Basim apriva la fila, facendo luce con una torcia, camminando con circospezione, facendo attenzione a dove metteva i piedi, consapevole che sarebbero potuti incappare in una trappola o in una parte della struttura resa instabile dallo scorrere del tempo.
Le pareti erano completamente ricoperte da affreschi, ancora più belli di quelli presenti nel resto della tomba, il soffitto era dipinto come un meraviglioso cielo notturno, reso brillante da una miriade di stelle.
Juliet non osava fiatare, quasi come se ci avesse provato tutto quello sarebbe scomparso, come fanno i sogni al mattino. Si limitava ad osservare ogni cosa che catturasse la sua attenzione, voltandosi di tanto in tanto verso Edward, rivolgendogli un'occhiata emozionata.
Seguirono dunque quel lunghissimo corridoio, che ad un certo punto deviava, voltando a destra, iniziando una discesa che sembrava portare molto in profondità. Il cunicolo andava a stringersi sempre di più, redendo il passaggio difficoltoso e costringendo i tre a procedere accovacciandosi, come avevano fatto nella piramide di Chefren.
Edward borbottò qualcosa, apparentemente riguardo al maledire chiunque avesse pensato che creare un corridoio così stretto fosse una buona idea, o almeno questo fu ciò che riuscì ad afferrare Juliet, che non poté trattenere un sorriso.
Più proseguivano più l'aria cambiava il suo sapore, risultava più pesante, più antica, dopotutto doveva essere rimasta intrappolata lì per poco meno di quattromila anni.
Non seppe per quanto continuarono a scendere, ma infine il cunicolo si raddrizzò nuovamente, tornando ad essere più ampio. Girarono un'altra volta a destra, e a Juliet parve di scorgere, soltanto per un momento, un luccichio in fondo a quel passaggio. Non si azzardò a dire una parola, non osava quasi sperare: ritrovare un tesoro mai violato al primo colpo era chiedere troppo.
Be', alla fine dovette ricredersi: si ritrovò ammaliata da tanta bellezza che all'improvviso era comparsa davanti ai suoi occhi.
Ammucchiati in quella stanzetta c'erano oggetti di qualsiasi tipo, l'attenzione di Juliet fu subito attirata da una spada in bronzo con l'elsa in oro, e da un bellissimo arco, finemente intagliato e che sembrava essere realizzato in avorio. Si chiese come fosse possibile riuscire a tenderlo, la sua funzione doveva essere stata puramente ornamentale.
C'era poi una statua rappresentante Bastet, che le ricordò quella custodita ad Hathor House, un letto con intarsi dorati, un modellino di nave, degli shabti, e centinaia e centinaia di cofanetti contenenti ogni genere di cosa, da meravigliosi gioielli ad oggetti per la cura della persona.
Si trovava davanti ad un corredo funebre completo, che i ladri di tombe non erano riusciti ad intaccare, il valore di quegli oggetti doveva essere immenso, così alto che a Juliet pareva impossibile stimarlo.
Era di certo la più grande scoperta fatta fino a quel momento, e, non appena l'avessero resa pubblica, la notizia sarebbe corsa per tutto il mondo, e i loro nomi sarebbero certamente risuonati per tutte le sale da tè e i club di Londra. Già immaginava come la nonna si sarebbe divertita a vantarsi con le amiche.
"Dimmi che non sto sognando" fu tutto ciò che Juliet riuscì a dire, rivolgendosi al marito, che era rimasto a bocca aperta e non trovò la forza per replicare.
Juliet si prese quindi del tempo per realizzare un disegno che rappresentasse nel modo più fedele possibile come gli oggetti erano disposti originariamente in quella sala.
Fecero poi il percorso a ritroso fino a raggiungere la camera funeraria, scoprendo con sollievo che bastava rimuovere l'occhio di Horus dalla sua scanalatura per far sì che il cunicolo d'ingresso apparisse di nuovo.
Decisero, tornando all'esterno, che avrebbero cominciato i lavori per estrarre gli oggetti il giorno seguente, e che avrebbero aspettato fino ad allora per informare gli altri collaboratori.Il mattino dopo Juliet si svegliò avvertendo una certa nausea, ma cercò di non badarci troppo, dando la colpa al fatto che la sera prima non avesse mangiato abbastanza e che quindi il suo stomaco fosse vuoto. Per di più c'era tutto il lavoro da svolgere alla tomba, e lei non era intenzionata a lasciarsi fermare da un leggerissimo malore, che passò poco dopo la colazione.
Si ritrovarono tutti al sito, sotto al gazebo, dove velocemente spiegarono agli altri ciò che avevano trovato, per poi passare ad una contrattazione che portò alla fine alla decisone che Edward e Juliet avrebbero avuto il cinquanta percento, Basim il venti, e gli altri tre collaboratori avrebbero avuto il restante trenta da spartirsi.
Nel mentre l'egiziano annunciò che era riuscito a mettere su una squadra di circa dieci uomini che li avrebbe aiutati nel trasporto dei reperti, i quali iniziarono a giungere circa mezz'ora più tardi.
Scesero quindi nella nuova sala scoperta e, dopo un momento di stupore che coinvolse tutti, presero a lavorare in modo frenetico.
Juliet e Basim assegnavano un numero all'oggetto, ne realizzavano un veloce schizzo e appuntavano un paio di osservazioni su di esso per catalogarlo nella migliore maniera, seppur in tutta fretta.
Gli altri tre collaboratori, insieme a Edward, coordinavano il trasporto degli oggetti, che prima avrebbero dovuto essere ammucchiati nella camera funeraria per poi essere trasportati all'esterno.
L'aria in quel punto della tomba era particolarmente umida e soffocante, e anche restando fermi si sudava vistosamente, non ci fu da sorprendersi dunque quando gli uomini presero a lavorare a petto nudo, senza fare troppe cerimonie.
Juliet, che non aveva mai visto un uomo senza camicia all'infuori di suo marito, si ritrovò ad arrossire e a costringersi a concentrarsi unicamente sui reperti, tentando inoltre di alzare lo sguardo il meno possibile.
Quando poi la donna, per riuscire a muoversi in modo più agile, si decise a legare le gonne all'altezza dei polpacci furono gli uomini a restare stupiti e a non toglierle gli occhi di dosso. Juliet tentò di non badarci, sapeva che era considerato inappropriato, al limite della decenza, ma sapeva anche che in quel momento aveva bisogno di libertà di movimento: stava infatti camminando avanti e indietro per i cunicoli per controllare che il trasporto procedesse correttamente, accovacciandosi nelle posizioni più assurde.
A Edward non piaceva il modo in cui quegli uomini fissavano sua moglie, divorandola con lo sguardo, Juliet era così indifesa e anche ingenua in un certo senso, tendeva a vedere il buono in tutto: non ci avrebbe fatto caso finché non fosse stato troppo tardi. Le stava quindi a fianco con fare protettivo, e avrebbe voluto stringerla a sé, fulminando con lo sguardo tutti i presenti, così che capissero le conseguenze a cui sarebbero andati incontro se solo avessero tentato di avvicinarsi troppo a lei.
Edward sapeva che non ci si poteva fidare degli uomini.
Quando anche dopo un'ora e la sorpresa iniziale doveva quindi ormai essere passata le occhiate non diminuirono Edward iniziò a sentirsi piuttosto irritato, e con un senso d'ansia ad attanagliargli il cuore, terrorizzato dall'idea che qualcosa di brutto potesse capitare a sua moglie.
"Non mi piace il modo in cui ti guardano" si decise quindi a dirle, in un momento un cui nessuno prestava loro particolare attenzione.
"Lo troveranno semplicemente inusuale" rispose lei, tentando di rassicurarlo, pur sentendosi a disagio a causa di tutti quegli sguardi "In ogni caso non lascerei di certo che mi facciano qualsivoglia cosa, non ti fidi di me?"
"Io mi fido di te, ciecamente amore mio, non mi fido di loro."
Edward iniziò quindi a lanciare occhiate inquisitorie a chiunque osasse fissare sua moglie troppo a lungo, e a mano a mano gli occhi puntati su di lei diminuirono.
Catalogarono circa settanta reperti quella giornata, prima che a Juliet iniziasse a girare la testa e si ritrovasse lo stomaco a contorcersi in preda alla nausea.
Al marito ci volle almeno una buona mezz'ora per convincerla a tornare a casa, non riuscendo però a fare in modo che lei accettasse che anche lui l'accompagnasse. Per motivare quella scelta disse che già si sentiva meglio e che voleva che qualcuno in cui aveva piena fiducia sorvegliasse i lavori.
Istruì quindi Basim su come completare il lavoro quel giorno, promettendogli che la mattina seguente avrebbero ripreso senza intoppi.
Uno dei loro valletti, che passava sempre la giornata al sito insieme a loro, la riaccompagnò dunque a casa.
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Fiori di Luna (in revisione)
Historical FictionNon riuscì a ribattere, la sua bocca rimase semiaperta, ed Edward non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso angelico, da quelle labbra rosse che imploravano di essere baciate. Non potè trattenersi, gli fu impossibile, annullò la distanza fra i...