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Capitolo 46:

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Aprii gli occhi con una fatica immane, dal momento che ero riuscita a chiuderli solo poche ore prima. Dopo qualche minuto passato a girarmi e rigirarmi nel letto, afferrai il cellulare dal comodino di fianco al letto, notando un messaggio non letto e che non avevo sentito arrivare.

<<Spero di vederti in ufficio stamani, non troppo stanca magari...>> Quel messaggio di Josy fece accendere una lampadina nella mia mente. Era colpa sua, ancora una volta, se Harry aveva saputo l'orario del mio ritorno.

<<Devo assolutamente smetterla di confidarmi con te.>> Risposi seccata. Ma da che parte stava la ragazza?!

Quel momento era troppo delicato e precario per potermi permettere di cedere a qualunque emozione.
In effetti, tirando le somme dell'intera faccenda da quasi cinque mesi a quella parte, potevo dire di avere abbastanza situazioni rimaste in sospeso per poterne aggiungere di nuove.
Posai nuovamente il cellulare, senza neanche aspettare una risposta, mi alzai dal letto e mi diressi verso l'armadio: afferrai un pantalone aderente  nero elegante, un maglioncino pesante da inserire al suo interno e tutto ciò che mi serviva per fare una doccia prima di uscire di casa, pregando Dio di non incontrare nessuno sulla strada verso l'ufficio.

La fortuna sembrava non essere dalla mia parte, poiché aprendo il portone del mio palazzo, proprio mentre stavo per uscire, qualcuno di fronte a me poggiò le mani sulle mie spalle facendomi sobbalzare.

"Giorno!" mi gridò nell'orecchio Reese Atwood. Il destino era davvero crudele con me.

Mi voltai verso di lui, portando una mano sul petto per lo spavento.

"Mio Dio, Reese! Perché devi sempre apparire dal nulla?" lo rimproverai, non riuscendo però a risultare realmente arrabbiata a causa della sua faccia allegra.

Mi rivolse un sorriso a trentadue denti alzando i pollici all'insù, per poi sporgersi verso di me e lasciarmi un veloce bacio sulla guancia.

"Leto, sei tu quella sempre distratta. Dai, sbrigati ti accompagno in ufficio."

"Perché?" chiesi, tentando invano di resistere alla sua non richiesta.

"Beh forse perché abbiamo fatto del sesso incredibile e poi sei sparita?!" disse lui, parandomisi davanti con le braccia conserte ed aria interrogativa "Che è successo l'altra notte?"

Mi aprì la portiera della sua auto invitandomi ad entrare così lo sorpassai e presi posto sul lato del passeggero.
Sbuffai e mi accasciai sul sedile, portando una gamba sopra all'altra e stringendomi la testa tra le mani.

"Harry." mormorai.

Non potevo vedere la sua espressione in quel momento, visto che lui stava guidando seduto al mio fianco, ma avrei giurato che avesse spalancato gli occhi e aperto la bocca, incredulo. Solo dopo un minuto mi afferrò un braccio, facendomi alzare lo sguardo nella sua direzione.

"Ti prego... dimmi che è uno scherzo Anna."

"No Reese! Non sto scherzando! Ieri sera, quando sono arrivata a casa, lui si è fatto trovare fuori dal palazzo e... e ci siamo baciati." tagliai corto, pressata dal suo sguardo ancora confuso ed interrogativo.

Se però fino ad allora era riuscito a mantenere un certo contegno, dopo avermi ascoltata spalancò del tutto occhi e bocca, e non capii subito se per l'indignazione o perché lo avevo ferito.

"E... - stava per parlare, ma ci ripensò – Niente."

"Parla, se vuoi dire qualcosa questo è il momento giusto!" lo ripresi con tono duro.

Ci mancava solo che si mettesse a fare il misterioso con me, quella mattina.

"Cosa vuoi che ti dica, Anna? - rispose lui, sollevando le braccia e facendole ricadere velocemente lungo i suoi fianchi - Sai come la penso su Harry. Non mi piace l'idea che voi due vi riavviciniate. Insomma, pensaci! Fino a ieri mattina era nel letto della bionda modella con delle gambe da urlo e ieri sera è venuto da te, proprio quando lei non c'era. Non vorrei dirti queste cose, ma a volte sembra che tu non te ne accorga da sola!"

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