Capitolo 68

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"Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, e se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire"
[William Shakespeare]

PDV Briga
Comincio a passeggiare nervosamente per la stanza in cerca di un appiglio, il respiro diventa affannato mentre il panico prende il sopravvento. -Cosa diavolo sta succedendo? Ringhio a denti stretti impaziente di sapere il verdetto e il dottore mi guarda storto, dovrei imparare a gestire meglio la rabbia. -Non so bene, c'è qualcosa che non quadra, quasi non si sente il battito del cuoricino.. Il mio cuore perde un battito al suono di quelle parole e penso di stare per svenire, il sangue mi si gela nelle vene e mi appoggio al letto su cui è sdraiata Emma per non cadere a terra. -Scherza? La mia voce è un sussurro rauco, non può succedere. Il mio bambino, il nostro bambino deve vivere, voglio sentire il suo profumo dolce mentre è tra le mie braccia, il suo cuoricino battere a contatto con il mio, la sua prima risata, la sua prima camminata, non posso farne a meno. Mi sento cedere la terra sotto ai piedi ed Emma mi fissa con le lacrime agli occhi in cerca di sostegno, l'abbraccio forte sperando di non farle sentire quanto dolore sto provando in questo preciso istante, nemmeno pensavo di amare così tanto questo bambino. Emma ha le mani fredde e si morde nervosamente il labbro, io le stampo un bacio sulla fronte e faccio un gran sospiro. -Cosa succede ora? Chiede coraggiosamente lei al dottore mentre egli corruga la fronte e si gratta il mento. -Dobbiamo fare alcune analisi, potrei sempre sbagliarmi ma.. Il dottore lascia cadere la frase a metà, le nostre facce sono già abbastanza sconvolte, non vuole peggiorare la situazione. Emma si massaggia il ventre incredula mentre alcune lacrime silenziose le lacrimano il volto, io non dovrei essere messo molto meglio. Ho soltanto voglia di spaccare qualcosa e dato che il dottore è la prima persona a portata di mano sarebbe bene che si allontanasse da me, stringo forte i pugni e serro la mascella, lui sembra accorgersi del mio umore e si allontana di un passo. Sono seriamente tentato di spaccargli il muso, come può dirci una cosa così grave così tranquillamente, a lui non può fregare di meno di questo bambino, è uno dei tanti. Ma questo è il mio bambino e non ho assolutamente intenzione di lasciare correre. -Quindi adesso passeremo una settimana di ansia tremenda senza poter fare niente, è così dottore?! Chiedo con voce roca alzandomi in piedi prendendo un gran sospiro, Emma si accorge del mio nervosismo e mi accarezza il braccio cercando di calmarmi. -Bhe potrei provare ad accelerare i tempi.. Balbetta il medico incrociando le braccia al petto e strizzando gli occhi spaventato, mi avvicino maggiormente a lui e alzo la voce -Provi? Oh no, tu ci riesci se vuoi che la t.. -BASTA VI PREGO! Urla improvvisamente Emma interrompendomi e scoppiando in un pianto spossante e tremando affonda il viso tra le mani. Si alza in piedi e corre via veloce, così veloce che io e il dottore restiamo allibiti e fermi per alcuni secondi a bocca aperta come due pesci lessi a fissare la porta aperta da cui è scappata.

PDV Emma
Scappo, corro via. È l'unica cosa che voglio fare ora, non voglio essere trovata da nessuno, non voglio nemmeno pensare che il corpicino del nostro bambino possa essere morto dentro di me. Con l'aggiunta di questi pensieri un gemito mi scappa dalla bocca e le gambe mi portano in giro da sole. La mia mente non collega, non guardo nemmeno dove vado, vado e basta. -EMMA! CAZZO FERMATI, EMMA! Sento le urla incazzate dietro di me, è Mattia e il mio cuore vorrebbe rispondergli ma non posso, ora proprio non posso. Infilo la sua immagine in un angolino della mente e continuo la mia corsa frenetica in giro per la città, sono giunta a dei quartieri che non ho nemmeno mai visto prima. La gente mi fissa mentre corro come se fossi una pazza, la madri tirano più vicino a sé i proprio figli, io mio figlio ce l'ho dentro e nemmeno so se è vivo e non posso fare nulla per salvarlo. Le lacrime sgorgano infinite e mi bagnano le guance, il collo ed il petto. Il fiato mi si fa corto e mi bruciano i polmoni ma non importa, le mie gambe continuo da sole. Ho la guerra dentro la mia mente, le parole del medico, le urla di Briga e i pianti di un bambino in lontananza si sovrappongono e sono costretta a fermarmi, c'è un parco vuoto dietro una schiera di villette e mi ci rintano. Mi accuccio nell' angolo più remoto e aspetto di riprendere lucidità, aspetto che il respiro si calmi, che il cuore smetta di battere all'impazzata e che la mente si faccia più lucida. Aspetto di tornare a vivere. Le palpebre si fanno pesanti e mi sento sicura qui, sono dentro una casetta per bambini che deve essere stata inutilizzata per svariato tempo ormai, ci sono odore di polvere e muffa ma i miei occhi si sono ormai chiusi. Un venticello fresco entra dalle finestrelle intagliate nel legno e mi culla mentre mi addormento. Sogno una distesa d'erba verde, verde come gli occhi di Mattia, così belli i suoi occhi, così bello lui. Mattia, Mattia. Cazzo, Mattia. Spalanco gli occhi e il buio mi circonda, cazzo quanto devo aver dormito! Non so nemmeno dove sono e comincio ad avere fame, sete e freddo. Tasto le tasche dei jeans in cerca del cellulare ma non lo trovo, devo averlo lasciato insieme alla mia borsa in ospedale. Sospiro appoggiando la testa al legno freddo, si è fatto fresco ed ho la pelle d'oca, Mattia starà morendo d'ansia in questo momento, mi ucciderà con le sue stesse mani semmai mi troverà viva. Un brivido mi percorre la schiena e mi accuccio maggiormente su me stessa nonostante mi si siano intorpidite sia le braccia che le gambe. Chiudo gli occhi e ascolto il rumore ritmico del mio cuore, è l'unica cosa che sono capace di fare in questo momento. Dovrei alzarmi e cominciare a chiedere aiuto ma non penso che alle due di notte ci siano persone molto carine e vogliose di dare indicazioni stradali ad una ragazza sola, tutt' altro. Sospiro forte e presa dalla noia comincio a leggere le uniche frasi scritte con gli uniposca dai ragazzi leggibili sotto la luce flebile dei lampioni. Quasi tutte sono frasi d'amore e tra tutte le lettere incise noto una M ed una E, che strano scherzo del destino. Mi manca terribilmente il mio Mattia in questo momento e l'unica cosa che vorrei fare è abbracciarlo stretto a me e chiedergli scusa, sono stata veramente una stupida. Sto per prendere coraggio per uscire e chiedere aiuto quando improvvisamente sento dei bastoncini e delle foglioline rompersi e scricchiolare sotto il peso di qualcuno che cerca silenziosamente di avvicinarsi a me, deve avermi notata. Sento anche il guaito di un cane accompagnare la figura e i miei muscoli si irrigidiscono, ora che ci penso no, io e Mattia non abbiamo un cane. Penso di svenire mentre la figura si affaccia dentro la casetta silenziosa, prendo fiato a pieni polmoni e urlo con tutta la forza che posso terrorizzata.

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