Quando circa due settimane dopo Juliet venne svegliata all'alba per via di un orribile crampo alla pancia si ritrovò a sentirsi sollevata e triste allo stesso tempo.
Aveva creduto che fosse ancora troppo presto per avere un figlio, si sentiva a malapena adatta ad essere una moglie figuriamoci una madre, ma forse ad un certo punto aveva addirittura sperato di essere in attesa, quando Edward le aveva detto che quell'eventualità l'avrebbe reso immensamente felice.
Non senza difficoltà riuscì a liberarsi dalla stretta solida di suo marito per stendersi supina e portarsi le ginocchia al petto proprio mente il dolore iniziava a diffondersi anche nella schiena.
Strinse i denti e attese qualche minuto sperando che questo semplicemente si attenuasse fino quasi a sparire come le capitava alcune volte, ma presto le fu evidente che quel mese non era stata fortunata: la fitta non faceva che aumentare, ed era tutto ciò che riusciva a sentire in quel momento, la sua mente era quasi offuscata dalla sofferenza. Non riuscì quindi a trattenere un gemito dolorante, e fu proprio questo a svegliare Edward che, ancora intontito dal sonno, si sbrigò ad accendere una candela domandando alla moglie che cosa avesse.
Nel guardarla si rese conto immediatamente che di certo non stava per niente bene: era pallida e l'espressione era piegata in una smorfia a causa dei crampi. Stava giusto iniziando ad insistere per chiamare il dottore quando Juliet gli disse che andava tutto bene e che non era necessario.
"Come non è necessario?" Sbottò Edward, strabuzzando gli occhi a quella replica "Juliet lo vedo lontano un miglio che non stai bene."
"Va tutto bene ti ho detto" rispose lei in un momento in cui il dolore sembrò attenuarsi un poco, ormai abituata da anni a quella piaga mensile.
"Non va tutto bene!" Edward preoccupato fece quindi per alzarsi, ormai convinto di volere mandare qualcuno a far chiamare il dottore.
"Ti dico di sì invece."
"Allora dimmi che sta succedendo! Perché non può andare tutto bene se tu sei pallida e dolorante, quasi incapace di alzarti dal letto."
"Di certo non ho bisogno che tu mi urli contro!" Esclamò quindi lei, ma un crampo più forte degli altri la costrinse a stringere i denti nuovamente.
L'unica cosa che desiderava era che le fosse preparato quell'intruglio dal sapore disgustoso che però le avrebbe fatto passare tutte quelle sofferenze in un batter d'occhio.
"Chiama Camille" mormorò quindi, portando lo sguardo su suo marito.
"Camille? Che cosa può mai fare Camille?" Sbottò lui in risposta.
Juliet si sentiva continuamente ripetere che le donne erano spesso isteriche, ma in quel momento le sembrava che quello nel bel mezzo di un attacco di isteria fosse invece Edward.
"Fa come ti dico e basta, ti prego." Juliet era ormai convinta che se fosse stata costretta ad aspettare anche solo qualche minuto in più sarebbe morta dal dolore.
A quel punto lui decise di non stare più a discutere e suonò, ma allo stesso tempo era deciso nell'ottenere delle spiegazioni, e quindi andò a sedersi sul letto, di fianco a sua moglie.
"Voglio sapere cos'hai Juliet, o stai certa che mi farai venire un infarto. Non riesco a tranquillizzarmi vedendoti in balìa di chissà quale malanno." Disse quindi fermamente, pronto anche a cavarle le parole di bocca.
"Non saprei come dirtelo senza urtare il tuo orgoglio maschile..." replicò lei, chiudendo gli occhi per un momento.
Quando per la prima volta le mestruazioni erano giunte aveva dodici anni, presto dunque rispetto alla maggior parte delle sue coetanee a cui erano giunge solo qualche anno dopo, e si trovava sola con Howard ad una mostra.
A quell'improvviso mal di pancia si era ritirata in un bagno con la sua cameriera ed era rimasta piuttosto sconvolta dalla vista di quel sangue che aveva macchiato la sottoveste tanto da mettersi a piangere.
Suo fratello era quindi stato costretto ad intervenire, spiegandole che tutto ciò era normale e che avrebbe dovuto essere felice dato che era il segno che avrebbe potuto avere figli, ma per quanto comprensivo avesse cercato di essere non era riuscito a nascondere un velo di disgusto nel passarle il panno che le sarebbe servito per assorbire le perdite. Non aveva quindi mai più toccato quell'argomento con suo fratello o con qualsiasi altro uomo.
"Forse potresti semplicemente dirmelo esplicitamente" le consigliò quindi Edward e Juliet fu certa in quell'istante che non l'avrebbe più lasciata in pace se non avesse ricevuto una risposta.
"Be' posso dirti con assoluta certezza di non essere in attesa" decise quindi di replicare lei, convincendosi che quello fosse il modo più consono per spiegare il suo stato.
"Oh."
Quella sillaba fu tutto ciò che uscì dalla bocca di suo marito in un primo momento, ma non le parve che la guardasse disgustato, anzi l'emozione principale che leggeva nei suoi occhi era preoccupazione.
"E c'è qualcosa che io possa fare?" Domandò subito dopo apprensivo.
Juliet sorrise: era di certo stata fortunata, di solito i mariti battevano in ritirata, evitando le mogli per tutta la durata delle mestruazioni.
"Potresti tenermi le mani sulla pancia per un po'? Le tue mani sono sempre calde." Rispose lei immediatamente, e subito Edward si apprestò a fare ciò che gli era stato chiesto. Si stese quindi dietro di lei e delicatamente l'attirò a sé, facendo aderire alla perfezione i loro corpi, andando poi a posare le mani sul basso ventre di Juliet.
"Così va meglio?" Le sussurrò quindi all'orecchio, lasciandole poi un bacio sulla guancia.
Lei annuì, sentendo il dolore farsi più tenue grazie a quel calore, e le sembrò all'improvviso di poter tornare a respirare a pieni polmoni.
"Va molto meglio" disse quindi sospirando, andando ad appoggiare le mani su quelle del marito.
Chiuse quindi gli occhi, riuscendo a rilassarsi nuovamente e venendo travolta dalla stanchezza provocata da quel sonno interrotto in modo brusco.
Avrebbe voluto appisolarsi per qualche momento nell'attesa che le venisse preparato quell'infuso, ma quel suo proposito fu interrotto dall'ingresso di Camille nella stanza.
"Di che cosa avete bisogno Milady?" Domandò la cameriera, indugiando per un momento con lo sguardo sui corpi avvinghiati dei due, per poi distoglierlo imbarazzata.
Juliet si sentiva come se non avesse più voce per rispondere, probabilmente aveva ormai sprecato tutte le energie a discutere con suo marito, fortunatamente Edward sembrò leggerla nel pensiero e prese parola:
"Mia moglie è... ehm, in quel periodo... credo comprendiate Camille, non è così?"
"Sì, certamente, mio signore" rispose prontamente la cameriera, con le guance che si erano velate di rosso, incredula di star intrattenendo una simile conversazione con un uomo.
Era un tale tabù, una cosa solo da donne, era sorpresa anche solo del fatto che la sua padrona lo avesse informato di una simile situazione.
"Bene, e suppongo voi sappiate anche che cosa fare in questo caso."
"Certamente, vado subito a preparare un infuso, tornerò il più velocemente possibile."
Camille quindi si dileguò in tutta fretta.
"Credo tu l'abbia messa in imbarazzo" disse Juliet, facendo spostare le mani ad Edward in un punto che ora sentiva più dolorante.
"Perché mai una donna dovrebbe sentirsi in imbarazzo nel parlare, per di più con grandi giri di parole, di una cosa del tutto naturale e che l'accompagna per gran parte della vita?"
"Di solito si cerca di non parlarne affatto, soprattutto con un uomo."
"Mi sembra una mentalità così medioevale" replicò quindi lui.
"Credo che gran parte della società non si sia evoluta molto da allora."
Quel commento fece sorridere Edward, che aumentò di un poco la stretta con cui teneva Juliet avvinghiata a sé.
"Sappi che con me puoi parlare di ogni cosa, anche di ciò che ti appare più scabroso, ti capirò sempre, o quantomeno cercherò di farlo..." replicò poi "Voglio esserti d'aiuto quando posso, non devi affrontare tutte le difficoltà della vita da sola, non ora che sono legato a te da un patto sigillato di fronte a Dio in persona, non è questo il matrimonio? Ho giurato di starti a fianco Juliet, per tutta la vita."
Lei voltò il viso verso di lui, cercando senza troppo successo di incontrare il suo sguardo, Edward però riuscì ad intercettare le sue labbra e a posarvi un bacio dolce e delicato.
Camille tornò con l'infuso piuttosto in fretta, proprio come aveva detto, e Juliet si sbrigò a mandarlo giù, il più velocemente possibile, nel tentativo di non doversi sottoporre alla tortura di dover sentire quel saporaccio in bocca troppo a lungo.
Fortunatamente quella tisana fece effetto in pochi minuti, e alla ragazza sembrò di riacquistare il controllo del suo corpo, che finalmente non era più tormentato da dolori in ogni parte.
Si alzò dunque dal letto e, con l'aiuto della cameriera, si cambiò da quella camicia da notte che purtroppo era rimasta macchiata da qualche goccia di sangue e che avrebbe dovuto essere immediatamente lavata. Preferiva non pensare ai danni certamente provocati alle pregiate lenzuola, pregando soltanto che le macchie risultassero rimovibili.
Ringraziò quindi Camille dicendole di tornare a dormire per un altro paio d'ore, per poi stendersi nuovamente a letto e farsi avvolgere dal caldo abbraccio del marito. Appoggiò la testa sul suo petto e si fece cullare dal suo respiro, e subito la stanchezza la travolse, trascinandola fra i suoi sogni.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...