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Ero lì fuori, sola e completamente assorbita dai miei pensieri. Chiudevo e riaprivo gli occhi velocemente nella speranza che quelle foto scomparissero dalla mia mente.
Volevo dimenticare quelle labbra unite, volevo dimenticare le mani di Violet sul corpo di Harry e Dio solo sa quanto volessi dimenticare le mani di lui sul corpo di lei.
Non riuscivo a respirare bene, non riuscivo a ragionare lucidamente.

Avremmo dovuto parlare Harry. Io avevo un dannato bisogno di parlare con te. E tu? Tu te ne eri fregato, no no... non te ne eri solo fregato. Ti scopavi un'altra ragazza! Eppure eri sembrato così serio quando mi avevi confessato il tuo amore, quando mi avevi chiesto di andare a vivere insieme. Avevo creduto a quelle parole con così tanta facilità, non avrei mai immaginato che ci saremmo ridotti in quel modo.

Mi ritrovai a pensare a quanto il suggerimento di Josy risultasse allettante in quel momento. Ripensai alle sue parole, ripensai a me stessa. Forse dovevo semplicemente cambiare aria, distrarmi come meglio potevo. Mi resi conto che forse sarei dovuta ripartire da zero.

"Dovresti metterti in salvo da me, finché sei in tempo."

Furono le uniche parole che riuscii a pronunciare, sorprendendomi di me stessa. Reese assunse un'espressione mistica, mordendosi il labbro inferiore.
Era davvero la cosa giusta da fare? Dovevo davvero usare una persona per dimenticarne un'altra? Quel metodo non aveva mai portato a niente di buono.

"Forse non voglio essere salvato da te. Ci hai mai pensato?"

Lo guardai storta. Aveva sempre avuto una faccia tosta. Era determinato e combatteva per ciò che voleva. Riusciva sempre a sorprendermi con la sua perseveranza. Io non ero come lui. Mi spaventavo e fuggivo, correvo a nascondere la testa sotto alla sabbia se necessario.

"Puoi rientrare e goderti la cena, con me? Puoi farlo?"

Annuii alle sue richieste e quando tornati all'interno del ristorante mi sentii stordita. Odiavo ammetterlo a me stessa, ma quel ragazzo riusciva a tenermi a bada in un certo senso.
Quando arrivai al tavolo notai che Reese era ancora in piedi dietro alla mia sedia, le mani appoggiate al mio schienale.

"Che stai facendo?"

"Voglio solo scostarti la sedia. Sono un gentil uomo."

"Non c'è bisogno di faticare tanto, non ti porterà a niente."

"Non si sa mai."

"Puoi rilassarti, non ti mangio."

Lui sorrise e si accomodò di fronte a me, di nuovo. Sfiorò la mia mano sul tavolo, accarezzandola. I suoi occhi erano profondi ed indagatori, si percepiva piuttosto bene quello che era il suo intento. Stava cercando di leggermi dentro, di capire quali carte scoprire e quali sarebbe stato meglio tenere in tasca.

La cena proseguì in modo piacevole, parlammo di lavoro per lo più. Lui mi raccontò alcuni aneddoti della sua infanzia e di quanto a sua madre piacesse mostrare video di suo figlio da piccolo alle cene in famiglia.
A quanto pare era cresciuto con un padre assente e molto esigente. Aveva scommesso tutto sui suoi figli e non li aveva mai trattati come tali bensì come giovani leve da plasmare a sua immagine e somiglianza. Era un uomo d'affari molto importante e pretendeva che il suo impero finisse nelle mani giuste.


"Dovrei svegliarmi presto domani mattina, ho prenotato un'escursione alle scogliere e la guida ci aspetta per le 08:00." Dissi armeggiando con la serratura elettronica della mia camera.

Mi bloccai e sussultai quando il corpo di Reese premette contro il mio. Sentii le sue labbra poggiarsi nell'incavo del collo.

"E se andassi a dormire tardi, cosa succederebbe?"

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