Capitolo 25

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Dal momento in cui mise piede fuori da casa salutando la sua famiglia per raggiungere la sua nuova abitazione tutto sembrò assurdo a Juliet.
Quel breve viaggio in carrozza in completo silenzio, senza che nemmeno avesse la forza di alzare lo sguardo su di Edward le parve surreale.
Sarebbe davvero stata quella la sua vita? Se così era allora non le piaceva per niente, la odiava, ed ebbe l'assurda sensazione di sentirsi forse peggio di prima, la consapevolezza di aver fatto la scelta sbagliata.
Si era probabilmente rovinata la vita, e, Santo Cielo, probabilmente aveva rovinato anche quella di Edward. Era stato lui però a trascinarla in quel guaio: non era di certo stata lei a scappare quella mattina, non avrebbe mai potuto, non dopo aver avuto un rapporto così intimo.
Faticava ancora a credere che tutto quello fosse accaduto, e in così poco tempo.
Quando la carrozza si fermò accettò la mano di Edward e camminò a braccetto con lui davanti alla servitù schierata per accoglierla solo per non dare niente su cui spettegolare, sforzandosi di mettere su l'ennesimo sorriso candido della giornata.
"Inizia pure a salire mia cara, ti raggiungo subito" le disse suo marito (suonava così strano anche solo pensarlo), non l'aveva mai chiamata in quel modo, si chiese se non significasse qualcosa, che si celasse anche più del semplice affetto dietro quelle parole, ma probabilmente era soltanto l'ennesima finzione per far credere a chi li guardava che fra loro tutto andasse alla perfezione.
Fu quindi Mrs. O' Brien, la governante, a condurla fino alle sue stanze.
Juliet si guardò intorno, l'ambiente le parve accogliente nel complesso: c'era un grazioso caminetto, una bella toeletta, il letto era finemente decorato, il materasso sembrava comodo e le coperte morbide. L'unico problema era che non percepiva quel posto come la sua camera, camera sua era quella che aveva lasciato al secondo piano della casa del conte di Halifax, era la sua camera quella vicino alla piccola biblioteca ad Hathor House, erano quelli i suoi luoghi vissuti, dove ogni piccolo oggetto la riportava ad un caro ricordo del suo passato, camera sua non era quel posto.
Forse se Edward l'avesse accompagnata fino a lì sarebbe stato meglio, sarebbe stato l'inizio di una specie di chiarimento, invece aveva preferito abbandonarla di nuovo.
Juliet avrebbe voluto piangere, fare i capricci come una bambina, ed implorare di essere riportata a casa sua, ma non lo fece, si trattenne con tutte le sue forze.
"Le stanze sono di vostro gradimento Milady?" Le domandò dunque Mrs. O' Brien.
"Sono perfette, vi ringrazio" rispose quindi lei, cercando di mostrarsi allegra, e sperando che quella disperazione che aveva addosso non fosse tanto evidente, o che venisse al massimo scambiata per stanchezza.
"Potrei farvi fare un veloce giro della casa domani se gradite."
"Mi piacerebbe molto."
La governante annuì, sorridendole poi in modo sincero.
"Credo però che ora siate stanca Milady, vi lascio, con permesso." Aggiunse quindi congedandosi, facendo un piccolo inchino prima di lasciare la stanza.
Camille l'aiutò quindi a sfilarsi il bellissimo abito da sposa per indossare la camicia da notte, sciogliendole subito dopo la semplice acconciatura, iniziando a spazzolarle delicatamente i capelli.
Quelle poche azioni così familiari riuscirono a donarle un po' di serenità.
L'unica costante in quell'ultimo periodo era stata proprio la sua cameriera, ed averla a fianco anche in quel momento la faceva sentire meglio.
"Credo siate agitata" le disse questa ad un certo punto, suddividendo i capelli in ciocche, per poi iniziare ad intrecciarli.
