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Ero rientrata a casa quella sera con un enorme groppo in gola che non mi permetteva di respirare e ragionare lucidamente.
Sentire le promesse dei futuri sposi mentre i miei occhi erano persi in quelli di Harry era stato veramente troppo logorante.
L'intensità del suo sguardo mi aveva distrutta e non ero riuscita a sopportare l'emotività di quel momento. Quei pozzi verdi brillavano e si scurivano di profondità parola dopo parola, erano illuminati dalle luci leggere che circondavano la sala ma per me risultavano come fari nel buio della notte. Non riuscivo a vedere altro.
Intorno a me si era creato un silenzio rumoroso, uno di quelli assordanti che lasciava spazio solo alle emozioni e a quelle dannate promesse che non sarebbero mai state realtà per noi due.
Nessuno, in tutto l'arco della mia vita, era riuscito a rubare il mio cuore e la mia anima a tal punto da farmi mettere in discussione ogni cosa. Ogni certezza vacillante era andata in mille pezzi.

Stavo sorseggiando un bicchiere di vino nel mio salotto mentre continuavo a guardare fuori. La notte illuminata dalle luci della città era l'unica cosa in grado di tenere a bada il mio umore. Non avevo smesso di rimuginare neanche per un secondo mentre le lacrime avevano cessato di scorrere lungo il mio viso.

Stavo passando una mano tra i miei capelli, quando dei colpi secchi colpirono la porta di casa ripetutamente.
Sobbalzai a quel rumore assordante e per un istante ebbi quasi timore, non volevo aprire, non volevo vedere nessuno. Josy mi aveva pregata di restare più e più volte ma io non avevo ceduto alle sue richieste e me ne ero andata. Avevo salutato i presenti, ringraziato i vertici e chiesto scusa per la mia ritirata.
Speravo tanto non fosse lei perché non avevo voglia di parlare o di spiegare il mio repentino cambio d'umore.
Non pensai a darmi una sistemata, avevo il bicchiere di vino in mano, ero scalza e con il trucco sbavato. Sarei potuta sembrare un alcolista alle prese con il sabato sera, a chiunque avessi aperto in quel momento.

"Harry?" sussurrai, verso la fonte di tutti i miei problemi. Era stato lui a rischiare di buttare giù la mia porta.
Le sue narici erano dilatate e i suoi occhi più lucidi del solito. Sospirava pesantemente ed il suo petto oscillava su e giù senza trovare pace. Aveva entrambe le mani appoggiate ai lati della mia porta, all'altezza della sua testa e se ne stava lì...come se stesse cercando un sostegno.

Non ricevetti alcuna risposta in cambio, non che ce ne fosse bisogno. Stavo per chiamare una seconda volta il suo nome ma un brivido mi percorse tutta la schiena. Ancora una volta lui, era proprio lì, di fronte a me. Potevo sentirne il respiro sulla pelle, potevo sentirne il profumo.

Non parlò, entrò in casa senza chiedere il permesso. Con un calcio chiuse la porta alle sue spalle e le sue mani raggiunsero il mio viso circondandolo ed attirandomi più vicina.
Le sue labbra combaciarono con le mie senza preavviso lasciandomi senza aria nei polmoni. Quei baci erano droga iniettata direttamente in vena, sarei sicuramente morta di overdose se avesse continuato in quel modo. Una morte che, in ogni caso, sarebbe stata assolutamente piacevole.

"Mi sei mancata." continuò lui riprendendo da dove aveva lasciato alla festa.

"Harry..."

"Mi sei mancata tu. Mi è mancato il profumo della la tua pelle, le tue labbra..." disse sfiorandole con le sue. Mi accarezzò la guancia con la mano, scostò leggermente una ciocca di capelli, sistemandola dietro il mio orecchio.

Abbassai lo sguardo e lui con un dito sotto al mento lo risollevò nel suo.

"Sei bellissima..." concluse giusto prima di unire le sue labbra alle mie ancora e ancora. La sua bocca si muoveva libera e sicura sulla mia come se nulla fosse, come se quella naturale unione non fosse mai venuta a mancare tra noi.

Dopo qualche bacio a fior di labbra, le nostre lingue si incontrarono e cominciarono a rincorrersi. La sua mano poggiava ancora sulla mia guancia, accarezzandola delicatamente con il pollice, l'altra, mi teneva stretto il fianco. I miei occhi stavano cominciando ad abituarsi alla penombra della stanza e proprio in quel momento mi accorsi che la camicia di Harry era sbottonata fino a metà petto. Indossava dei pantaloni eleganti, quelli del vestito con cui si era presentato all'evento. L'idea di lui in casa mia, dopo tutto quello che era successo mi aveva fatto spuntare un sorriso amaro e mentre continuavo a baciarlo lui se ne accorse.

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