Capitolo 39

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PDV Briga
Mi inumidisco le labbra e prendo fiato. -Emma.. Forse è giusto che ci prendiamo questa pausa. Non riesco a credere di averlo detto, mi mordo la lingua per trattenere il flusso delle parole che vorrei realmente dirle 'ti amo', 'ti prego resta', 'non penso niente di tutto ciò che ho appena detto'. E invece niente, resto muto a fissare i suoi occhi riempirsi di lacrime ed è una visione insostenibile. Chiudo gli occhi e stringo le mani a pugno. -Ti prego, non fare così.. Sibilo a denti stretti. Riapro gli occhi e noto Emma che si pulisce le lacrime con i palmi delle mani e raccoglie dal mio letto la sua borsa. -Bene, me ne vado. Si alza e si gira veloce, marciando vero la porta d'uscita. Anche io ho gli occhi lucidi. -Emma.. Sussurro a mezza voce, ho un groppo in gola che non se ne va. Lei si gira con la speranza dentro agli occhi, ha la bocca semiaperta e i capelli smossi dalla corrente. È bellissima, mi lascia senza fiato come sempre. -Hai scordato questo. Le indico il portafoglio che ha lasciato sul tavolino vicino al letto. Le si irrigidisce la mascella, i suoi occhi si fanno più duri, si avvicina per prendere il portafoglio per poi tornare subito a camminare verso la porta. Lascia dietro di sé una folata di vento, confusione nella mia mente e l'amaro in bocca. Non riesco a fermarmi -Emma.. Ripeto nuovamente, non so nemmeno il motivo per il quale lo dico. Questa volta nemmeno si volta e secca risponde -Vaffanculo. Sbatte la porta della stanza e le pareti della stanza e del mio cuore tremano. Comincio a sentire un forte dolore alla testa, ho bisogno di dormire e basta, così chiamo l'infermiera lamentandomi. Lei mi somministra docilmente un farmaco tranquillante e mi stendo comodo. Voglio addormentarmi e scordarmi del mondo senza Emma nella mia vita. -Mattia.. Mattia.. Sento la dolce voce di Emma che mi sveglia scuotendomi per un braccio. -Mattia, il nostro bambino.. Sussurra Emma sfiorando con i polpastrelli delle dita il suo ventre. -Sentilo, Mattia. Mi allungo per toccarla ma appena mi avvicino la vedo contorcersi in spasmi urlando di dolore. Mi alzo e cerco di aiutarla, sudo freddo. -Emma! Urlo impanicato, -Emma che hai? Cerco di alzarla ma lei mi spinge via. Si accuccia per terra e ha i capelli biondi davanti al viso, culla teneramente qualcosa tra le braccia. Sussurro il suo nome e lei alza il suo viso verso il mio, piange lacrime rosse, lacrime di sangue. Osservo il corpicino che culla tra le se braccia e noto un bambino ricoperto di sangue e fermo, immobile. Morto. Urlo terrorizzato il nome di Emma e mi sveglio da quest' incubo sudato e con la maglietta appiccicata al busto. Ho il fiato corto, il cuore mi batte velocissimo, poggio le mani sul mio viso in modo da coprirlo, fanculo.

PDV Emma
Sono tornata a casa, ormai è sera e tutto il giorno sono stata praticamente un vegetale. Mi manca, mi manca da morire. È difficile non pensarci quando devo vederlo ogni giorno, poi sta all'ospedale e mi preoccupo seriamente per lui. È un periodo veramente buio per entrambi, siamo due calamite consumate che si vogliono ancora. Non capisco la sua scelta di lasciarmi: 'ti amo troppo, per questo ti lascio', stronzate. Io lo amo e non lo avrei lasciato mai per nulla al mondo ma ormai lui ha scelto per entrambi. Non mi ha dato nemmeno tempo di spiegare ciò che è successo con Fabio, ancora mi fa male solo pensarci e solo lui poteva curare questo mio dolore. Ormai ho un abisso al posto del cuore, una voragine più grande di me, un buco nero che si propaga e mi uccide lentamente. Mi fa male il cuore, letteralmente. A casa metto la musica a palla, mi stendo sul letto e premo la faccia contro il cuscino cercando di cacciare via il mio dolore soffocando le urla nel cuscino. Non funziona però, non funziona niente. Mi cambio e ho indosso solo la sua maglietta a maniche corte bianca troppo grande per me, mi sembra di averlo vicino, di navigare tra le sue braccia, sul suo corpo caldo che si completa perfettamente con il mio. Mi resta solo questo vuoto incolmabile invece, esco in terrazza, fumo una sigaretta e guardo il sole calare dietro alla città. Ho gli occhi gonfi e le lacrime non smettono di sgorgare, le mie guance sono rosse e il trucco è andato a puttane, ma chissene frega. L'amore della mia vita mi ha lasciata, è tutto un 'ciaone'. Scuoto la testa e sto per rientrare quando noto sul davanzale tra i fiori delle cicche di sigaretta in un vaso pieno di terriccio poste in modo da disegnare una 'E'. So già chi è l'autore, così come so chi è l'autore delle macchioline di sangue incrostato sul muro del terrazzo, i pugni sul muro.. Mi mordo talmente forte il labbro che esce del sangue e sono costretta a rientrare ad asciugarmi con un fazzoletto. Controllo lo schermo del mio iPhone e noto una chiamata persa. Non è un numero che ho segnato in rubrica, richiamo. "Pronto, ospedale locale, come possiamo aiutarla?". Io mi ammutolisco e chiudo la chiamata. Ho in mente solo due cose e non so quale delle due mi spaventa di più. Briga è nei guai oppure sono uscite le risposte dei miei esami. Cazzo.

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