Capitolo 28

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Quando l'invito per un ballo organizzato a casa di Alexandra le fu recapitato Juliet insistette con tutta se stessa affinché vi partecipassero.
Edward avrebbe di gran lunga preferito evitare la vita mondana per quanto possibile ora che era sposato, ma alla fine aveva dovuto convenire coi punti illustrati da sua moglie in modo molto convincente, come solo lei sapeva fare: mostrarsi in pubblico avrebbe dimostrato a tutti come il loro matrimonio stesse andando a gonfie vele, non mostrarsi per troppo al contrario avrebbe potuto far nascere voci.
"Mostrarci uniti ed estremamente felici non potrà che giovarci" disse Juliet mentre Camille terminava di allacciarle quella infinita serie di bottoni sulla schiena.
"Ti ho già dato ragione un paio di volte sulla questione mi pare" replicò Edward, già pronto nel suo completo migliore, mentre se ne stava seduto su una poltrona nella loro stanza ad osservare la moglie che terminava di prepararsi.
"Continui però a sembrarmi piuttosto contrariato."
Gli lanciò quindi un'occhiataccia, voltandosi verso di lui per un momento, prima di iniziare a frugare nel portagioie alla ricerca dei gioielli perfetti per quella sera.
Non le rispose, ma dentro di sé sapeva che avrebbe preferito di gran lunga inchiodare Juliet al letto piuttosto che partecipare al noioso ballo organizzato da Lady Hamilton. Non faceva che desiderarla sempre di più, ogni secondo che passava: erano passate tre settimane dal giorno delle nozze, tre settimane in cui si era impegnato al massimo a cercare di ricostruire il legame che purtroppo aveva distrutto. Aveva di certo fatto dei passi avanti, e lei di certo non lo odiava più, ma sapeva bene che il ghiaccio su cui camminavano era ancora piuttosto sottile: avrebbe potuto cedere da un momento all'altro, facendoli precipitare in acque gelide.
Eppure sentiva che presto avrebbe ceduto, non poteva resisterle, non se ce l'aveva attorno ogni giorno, ma voleva che fosse perfetto, che lei lo desiderasse quanto lui, erano però ancora ben lontani da quel punto.
"Diamanti o perle?" Chiese Juliet, destandolo dai suoi pensieri, accostandosi gli uni e le altre al viso nel tentativo di scegliere gli orecchini da indossare.
"Perle" rispose deciso Edward, avvicinandosi alla moglie e togliendole di mano gli orecchini in diamante per riporli nel portagioie "Fanno risplendere la tua pelle come se fosse accarezzata dal chiaro di luna."
Juliet sorrise, e un sottile strato di rosso si posò sulle sue guance per qualche istante, mentre procedeva ad indossare i gioielli.
"Da dove viene questa vena poetica che tiri fuori di tanto in tanto?"
"Tutto merito tuo, mia musa" disse lui, andando a prenderle la mano, ansioso di uscire di casa "Sei pronta?"
Lei annuì, dandosi un'ultima occhiata allo specchio mente Camille le sistemava lo scialle ricamato sulle spalle.
Scesero quindi al piano inferiore, e subito Jefferson informò che la carrozza era pronta e che aspettava davanti casa. Montarono quindi subito sulla vettura, restando in silenzio per il breve viaggio che li condusse alla casa londinese del barone Hamilton.
La casa era leggermente più modesta rispetto a ciò a cui Juliet era sempre stata abituata, il salone da ballo era più piccolo, ma comunque era stato addobbato con gusto impeccabile ed eleganza.
Avrebbe senza dubbio dovuto far i complimenti alla padrona di casa.
"Dovrei prendere esempio per quando daremo un ballo da noi, non credi Edward?" Sussurrò mentre facevano il loro ingresso, vendendo annunciati.
"Qualunque cosa tu deciderai di fare, sono certo che la farai magnificamente" le rispose lui, rivolgendole un sorriso e guardandola amorevolmente, tanto che osservandoli tutti i presenti nella sala si convinsero all'istante che quello era un matrimonio come nelle favole: sigillato dal vero amore.
I soli probabilmente a non notare quanto fosse forte ciò che li univa erano proprio i due consorti, o quantomeno non osavano ammetterlo.
Lady Hamilton venne loro incontro: era una donna snella, con un sorriso perfetto ad adornarle il viso, i capelli biondi come oro e due occhi verdi grandi ed espressivi, solo un po' più scuri rispetto a quelli della figlia. Più la osservava più Juliet si rendeva conto che Alexandra era chiaramente la copia di sua madre.
"Lord e Lady Stamford! È un piacere avervi qui" li salutò quindi.
"È un piacere per noi essere qui" rispose Juliet, sorridendo cortesemente, incrociando per un momento lo sguardo di Edward che lentamente iniziava a farsi annoiato: non era intenzionato a passare la serata conversando con le donne che fino a qualche settimana prima avrebbero fatto di tutto per dargli in sposa le proprie figlie. Se proprio doveva partecipare a quel ballo avrebbe danzato con Juliet e conversato con i suoi amici.
Continuò però a sorridere e a spiccicare qualche convenevole leggendo quell'implorazione negli occhi di sua moglie.
Riuscirono comunque a liberarsi dalla gente che continuava a fare loro le congratulazioni quando l'orchestra iniziò a suonare un valzer ed Edward trascinò immediatamente Juliet sulla pista da ballo.
La osservò, iniziando a chiedersi che diavolo ci facessero a quel ballo quando avrebbe voluto essere a casa, solo con lei nella loro stanza, nel loro letto, senza più alcuna barriera a separarli, pelle contro pelle.
"Che succede?" Domandò lei, aggrottando le sopracciglia, cercando di interpretare le emozioni che si susseguivano nello sguardo di Edward.
"Niente..." rispose lui, scuotendo la testa, intenzionato a scacciare quell'immagine dalla testa."Non, è niente, sta tranquilla."
"Ma..." si interruppe, arrossendo, rendendosi conto di ciò che doveva essere passato per la testa al marito.
Non proferì più parola.
Alla fine della danza furono intercettati dalla famiglia di Juliet, e subito un grande sorriso le si formò sulle labbra: le sembrava di non vederli più da un'eternità ormai, e si accorse quanto le fossero mancati, di quanto senza di loro la sua vita fosse differente.
Howard fu il primo a raggiungerli, e si trattenne a stento dall'abbracciare la sorella: se non si fossero travati in pubblico probabilmente l'avrebbe stretta fra le braccia così a lungo da stritolarla.
La mamma si limitò ad accarezzarle un braccio, mentre la nonna non si fece troppi scrupoli e la strinse a sé lasciandole un bacio sulla guancia.
"Sai cugina non vediamo l'ora di riaverti con noi per qualche giorno quest'estate, la casa è così diversa da quando tu ti sei trasferita" disse Frederick, non era mai stato un sentimentale, ma doveva ammettere, almeno a se stesso, che Juliet gli mancasse.
"Sono diventati piuttosto taciturni, si direbbe che la tua assenza li abbia rattristati, di certo tu aggiudichi la vittoria alla fine: fanno soltanto finta di non sopportarti a volte" le sussurrò lo zio Miles, ironico e serio allo stesso tempo, costringendola a soffocare una risata.
Chiacchierò allegramente con la sua famiglia per una buona mezz'ora, con Edward che si sentiva a suo agio grazie alla presenza di Howard, e che quindi non protestò per tutto il tempo in cui la moglie decise di intrattenersi coi parenti.
Juliet fece scorrere distrattamente lo sguardo sulla sala da ballo, e fu allora che notò Alexandra, che apparentemente era appena riuscita a liberarsi dalle attenzioni di una qualche Lord con il doppio dei suoi anni, e che le faceva cenno di raggiungerla con una certa insistenza.
"Scusatemi," disse quindi "mi assenterò per un momento: ho bisogno di rinfrescarmi."
Edward la bloccò quando lei fece per dirigersi verso l'amica, fissandola con aria interrogativa, lei fece quindi segno verso Alexandra e subito lui capì, lasciandole la mano annuendo.
