiare a ridere.
"Una vera tortura suppongo, probabilmente peggio di cavalcare all'amazzone o dei corsetti troppo stretti" aggiunse Juliet mentre tentava di calmare le risate.
Sospirarono poi entrambe.
"Tu invece che mi dici Juliet? Ti ho vista ballare con Lord Stamford ieri sera, e il giorno prima eravate insieme alla soirée se non sbaglio" disse Alexandra, fissandola nell'attesa di una risposta.
Juliet esitò, non sapeva quanto effettivamente potesse raccontarle, quanto volesse raccontare.
"Certamente non disprezzo la compagnia di Ed..." si interruppe, l'amica avrebbe di certo trovato strano che lo chiamasse col nome di battesimo "di Lord Stamford" si corresse quindi "in ogni caso non sono certa di che cosa ci sia esattamente fra di noi."
"Stavi per chiamarlo Edward?"
"Davvero? L'ho fatto? Perché sai non me sono resa conto."
"Juliet."
"Sai ripensandoci di certo non l'ho fatto."
"Ti stai arrampicando sugli specchi."
"Lo so" sospirò quindi Juliet, era ormai inutile tentare di nascondere che in realtà c'era qualcosa fra loro.
"Cos'è successo, non ti avrà... compromessa?" le chiese l'altra sussurrando.
"Oh santo cielo, no!" esclamò, alzandosi "O almeno non credo, non per come la vedo io quantomeno... Anche se probabilmente alla società sarebbe bastato molto meno, ma nessuno potrebbe mai accorgersene" cominciò quindi a farfugliare, camminando avanti e indietro.
Era stato soltanto un bacio, non sapeva nemmeno se avesse un reale significato, non erano stati visti, nessuno avrebbe potuto se non entrando nella serra con loro, non le sarebbe rimasto un segno sulle labbra ad attestare quel bacio, nessuno poteva notare alcuna differenza. Se fosse successo altro forse qualcuno avrebbe potuto accorgersi che non era più esattamente pura, di certo il suo futuro marito avrebbe potuto trovare strano il fatto che non sanguinasse la sua prima notte di nozze, ma tutto ciò non era successo, non doveva preoccuparsi.
Si fermò all'improvviso, forse qualcuno un cambiamento l'aveva notato:
"Dovresti stare attenta" le aveva detto Howard la sera precedente, prima che entrasse nella sua camera. Lei si era limitata a fissarlo con aria interrogativa, non capendo dove volesse arrivare.
"Sai non dovresti uscire da sola nei giardini durante un ballo, soprattutto essendo consapevole che qualcuno ti seguirà" aveva quindi aggiunto il fratello.
Non ci aveva badato molto, capì solo in quel momento cosa davvero aveva cercato di dirle.
Ma Howard non avrebbe di certo parlato, e poi era suo fratello e il migliore amico di Edward, era ovvio che avesse capito che fra loro due qualcosa era successo, conosceva entrambi molto bene, non c'era pericolo che gli altri ospiti avessero fatto le stesse osservazioni.
"Tu avevi notato qualche cambiamento in me questa mattina?" domandò improvvisamente ad Alexandra, fissandola negli occhi, era l'unica che potesse darle un'altra visione dei fatti.
"Credo di sì, c'era qualcosa che non mi tornava" rispose l'altra, e Juliet si lasciò cadere sulla panca: probabilmente la sua vita era finita.
"Ma sono certa di essere l'unica, ti conosco piuttosto bene ormai."
"Potrei essere rovinata" si prese il viso fra le mani: era stata una vera stupida.
"Forse dovresti raccontarmi meglio cosa è successo."
"Sì, probabilmente dovrei."
Sospirò, tentando di rimettere insieme i pezzi: ricordava bene il momento in cui le loro labbra si erano toccate, quella sensazione che ancora le faceva battere forte il cuore, il modo in cui lui aveva sussurrato il suo nome, ma i dettagli di quello che era successo prima sembrano già star svanendo.
"Devi promettermi di non farne parola con nessuno" affermò.
"Mi porterò il segreto nella tomba" giurò l'altra.
"Ero uscita a prendere aria" incominciò quindi Juliet, torcendosi le mani "l'aria mi sembrava soffocante dentro la sala da ballo, mi sembra sempre peggio ogni giorno che passa in realtà, tanto da farmi girare la testa... Comunque, lui mi ha seguita, volevo stare da sola e sapevo che nessuno avrebbe mai dovuto vederci da soli lì, quindi mi sono allontanata e sono entrata nella serra. Ci siamo sostanzialmente urlati contro per qualche istante: lui voleva sapere che cosa avessi ed io non avevo una vera e propria risposta da dargli. Ho poi detto che dovevamo rientrare, ma proprio mentre mi stavo incamminando ho sentito questo profumo meraviglioso: era uno dei nostri fiori notturni, ed è così raro vederlo sbocciare, dovevo esserci capisci?" Alexandra annuì "Quindi sono tornata indietro, non credevo che avrebbe seguita, ma invece l'ha fatto, e poi... e poi è semplicemente successo Alexandra... mi ha baciata e mi è stato impossibile tirarmi indietro, perché probabilmente io volevo la stessa cosa, cielo, potrei essere considerata una sgualdrina?"
L'amica sorrise divertita.
"Sai Juliet, credo che potremmo considerare più scandalosa la tua cavalcata all'arcione di questa mattina" replicò quindi.
"Tu credi?"
"Certamente! Non hai visto le facce sconvolte di quelle signore?"
"Le ho viste eccome!" esclamò, trattenendo una risata.
"Quello che ti è accaduto è magnifico, hai trovato l'amore, e in questo dannato mercato matrimoniale non c'è niente di migliore, te lo assicuro" prese le mani di Juliet fra le sue e le strinse "Sei fortunata, ho visto troppe ragazze capitare in matrimoni che erano unicamente contratti fra famiglie e niente più, e credimi so di che cosa parlo, è esattamente ciò che mi stava per capitare" fece una pausa, le sorrise, con gli occhi scintillanti per l'emozione "Quello che voglio dire è che non dovresti farti scappare questa occasione, potesti sposarti per amore Santo Cielo!"
Juliet sorrise.
"Hai ragione, non posso farmi scappare una cosa del genere dalle mani, anche perché il gentiluomo in questione sembra piacere molto a mia nonna, il che è un requisito assolutamente necessario."

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora