Capitolo 71

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"Io ti ho coperto le spalle scoprendo tutto il mio cuore, ma un sogno non si può rifare"
[Emma Marrone-Occhi Profondi]

PDV Briga
Mi manca letteralmente il fiato, l'unica cosa che vorrei in questo momento è abbracciare la mia piccola, sentire le sue curve sotto i palmi delle mie mani e il suo respiro sul mio collo, la sua risata rimbombare per tutta casa e i suoi baci sul mio collo. Ho paura di svenire, sento il sangue affluire al cervello e defluire dal resto del corpo, il cuore accelera a mille i battiti e sono costretto ad appoggiarmi alla parete più vicina per non accasciarmi a terra. Il dottore si schiarisce la voce evidentemente in imbarazzo e mi chiede se desidero un bicchiere d'acqua, io rifiuto gentilmente e chiedo altre informazioni. -È una cosa complicata, il bambino ha sentito qualcosa che lo ha agitato parecchio, in questo caso l'incidente con la macchina e ha cominciato a ribellarsi. Non vuole mangiare, si muove male e ha il cordone ombelicale intrecciato attorno al collo, se non si calma ucciderà se stesso e la sua ragazza. Il suo cuore batte forte e si agita molto, Emma subisce. L'unica cosa da fare ora come ora è aspettare che la cosa migliori, Emma ha fatto delle analisi precedentemente e c'erano già dei problemi con il piccolo, sembrava che il suo cuore non funzionasse mente in realtà era già in stato confusionale, questa cosa capita di rado ma purtroppo ci sono stati alcuni casi ed Emma è uno di questi. Il mio cuore perde un battito al suono di quelle parole e comincio a sudare freddo, il piccolo si sta uccidendo e sta uccidendo anche lei. Il dottore sposta il peso del corpo sull' altra gamba e riprende a parlare. -Ci sarebbe anche un'altra soluzione. Alzo lo sguardo e catturo il suo sguardo, la seconda opzione già non mi piace. Faccio cenno con il capo di continuare a parlare e lui riprende -Rimuoviamo il bambino, è letale per lei e sarebbe legale farlo. Quasi mi strozzo ingoiando la mia stessa saliva e il dottore mi rifila qualche pacca sulla schiena, un po per aiutarmi e un po per consolarmi. Scuoto la testa indeciso sul da farsi, se Emma si sveglia e viene a sapere che ho acconsentito ad uccidere nostro figlio mi ammazza a mani nude, senza mezzi termini. Ma non posso lasciarla morire senza fare niente, ho bisogno della sua pelle delicata a contatto con la mia, delle sue labbra sulle mie e della sua voce dentro la mia testa. Mentre medito il dottore interrompe nuovamente il flusso dei miei pensieri. -Oppure c'è un opzione molto più ardua. Rido nervosamente istintivamente e spalanco le braccia sorpreso. -Può essere peggio di così?! Chiedo sbalordito scuotendo la testa ed ignorando il grosso modo in gola che mi preme. -Si può provare un'operazione d'emergenza di rimozione del feto ed incubazione così da salvarlo artificialmente. Ascolto attentamente cercando di restare lucido e lo interrompo bruscamente. -Dove sta il trucco? Chiedo con voce roca, la mia gola si è fatta improvvisamente troppo secca. -Le probabilità che la signorina Emma sopravviva sono minime. Spalanco gli occhi meravigliato e mi copro il viso con le mani in modo da nascondere le lacrime che ormai sono irrefrenabili, non potrebbe andare peggio di così. -Le lascio un po di tempo per pensarci su mentre aspettiamo i genitori, sono già stati contattati dall'ospedale. Mi sfiora la spalla con una mano e ne va silenziosamente lasciandomi solo in un angolo dell' ospedale, stare solo è proprio ciò che mi serve ora e qui intorno gira persino troppa gente. Mi incammino verso un' uscita d' emergenza ed esco all'aria aperta sul terrazzo, prendo una gran boccata e l'aria mi brucia nei polmoni. Le lacrime raddoppiano e vengo travolto dalle mie emozioni, mi ritrovo a singhiozzare e per tranquillizzarmi accendo una sigaretta, nell' accenderla mi brucio una mano e una goccia di pioggia mi cade in testa, che gran bellissima giornata di merda! Non so dove mettere le mani e mi appoggio sulla ringhiera, la pioggia comincia a farsi fitta ma non mi importa, lascio che sciacqui via tutte le mie preoccupazioni e i brutti pensieri, scaglio il volto contro il cielo e lascio che le gocce mi rinfreschino la pelle ardente. Schiudo la bocca e lascio che l'acqua vi penetri dentro, spero in un