Juliet percorse quindi la sala da ballo a passo spedito, sorridendo al pensiero di quanto lei e il marito fossero riusciti a dirsi soltanto con gli sguardi: non si era resa conto fino a quel momento che possedessero una tale affinità.
Appena fu al fianco dell'amica questa la prese per un braccio trascinandola fuori da quella stanza affollata e facendole percorrere un lungo corridoio, fino a giungere ad una porta laterale che dava sui giardini. Per un momento Juliet fu sul punto di dire che non avrebbero dovuto uscire da sole, ma poi si ricordò di essere una donna sposata e quindi una chaperon in piena regola che avrebbe potuto difendere la reputazione dell'altra.
"Allora, com'è essere sposata Juliet?" Chiese Alexandra, mentre iniziavano a passeggiare per i giardini, avvolte dal profumo dei fiori che ormai aveva già chiuso i loro petali.
"Be', non dico che sia semplice, anzi in tutta sincerità in un primo momento mi è parso soltanto come un incubo, io ed Edward dobbiamo ancora sistemare completamente le cose fra di noi..." fece una piccola pausa, inspirando profondamente e incrociando lo sguardo dell'altra "credo di essere felice però, o di certo quantomeno appagata, e per il momento mi basta."
"E... l'amore?"
"L'amore? Perché vorresti sapere dell'amore?" Domandò Juliet perplessa, chiedendosi se l'amica non si fosse innamorata di qualcuno senza che lei se ne accorgesse. Era però stata così occupata dal cercare di capire quali fossero i suoi sentimenti e quelli di suo marito che non aveva avuto il tempo per badare ai possibili sentimenti degli altri.
"Credevo... Be' credevo che fra voi ci fosse qualcosa, almeno da come mi parlavi quando eravamo in campagna."
"In quel momento qualcosa c'era, ma non saprei dirti se duri ancora o meno, quantunque..." arrestò quindi il passo, alzando lo sguardo verso il cielo "quantunque io sia ormai piuttosto certa di amare mio marito, non so però quale sia precisamente il sentimento che lega lui a me."
Alexandra aspettò qualche momento prima di replicare, alzando a sua volta gli occhi verso il firmamento, osservando le stelle, cercando di individuare che cosa fosse ad aver attirato l'attenzione di Juliet.
"Non ne avete parlato? Dicono che il matrimonio serva anche a questo, a conoscersi" disse poi.
"È difficile capire gli uomini a volte, ed essendo cresciuta con ben cinque di loro costantemente intorno, sono giunta alla conclusione che ragionino diversamente da noi, e che sia meglio lasciare loro tempo: prima o poi esternano i loro sentimenti."
Quella spiegazione, esposta come se fosse un'accurata tesi scientifica di un grande scienziato con molte lauree, fece ridere Alexandra, che trascinò a sua volta Juliet.
"Comunque sono felice," continuò poi la seconda "e per il momento mi basta sapere che di certo Edward mi vuole bene, un bene profondo senza dubbio."
Camminarono per qualche minuto, finché l'aria fresca non divenne gelida sulla loro pelle, facendole rabbrividire e costringendole a fare dietrofront e tornare verso la casa.
I sassolini scricchiolavano sotto i loro piedi in modo quasi musicale, producendo un delicato fruscio.
"Credo che se non riceverò una proposta entro la fine della stagione mio padre si vedrà costretto a provvedere ad un matrimonio combinato" le disse Alexandra quando furono nuovamente dentro il corridoio "era per questo che ti chiedevo dell'amore in verità..."
Arrestarono quindi lì i loro passi, ed Alexandra appoggiò la schiena al muro, sospirando.
"Io, io credo di provare affetto per un certo gentiluomo conosciuto questa stagione, ma non ha mai nemmeno accennato ad una proposta, forse non desidera nemmeno il matrimonio e ho paura che se sposerò un uomo scelto da mio padre solo in base al titolo o al reddito non sarò mai capace di amarlo, o non sarò mai amata a mia volta e non voglio che la felicità mi scivoli fra le dita, non se forse ci sono così vicina."