"Si nota così tanto?" Domandò quindi Juliet, incrociando lo sguardo dell'altra attraverso il riflesso nello specchio.
"Non dovete vergognarvene però, chiunque sarebbe agitato mia signora... non preoccupatevi però, credo sarà piuttosto... be' naturale, soprattutto considerando l'affetto che vi lega a vostro marito."
Juliet annuì, cercando di mostrarsi un po' più rilassata e grata per quella parole, ma sarebbero state inutili quella sera: non era quello il pensiero che tanto la preoccupava, sapeva alla perfezione che sarebbe potuto essere spontaneo come nient'altro, ciò che le faceva davvero paura era incrociare lo sguardo dell'uomo che aveva sposato e cercare di avere un confronto.
Sapeva di doverlo fare, quantomeno se voleva cercare di sistemare almeno in parte quel matrimonio, ma probabilmente non lo avrebbe fatto quella sera, non ne aveva la forza, per fortuna però aveva la bellezza di tutta la vita per migliorare quel rapporto.
Sorrise amaramente a causa dei suoi pensieri, prima di serrare le labbra per cercare di nascondere la sua espressione.
Edward entrò nella stanza spalancando la porta di colpo proprio mentre Camille terminava di sistemarle i capelli.
Juliet sentì il suo cuore fermarsi, il sangue gelarsi nelle vene, la tensione farsi fitta come nebbia.
Non era certa che alla fine sarebbe riuscita a sopportare tutto ciò.
"Lasciateci soli" disse poi lui a Camille, che subito si dileguò, dopo essersi frettolosamente congedata, chiudendosi la porta alle spalle.
Juliet fece finta di sistemare alcune cose mentre si prendeva il tempo per trovare il coraggio per guardare Edward negli occhi. Inspirò, alzandosi e voltandosi quindi verso di lui, senza dire una parola, e per un momento non fecero altro che studiarsi a vicenda.
Continuava a giocare con la soffice stoffa della camicia da notte, quasi incapace di tenere le mani ferme, finché non incrociò le dita, inumidendosi le labbra per riempire finalmente quel silenzio.
"Sono molto stanca..." disse quindi semplicemente "vorrei soltanto dormire per questa notte."
Andò quindi a sedersi sul letto, spostandosi la treccia su una spalla, accarezzandola per un momento, lasciando che la morbidezza dei capelli la calmasse un po'.
"Naturalmente" replicò quindi lui, che non si aspettava nulla di diverso: non poteva di certo credere che Juliet avrebbe voluto fare l'amore con lui quella notte dopo tutto ciò che era successo.
Avrebbero dovuto parlare prima, chiarirsi, e non aveva idea di quando ciò sarebbe potuto accadere.
Edward quindi si sfilò la giacca e la camicia lì, di fronte a lei, senza nessun pudore, facendola arrossire vistosamente e lasciandola con la bocca semiaperta, ebbe però la decenza di dirigersi nello spogliatoio per sfilarsi i calzoni e indossare la camicia da notte.
Juliet sospirò, cercando di non farsi turbare da quella vista, e si infilò sotto le coperte, pensando che quantomeno il sonno l'avrebbe trascinata via dai suoi pensieri dopo quella lunga giornata che era stata un calderone di emozioni.
Lui la raggiunse nel letto poco dopo, per un momento si guardarono, ma poi Juliet cercò di farsi più in là possibile e, dopo avergli augurato la buonanotte, gli diede le spalle.
Chiuse gli occhi, tentando di prendere sonno, ma sentiva i respiri di lui fin troppo vicini, il calore del suo corpo che la raggiungeva per quanto tentasse di tenersi in equilibrio sull'angolo del letto.
