Per quella mattinata la nonna aveva organizzato tutta una serie di giochi per intrattenere l'alta società in visita da loro quella settimana.
Juliet era però piuttosto certa di non volerci partecipare: non eccelleva in nessuna di quelle attività, e non aveva intenzione di umiliarsi.
Dopo colazione era riuscita a ritagliarsi circa un'ora di tempo con la scusa, che era anche la realtà, di dover sistemare ancora la sala dei reperti. Si era dunque rintanata per un po' in biblioteca, ma poi aveva deciso di spostarsi in giardino, sotto la grande quercia, in quel suo piccolo angolo di paradiso dove difficilmente qualcuno avrebbe potuto disturbarla.
Con l'aiuto della sua cameriera personale aveva quindi preso una coperta da picnic da stendere sul prato, e aveva recuperato un ombrellino: la nonna avrebbe fatto una tragedia se la sua pelle fosse diventata anche soltanto leggermente più scura.
Si era quindi sistemata all'ombra dell'albero con uno dei diari di suo nonno fra le mani, godendosi quel dolce vento che trasportava con sé un buonissimo profumo di fiori.
Si soffermò su alcune delle dettagliate illustrazioni: avrebbe desiderato poter vedere quegli oggetti dal vivo, ma purtroppo non facevano parte della loro collezione privata: i pezzi più importanti erano rimasti in Egitto, come dopotutto era giusto che fosse, divisi tra i più fidati collaboratori del nonno.
Si chiedeva se in qualche modo avrebbe potuto convincere il suo futuro marito ad affrontare quel viaggio, ma le sembrava complicato: in pochi avrebbero deciso di passare tutti quei giorni su una nave. Ricordava come il nonno descrivesse quel viaggio: come un'impresa faraonica, che solo alcuni riuscivano ad intraprendere, e Juliet sentiva di essere fra questi: si sentiva in qualche modo legata a quella terra così lontana, che aveva visitato soltanto nei suoi sogni.
Pensava poi a tutti quegli esploratori diventati famosi proprio negli ultimi anni, quando si era riscoperto l'amore per l'antichità, come quell'italiano, Belzoni, aveva letto talmente tante cose fantastiche su di lui, sulle sue scoperte. Avrebbe potuto essere come lui, come Joseph, invece era incastrata nella ricerca di un marito, che probabilmente le avrebbe strappato le ali, pur di non lasciare che per qualche malaugurata ragione imparasse a spiccare il volo.
Sbuffò, osservando l'illustrazione di un tempio, cercando di far prendere vita a quell'immagine, di immaginarsi i colori, i suoni e persino gli odori, come se davvero si trovasse lì.
Tutto ciò doveva essere diverso da com'era invece nella cara e vecchia Londra.
"Sapevo che ti avrei trovata qui."
Juliet si voltò di scatto, fortunatamente era soltanto Howard, che di certo non l'avrebbe rimproverata perché non si trovava nel bel mezzo dell'azione quella mattina.
"Come sempre..." replicò lei "Sentivo il bisogno di stare un po' da sola."
"Certo, avere tutta l'alta società in casa è decisamente estenuante. Che stai facendo?"
"Credo che tu in realtà già lo sappia."
"Sì, la nonna probabilmente ti direbbe di alzare gli occhi da quei maledetti scritti per individuare qualche buon partito."
"Ho già fatto le mie considerazioni."
"Posso per caso sapere chi sarà il fortunato sorella?"
"Dovrà essere lui a chiedermelo, la mia sola opinione non vale praticamente nulla fratello, lo sai."
Si sentì male a causa delle sue stesse parole: era così frustrante che il parere di una donna non valesse nulla e quello di un uomo fosse come oro colato, non era giusto...
"Suppongo che tu non abbia intenzione di raggiungere noi altri, giusto?" Domandò poi Howard, sedendosi al suo fianco.
"Credo mi unirò a voi questo pomeriggio, non vedo l'ora di andare giù al villaggio, ma per il momento ho bisogno di qualche istante per me, o probabilmente impazzirò" rispose lei.
"Non ti stanchi mai di leggerli, non è vero?" Suo fratello si sporse leggermente, nel tentativo di sbirciare un po' in quel libro.
"No" Juliet richiuse il volume, come per tentare di nascondere qualcosa, ironico dato che chiunque aveva accesso a quegli scritti liberamente, il fatto era che aveva sempre sentito che quella fosse una cosa solo sua e del nonno.
Fissò poi Howard per un momento, cercando di fargli capire con il solo sguardo che avrebbe gradito che lui se ne andasse, fortunatamente il fratello intese il segnale, tornando dall'altra parte dei giardini dove tutti si intrattenevano con chissà quali giochi.
Si stese quindi supina, con il diario stretto al petto e chiuse gli occhi, lasciando che il sole le accarezzasse delicatamente la pelle e che il profumo dei fiori la facesse finalmente rilassare un po'.
Riusciva a visualizzare la sua vita futura, quella in cui non c'erano assurde regole dettate dalla società e in cui era libera di essere chi voleva, e cielo, le appariva meravigliosa. Se solo ci fosse stato un modo per ottenere tutto ciò...
Sognava decisamente troppo, doveva mettere la testa a posto e ritornare alla realtà, per quanto complicato e poco gradito potesse essere.
Aprì nuovamente gli occhi, e una bellissima farfalla dalle ali di tutti i colori dell'arcobaleno le svolazzò vicinissimo al viso, sfiorandole il naso: qualcuno le aveva detto che le farfalle erano cari defunti che venivano a trovare i loro affetti terreni, si chiese se quello non fosse suo nonno che tentava di dirle qualcosa.
Seguì il piccolo animaletto con lo sguardo, finché non lo vide sparire oltre l'orizzonte.
Raccolse poi le sue cose, rientrando successivamente in casa, dirigendosi in camera sua, sapeva che era il momento di prendere la sua vita in mano.
Si lasciò cadere sul letto sbuffando, pensando finalmente lucidamente al suo futuro: cosa doveva fare?
Be', dato che ormai la maggior parte dei suoi corteggiatori era andata, sottintendendo quindi i partiti migliori, non le restava che fare in modo che Edward scegliesse di sposare lei. Il problema era che non aveva una vera idea su come riuscirsi, di certo il suo solito atteggiamento cortese non avrebbe funzionato, non entro la fine di quella stagione almeno, questo significava che avrebbe dovuto sedurlo? Oh, non era certa di essere brava in quello, alzi di certo non lo era, dopotutto era stata cresciuta per essere una debuttante perfetta non quella che sarebbe di certo stata definita una donnaccia.
Si sentì del tutto sopraffatta, forse non era esattamente una buona idea, ma cos'altro poteva fare?
Di certo non sarebbe stato necessario rovinarsi del tutto: poteva iniziare con tastare discretamente il terreno, il resto sarebbe venuto da sé.
"Va bene Juliet, un passo alla volta" borbottò fra sé e sé, mentre cercava di fare mente locale sugli eventi organizzati dalla nonna per quella settimana, che in qualche modo avrebbero potuto aiutarla ad attuare il suo piano.
Quella sera ci sarebbe stato un ballo in maschera, perfetto! Il solo fatto di essere travestita le avrebbe dato una mano, era più sciolta quando fingeva di essere un'altra persona.
Aprì l'armadio, tirando fuori il vestito che aveva scelto per quella serata: sembrava un'antica tunica, bianca e molto semplice, ma che comunque aveva di certo una sua bellezza. Non aveva immaginato di essere qualcuno in particolare, sembrare una semplice ragazza dell'antichità le bastava, ma ora credeva che, con i giusti accorgimenti, sarebbe potuta sembrare Cleopatra, il personaggio perfetto da interpretare per raggiungere il suo obbiettivo.
Aveva una maschera che lo zio Michael le aveva portato da Venezia: era dorata e ricca di piccoli dettagli meravigliosi, perfetta per una regina.
Avrebbe poi potuto indossare la collana regalatole dal nonno, quella di certo catapultava proprio nell'antico Egitto.
Sapeva inoltre di avere da qualche parte due spessi bracciali in oro, che uno dei suoi zii le aveva portato dal Cairo. Frugò per un po' nel portagioie e quando finalmente trovò quello che cercava lo ripose insieme a tutto il resto.
La sua Cleopatra stava di certo iniziando a prendere forma, ma le sembrava mancasse ancora qualcosa: forse se avesse intrecciato un nastro dorato fra i capelli e ne avesse messo uno sotto al seno sarebbe stata perfetta.
"Bingo!" Esclamò quindi a bassa voce, dopo essersi immaginata in quei panni: ci poteva riuscire.
STAI LEGGENDO
Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...