illuminazione divina mentre i pensieri continuano a correre a mille dentro la mia mente. -È più facile di quanto pensi prendere una decisione. Sussurra una voce alle mie spalle, nemmeno mi sorprende più, è la ragazza di prima. Non so come fa a sapere tutto, a trovarsi sempre nei paraggi nei momenti sbagliati e perché sia così fottutamente irritante. Non le rispondo e aspetto che dica qualcos'altro mentre mi accendo l'ennesima sigaretta, mossa sbagliata perché lei me la frega dalle mani. Mi volto di scatto verso di lei mentre la pioggia continua a sfregarmi il volto. -Cosa cazzo fai?! Grugnisco con uno sguardo minaccioso e lei si siede sulla ringhiera accavallando le gambe sotto la sua vestaglia bianca, è ancora scalza e i suoi capelli cominciano a bagnarsi sotto la pressione della pioggia. -Lo sai quello che devi fare Briga, fallo cazzo! Sibila lei a denti stretti socchiudendo gli occhi minacciosamente tanto che sono costretto ad indietreggiare di un passo. -La rivuoi? Chiede fissando la sigaretta e facendo un lungo tiro aspettando una mia reazione, improvvisamente la getta via all'indietro in modo da farla finire in strada, sorride e getta la testa all'indietro. Quando capisco cosa vuole fare è troppo tardi, si è già buttata giù dalla ringhiera all'indietro senza alcuna paura, è pazza. Spaventato mi avvicino alla ringhiera dato che non ho sentito alcun rumore di ossa rotte o cose simili e non c'è nessuno, assolutamente nessuno schiantato a terra. Siamo al secondo piano e sotto questo balcone se ne nasconde un altro sul quale noto la strana ragazza che mi fa l'occhiolino e che rientra dentro l'ospedale senza darmi tempo di dire o fare niente. Non ho la minima idea di come abbia fatto ma non ho tempo di pensarci troppo su. Rimango sbalordito ma le sue parole mi rimbalzano nella testa, ha ragione, devo fare ciò che mi sento. Rientro velocemente e mi incammino verso la stanza di Emma, il dottore di prima mi ferma. -Ha deciso? Mi incalza da sotto gli occhiali dalle lenti spesse. -Oh si, ho deciso, vado a riprendermi la mia ragazza e il nostro bambino. Così dicendo riprendo la mia strada e lui non tenta nemmeno di fermarmi, annuisce a labbra strette, forse mi da persino un po di ragione nonostante sia una cosa folle. Entro nella stanza e mi schiarisco la voce nonostante ci siamo solo io sulla porta ed Emma inerte sul lettino. L'unico rumore è il ticchettio ripetitivo dello strumento che monitora i suoi battiti e la sua pressione. -Emma Marrone, non mi frega niente di nulla, ora tu me devi ascoltà perché lo so che ci sei ancora là dentro. Mentre pronuncio queste parole mi avvicino al suo lettino e le gocce d'acqua di cui sono impregnato gocciano sulla sua pelle di velluto, sembra una bambola di porcellana ma è comunque bellissima. Le prendo una mano e mi chino verso il suo viso riprendendo il monologo. -Io te amo e tu non sei assolutamente autorizzata ad andattene, sei la mia vita ora e devi prendete cura de me e del nostro bambino, dipende tutto da te. Io me prenderò cura di voi se solo tu lo vorrai quindi permettimi di fare ciò, permettimi de amavve con tutto il mio cuore e torna. Cazzo, torna da me. E non è una richiesta ma un ordine questo cara signorina Brown, il tuo campione di sogni ha bisogno de te ora. Alcune lacrime silenziose mi rigano il viso e mi bagnano le labbra già piene di goccioline di pioggia, il tutto si mischia mentre poso un delicato bacio sulle labbra secche di Emma. Non sento alcuna risposta finché mi sembra di sentire una leggera pressione delle labbra da parte sua, un gesto automatico o una silenziosa risposta alle mie preghiere?!

PDV Emma
Dove sono? Dove cazzo sono?! È tutto pieno di luce e sento delle voci che rimbombano che cerco di interpretare, poi il silenzio e il buio. Cerco di tranquillizzarmi e di trovare una via d'uscita che non trovo, sto per piangere dentro me stessa quando riconosco una voce, Mattia. Cerco di concentrarmi sulle sue parole mentre l'eco le fa disperdere in questo posto luminoso. Pelle, carne fresca a contatto con me. Le sento, le sue labbra carnose le riconoscerei tra mille altre. Voglio rispondere al bacio ma non sento niente, non vedo niente e non riesco a fare nulla, la luce è l'unica cosa che mi è rimasta?!

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