Capitolo 8

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A cena cercò, per quanto possibile senza risultare scortese, di evitare lo sguardo di Edward, una cosa davvero molto complicata dato il fatto che nella scelta dei posti fatta dalla nonna le era stato piazzato proprio di fronte.
Per un po' aveva fissato ogni cosa che potesse apparire degna d'attenzione nella sala da pranzo, si era poi finta interessata ad un discorso delle sue zie a proposito di una certa lady molto vicina alla famiglia reale coinvolta in un grande scandalo, aveva poi domandato ad Edward se la sua stanza fosse di suo gradimento e se si stesse trovando bene, soltanto per non apparire completamente disinteressata, il che avrebbe potuto trascinarla ancora più a fondo in quella fossa che si era creata, infine aveva costretto suo cugino a portare avanti una conversazione con lei per quasi tutta la sera.
Parlarono di argomenti molto alti naturalmente: le cose più stupide che fossero mai accadute durante la loro vita.
"Ti ricordi quando a Bath abbiamo incontrato quel gruppo di persone inquietantemente somiglianti a Daniel?" Le chiese Frederick, alludendo ad un aneddoto di anni prima.
"Certo! Se non ricordo male uno di loro si allontanò da noi in tutta fretta con aria spaventata solo perché tu avevi chiuso la mano a pugno, ne parlammo per giorni" rispose lei.
"E ridemmo per giorni" si scambiarono un'occhiata e a stento trattennero una risata.
"Juliet, potresti cantarci qualcosa più tardi" propose sua nonna "ha davvero una voce angelica" aggiunse poi rivolgendosi ad Edward.
"Io potrei accompagnare al pianoforte!" Esclamò il cugino, con un certo tono ironico, con un'affermazione che in pochi in quella stanza avrebbero potuto comprendere.
Questa volta rise per un istante, per poi bloccarsi con un suono soffocato: ripensare a quando aveva costretto il cugino ad accompagnarla in un'orribile esecuzione dei suoi brani preferiti, considerando anche la sua bravura come attore comico mostrata durante quell'esibizione, la faceva sempre ridere a crepapelle.
"Juliet?" La contessa le lanciò un'occhiataccia: non si sarebbero dovuti comportare in quel modo davanti ad un'ospite.
"Scusate deve essermi andato qualcosa di traverso" si giustificò lei, bevendo poi un sorso d'acqua "comunque, certamente, potrei cantare dopo cena, se naturalmente questo aggrada tutti."
Guardò poi male Frederick, dandogli uno schiaffo sul ginocchio da sotto il tavolo: gliela avrebbe pagata cara.
Alzando poi lo sguardo vide Lord Stamford ridere sotto i baffi. Maledetto! Rideva della sua sventura!
Rimase di certo con la bocca semiaperta, avrebbe voluto dire qualcosa, qualcosa che di certo non sarebbe risultato appropriato, e per quel giorno si era già impegnata abbastanza a fare figuracce.

"Sei terribile" sussurrò al cugino poco dopo, in un momento di molta confusione dato che, come al solito, i suoi familiari si erano messi a parlare l'uno sopra l'altro.
"Sono solo divertente in realtà, ammettilo... Senza di me le tue giornate sarebbero grigie" le rispose lui, rivolgendole un sorriso subito ricambiato da lei in segno d'intesa.
"Parlate uno alla volta!" Esclamò Daniel a gran voce, non aveva mai sopportato quel caos.
Per un momento tutti restarono in silenzio, fissando il ragazzo, poi la nonna riprese uno dei suoi discorsi, forse di politica o forse qualcosa riguardante qualcuno dei loro vicini, poteva benissimo trattarsi di entrambe le cose in realtà: a volte cambiava argomento da un momento all'altro. Starle dietro spesso procurava dei forti mal di testa.
"Mi pare di capire che voi formaste un bel duo musicale" disse ad un certo punto Edward, era evidente che la questione lo divertisse parecchio, o forse lo divertiva metterla in difficoltà, di solito Juliet non si trovava in situazioni simili, anche perché cercava di essere il più discreta possibile.
"Un eccellente duo direi" rispose il cugino al posto suo, il che probabilmente fu una salvezza "A volte si trasformava anche in un trio, se Daniel decideva di onorarci con la sua presenza."
"E che ruolo aveva?"
"Percussionista, un ottimo percussionista direi, facevamo proprio delle belle esibizioni."
"Peccato abbiate smesso."
Edward la fissò, la fissò per troppo tempo, e probabilmente in un modo che non era nemmeno lecito, si sentiva ardere, le sue guance stavano letteralmente bruciando. Era di certo arrossita.
Odiava mostrarsi vulnerabile.
"È passato molto tempo, purtroppo questo tipo di passatempo non ci diletta più come una volta" Juliet si sentì in dovere di dire qualcosa, restare lì impalata ad arrossire l'avrebbe di certo fatta sembrare una stupida.
"Raccontarlo ormai è la parte più divertente" affermò Frederick, sorridendo apertamente.
Juliet fece un mezzo sorriso, tornando poi a mangiare e cercando di evitare conversazioni che non fossero strettamente necessarie.
Si mise a riflettere: i suoi parenti le dicevano continuamente che pensava troppo, e probabilmente era vero, arrivava quindi a farsi mille paranoie. Difficilmente riusciva a prendere una decisione completamente d'impulso, doveva sempre sapere quali erano le sue alternative e capire quali sarebbero potute essere le conseguenze, come sarebbe cambiata la sua vita dopo una determinata azione.
E in quel momento la sua mente era occupata da una sola domanda: che cosa stava succedendo?
Si sentiva improvvisamente come sulla luna, catapultata in un altro mondo, ed era bloccata, completamente, senza un'idea su che cosa fare.
Uscire da quel labirinto di emozioni le sembrava davvero impossibile.
Forse avrebbe dovuto chiedere consiglio a qualcuno, su come comportarsi, solo che esternare completamente ciò che stava provando le era difficile, non riusciva a trovare le parole, non sapeva da dove iniziare, ripensandoci non sapeva nemmeno come tutta quella faccenda fosse iniziata.
Sapeva soltanto che un giorno si era sentita diversa e aveva capito che Edward la guardava da una diversa prospettiva, e in quel preciso istante il suo mondo era crollato.
Tutto ciò che l'era stato insegnato le sembrava inutile e lei si ritrovava da sola in un bosco buio e pieno d'insidie, senza nemmeno sapere quale sentiero seguire per tornare a casa.
Odiava sentirsi in quel modo.
"Va tutto bene?" le sussurrò Howard all'orecchio, Juliet si riscosse all'improvviso e un brivido le corse su per la schiena, quanto si notava?
"Certo, perché non dovrebbe?" si sforzò quindi di sorridere.
"Mi sembrava che..."
"Ti sembrava che cosa?" lo fissò negli occhi, allungando il collo.                                          
"Niente, non fa niente."                                                   
Juliet restò quindi in silenzio per tutto il resto della cena, persa nei suoi pensieri.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora