8

184 19 8
                                    




Trascorse quasi una settimana dal nostro primo ed ultimo incontro.

Parlare con Josy era stato liberatorio per me, avevo davvero bisogno di raccontare a qualcuno quello che era successo, non riuscivo ancora a realizzare e dovevo assolutamente prendere coscienza della realtà, affinché il mio cervello potesse iniziare ad elaborare i fatti.

Il giorno seguente avevo iniziato a stilare una lista di pro/contro, cercando di capire se continuando su quella strada sarei stata condotta verso il baratro oppure no. Josy aveva passato circa due ore a spiegarmi per filo e per segno quanta fatica avesse fatto nel cercare di non raccontarmi tutto e che la sua forza era rimasta intatta soltanto nelle aspettative createsi sulla mia impagabile espressione una volta scoperta la verità.

A quanto pare anche Harry si era confidato con lei ed aveva vuotato il sacco sulla figuraccia che avevo fatto quando mi ero impietrita, nell'apprendere che davanti a me c'era proprio lui. Provate a biasimarmi!!
Avevo anche parlato con i miei genitori, ma allo stesso tempo avevo deciso di non raccontare loro nulla di quello che era successo, non volevo che si facessero strane idee e soprattutto non avrei davvero saputo da dove iniziare per spiegare.

I giorni trascorsi da quell'ultimo contatto, erano stati pieni di impegni per me.
Harry inviava qualche messaggio per chiedermi come stavo e per avanzare inviti a pranzo, ma non riuscivo davvero a trovare il tempo necessario per staccare la spina cinque minuti.
Caroline era dovuta partire improvvisamente per dei meeting a Chicago e tutto l'ufficio era entrato nel più completo caos al fine di riuscire a gestire al meglio gli affari in sua assenza.

Tutto il lavoro per noi era triplicato e ci preoccupavamo di non combinare disastri prima del suo ritorno. Avevo suddiviso i miei compiti affinché riuscissi a portare a termine i miei obiettivi prima del suo rientro ed ero arrivata alla giornata di venerdì con le idee molto chiare su cosa avrei dovuto fare per concludere il mio lavoro in bellezza.

Una volta raggiunto l'ufficio sistemai tutte le cose essenziali per affrontare i numerosi impegni in giro per Londra, senza lasciare nulla al caso. Mi recai al centralino della nostra sede per avvisare che avrei dovuto usufruire di una delle nostre auto aziendali. Prima di uscire salutai Karen, la dolce signora che si occupava degli ingressi ed aspettai la mia auto ferma sul marciapiede. Avevo talmente tanti faldoni tra le braccia, che muovermi di un solo centimetro avrebbe provocato la caduta di tutto...

Fortunatamente in men che non si dica, l'auto aziendale apparse davanti ai miei occhi, venne parcheggiata e dal suo interno vidi scendere un ragazzo dal posto di guida, molto attraente, capelli neri ed occhi azzurri, incarnato olivastro ed un gran sorriso stampato in volto. Doveva essere l'autista.

"Buongiorno Miss. Leto, prego, si accomodi!"

Il ragazzo aprì la portiera dell'auto e mi invitò ad entrare. Non credevo di avere un autista. Lo ringraziai e mi accomodai all'interno posando tutte le cose che dovevo portare con me, al mio fianco sul sedile. Sentii chiudere la portiera e mi resi conto solo dopo qualche secondo che l'auto era già partita.

"Scusami? Sai già dove dobbiamo andare?"

Chiesi allungandomi leggermente verso di lui.

"Certamente Miss.Leto, ho il percorso inserito nel navigatore che a sua volta è stato sincronizzato con la sua agenda."

Mi spiegò con un tono di voce lieve, come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Oh... scusami tanto, non lo sapevo, è la prima volta che utilizzo un'auto aziendale! Puoi darmi del tu se vuoi, il mio nome è Anna. Molto piacere."

Un sorriso spuntò sulle sue labbra e dallo specchietto intravidi una dentatura pressoché perfetta.

"Il mio nome è Jordan molto piacere! Vista la prima esperienza, sarò lieto di essere d'aiuto per oggi."

You don't need a title for this.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora