34:

77 3 0
                                    

Con uno sguardo al cielo di quel lunedì mattina, respirai profondamente solo per creare una piccola nuvola di condensa davanti al mio viso pallido. Iniziai a saltellare alla vista di una splendida moto di fronte a noi. Calciai un sassolino che si era trovato sui miei passi e tirai su con il naso, abbassando il capo nella sciarpa in lana grigia.

"Prima o poi la pagherai per questo" borbottai rabbrividendo e continuai "non so se esserne felice o estremamente terrorizata."

Harry, che passeggiava al mio fianco, liberò una risata nell'aria.

"Il mio amore non ti basta per essere felice?"

Chiese, cingendomi le spalle con un braccio e lasciando un veloce bacio sulla mia guancia fredda.
Scrollai le spalle ridacchiando mentre le mie palpebre si abbassavano sugli occhi scuri, di un nero intenso.

Decisi di non rispondere, non volevo finire col risultare banale e piatta, certo che il suo amore mi bastava; era l'unica cosa davvero importante nella mia vita direi.

Adoravo perdermi nei dettagli, cogliere ciò che ad una prima occhiata passava inosservato: un po' come gli angoli della bocca del ragazzo a pochi metri da me, che sembravano delineati in modo così preciso da sembrare finti. Le rughette d'espressione accennate intorno all'occhio destro, che chissà quante ne avevano viste e quante ne avevano sopportate. Il suo sguardo ammaliato, che chissà per quale assurdo motivo, era rivolto proprio a me. Difficilmente riuscivo ad imprimere nella mia mente una figura o un viso intero, un paesaggio dai confini indefiniti o qualcosa in cui l'attenzione faceva più fatica a trovare un punto su cui focalizzarsi.

Harry aveva i capelli intrappolati da un berretto in lana grigia ed il giaccone nero che lo rendeva ancora più magro, un sorriso largo sul volto mentre parlava a voce alta – quella voce – ed un paio di jeans di un blu scuro che aderivano alle gambe esili.
Respirai profondamente, senza riuscire a trattenere un sorriso di soddisfazione ed impazienza, ma non continuai a studiare i suoi movimenti, per quanto avrei voluto: abbassai il capo e feci finta di essere concentrata sul casco che tenevo tra le mani, mentre dentro di me memorizzavo la posizione di Harry. Sapevo esattamente cosa fare.  

"Sei estremamente sexy in sella ad una moto."

Mi inumidii le labbra e "Si sono slacciati gli stivaletti, li aggiusto un attimo." dissi, alzando la voce e una mano per richiamare l'attenzione del mio ragazzo seduto in sella a pochi passi da me. Mentre assumevo una posizione piuttosto ambigua per sistemare le scarpe, di soppiatto, portai di nuovo lo sguardo su Harry e capii di essere riuscita nel mio intento: si era accorto che stavo giocando ed il mio sedere avvolto da leggins neri molto aderenti gli era appena stato spiattellato in faccia. Lui mi stava osservando con un'espressione confusa, stupita e giocosa al tempo stesso.
Gli rivolsi un sorriso tutt'altro che timido, quanto più consapevole e provocatorio, ma non aspettai una sua reazione prima di tornare in posizione eretta e presente – non con la mente - per salire dietro di lui e partire.

Era passata poco meno di un'ora dalla nostra partenza, quando mi sentii costretta a distogliere lo sguardo dalle sue spalle, perfettamente rivestite dal giaccone in pelle, per spostarlo sul suo viso. Era veramente un figo.

Harry stava prendendo posto di fronte a me al tavolo di un piccolo bar sul mare. Harry si schiarì la voce proprio davanti a me.
Inarcai un sopracciglio e rimase in silenzio, soffermandomi sulle sue grandi mani incrociate sul tavolo e sul suo busto leggermente proteso in avanti, del quale si intravedevano di nuovo quei tatuaggi che avrei voluto osservare per ore ed ore. Quegli occhi verdi mi stavano studiando senza alcuna fretta o pudore, mentre le fossette ai lati della bocca rosea e umida si mostravano al posto del sorriso che lui stava cercando di nascondere.

Stavo soccombendo sotto quello sguardo, sotto l'irrefrenabile voglia di togliergli dalla testa quel cappello solo per passare una mano tra i suoi capelli, ma mi imposi di non lasciar trasparire nessuna di quelle emozioni od avrei finito per risultare ridicola ai suoi occhi. Alla fine, fu proprio lui a cedere a quel silenzio fatto di parole implicite, ma palesi.

You don't need a title for this.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora