5. Il colloquio con padre Aldo

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12 settembre 1943 (Domenica)

-Giulietta, oggi sei in pena. Perché? Una ragazza bella e buona come te non dovrebbe soffrire. Posso aiutarti? Scommetto che sono pene d'amore... Hai un fidanzato, non è vero? Che ti fa disperare... ah, no? Come mai? Dovresti averlo. Chissà quanti bei giovanotti vogliono frequentarti. Apri le porte alla gioia! Qualcuno arriverà presto, ma scegli con cura... Non badare alla bellezza e cerca il cuore...

-Ah Padre Aldo, stavolta ci ha quasi azzeccato, c'è qualcuno ma..

-Davvero? Sarebbe la prima volta, Son così asino che non vedo a un palmo di naso.

-Non mi prenda per ingenua... Lei vede bene... e molto lontano.

-Vuoi parlarmene?

-No, non posso, no ...

-Non puoi? Allora è una cosa seria.

-Sì ... io vorrei ... ma non so.

-Forse ti farà bene parlare.

-Forse...

-Coraggio.

-Rocco mi rassicura, padre, ma io ho molta paura. Ma non voglio... Non voglio caricarla di altri pesi, padre, oltre quelli che già porta. So quante persone si rivolgono a lei, con difficoltà ben più grandi della mia.

-Il tuo cuore è buono, Giulietta, pensi agli altri prima che a te... Ma non farti scrupolo per me, ho un'armatura invincibile contro i colpi del diavolo, è il mio Gesù che me la fornisce. Vieni con me, entriamo in sacrestia, dirò a Carmela d'avvisare che sto confessando e non ci disturberà nessuno... Carmela, eccoti... guarda, c'è Giulia, devo confessare. Chiunque arrivi, anche il duce in persona, gli dirai d'aspettare fuori: hai capito? Si, grazie cara, fammi questo favore... E ora Giulietta, siedi qua, e dimmi cosa tormenta il tuo cuore... Forse è meno grave di quel che pensi e confidarsi con qualcuno fa bene.

Avevo così bisogno di parlare, di sfogarmi, che se non lo avessi fatto sapevo che non sarei riuscita a vincere l'angoscia. Non avevo mai provato una tale sofferenza interiore. Avrei voluto scappare lontano, nascondermi, dormire e non svegliarmi più. Perciò, nonostante le raccomandazioni di Rocco, cominciai a raccontare.

-Ho paura, Padre Aldo.

-Di cosa hai paura Giulia? O di chi? Su, parla, ti assicuro la mia riservatezza.

-Ho paura di un uomo, padre Aldo, un ufficiale della Gestapo che sta frequentando da qualche giorno il locale di Rocco.

-Oh.

-Mi ha chiesto di uscire con lui. Avrebbe dovuto sentire, padre, con quale arroganza! E quando ho risposto con garbo che non volevo farlo, si è alterato e ha insistito con rabbia, come se fosse impossibile per me rifiutare. Il capitano Müller, lo ricorda padre? Le ho già parlato di lui, è intervenuto a mio favore per calmarlo, ma io l'ho visto... due occhi spietati, padre, lei non ha visto con che occhi malvagi mi fissava.

Padre Aldo mi sbirciava serio. Non l'avevo mai visto così corrugato. Avevo bisogno che dicesse qualcosa, che mi offrisse una soluzione per evitare quell'uomo o che mi rassicurasse.

-Ecco, anche lei tace, allora ho ragione di temere quell'uomo.

-Sì, Giulia. Conosci il suo nome?

-Il capitano Müller me l'ha presentato come "maggiore Erich Jӓger"... Perché quella faccia, padre? Lo conosce?

-Sì... Sì, Giulia mia, purtroppo.

-Mi ha detto Rocco che collabora coi fascisti per la cattura di ebrei scomparsi o che hanno lasciato la città.

GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora