La sveglia non tardò a suonare quella mattina: alle sette e mezza in punto la sua cameriera personale andò a svegliarla.
Juliet aprì gli occhi controvoglia, avrebbe desiderato poter dormire almeno mezz'ora in più, ma sapeva che di certo quel giorno non le sarebbe stato permesso: il primo giorno di visite dopo il suo debutto, il numero di corteggiatori che avrebbero fatto il loro ingresso nel bel salotto della casa londinese della famiglia Carter sarebbero stati il risultato della sera precedente, e Juliet sapeva che tutti si aspettavano un grande successo.
Probabilmente era quello a farla sentire ancora più tesa rispetto al giorno prima, non avrebbe potuto sopportare gli sguardi di commiserazione dei suoi familiari nel caso qualcosa fosse andato storto.
"Buongiorno signorina!" Esclamò la cameriera allegramente spalancando le pesanti tende di velluto, facendo finalmente entrare i raggi di sole nella stanza.
"Buongiorno Camille" salutò Juliet con la voce assonnata, con la mente persa ancora da qualche altra parte, in qualche sogno che ormai pareva già così lontano.
"Siete emozionata?"
"Emozionata?" Chiese, era evidente che il suo cervello ancora non si fosse ricollegato alla realtà.
"Per i corteggiatori... sono certa che ogni gentiluomo di Londra verrà a farvi visita, ieri avrete di certo lasciato tutti incantati, sarà magnifico vedrete" chiarì quindi Camille, parlando in modo talmente spensierato che quasi Juliet si sentì inadeguata a sentirsi male al pensiero della sua casa invasa da tutti gli uomini più ricchi della città.
"Oh, sì... Di certo sarà fantastico" disse, facendosi scappare un tono leggermente sarcastico, infatti l'altra non proferì parola per qualche momento.
"Vostra nonna vuole che oggi siate perfetta, non possiamo di certo rompere l'incantesimo creatosi ieri sera... Che ne dite se vi acconcio i capelli in quel modo che vi rende davvero bellissima? Oh, e poi potreste indossare quel bellissimo abito color salvia consegnato proprio settimana scorsa dalla modista, trovo che faccia come risplendere il vostro incarnato" continuò poi.
"Sì, di certo andrà bene" rispose Juliet, piegando le labbra in un piccolo sorriso cortese.
Si alzò dal letto, andandosi a sedere alla sua toeletta, aspettando poi che Camille le passasse sul viso un morbido asciugamano imbevuto d'acqua profumata alle rose e che le pettinasse con delicatezza i capelli prima di raccoglierli in quell'elaborato groviglio di trecce che solo quella donna sembrava in grado di creare, per poi colorarle leggermente le guance di rosa e aiutarla infine a vestirsi.
Juliet scese poi per la colazione, trovando tutta la sua famiglia già seduta a tavola, in realtà Frederick mancava all'appello, ma era sempre stato un ritardatario quindi ormai non ci faceva neanche più caso.
"Buongiorno" disse sedendosi al suo posto, sorridendo candidamente, gli altri ricambiarono con una serie di sorrisi e cenni del capo.
"Dormito bene?" Le chiese sua madre.
"Sì, direi di sì."
"Perfetto, perché oggi abbiamo molto da fare: è un bene che tu sia ben riposata" si intromise sua nonna.
Juliet annuì, infilandosi un pezzo d'uovo in bocca, scambiandosi poi un'occhiata annoiata con suo fratello Howard quando la contessa iniziò a fare l'elenco di tutti gli impegni della giornata: "Questa mattina attenderemo i corteggiatori, che spero saranno numerosi, poi prima di pranzo potremmo uscire per una promenade, nel pomeriggio vorrei andare in quella graziosa sala da tè, com'è che si chiama? ... Non fa niente, avete di certo capito, e poi dobbiamo assolutamente fare un salto dalla modista, abbiamo bisogno di un paio di abiti nuovi, soprattutto in vista di quel concerto a cui parteciperà anche il principe reggente..."
