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Non parlammo mai di quell'episodio, almeno per qualche mese. Sì, amavo Harry ma dovevo andare avanti con la mia vita. Stavamo continuando a lavorare insieme per il lancio della sua intervista. Durante le nostre riunioni la tentazione di baciarlo era tanta e la tensione sessuale che c'era tra noi era inconfondibile. Era gentile con me e per fortuna o purtroppo, aveva ascoltato le mie parole e non mi aveva più toccata. Ce ne stavamo spesso insieme, mi riaccompagnava a casa quando facevamo tardi in ufficio e ogni tanto ci salutavamo con un abbraccio.

Una sera lo invitai anche a cena a casa mia, sapevo che si trattava di un azzardo ma in quel momento mi andava di farlo e non ci pensai due volte. E' stato divertente: abbiamo mangiato e gustato un buon vino. Abbiamo parlato tanto, fino a notte fonda. Sembrava tutto tranquillo, quando un giorno di metà luglio Caroline interruppe uno dei nostri meeting.
Solo quando si chiuse la porta alle spalle, la mia titolare distese le labbra in un ampio sorriso.

"Buone notizie!"

Brevemente e con molta enfasi, mi confessò che Gucci stava apprezzando molto le bozze di lavoro che stavamo inviando di settimana in settimana. Alessandro Michele aveva chiesto di me per un ricatto morale bello e buono. Voleva che fossi io ad intervistare gli ospiti del grande evento Vogue in cambio del suo pezzo unico come attrazione principale alla sfilata di apertura.

"Sono molto orgogliosa di te! Stai facendo un ottimo lavoro!" Disse Caroline congratulandosi con me.

Vidi Harry sorriderle e capii che ne era a conoscenza già da prima.

"Tu sapevi già tutto, non è vero?" Gli chiesi non appena lei lasciò la stanza.

Lo vidi abbassare lo sguardo ed annuire mentre intrecciava le mani sulla scrivania.

"Te lo meriti. Sei incredibilmente brava nel tuo lavoro." Ammise ad alta voce.

"Grazie..." Sospirai.

"Dovremmo festeggiare con una cena!" Propose lui rialzando lo sguardo per incastrarlo nel mio.

Non sapevo se sarebbe stata una buona idea. Insomma sì, lo avevo invitato a casa mia quindi un ristorante in confronto non sarebbe potuto essere tanto più pericoloso.
Il mio cervello stava elaborando più pensieri di quanti potesse contenerne.

"Ehi... è solo una cena tra committente e collaboratrice." Si era accorto della mia incertezza ed allungò una mano per raggiungere la mia e sfiorarla delicatamente.

Non potevo ignorare le scintille che colpivano il mio stomaco ogni volta che per caso ci sfioravamo. Lasciai decidere al mio cuore in quel momento, annuii per rispondere alla sua domanda e cercai di non pensare alle conseguenze delle nostre azioni.

"Ok... perché-perché no." Risposi titubante ma sorridente.

"Affare fatto allora! Cosa ti andrebbe? Sushi, cinese, messicano?" Harry prese il suo telefono ed iniziò a scorrere alcune pagine di locali sulla sua rubrica.

"Cinese! Non so da quanto tempo non vado a China Town!" Dissi entusiasta mentre mi alzavo per prendere la borsa dall'appendi abiti.

"Bene! Invio un messaggio a Lucy mentre usciamo. Sei mai stata a Park Chinois?" Chiese lui tenendomi la porta aperta così da farmi uscire per prima.

"Lucy?" Chiesi io guardandolo di sottecchi.

"Si, è un'amica..." Rispose vago.

"Comunque non ci sono mai stata." Continuai io.

Salii a bordo della sua auto e ci dirigemmo verso il ristorante che aveva scelto.

Park Chinois era il più nuovo tra i ristoranti cinesi. Harry mi aveva confessato di aver partecipato all'inaugurazione nel 2015. Si trovava nella zona più elegante della città, nel quartiere di Mayfair, e quel ristorante era l'ultima ambizione di Alan Yau, il genio ideatore di Yauatcha, il ristorante dove avevo cenato con Reese.

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