Capitolo 37

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PDV Emma
Non posso lasciarlo andare via così, ma proprio non riesco a formulare una frase sensata. Non ce la faccio a dirgli ciò che è successo, proprio non ce la faccio. Ho la bocca secca, le lacrime agli occhi e mi tremano le mani. Lui raccoglie la felpa e si dirige verso l'uscita, sbatte forte la porta. Istintivamente lo inseguo, sono scalza e ho addosso solo una camicia da notte corta, ma l'istinto prevale sulla ragione in questo momento. Lo vedo in strada che si sta dirigendo a passi veloce verso il motorino, ha le mani chiuse a pugno e non sembra abbia voglia di fermarsi a discutere. -Mattia fermati! Urlo in mezzo al marciapiedi, incurante delle persone che mi passano accanto. Lui si ferma giusto un secondo ma nemmeno si gira e continua dritto per la sua strada. -MATTIA, FERMATI CAZZO. Grido più aggressivamente riprendendo a correre a piedi nudi. Questa volta lui si volta e sto per raggiungerlo ma lui indietreggia. -Non ti avvicinare. Sibila a denti stretti mettendo un braccio tra noi. Mi fermo e lo guardo negli occhi, le lacrime premono impazienti e ho un groppo in gola tremendo. -Torniamo a casa, parliamone faccia a faccia. Lui apre le braccia in un gesto teatrale e sorride tristemente senza riuscire a guardarmi negli occhi. -Me so rotto, Emma. Ma ce vedi? Sembriamo due adolescenti che se nascondono dai genitori, io te voglio TUTTA per me, senza segreti, senza aver paura dei pregiudizi, senza alcuna paura. E tu Emma? Cosa vuoi tu Emma? Il silenzio cala tra noi per un attimo, non riesco a raccogliere i miei pensieri, mi comincia a far male la pancia. -Io.. Voglio te.. Sussurro chinando il capo. Lui sospira forte e incrocia le braccia al petto. -Non a queste condizioni, non mi basta più. Scuote la testa e la rabbia mi acceca. -Cosa vuol dire non ti basta più? Tutte le cose che mi hai sempre detto che senso hanno ora? Scuoto la testa e le lacrime cominciano e rigarmi le guance, questa volta lui non si muove verso di me, mi risponde solo -Sono sempre valide le cose che ti ho detto e lo sai bene, puoi benissimo datte una risposta da sola a tutto questo. Si gira e continua ad andarsene. -Aspet.. Urlo ma le mie parole si smorzano quando una fitta al petto mi fa crollare a terra. Ho difficoltà a respirare e la vista mi si offusca pericolosamente. Sono per terra, in ginocchio e con una mano poggiata sul petto. Noto che Mattia si gira e con la coda dell' occhio mi vede a terra.

PDV Briga
Non capisco perché si sia interrotta a metà frase, mi giro e la vedo a terra. Inizialmente penso che mi voglia supplicare ma poi noto il dolore nel suo sguardo e la bocca contorta in una smorfia. Non ci penso nemmeno un attimo, le corro incontro, butto le chiavi e la felpa a terra e mi accuccio al suo fianco. -EMMA! Lancio un grido straziato non sapendo come comportarmi. La prendo in braccio e la riporto a casa. Piano piano il suo respiro sembra calmarsi, i suoi occhi sembrano meno vitrei e i battiti del suo cuore si calmano. A casa la faccio stendere sul divano e lei si addormenta quasi subito, riesce solo a sussurrare -Ti prego, non andartene.. Le accarezzo i capelli finché non si addormenta. Ho bisogno di una sigaretta, forse due. Esco in terrazza e comincio a fumare pensieroso. Canticchio sottovoce una canzone e rifletto. "Così finisce tutto così, la nostra prima scena.. E non ho niente da perdere, se non amore te.." Appoggio i gomiti sulla ringhiera, mi passo le mani sul viso, mi rialzo e tiro un pugno al muro, ne avevo proprio bisogno. Mi fa male la mano, le nocche sanguinano ma è un dolore più leggero di quello che sento ora nel petto, quasi un sollievo. Ci stiamo rovinando a vita a vicenda nonostante io l'ami più di quanto ami me stesso. Scuoto via i pensieri dalla testa, ora so quello che devo fare. Mi riavvicino al divano, Emma sta aprendo gli occhi e si sta svegliando. Mi abbasso alla sua altezza e la compro con una coperta. I suoi occhi sono languidi, è contenta che non me ne sono andato. -Emma, resta qui a riposare. Nota la mia espressione seria e deglutisce. -Dove.. Dove vai?! Più che una domanda sembra un esclamazione. -Grazie di tutto, Emma. Le bacio la fronte e chiudo gli occhi inspirando forte il suo odore. -Cosa significa? Balbetta a mezza voce. Mi alzo senza risponderle e mi dirigo verso l'uscita. È la scelta giusta per me e per lei, la smetteremo di farci del male. -Mattia.. Mi chiama mentre sto uscendo, mi volto e le rivolgo un mezzo sorriso. -Ti amo.. Mima con le labbra mentre le lacrime le scendono giù a fiotti. -Non sai quanto ti amo io.. Replico e una lacrima si insinua sul mio volto. Prima che io ceda me ne vado e chiudo la porta. Sento i suoi singhiozzi persino da fuori, il mio cuore perde un battito e ci vuole tutta la mia forza di volontà per non tornare indietro. Ritrovo la mia felpa e le chiavi, salgo sul motorino e parto a tutta velocità. Passerò dei casini con la produzione, spero che Maria riesca ad aiutarmi in qualche modo. Non voglio pensare a niente ora, do ancora più gas, forse sto esagerando un po. Non noto uno 'stop' e sento un clacson vicinissimo a me, mi giro in tempo solo per vedere dei fanali a pochissimi centimetri da me, non ho nemmeno il tempo di spaventarmi o urlare. Sono a terra, non riesco a muovermi, mi fa male tutto. Poi vedo tutto bianco, bianco puro, bianco come la luce, bianco come Emma.

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