"E in ciò siamo coinvolti tutti, o è una tortura riservata soltanto a Juliet?" Chiese Frederick, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta da ormai qualche minuto.
"Oh santo cielo Frederick! Non hai pensato di darti una sistemata prima di scendere?" Esclamò la zia Monique.
Il ragazzo alzò le spalle, per poi passarsi una mano nei capelli completamente scompigliati.
"Siamo soltanto noi in casa... sono certo che tutti i presenti mi abbiano visto in condizioni peggiori" disse poi.
"Ma presto giungeranno ospiti e..." la nonna le fece segno di tacere.
"Potrei risparmiarvi la gita dalla modista, ma vi ricordo che se anche voi riusciste a prendere moglie non sarebbe di certo un male" fece quindi segno al nipote di andarsi a sedere.
Juliet si prospettò una mattinata alquanto caotica.
Dopo qualche ora iniziarono a giungere alcuni gentiluomini, portandole fiori di ogni tipo, conversò con loro per qualche minuto di argomenti uno più noioso dell'altro. Man mano il salotto iniziava a riempirsi e avrebbe volentieri tirato uno schiaffo a Howard che se la rideva sotto i baffi mentre lei cercava di destreggiarsi fra un discorso e l'altro.
Parlò per più di quanto fosse concesso con uno dei gentiluomini conosciuto la sera prima, era talmente noioso che non riusciva nemmeno a ricordarsi quale fosse il suo nome, il fatto era che non riusciva nemmeno a scollarselo di dosso. Probabilmente fu suo padre a farlo allontanare ad un certo punto.
Le labbra iniziavano a farle male a furia di continuare a sorridere e, se fosse stato accettabile da quel protocollo che tutti nella società seguivano, avrebbe urlato a tutti di lasciare immediatamente quel salotto.
Si chiedeva con chi avrebbe dovuto conversare in quel momento: l'ennesimo uomo noioso, oppure un permaloso, o uno stupido?
Alzò lo sguardo e fu davvero felice di incontrare quello di Edward, le sue labbra si distesero quindi in un sorriso più rilassato.
"Lord Stamford, ditemi, come fate ad arrivare proprio quando ho bisogno di essere salvata?" Chiese, prendendo in mano il bel bouquet di margherite portatole in regalo, appariva molto misero rispetto agli altri, che erano invece molto sfarzosi, quasi pacchiani, ma era di certo il suo preferito, forse proprio per la sua semplicità. Dopotutto di certo non la stava corteggiando realmente, era lì soltanto da amico, e poi aveva sicuramente paura di fare un torto alla contessa.
"Credo sia una specie di super potere" rise lui, sedendosi poi accanto a lei.
"Sono splendidi" disse Juliet riferendosi ai fiori.
"Vi sono sempre piaciute le margherite, mi ricordo quando da bambina passavate ore nel giardino di Hathor House a intrecciarne corone."
"Non vi credevo un così bravo osservatore Milord."
"Noto molte più cose di quanto possiate pensare."
"Non so se dovrei credervi in realtà."
"Dovreste."
"Se lo dite voi."
Nel mentre la sala era stata sgomberata da tutti gli altri noiosissimi gentiluomini venuti in visita quella mattina, Juliet poté tirare un sospiro di sollievo.
"Non pensavo di sopravvivere" disse poi senza rivolgersi a nessuno in particolare "Sarà sempre così?"
"Sarà sempre peggio" rispose Lord Stamford.
"Dite davvero?"
"Oh, sì... di certo entro la prossima settimana la casa starà affondando a causa dei fiori."
"Oh cielo."
"Verrò in vostro soccorso anche in quel caso, non preoccupatevi."
"È proprio quello che mi aspetto da voi, non potreste più essere il mio salvatore altrimenti."
Risero poi entrambi, la tensione sembrò finalmente abbandonarla.
Le piaceva passare il tempo con qualcuno che fosse davvero interessante, che riuscisse a farla divertire.
"Stiamo per uscire per una promenade, vi andrebbe di accompagnarci?" Chiese poi la contessa, compiaciuta del fatto che sua nipote ed Edward andassero d'accordo, non aveva visto il suo sguardo splendere in quel modo con nessun altro degli uomini che erano stati lì quella mattina, anzi il suo sguardo non aveva brillato affatto, sarebbero stati una coppia perfetta.
"Accetto con molto piacere Lady Halifax" rispose lui, non che avesse molta scelta in realtà: Raphaela metteva in soggezione chiunque, rifiutare voleva dire essere inseriti nella sua lista nera e con molte probabilità essere fulminati all'istante dal suo sguardo di ghiaccio.
Si prepararono velocemente per uscire, scegliendo di dirigersi verso Hyde Park, che si trovava a pochi minuti di camminata da casa loro.
Juliet spesso si chiedeva come dovessero apparire quando passeggiavano tutti insieme, una specie di esercito probabilmente, visto che riuscivano a bloccare il passaggio sui marciapiedi senza nemmeno camminare tutti fianco a fianco.
Ascoltò per un po' i suoi cugini parlare del più e del meno, pensando a quanto avrebbe voluto intromettersi anche lei in quella conversazione, il fatto era che camminava davanti a loro a braccetto con Edward, sua nonna, d'altro canto, lo aveva invitato proprio perché passasse del tempo con lei.
Iniziò a scervellarsi alla ricerca di una domanda per portare avanti una conversazione, ma non riusciva a trovare nulla da dire.
"Oggi è proprio una bella giornata" disse infine, fu la cosa più banale che potesse uscirle di bocca, ma non aveva trovato niente di meglio.
"Sì, davvero meravigliosa... Anche se in realtà preferisco le giornate di pioggia, quelle in cui si resta in casa a rilassarsi, magari leggendo un buon libro" rispose lui.
"Realmente? Io invece non le sopporto, mi si congelano sempre le mani, e mi sento sempre spenta, invece nelle giornate di sole mi sento... bene, semplicemente bene. Quando sono in campagna mi piace starmene da sola in giardino, sotto la grande quercia, e liberare la mente, trovare finalmente un po' di pace."
Camminarono poi per qualche altro metro in silenzio.
Juliet per un momento chiuse gli occhi, lasciando che il sole le scaldasse il viso.
"Sarete al concerto di mercoledì? Vivaldi se non sbaglio" chiese poi, Edward le sembrava l'unico gentiluomo che riuscisse a farla divertire realmente, e anche se di certo non sarebbe mai potuto diventare suo marito avrebbero comunque potuto passare delle serate piacevoli.
"Non so, chi potrebbe garantirmi che non sarei assaltato da un infinito gruppo di debuttanti?"
"Non credo succederebbe se passaste l'intera serata con me."
"Miss Byrne, non starete proponendo una sorta di finto corteggiamento?" Chiese, fingendosi scandalizzato.
"No, non credo almeno, non ne ho di certo bisogno... pensavo soltanto che potremmo aiutarci a vicenda di tanto in tanto, quando il tutto diventa insopportabile: nessuno tenterebbe di assaltarvi con la possibilità di far torto a mia nonna."
"Ne siete convinta?"
"Lei fa paura a tutti" rise Juliet "Potrebbe essere un accordo vantaggioso, no? Voi mi proteggete da tutti quei noiosissimi Lord e io tengo lontano da voi gli sciami di fanciulle in cerca di marito. Allora, accettate?"
"Siete davvero molto convincente sapete? Dovrebbero assumervi per le trattative di Stato."
"È un sì?"
"Sì" rispose infine, sorridendole divertito."Mi è sembrato che tu e Lord Stamford andaste piuttosto d'accordo questa mattina" le disse sua madre quel pomeriggio, mentre se ne stavano sedute nel salotto a ricamare.
"È un buon amico, abbiamo conversato qualche volta, molti anni fa... Be', in ogni caso è amico di Howard e quindi anche mio" rispose lei, non volendo che la sua famiglia si facesse un'idea sbagliata sulle sue intenzioni.
"Mi pare che tu avessi detto che l'amicizia è una solida base per un buon matrimonio."
"Sì, ma non in questo caso."
"Sarebbe un buon partito, ottimo anzi" intervenne suo padre senza nemmeno staccare gli occhi dal giornale che stava leggendo.
"Forse non proprio ottimo" si intromise Frederick, entrando nel salotto tenendo in mano decine di opuscoli "Edward Knight, il nostro caro Lord Stamford è un libertino, e fra i peggiori, vediamo un po'..." mormorò il cugino, iniziando poi a fare un elenco, appoggiando uno dopo l'altro i giornali sul tavolo:
"Abbiamo una cantante lirica, un'attrice di uno squallido teatro nei bassifondi, una nota ballerina del Drury Lane Theatre, e poi ancora la nuova e giovane domestica di Lady Mallen, e decine e decine di gentildonne non esattamente rispettabili. Mesi fa usciva almeno un articolo alla settima su di lui, ma devo ammettere che da dicembre non si hanno più notizie del genere sul suo conto."
Tre paia di occhi lanciarono un'occhiataccia al ragazzo.
"Peter ha ragione, Juliet, perché scartarlo a prescindere?" Riprese sua nonna dopo un momento, ignorando completamente Frederick, facendo come se non avesse mai aperto bocca.
"Ho molti pretendenti, perché non vagliare le mie opzioni prima?"
"Non mi pare tu fossi colpita da qualcuno di loro."
"Questo non è vero..."
"Volevo solo dire che..."
"Vado a leggere qualcosa" Juliet decise di rischiare interrompendo sua nonna, non avendo intenzione di portare avanti quella conversazione.
Si alzò, abbandonando il suo ricamo sul tavolo, affrettandosi a salire al piano superiore, prima che qualcuno potesse ribattere.
Entrò in biblioteca, facendo subito scattare la serratura così da essere certa che nessuno la disturbasse, restando quindi praticamente al buio: le tende non erano state aperte, dopotutto quella non era una sala molto frequentata.
Sospirò, aspettando per qualche istante che i suoi occhi si adattassero all'oscurità, poi si diresse verso le finestre, facendo finalmente entrare la luce nella stanza.
Si guardò intorno per un momento, per molto tempo non aveva avuto il coraggio di rimettere piede in biblioteca, troppi ricordi, felici e tristi, erano custoditi lì dentro. Lentamente fece scorrere lo sguardo sulla parete davanti a lei, dal basso verso l'alto: il bel caminetto in marmo di Carrara, appoggiati su di questo alcuni piccoli reperti rinvenuti da suo nonno, tre shabti per la precisione, piccole statuette raffiguranti dei servitori, che avrebbero preso vita nell'aldilà per aiutare il defunto, sopra il camino si trovava l'ultimo ritratto per cui il nonno aveva posato, aveva quel suo sguardo spensierato e indossava quel completo azzurro che tanto amava.
Juliet piegò le labbra in un mezzo sorriso, cercando in quel modo di scacciare le lacrime.
Iniziò poi a studiare uno ad uno gli scaffali, passando la mano sul liscio legno della libreria, leggendo ad uno ad uno i titoli, in cerca di qualcosa di interessante.
Si fermò davanti alla sezione in cui erano custoditi tutti i libri sull'archeologia, fece scorrere le dita sui dorsi colorati, decidendo poi di prendere in mano un piccolo quaderno rilegato in pelle: l'ultimo diario di suo nonno, scritto durante la campagna di scavo a Giza del 1810.
Strinse per un momento il volume al petto, andandosi poi a sedere alla poltrona posizionata sotto la grande finestra centrale.
Aprì alla pagina contrassegnata dal segnalibro e iniziò a leggere: 12 aprile 1810...
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...