Capitolo 52

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PDV Briga
I freni stridono forte quando Emma frena bruscamente nel bel mezzo della strada. Le macchine che ci sorpassano ci suonano irritate il clacson e imprecano, ma non ho tempo da sprecare con loro. -Ti sei completamente ammattito? Urla Emma con uno sguardo di fuoco sbattendo i suoi piccoli pugni contro il volante. -Quà quella pazza sei tu, Emma! Grido ancora più forte di lei spalancando le braccia sorpreso. -Ma cosa pretendi da me? Cosa? Strilla scuotendo la testa e gesticolando freneticamente. Io resto ammutolito, la osservo con gli occhi ridotti a due fessure e le labbra strette. -È un fottuto bambino e sta dentro la mia pancia, ok? Non nella tua, nella mia. Sottolinea ogni singola parola alzando la voce e indicando la sua pancia con un espressione disgustata. -Tu sei completamente pazza! Le urlo in risposta guardando fuori dal finestrino e sfuggendo al suo sguardo. -E tu sei deficiente! Grida puntando i suoi occhi su di me e stringendo forte il volante. Non ha mai osato dirmi qualcosa del genere seriamente, volto di scatto la testa verso di lei stupito e serro la mascella, mi avvicino e quando sono a un palmo da lei sibilo -Ripetilo, se hai il coraggio. Lei sostiene il mio sguardo e non abbassa la cresta, sorride in modo inquietante e mi spinge facendomi tornare al mio posto. -Vaffanculo. Dice con la voce scossa dalla rabbia e gli occhi fissi sulla strada. Spalanco gli occhi ancora più sorpreso e mi mordo forte un labbro. -Non me lo faccio ripetere due volte. Le faccio un sorriso falso ed esco dalla macchina avviandomi a passo veloce il più lontano possibile da lei. Cammino e mi accorgo di essere ancora in mezzo alla strada quando le macchine cominciano a protestare suonando il clacson e urlandomi contro parole incomprensibili. Rispondo a tutti con un 'vaffanculo' diretto e conciso, lo stesso che Emma ha detto a me. Sento un dolore al cuore come fosse una coltellata fresca e stringo i pugni rifilando un pugno al primo muro che mi trovo dinanzi. Ho le nocche che sanguinano leggermente e la gola secca, con la coda dell'occhio noto la macchina di Emma nella solita posizione nel bel mezzo della strada e vedo il profilo del suo viso sprofondato nel suo braccio appoggiato sul volante, scosso da fremiti violenti. Mi si spezza il cuore una seconda volta a vederla piangere ma l'incazzatura vince su ogni altro sentimento in questo momento. Mi infilo in un vicolo dall'aria sconosciuta, diretto al primo bar che trovo. 'La taverna' sembra un posto perfetto, non troppo affollato e posti su cui poter riposare in pace senza essere disturbati. Ordino un Whiskey e me lo bevo in un solo sorso, mi brucia la gola ma il dolore al petto è ancora più forte. Ripenso alle dure parole di Emma, alla sua espressione disgustata mentre parlava di nostro figlio e mi viene un conato di vomito. Mando giù il secondo Whiskey cercando di annebbiare il più velocemente possibile i miei pensieri.

PDV Emma
Sono ferma dentro la macchina nel bel mezzo della strada, le lacrime mi rigano fitte il viso e mi si annebbiano i pensieri. Sono molto stanca, è stata una giornata molto pesante e la litigata con Mattia non ci voleva proprio. Sospiro spossata e riprendo la guida della macchina, mi rimetto in strada diretta verso casa. Sento un dolore lancinante alla testa e distratta come sono, mi becco alcuni rimproveri da altri autisti scocciati da come guido. Parcheggio e mi dirigo velocemente verso il mio appartamento. Appena entro mi tolgo i vestiti lasciandoli in giro in ogni stanza nella mia rotta verso il bagno. Riempio la vasca d'acqua fino all'orlo e oli profumati, che creano una schiuma piacevole a contatto con il corpo appena mi ci infilo dentro. Lascio vagare un po la mia mentre, penso a come la mia vita potrebbe cambiare ora che sono consapevole di portare un bambino con me, un essere vivente, un corpicino con delle piccole manine che mi stringerà il pollice e mi farà solletico con quei suoi piedini. Inconsapevolmente mi ritrovo a massaggiare il mio ventre con movimenti lenti e circolari, ad accarezzare il piccolo. Rabbrividisco leggermente e mi infilo sotto l'acqua completamente, mi lascio cullare e trattengo il respiro, il mio stato di apnea dura alcuni secondi e quando i miei polmoni richiedono urgentemente un po d'aria li assecondo tornando a galla. Strabuzzo gli occhi cercando di distinguere le lacrime dall' acqua ma ormai sono un unico agglomerato, sbuffo cercando di rilassarmi ma il mio cervello me lo impedisce. Ripenso a come Mattia abbia digrignato i denti, dei suoi pugni stretti sul sedile, della sua espressione furiosa, nemmeno lo conosce e già ama il bambino e non capisco perché non sia lo stesso per me. Magari ho semplicemente paura, il legame che instaura una madre con il proprio figlio è tutta un'altra storia, tutto un altro amore. Mi immagino un piccolo bimbo, dagli occhi verdi come i suoi e dalle labbra carnose come le mie, dai capelli del colore del sole e dalle braccia paffutelle. Mi ritrovo a sorridere come un ebete e scrollo le spalle cercando di cancellare il tutto dalla mia mente, certi pensieri non mi fanno bene, non mi fanno pensare lucidamente. Chiudo gli occhi e lascio calmare il mio respiro, rilasso ogni singolo muscolo e mi addormento profondamente. Sogno le mani di Mattia sulla mia schiena che mi tengono stretta a lui, il suo sguardo penetrante che mi avvolge completamente, le sue labbra fresche sulla mia pelle. Mentre lui mi carezza noto nell' angolo della stanza una bambina accucciata, ha i ciucci e i capelli di un marroncino chiaro, mi avvicino a lei per chiederle cos'abbia ma quando alza lo sguardo mi ricordo di quegli occhi, quel verde chiaro così intenso a modo suo.. La piccola inclina la testa di lato e stringe le braccia al petto. -Non uccidermi mamma, fa male... Sussurra improvvisamente e io sussulto e scatto all'indietro. Sento un rumore insistente ed assordante dietro di me così mi giro e scopro Briga con un cellulare in mano. -Fai la cosa giusta. Bisbiglia allontanandosi da me, ma il rumore in sottofondo aumenta. Mi sveglio di soprassalto e sento che il rumore insistente fosse in realtà la mia suoneria del cellulare. Devo essermi addormentata per lungo tempo, i miei polpastrelli si sono raggrinziti. Rispondo al telefono con la voce ancora assonnata e sento la voce di Maria preoccupatissima -Emma..dov'è Mattia?

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