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Noi due riuscivamo a capirci senza dover spendere troppe parole.

Ero rientrata a casa quella sera pensando a tutto quello che stava succedendo nella mia vita da quando lo avevo incontrato, sperando e pregando che qualcuno o qualcosa non portasse via quello spiraglio di luce.

Avevo deciso fin dall'inizio di darmi un contegno e di lasciarmi andare per vivere ogni emozione al 100%. Harry era una delle persone più belle che avessi mai avuto l'occasione di incontrare e per me avere la possibilità di trascorrere del tempo con lui era da considerarsi un onore.

"Vorrei che tu mi accompagnassi in studio questo sabato mattina, sempre se ti va ovviamente..."

Mi chiese lui senza allontanarsi da me e continuando ad avvolgere i miei fianchi con le sue braccia forti.

"Cosa?"

Si, fu l'unica domanda che riuscì a lasciare la mia bocca in quel momento.

Io amavo la sua voce ed in certi momenti della mia vita era stata proprio quella a darmi la forza di non mollare.
Lui non sapeva quanto in passato mi fosse stato d'aiuto senza avere la più pallida idea di chi fossi.

"Mi piacerebbe molto se tu mi accompagnassi, sto lavorando su alcuni nuovi pezzi e ci terrei ad avere un tuo parere."

Disse ed un sorriso enorme apparse sul mio viso.
La quindicenne ben radicata in me, stava saltando in tutte le direzioni.
Lui sorrideva con me e guardarlo faceva male agli occhi.
Annuii alla sua domanda.

"Sarebbe bellissimo Harry, grazie."

Gli dissi circondando il suo collo con le braccia e spingendomi sulla punta dei piedi per arrivare più vicina a lui.
Il suo viso finì nell'incavo del mio collo e sentii il suo lieve respiro sulla mia pelle.
Quando mi allontanai leggermente da lui , i nostri volti si trovarono ancora una volta a poca distanza. Sorrisi spontaneamente quando il suo naso sfiorò il mio per gioco. Arricciai le labbra e lo vidi strizzare gli occhi. Era bellissimo.

"Sei molto carina vestita così."

Disse lasciando la presa sui miei fianchi, facendomi roteare ben due volte su me stessa, stava alludendo al mio grembiule con su scritto "Daddy's girl."
Me lo aveva regalato papà prima della mia partenza. Sapeva quanto adorassi cucinare e gli era sembrato un pensiero carino da mettere in valigia.
Ridacchiai e dandogli le spalle tornai ai fornelli.

"Mio padre è un tipo piuttosto geloso e ci tiene particolarmente alle figlie."

Dissi mentre giravo il sugo per la pasta.

"Credi che potrebbe uccidermi se sapesse che mi sono preso una cotta per la figlia in trasferta?"

Chiese lui affiancandomi mentre portava un calice di vino rosso alle labbra per prenderne un sorso. Le sue parole rimbombarono nella mia mente più di una volta prima che riuscissimo a sederci insieme a tavola. "Una cotta per la figlia in trasferta."
Io ci provavo con tutta me stessa a non illudermi ma come potevo farcela se lui faceva certe affermazioni?!

"No, non ti ucciderebbe ma probabilmente tenterebbe di romperti qualche osso prima di scoprire quale sia il tuo nome."

Risi ancora una volta quando notai il suo sguardo preoccupato.

"Perché non vuoi dirmi a cosa stai lavorando?"

Gli chiesi portando un boccone alle mie labbra.
Lui sorrise e poi riempì i nostri calici con altro vino.

"E' una sorpresa..."

Quella era la seconda volta da quando ci eravamo conosciuti nella quale mi diceva che "era una sorpresa".

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