Juliet studiò l'amica per qualche secondo, in cerca di una risposta: nella sua famiglia nessuno le aveva mai parlato di matrimonio combinato, avevano lasciato che facesse la sua scelta in totale libertà, e non aveva quindi una vera idea su come rassicurarla.
"L'amore non è come un fulmine a ciel sereno, no, è molto più complicato, come un sentiero tortuoso e pieno di ostacoli, e ci si deve considerare fortunati anche solo ad avvicinarsi alla fine di quest'ultimo" disse, andando a stringere le mani dell'altra "L'amore cresce lentamente, e raramente un amore puramente... passionale è vero amore, chiunque tu sposerai imparerai ad apprezzarlo, forse ad amarlo, grazie a piccoli gesti di tutti i giorni, come un semplice abbraccio o uno sguardo... Ma non posso nemmeno esimermi dal dirti che se davvero senti di amare quest'uomo, se il tuo cuore sembra smettere di battere senza di lui, be' forse allora non dovresti fartelo scappare, fai qualsiasi cosa, anche una pazzia, per far sì che sia per sempre. La scelta però spetta a te, è una cosa che ho imparato negli ultimi mesi: non lasciare che gli altri scrivano la tua storia, prendi una penna in mano e decidi tu il tuo destino."
Alexandra chiuse gli occhi e sospirò, cercando di ricomporsi, di tornare calma.
Si lisciò quindi la gonna in seta, prima di fare un cenno col capo a Juliet ad indicarle che dovevano affrettarsi a ritornare nella sala da ballo se non volevano suscitare domande.
"Grazie" le mormorò sulla soglia della porta, prima di confondersi nuovamente fra la gente.

"Di che avete parlato?" Le chiese Edward poco dopo, in carrozza sulla via di casa.
"Come scusa?" Disse lei, voltandosi verso suo marito: era stata troppo occupata a riflettere con lo sguardo che vagava sulla Londra addormentata, si domandava chi potesse essere l'uomo che aveva rubato il cuore dell'amica.
Aveva sospettato del fratello, e probabilmente lo sospettava ancora, ma se fosse stato il caso non riusciva a capire perché ancora non l'avesse chiesta in moglie. Le sembrava inoltre che i due avessero smesso di frequentarsi da quando lei era stata ufficialmente fidanzata e Howard aveva smesso di presenziare alla maggior parte degli eventi mondani. Aveva dunque creduto che qualsiasi cosa fosse stata ciò che aveva visto doveva essere stata soltanto passeggera. Forse era stata lei a perdersi un dettaglio, distratta com'era dai suoi sentimenti.
"Vi siete assentate a lungo, suppongo abbiate parlato di qualcosa di serio" replicò lui, osservandola attentamente.
"Non credo di doverti una risposta in questo caso: non sono affari tuoi Edward."
"Questo mi spinge a credere che sia qualcosa di davvero molto serio."
"Sei soltanto troppo curioso, un impiccione quasi quanto Frederick."
Juliet spinse in avanti il mento, incrociando le braccia sotto al seno.
Il suo profilo, illuminato soltanto dalla fioca luce della luna, era meraviglioso, tanto che Edward avrebbe voluto che qualcuno potesse immortalarlo in quell'istante, in tutta la sua bellezza. Seguì i tratti delicati del suo viso, completamente assorto da quella visione.
"Quello che intendevo dire è che se per caso ti trovassi in una situazione difficile insieme a Miss Hamilton io potrei aiutare, devi soltanto chiedere Juliet" continuò poi, con la voce addolcita dalla vista della moglie, tanto che sentì il bisogno di stringerla a sé per il resto del viaggio.
"In questo caso non dovrai far nulla, sono certa che le cose si sistemeranno da sé" replicò lei, sorridendo e godendosi quel calore che percepiva stando fra le braccia di lui.
Ciò che serviva ad Alexandra era un marito, un marito che amasse alla follia, e solo l'uomo che per Juliet era ancora un'ombra nell'oscurità avrebbe potuto provvedere. Aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire nello stesso modo in cui Juliet si sentiva quando aveva Edward al suo fianco.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora