Capitolo 35

206 9 1
                                    

La settimana seguente Juliet stava lavorando nella tomba scoperta dal nonno insieme ad un piccolo gruppo di vecchi collaboratori di Joseph che Basim era riuscito a rintracciare.
La donna aveva esaminato con attenzione tutte e quattro pareti della camera funeraria alla ricerca di altri simboli in rilievo come quello del falco, trovandone altri tre: uno sciacallo, un gatto e uno scarabeo.
"Non li avevate notati durante la prima esplorazione della tomba?" Chiese Juliet, mostrando ciò che aveva scoperto a Basim, che con attenzione seguiva con un dito il contorno in rilievo dello scarabeo.
"No," rispose, scuotendo la testa "naturalmente tutti eravamo rimasti affascinati dalla bellezza degli affreschi, ma non ci badammo più di tanto, la scrittura non è stata decifrata dunque i testi sui muri non possono darci alcuna informazione, supponendo che ve ne siano custodite. Per di più gli uomini sono sempre più interessati ai tesori piuttosto che all'importanza storica di una scoperta."
Juliet annuì, mordicchiando la matita con cui faceva schizzi e prendeva appunti sul taccuino che aveva portato con sé, così da usarlo come diario della spedizione.
"Comunque credo che siano importanti, molto importanti."
Doveva pur esserci un motivo se erano stati realizzati in quel modo.
Iniziò quindi a scribacchiare sulla pagina bianca, riflettendo: erano tutti simboli legati agli dei e in un certo senso anche all'oltretomba. Aveva uno sciacallo, che di certo rappresentava Anubi e quindi la morte, un gatto, il guardiano dell'oltretomba, uno scarabeo, che rappresentava la resurrezione e il falco, di solito un simbolo legato al potere. Che si trovassero in realtà di fronte alla tomba di un faraone? Be' era una tomba magnifica effettivamente, ma Horus simboleggiava anche la guerra: poteva trattarsi anche della tomba di un importante guerriero.
Juliet scosse la testa: non era importante a chi fosse appartenuta quella sepoltura, ma capire perché quei simboli fossero in rilievo.
Decise di uscire per qualche minuto da lì per andare a prendere un po' d'aria fresca all'esterno, forse così sarebbe riuscita a schiarirsi le idee.
Percorse quindi a ritroso il bel corridoio con le colonne a forma di palma, per poi risalire la scalinata che conduceva in superficie.
Poco lontano avevano installato un piccolo gazebo, sotto il quale c'erano acqua fresca e cibo, e dove Edward l'attendeva leggendo il giornale.
Portò lo sguardo sulla moglie, attirandola a sé per un bacio, lasciando che poi si sedesse al suo fianco su una scomoda sedia portabile.
"Allora?" Le domandò, curioso di scoprire se ci fossero delle novità.
"Ne ho trovati altri tre" disse lei, mostrandogli quindi gli schizzi che aveva realizzato "sembrerebbero essere quattro in totale, uno su ogni parete, ma non ho ancora idea di che cosa significhino, eppure so che devono essere qualcosa di importante."
Le sembrava di avere così tanti enigmi sotto al naso, ma di non riuscire a sbrogliarli: prima i papiri di Alessandro Magno e ora quegli strani simboli in rilievo nella tomba scoperta dal nonno nove anni prima.
Edward le rivolse un sorriso incoraggiante, per poi, non riuscendo a resistere, attirare Juliet a sé, facendola sedere sulle sue ginocchia, abbracciandola con tenerezza e appoggiando il mento sulla sua spalla.
"Sono certo che riuscirai a trovare le risposte che cerchi, tu sei capace di ogni cosa mia cara" le sussurrò quindi, appoggiando le labbra sul suo orecchio.
A Juliet parve quasi di udire la voce del nonno riecheggiare nell'aria dirle che avrebbe fatto cose straordinarie, come aveva ripetuto tante volte nei suoi diari. Ora le pareva che effettivamente le parole di Joseph potessero diventare realtà.
"Voglio dire, sei riuscita a spingere all'altare un uomo per niente incline al matrimonio, e sei di certo bravissima a tenere i tuoi fratelli in riga. Tu," disse, facendola sorridere, interrompendosi un momento per lasciarle un bacio sulla guancia "tu sei speciale."
Si voltò quindi verso il marito, incrociando il suo sguardo pieno d'amore, andando poi ad appoggiare dolcemente le labbra su quelle di lui.
"Ti amo" mormorò, parlando sulla sua bocca.

Dopo il pranzo, servito sotto il gazebo, tutti decisero di riposarsi per qualche ora, dato che lavorare col caldo del sole a metà giornata era sostanzialmente impossibile. Soltanto Basim decise di tornare nella tomba, per dare un'occhiata più approfondita agli affreschi.
Juliet ben presto decise di abbandonare la sua scomodissima seduta, per sedersi invece sulla morbida sabbia della piana dopo aver steso il suo scialle per terra.
Edward la raggiunse poco dopo, andando a stendersi di fronte a lei, studiandola mentre faceva scorrere lo sguardo su tutto il sito, cercando di memorizzarne ogni dettaglio, di imprimerlo in modo indelebile nella sua mente.
La vita scorreva diversamente lì, in modo molto più rilassato, proprio come lo scorrere infinito delle acque del Nilo. Ripensò alla sua vita a Londra, dove si susseguiva un evento dopo l'altro, dove le pareva di non avere neanche il tempo per respirare, e si chiese come diavolo avesse fatto a resistere per tutti quei mesi. Non credeva che avrebbe mai avuto la forza di affrontare nuovamente tutto quello. Decise che al loro rientro in Inghilterra lei ed Edward non avrebbero più partecipato attivamente alla stagione.
Il marito andò ad appoggiare il capo sul grembo di Juliet, che posò gli occhi splendenti, ricolmi d'amore, che quel giorno gli parvero della stessa tonalità di blu usata per dipingere le pareti della tomba che lei stava studiando, su di lui. Gli scostò quindi delle ciocche di capelli dalla fronte con tocco delicato, prendendo poi a giocherellarvi un po'. Edward non poteva fare a meno di fissarla come sotto a un incantesimo.
Allungò una mano verso il suo viso, accarezzandole una guancia, e lei arrossì, rendendosi conto all'improvviso di tutti gli occhi puntati su di loro.
Quel momento meraviglioso fu però interrotto da Basim, che era uscito di corsa dalla tomba e si dirigeva ora verso di loro.
"Juliet!" Esclamò "Venite subito, dovete assolutamente vedere."
Subito Juliet ed Edward si tirarono in piedi, e si misero a seguire l'egiziano, che continuava a gesticolare in modo sconclusionato, mentre metteva su frasi che apparentemente non avevano senso.
Basim li condusse quindi fino ad un angolo della parete est della camera funeraria, e mostrò a Juliet un pezzetto d'intonaco che si era staccato casualmente rivelando una scanalatura nella roccia che assomigliava moltissimo ad un occhio di Horus.
Juliet si piegò in avanti così da poter osservare meglio la nuova scoperta, appurando che era proprio un occhio di Horus. Ad occhio le appariva esattamente della stessa misura di quello che portava al collo, e si ritrovò, senza rendersene conto, a stringere il gioiello. Sembrava quasi essere stato creato proprio per incastrarsi in quell'incisione, quasi come se quello fosse stato il suo stampo.
Quel ciondolo era stato rinvenuto proprio lì, a pochi metri di distanza, sull'ingresso di un'altra tomba: non era di certo impossibile che nel trasportare tutti gli averi del defunto qualcuno fosse andato perso nelle sabbie di quel deserto. Un cofanetto sarebbe potuto cadere per terra, e nella fretta chi incaricato di sistemare nella sepoltura tutti i tesori avrebbe potuto non rendersi conto di quel ciondolo caduto sulle scale che conducevano ad un altro sepolcro.
Era del tutto possibile, santo cielo!
Se fosse stato come pensava sarebbe stata una fortunatissima casualità che il nonno fosse riuscito a trovare quell'amuleto che di certo avrebbe dovuto trovarsi invece lì dentro.
Juliet si slacciò la collana e se la fece scivolare giù dal collo, e infilò l'occhio di Horus in quell'insenatura, dove questo si incastrò perfettamente, come se fosse stata... una serratura! E quella doveva essere la chiave.
"Oh mio Dio, oh mio Dio" iniziò a mormorare come se fosse una cantilena, attendendo in trepidazione che qualcosa accadesse.
Purtroppo nessun nuovo passaggio si aprì, nessun tesoro apparve, e Juliet sospirò delusa, rimovendo il suo ciondolo da quell'apertura, riagganciando la catenina in oro al collo.
"Eppure sembra essere stato creato appositamente per essere inserto lì" commentò Basim, guardandosi intorno per accertarsi che effettivamente nulla fosse cambiato.
"Forse il sistema che avrebbe dovuto attivarsi si è rovinato, dopotutto è fermo da millenni" disse Juliet, scuotendo la testa sconsolata.
"Se avessimo almeno idea di ciò che avrebbe dovuto muoversi avremmo potuto tentare di forzare l'apertura" disse Edward, che già pensava di andarsi a procurare un piede di porco per procedere con le maniere forti.
"No, rischieremmo di rovinare gli affreschi" ribatté subito la moglie, che non aveva intenzione di danneggiare irreparabilmente la più bella scoperta fatta da suo nonno.
Anche Basim scosse la testa, in evidente disaccordo col conte. Edward decise quindi di tacere, era evidente che non fosse competente su quelle questioni.
Juliet iniziò allora ad osservare per bene ogni angolo della tomba, convinta che qualcosa dovesse pur essere cambiato, ma non notò nulla. Provò allora ad inserire nuovamente l'occhio di Horus nel solco ed ascoltare, nel silenzio più totale, per cercare di capire se un qualche meccanismo venisse attivato, ma non ci fu nessun rumore.
Si rimise la collana al collo e sbuffò, piantando le mani sui fianchi.
Che cosa si stava perdendo?
Forse quella ricerca non avrebbe portato a niente, sarebbe stata uno spreco di tempo e denaro e niente più, eppure aveva la netta sensazione che si stessero perdendo qualcosa di importante nascosto proprio sotto al loro naso. Juliet era decisa ad ascoltare il suo istinto, era convinta di avere ragione.
Incrociò quindi le braccia sotto al seno, battendo con le dita sull'avambraccio, studiando quindi con attenzione e lentamente ogni centimetro di affresco dipinto su quelle pareti, sotto lo sguardo cauto dei due uomini, che non osavano fiatare.
Fissò quindi lo scarabeo, ricordandosi all'improvviso di quegli strani simboli in rilievo, realizzando che poteva esserci una connessione tra questi e quella strana specie di serratura.
Si avvicinò al bassorilievo in stucco, mettendosi in punta di piedi per poterlo osservare al meglio: era di certo un pezzo d'arte di squisita fattura, ma non sembrava niente di più, se non una scelta non comune per adornare le pareti di quella tomba. Quella spiegazione non convinceva però Juliet, che era certa che se fosse stato così allora la tomba ne sarebbe stata tappezzata, eppure i simboli in rilevo erano solo quattro, uno per ogni parete. Doveva esserci un significato nascosto, n'era sicura.
Raccolse quindi da terra un pennello dalle setole dure che era stato abbandonato lì in attesa di riprendere i lavori quel pomeriggio, con la massima cautela iniziò a spennellare intorno alla figura dello scarabeo, e pezzetti di quell'antico intonaco iniziarono a staccarsi, cadendo sul pavimento come coriandoli.
Venne quindi rivelato uno spazio vuoto tra il muro e il rilievo: Juliet trattenne il fiato, voltandosi quindi verso i due che la guardavano con occhi speranzosi.
Espirò ed inspirò, tentando di calmare un poco i battiti del cuore. Appoggiò quindi la mano sullo scarabeo, esercitò una leggera pressione, spingendolo, e questo si mosse verso l'interno, tornando poi al suo posto una volta che ebbe allentato la pressione.
Il suo cuore saltò di certo un battito, per poi essere scosso da un'inarrestabile euforia.
Saltò in braccio ad Edward, baciandolo e stringendolo forte a sé, per poi prendere le mani a Basim e saltellare entusiasta.
"Lo sapevo che c'era qualcosa! Lo sapevo!" Continuava a ripetere, felice come non lo era mai stata: aveva trovato qualcosa! Qualcosa di grosso probabilmente.
Suo marito la prese nuovamente in braccio ridendo, e facendola volteggiare in aria le disse:
"Ce l'hai fatta amore mio! Ci sei riuscita!"
Sentiva il cuore esplodere di gioia perché sua moglie era felice, la donna più felice al mondo, mai si sarebbe aspettato di potersi sentire così soddisfatto, di provare una così forte emozione per via della felicità di qualcun altro.
La adagiò quindi con delicatezza a terra, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con lo sguardo intenso ricolmo d'amore, che la fece sentire come se stesse per sciogliersi.
"Tuo nonno sarebbe fiero di te" aggiunse poi lui, sapendo quanto quelle parole sarebbero state importanti per Juliet, prendendole poi il viso fra le mani, sollevandolo così da poterla baciare in modo casto, ma comunque intenso.
Edward ricordava bene Joseph Carter e il suo amore incondizionato per la nipote: li ricordava mentre passeggiavano insieme per i giardini di Hathor House, o in biblioteca a discutere di scienze, storia o letteratura. Ricordava poi bene il giorno del funerale, quando insieme a suo padre si era recato nella casa londinese dei conti di Halifax per porgere condoglianze e forse un po' di conforto. Si era prima rivolto alla contessa, che spenta com'era non sembrava nemmeno più lei, per poi tentare qualche parola di consolazione e delle pacche sulle spalle con Howard, che a stento tratteneva le lacrime. Non si era interessato molto a Juliet, probabilmente le disse soltanto un mi dispiace, eppure si ricordava di come appariva in quel suo abito nero, con gli occhi arrossati, da cui il pianto non aveva più forza di uscire, non emetteva un suono, sembrava a malapena esistere, ed ogni respiro sembrava costarle uno sforzo enorme, come se non valesse più la pena di vivere.
Sapeva bene dunque quanto in quel momento si sentisse vicina a suo nonno e quanto fosse importante per lei.
Le lesse in faccia che il suo cuore si stava scaldando, e che la ferita iniziasse a dolere un po' meno per via dell'orgoglio che di certo Joseph avrebbe provato dovunque si trovasse.
Basim nel mentre aveva continuato ad esultare in arabo, alzando le mani verso il cielo in segno di ringraziamento.
"Deve essere un codice" disse Juliet, una volta che tutti e tre furono riusciti a placare le emozioni.
Aprì quindi il taccuino in cui aveva segnato tutte le sue osservazioni, iniziando quindi a riflettere, parlando ad alta voce:
"Abbiamo uno scarabeo, un falco, un gatto ed uno sciacallo... Lo scarabeo è simbolo di resurrezione e si trova sulla parete est, il falco è il simbolo del faraone ed è sulla parete sud, il gatto è il guardiano dell' oltretomba sulla parete nord, ed infine lo sciacallo sulla parete ovest è il simbolo della morte."
Si fermò quindi a riflettere, doveva essere un ordine ben preciso, basato sulla religione e sulle credenze riguardo la vita dopo la morte.
Juliet tentò di fare mente locale, cercando di ricordare i miti: si giungeva nei campi Aaru, un luogo meraviglioso simile al mondo terreno, dove si sarebbe vissuta la vita eterna, ma solo se ci si fosse dimostrati degni, si doveva infatti affrontare un viaggio attraverso la Duat, l'oltretomba egizio, e la cerimonia di pesatura del cuore.
"Il viaggio!" Esclamò la donna, a cui tutto all'improvviso parve estremamente chiaro.
I suoi due compagni le rivolsero uno sguardo interrogativo, attendendo una risposta.
"Il viaggio per l'aldilà" spiegò quindi "seguiva quello del sole, che ogni giorno nasce e muore, per poi risorgere. Be', il sole muore tramontando ad ovest, e risorge sorgendo da est, ciò significa che Anubi, sulla parete ovest, è l'inizio del nostro codice, mentre lo scarabeo è la fine."
"Ma certo!" Esclamò Basim, battendosi una mano sulla coscia, chiedendosi come mai nessuno ci fosse arrivato prima "Anche i significati dei simboli corrispondono."
Non restava che capire se andasse quindi premuto prima il falco o il gatto.
Questa volta dovevano basarsi solo sul significato: uno era il simbolo del potere, del faraone, forse della guerra, l'altro era la guardia dell'aldilà.
"Il falco mi confonde" disse Juliet, non trovando nessun collegamento con l'oltretomba, e non capendo quindi come inserirlo in quel codice.
Per una buona mezz'ora rimasero in silenzio, contemplando le immagini del gatto e del falco, senza però venirne a capo.
Juliet era ormai tentata di procedere a caso, ma proprio in quel momento lo sguardo di Basim si illuminò.
"Abbiamo sbagliato" disse, indicando il simbolo rappresentante il rapace "non indica Horus in questo caso, ma Ra, il dio del sole. Potrebbe indicare l'inizio del viaggio verso la resurrezione."
"Sì, è probabile" disse la donna sorridendo "Dunque l'ordine sarebbe sciacallo, gatto, falco e scarabeo, per poi inserire l'occhio di Horus all'interno di quella serratura."
I tre si guardarono, decidendo, in un accordo taciturno, di tentare.
Juliet quindi premette con mano tremante i rilievi nell'ordine che avevano stabilito, udendo, dopo aver premuto lo scarabeo, un clic: il meccanismo si sarebbe attivato, n'era certa.
Esitò per un momento, pregando che quella non fosse una trappola e che il soffitto non crollasse loro in testa, andando ad inserire l'occhio di Horus nell'insenatura.
Subito un rumore fortissimo iniziò, di pietra che scorre contro pietra, simile a rombo di un terremoto, facendo tremare la stanza.
In un primo momento non si rese conto di quello che stava succedendo, temette che sarebbe morta sotto un crollo, ma poi vide la parete che dava sul cunicolo da cui erano giunti muoversi, chiudendo quindi la via d'uscita, rivelando contemporaneamente un nuovo corridoio mai esplorato.
Gli affreschi non si rovinarono, rimasero integri, lasciando tutti sorpresi, solo un pezzo d'intonaco, applicato così che il distacco fra le pareti non fosse notato si disintegrò. Quel luogo doveva essere stato progettato con precisione millimetrica da un grande architetto del passato. Chiunque vi fosse sepolto doveva essere molto importante dunque, forse era davvero un membro della famiglia reale.
Quando tutto fu finito, il nuovo passaggio completamente rivelato, Juliet deglutì rumorosamente: sperava che capissero come far ricomparire il cunicolo che fungeva da ingresso perché non aveva intenzione di morire lì dentro.
In quel momento però c'era solo una cosa da fare: esplorare quel nuovo corridoio per scoprirne i segreti.
Si scambiarono un'occhiata d'intesa e annuirono, quindi si incamminarono nell'oscurità, alla sola luce di una torcia.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora