Harry's Pov:
La musica scemò lentamente, lasciando che solo le ultime note emesse dal pianoforte riempissero uno dei più importanti stadi del Portogallo. Un silenzio tombale scese lento e leggero come la neve, quando anche quell'ultimo suono morì, denso ed acuto, infrangendosi come una bolla di sapone contro le gradinate.
Era una strana e sensazione quella che seguiva la fine di ogni esibizione.
Sempre più frequentemente mi capitava di sentirmi svuotato, privato di qualunque cosa portassi dentro. Ascoltai quel silenzio attentamente. Beandomene. Gli occhi ancora chiusi per assaporare al meglio ogni sensazione.
Risollevai lentamente le palpebre, svelando lo sguardo lucido e carico di emozione. Lasciai che un fiume in piena di applausi mi travolgesse in quello stesso istante, riempiendomi nuovamente di quanto io, poco prima, avevo donato al pubblico. Le gambe immobili, seppure le sentissi chiaramente tremare dall'interno. Pronte a scattare verso le tende che segnavano la linea di demarcazione tra il palco e il backstage. Stabili impalcature di chi è abituato al confronto con la platea, seppure ogni volta minacciassero di cedere non appena fossi arrivato in camerino, dando libero sfogo alla tensione che si era accumulata nei giorni precedenti e durante l'esibizione stessa.Il corpo tonico che si traduceva in una massa di nervi saggiamente foderati da abiti curati. Quella sera avevo indossato un gessato nero con delle frange che si aprivano dietro la schiena e che ondeggiavano seguendo i miei movimenti, ogni volta che li accentuavo appena rendendoli più teatrali.
Sorrisi. Sentii le labbra stendersi in un'espressione di gratitudine, gratitudine verso le persone che speravo di aver reso felici. Coloro che continuavano a riporre la loro fiducia in qualcuno che non conoscevano neanche. Sorrisi sciogliendo quella posa ben strutturata ed andando a chinarmi provocai un nuovo scroscio di applausi. Quello era il mio posto: lo era sempre stato. L'unico che potesse appartenermi davvero.
Silenzioso, lasciai che fosse il suono degli applausi a dare il ritmo della mia dipartita.
Ero pronto, ben conscio che presto due braccia sottili e non troppo lunghe avrebbero dovuto cingermi quasi con fatica il torace, lasciando spazio solamente ad una voce dolce e acuta che si sarebbe complimentata con me per la mia esibizione. Avrebbe dovuto essere ordinaria amministrazione eppure l'inevitabile accade. Non ci furono braccia sottili a stringermi. Così come nessuna bocca sfiorò la mia e nessuna vocetta si complimentò con me per la mia esecuzione. Per qualche istante quel sorriso tronfio con il quale avevo fatto il mio ingresso nella quinta si spense.
Ero deluso."Mio Dio! Sei stato bravissimo!" Squittì una vocina a me ben nota. Vocina che ebbe il potere di farmi arricciare le labbra di nuovo, soddisfatto.
Ecco di cosa avevo bisogno. Non avrei dovuto far altro che abbassarmi appena per accogliere l'abbraccio di mia sorella. Sarei stato soddisfatto per almeno un paio d'ore. Poi tutto sarebbe tornato ad essere la solita tiritera accompagnata dal solito tram tram che si ripeteva incessantemente da un anno a quella parte e che si sarebbe ripetuta per tutti i secoli dei secoli. O per lo meno quello era ciò che temevo: non riuscire ad andare avanti.
"Grazie Gem! E' sempre bello averti con me." Le dissi avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle mentre mi avviavo nel camerino in sua compagnia.
"Avrei qualcosa da ridire sul tuo look ma per oggi ho deciso di passarci sopra!" Commentò lei ridacchiando.
"Cos'è?! Non ti piacciono le frange?!" Chiesi fingendomi offeso.
"No, non mi piacciono i tuoi occhi lucidi quando a renderli tali non è solo l'emozione." Le sue parole spensero il sorriso che le stavo rivolgendo fino a quell'istante.
"Dai Harry... sai che non mi piace vederti così e puoi ingannare tutti ma non tua sorella."
"Non riesco a stare meglio Gem. Tutto quello che faccio, vedo o sento mi fa pensare a lei."
Portai una bottiglietta d'acqua alle labbra e scolai tutto il suo contenuto, nella speranza di impiegare il tempo necessario a distogliere l'attenzione da quella conversazione.
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FanfictionAmore. Quella parola mi aveva sempre spaventata. Ero diversa rispetto alle ragazze della mia età, non riuscivo ad accontentarmi e volevo di più. Desideravo quel tipo di amore che ti prende dentro, che ti sconvolge ... quel sentimento così incredib...