Quella presenza era troppo disturbante, le dava troppo da pensare: era furiosa con Edward, era riuscito a dilaniarle il cuore e a fuggire lasciandola sanguinante senza nemmeno un'ombra di rimorso, l'aveva fatta soffrire immensamente, eppure ancora cercava un dettaglio che potesse spiegare il tutto, perché sapeva di amarlo, ne aveva la certezza matematica, e l'unica cosa che desiderava era che lui la ricambiasse con altrettanto ardore.
Voleva essere amata, e non le sembrava di chiedere troppo, non dopo quello che aveva vissuto insieme a lui ad Hathor House, in quei giorni in cui tutto era parso bruciare ogni qual volta si era ritrovata sola con Edward.
Riaprì gli occhi, aspettando qualche momento che questi si adattassero all'oscurità, prima di voltarsi nuovamente verso Edward, cercando il suo sguardo: era ancora sveglio e pareva averla osservata fino a quel momento.
"Devi... devi proprio dormire qui questa notte?" Gli domandò quindi, mordendosi subito dopo il labbro inferiore: forse avrebbe preferito che quelle parole non le uscissero mai di bocca.
Lui abbassò lo sguardo, aggrottando la fronte, e quando incrociò nuovamente il suo sguardo Juliet vi scorse dell'amarezza.
"Sono tuo marito ed è la nostra prima notte di nozze, Juliet" le rispose quindi lui semplicemente, non aggiungendo nient'altro. Era una risposta del tutto esplicativa effettivamente: non si era mai sentito di una coppia di sposi novelli che non passasse la prima notte di nozze insieme, neanche nei peggiori e più tristi matrimoni combinati.
Avrebbero dato troppo da parlare se Edward non avesse dormito con lei quella sera.
"Naturalmente."
Juliet si sentì imbarazzata e anche piuttosto stupida.
Esitò un momento, credendo di voler aggiungere qualcosa, ma qualsiasi parola avesse voluto pronunciare le morì in gola, tornò quindi a dare le spalle a suo marito.
Avrebbe voluto essere a casa sua, poter correre nella stanza di suo fratello e parlargli di ogni sua preoccupazione, lasciarsi confortare da lui, dal calore dei suoi abbracci, scendere con lui nelle cucine a bere del latte per poi tornare a dormire serenamente.
Non credeva che la nostalgia l'avrebbe presa così in fretta, ma si sentiva completamente abbandonata a se stessa in quell'istante.
Desiderava farsi consolare da Howard, un abbraccio da sua madre, voleva ascoltare l'ennesima battuta stupida di Frederick, sentire suo padre parlare in quel suo modo razionale, incrociare lo sguardo annoiato di Daniel ad ogni discorso infinito della nonna, avrebbe voluto alzarsi ed incontrare Raphael nella biblioteca per parlare del più e del meno, avrebbe addirittura desiderato ascoltare gli ennesimi consigli non richiesti della nonna.
Voleva soltanto la sua famiglia al suo fianco, voleva di nuovo la sua camera, la sua casa, non voleva più restare lì, dove non si sentiva a suo agio, dove non faceva che rimpiangere il suo passato.
Le sue labbra fremettero a quei pensieri, le guance furono bagnate da lacrime, e non riuscì a trattenere un singhiozzo: si portò subito una mano alla bocca per tapparla, sperando che Edward non l'avesse sentita, non volendo che la vedesse in quello stato. Non voleva che sapesse quanto profondo fosse il dolore che le aveva arrecato.
Lui non disse nulla, ma con dolcezza la fece voltare, e amorevolmente le asciugò le lacrime passandole i pollici sul viso, avvolgendola poi in una stretta salda, affettuosa.
"Mi dispiace" sussurrò, consapevole di essere la causa della tristezza di sua moglie.
Juliet non tentò più di trattenersi, pianse, pianse come non aveva mai fatto prima, soffocando ogni singhiozzo nel petto di lui, attirando quell'uomo a sé con tutta la sua forza, aggrappandosi a quell'abbraccio: non voleva che lui la lasciasse mai più, voleva solo restare fra le sue braccia per il resto della vita.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora