Capitolo 37

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Un paio di giorni dopo Juliet decise di andare a vedere come stessero procedendo i lavori alla tomba, sperando di trovare della consolazione o quantomeno di riuscire a distrarsi.
Edward invece rimase a casa, sembrava quasi più affranto di lei, forse perché la moglie era più brava a iniziare a convivere col dolore, mentre lui trovava difficile anche solo accettarlo, per poi iniziare ad incolparsi, a pensare che avrebbe potuto fare meglio, che avrebbe potuto evitare che quella tragedia accadesse. Si sentiva così da tutta la vita, come se non avesse davvero il diritto di esistere, perché per far sì che lui vivesse sua madre aveva dovuto morire.
Quando Juliet arrivò sul sito Basim le venne immediatamente incontro, la sua espressione era grave. Giunto di fronte a lei aprì la bocca, per dire qualcosa, ma subito dopo la richiuse, rendendosi conto che non c'erano parole adatte per quella situazione. Le appoggiò quindi una mano sulla spalla, con affetto paterno, e lei cercò di piegare le labbra in un piccolo sorriso, non riuscendoci: le sembrava impossibile dopo non aver sorriso per giorni.
Si incamminarono quindi insieme, con Basim che pensava a quanto inimmaginabile fosse ciò che la coppia stava attraversando, sentendo di dover far di più per aiutare i due, ma senza sapere che cosa fosse opportuno in una situazione come quella.
Scesero nella tomba e Juliet si mise a dare un'occhiata ai nuovi reperti portati alla luce, complimentandosi dunque con Basim per aver gestito i lavori alla perfezione, ma non provò nessuna emozione, nessuna euforia, nel tenere in mano quegli oggetti millenari e nell'essere fra i primi a farlo.
Non si sentiva più se stessa e non capiva neanche il perché, non avrebbe mai immaginato che in un momento la sua vita potesse cambiare drasticamente, che il destino potesse giocarle uno scherzo tanto crudele quando credeva di aver raggiunto la felicità.
Chiese quindi se potesse restare per qualche minuto da sola, e gli uomini acconsentirono, dileguandosi in un batter d'occhio.
Andò a sedersi con le spalle contro una delle pareti della camera funeraria, rabbrividendo quando la pelle incontrò il freddo granito.
C'era completa quiete lì sotto, nient'altro che silenzio, e Juliet, che sempre l'aveva mal sopportato, si ritrovò ad amarlo, a lasciarsi cullare da quel silenzio, fino a sentirsi in pace con se stessa. Si portò le mani sul ventre, pensando a quel bambino che mai sarebbe nato, rendendosi conto di sentirne la mancanza, si poteva sentire la mancanza di qualcuno che non si incontrerà mai? Perché Juliet si sentiva così, le mancava suo figlio, un figlio che non avrebbe mai conosciuto.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia, e lei subito se l'asciugò: si sentiva stremata e non aveva intenzione di continuare a piangere, era come se la facesse stare sempre peggio.
E poi c'era Edward, Edward che era tutta la sua famiglia e che aveva sempre riversato ogni tipo di premura su di lei, Edward che stava soffrendo tanto quanto lei, e che tentava ancora di non crollare, di restare stabile affinché lei potesse sfogare il suo dolore. Anche lui però aveva il diritto di sfogarsi, di vacillare per una volta, e quindi Juliet si era ripromessa di tentare di essere forte, per essere lei la spalla su cui piangere, sapeva che il marito ne aveva bisogno.
Alzò quindi lo sguardo, osservando i bellissimi affreschi della tomba, che rappresentavano il viaggio dei defunti verso l'aldilà e la loro vita una volta giunti lì. Gli egizi non guardavano alla morte come a una cosa brutta, sapevano che questa non era la fine, ma soltanto il principio: si sarebbe poi vissuti in una terra simile al mondo terreno, ma molto più bella, e si sarebbe stati perfetti, senza difetti o malattie che avevano causato dolore durante la vita terrena, agili e giovani per l'eternità, circondati dalle persone che si erano amate in vita.
Si sentì all'improvviso più serena, un giorno avrebbe rincontrato chiunque avesse perso, il nonno, e forse anche quel bambino, che prima o poi avrebbe potuto chiamarla mamma.
La ferita non si sarebbe mai rimarginata del tutto n'era certa, con la minaccia di riaprirsi dietro l'angolo, ma non poteva nemmeno continuare a sanguinare in eterno, la vita andava avanti e lei non poteva restare bloccata, congelata per sempre per via di quell'evento doloroso.
Uscì quindi dalla tomba e alzò lo sguardo al cielo, che quel giorno era talmente blu da non sembrare reale, senza neanche una nuvola a sporcarlo.
"Ti penserò sempre piccolo mio, ti voglio bene, te ne vorrò sempre" mormorò, credere che potesse sentirla era rasserenante, sembrava toglierle un peso dal cuore.
Richiamò i suoi collaboratori, e tutti insieme tornarono al lavoro.

Fiori di Luna (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora